Film > Il pianeta del tesoro
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Autore: Lirah    10/03/2012    2 recensioni
Sono passati cinque anni dalle avventure che Jim ha vissuto andando alla ricerca del tesoro di Flint e dopo l'accademia il ragazzo si è impegnato anima e corpo nelle missioni che gli venivano affidate.
Una di queste però lo porta a salvare Erin, una strana ragazza che però non sembra ricordare il suo passato e non conosce nessuna lingua.
Dal momento in cui Jim la salva però la sua vita viene sconvolta da un susseguirsi di strani eventi.
Chi è la ragazza e che cosa sta succedendo nell'universo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Ho pensato di scrivere un piccolo commento prima di rilasciare il prologo e il primo capitolo. La storia è scritta in prima persona, ma i punti di vista varieranno: a volte la storia verrà narrata da Erin, altre volte da Jim che sono entrambi i protagonisti del racconto.
Inutile dire che la storia è basata sul Pianeta del tesoro, anche se gli avvenimenti che leggerete riguardano Jim all'età di 22 anni (quindi è decisamente più grandino). Ritorneranno a farsi vivi vecchi personaggi, e ne incontreremo altrettanti di nuovi frutto della mia fantasia. Spero di non annoiarvi e di tenere vivo il vostro interesse. Eccoci allora con l'inizio della nostra avventura


PROLOGO Erin
 
A volte è difficile credere che in una vita piena di tristezza, dolore e rimpianti possa succedere qualcosa di bello, che finalmente la fortuna decida di sorriderti invece di voltarti le spalle e andarsene con un sorriso diabolico e divertito in volto.
Ero sopravvissuta a chissà quali avventure, avevo perso i genitori, la mia famiglia, la mia gente. Un intero mondo distrutto da chissà quale maledetto e spregevole mostro. Chiusa in un ‘oscurità soffocante , senza nemmeno una piccola luce che mi potesse indicare una via di fuga, una consolazione per quella morte tanto lenta e solitaria a cui ero stata destinata. Mi avevano saltava perché io potessi vivere, ma non ero riuscita a mantenere la mia promessa e ad andare avanti con le mie sole forze.
Perché le stelle non brillavano per me? Perché nessuna mappa poteva mostrarmi la via di casa? Perché nessuna nave passava per quella rotta e si accorgeva di quel punto di luce rosso-bluastra che ormai brillava a malapena?
Tante domande e nessuna risposta. Continuavo a restare lì, con le braccia strette intorno alle ginocchia premute contro al petto. Gli occhi chiusi, con la paura di riaprirli per vedere che quel buio era ancora li, pronto a darmi sconforto. Il cuore batteva così forte che  speravo potesse essere udito da qualcuno a chilometri di distanza; un disperato e silenzioso grido d’aiuto.
Ad un tratto però qualcosa, un suono continuo, assordante, iniziò ad entrarmi nelle orecchie. Prima lontano e poi sempre più vicino. Mi strinsi ancora di più , chiudendomi in me stessa. Avevo aspettato qualcosa per così tanto tempo che ora temevo di illudermi, oppure di finire in un luogo ancora più tremendo di quel Nulla.
-Non è una stella! Avvicinatevi forza, è una ragazza. Dobbiamo aiutarla!-
Una voce maschile urlava in mezzo a quel frastuono. Un rumore assordante e un odore di metallo caldo, di cenere e … fumo. Non capivo cosa significassero quelle parole dette una dopo l’altra. Quale lingua stava parlando, perché non capivo? Forse avevo dimenticato la lingua degli umani, ammesso che quella voce appartenesse ad un uomo e non a qualche altra forma di vita.
Di nuovo quella voce, ma stavolta più vicina, e un profumo dolce e allo stesso tempo amaro arrivò alle mie narici. Iniziai ad avvertire un calore tiepido all’altezza della spalla destra.
-Mi senti? Ei … Morph torna alla nave e attacca questo. Legalo ben stretto mi raccomando. Veloce-
Fu nel preciso istante in cui sentii quel calore toccare la mia pelle che scattai , uscendo da quel guscio che mi ero fatta, aprendo gli occhi.
Davanti a me un ragazzo dai capelli marroni  tagliati a caschetto e gli occhi dello stesso colore, mi guardava interrogativo e sofferente. Una mano era alzata, portata vicino al petto mentre l’altra teneva salda l’impugnatura di una vela. Indossava un uniforme bianca con orli e bottoni dorati e il colletto rosso, che quasi stonava con quel volto da ragazzo spavaldo e quel mezzo di trasporto tanto rudimentale.
-Non ti voglio fare del male. Devi venire con me, a meno che tu non voglia essere risucchiata da una supernova-
Indicò qualcosa dietro di me, mentre un esserino rosa dalla forma indefinita gli arrivava alle spalle, lanciando degli urletti e assumendo una strana forma. Una sottospecie di buco nero, che vorticava rapidamente.
Nel memento esatto in cui mi voltai , gli occhi mi si spalancarono. Ebbi appena il tempo di sentire nuovamente la mano calda del ragazzo afferrarmi il braccio, prima di essere trascinata via ad una velocità a dir poco strabiliante.
 
 
 
1° CAPITOLO

 
Jim
 
Per l’ennesima volta quel giorno mi ero ritrovato a cambiare nave senza riuscire però a prendere il largo. Odiavo  restarmene fermo ad aspettare senza che nessuno mi sapesse dire che cosa c’era che non andava. Come se non bastasse il capitano a cui ero stato assegnato si ostinava a tenermi lontano dal quadro comandi. Da quel che ero riuscito a capire c’era stato un cortocircuito al generatore di gravità, e senza quello non sarebbe stato facile caricare tutte le merci e mantenerle stabili; inoltre nemmeno l’equipaggio avrebbe potuto gestire al meglio la navigazione.
Sebbene fossero passati quattro anni dalla mia avventura alla ricerca del tesoro di Flint  , e fossi uscito a pieni voti dall’accademia nessuno si fidava delle mie esperienze.
Certo,  capivo che non mi fosse concesso di fare quello che volevo, ma potevano almeno lasciare che mi rendessi utile.
Passai quell’ora ad aspettare seduto su degli enormi barili, mentre Morph imitava il mio sbuffare e il mio aspetto abbattuto. Qualche volta gli davo dei piccoli colpi  sulla testa sorridendo e aspettando che qualcuno mi dicesse il da farsi.
Ad un tratto il capitano Straid mi passò davanti, e balzai letteralmente al suolo, correndogli dietro e rallentando proprio mentre si girava verso di me. Era un uomo sulla cinquantina, i capelli brizzolati e un  espressione in volto sempre corrucciata e rude. La divisa era sgualcita in alcuni punti e dai colori sbiaditi dal tempo.
-Capitano  chiedo il permesso di farvi una domanda-
Mi guardò seccato, per incrociare le mani al petto e guardarmi dal basso verso l’alto. Visto da fuori e messo a confronto con i suoi 2 metri di altezza, potevo sembrare un bambino.
-Mi dica Hawkins. Anche se so perfettamente che cosa mi sta per chiedere.-
-E’ stato risolto il guasto?-
-Non ancora. Gli esperti stanno provveden/-
-Se solo mi permettesse di darci un occhiata riuscirei a risolvere il tutto in un attimo-
Dissi tutto ad un fiato e, forse, con il senno di poi avrei potuto tenere la bocca chiusa e aspettare pazientemente come tutto il resto dell’equipaggio.
Vidi il volto del comandante farsi rosso fuoco, mentre lasciava scivolare le braccia lungo i fianchi e stringeva le mani a pugno.
Avevo imparato molto negli anni di accademia, ma la mia innata abilità nel cacciarmi nei guai e nel combinarli non era sparita nemmeno con l’aumentare degli anni.
-Signor Hawkins, sarà pure uno dei migliori della sua classe e avrà fatto chissà quali prodezze  ma sulla mia nave pretendo ubbidienza e lei si sta dimostrando fin troppo impiccione. Io do gli ordini, io so se un mio subordinato è in grado o meno di adempiere a certi compiti, e lei  non è in grado di sistemare quel guasto-
-Aspetto un secondo!-
Con un gesto secco del braccio indicò la strada che portava lontano dall’attracco e proprio davanti all’ufficio smistamenti. Curvai le spalle, mentre osservavo quell’omone e sbuffavo, portandomi una mano fra i capelli. Possibile che ogni volta che venivo assegnato a Straid il risultato fosse sempre quello?
Alzai le braccia al cielo, in segno di resta forzata e dopo aver messo le mani in tasca mi allontanai con Morph al mio seguito.
-Non lo sopporto. Davvero! Che ne sa di quello che so o non so fare-
Morph, come per consolarmi, si rannicchiò sulla spalla, iniziando a strusciarsi sulla guancia e a emettere dei suoni striduli e fingendo di piangere. Nemmeno lui, in fondo era cambiato in quegli anni. Di Silver non si erano avute più tracce, se non qualche sporadica apparizione in zone che non erano sotto la mia vigilanza. Molto probabilmente non voleva mettermi in qualche guaio o rischiare di farsi prendere.  Anche se in fondo stavo iniziando a rimpiangere la vita avventurosa di un tempo. Avevo 22 anni e mi ritrovavo imprigionato in una vita normale; certo, migliore di quella che avevo prima ma sempre fin troppo tranquilla e priva di colpi di scena.
Arrivai all’ufficio e spinsi la porta, entrando e presentandomi davanti alla segretaria che si mise a ridere.
-Ti ha cacciato di nuovo è ragazzo! Oggi però sei fortunato. Una nave sta per salvare al molo 5. Sembra che una supernova abbia deciso di creare dei problemi  e che un gruppo di stupidi stia tentando un esperimento azzardato nelle vicinanze. Devono cercarli e portarli indietro-
Non mi servì fiatare, visto che la segretaria, una simpatica donna sulla sessantina, mi stava già porgendo il permesso per poter entrare a far parte momentaneamente nell’equipaggio di quella nave.
La ringraziai e corsi velocemente verso il molo numero cinque. Finalmente la giornata iniziava a prendere la giusta piega.

  
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