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Autore: Eiri Yuki    10/03/2012    1 recensioni
[Spoiler sull'identità del Composer]
"Il Game Master sono io, quindi sono io che creo le regole, e stai sicuro che accetto poche cose..." Si bloccò, incrociando i suoi occhi. "E una di queste non è certo l'intromissione da parte tua, Compositore."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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twewy Il vociferare che giungeva dalle strade affollate dei quartieri di Shibuya era come al solito sgradevole alle orecchie di coloro che odiavano quegli orari in cui a stento si riusciva a passare da una sponda all'altra della strada. Grida estasiate di ragazzine intente a far vedere alle amiche le nuove mode o a vantarsi di qualcosa, corse sfrenate per andare a lavoro da parte degli uomini e donne in carriera, richiami di chi voleva attirare l'attenzione dei passanti, quando per un motivo e quando per un altro, come ad esempio il pubblicizzare qualcosa. Alla fine quella era classificabile come una giornata come le altre per coloro che abitavano il RG. Spensierati, indaffarati, dubbiosi o tristi, tutte emozioni che vorticavano nella testa di chi, come loro, aveva ancora qualcosa per cui andare avanti.

"Sono zetta monotoni..."

In tutta questa frenesia, l'unico che sembrava non avere alcun motivo per seguire i tempi dei cittadini era un ragazzo poco più alto della media. Si aggirava per l'incrocio principale con aria attenta ad ogni minimo particolare degli altri, un ghigno stampato sulle sue labbra quello che andava in contrasto con quanto precedentemente sussurrato. Teneva il pollice della mano all'interno di una delle tasche dei pantaloni, mentre con l'altra sorreggeva un megafono che era solito portarsi dietro e che, in quel preciso momento, stava appoggiato alla sua spalla.

"Più monotoni di una moltiplicazione ad una cifra." Aggiunse alla sua precedente affermazione, sbuffando adirato.

Da quando Sho Minamimoto era stato dichiarato ufficialmente secondo Game Master del gioco, non passava secondo che non stesse a girovagare per quelle strade in cerca di giocatori. Era già il secondo giorno e ancora non aveva deciso quale sarebbe stata la missione che avrebbe affidato. Non che lo facesse per un motivo di voglia o altro, figuriamoci, voleva solo trovarne una all'altezza delle sue aspettative, che fosse in grado di soddisfare la voglia di divertimento nell'attesa che arrivasse il giorno più opportuno per aprire le danze nel modo in cui lui voleva.
I suoi occhi scivolavano da un passante all'altro, a partire dalle donne e arrivando agli uomini, vecchi e bambini, nessuno escluso. Molti erano i sorrisi che contornavano i loro visi.
Sho non potè che ridere di fronte a tale scena.

"7.049.034.704" Cantilenò. "Il numero di abitanti nel mondo." Aggiunse. "E di questi solo 208.371 risiedono a Shibuya." Si bloccò di fronte ad una ragazza, la quale era intenta a parlare con due sue amiche sul bordo del marciapiede. "Di questi 208.371, al giorno muore una media di 3 persone." Il suo sguardo sembrò incrociarsi con quello di lei, ma non vi fu reazione da parte sua.

Non una reazione, niente. La vita del RG scorreva totalmente a se stante, ignara di ciò che in realtà succedeva nel quartiere.

"Questo significa che una media di 21 persone si ritrovano settimanalmente a combattere per riunirsi a voi fattori che componete questo sistema così elementare." I suoi occhi dorati si spostarono sulle ragazze al fianco di quella di fronte alla quale si trovava.

Un sistema che comprendeva solo delle pedine utili al funzionamento degli ingranaggi che lo componevano, nient'altro! Alla fine, pensò il ragazzo, potevano essere considerati giocatori anche le persone vive. Tutti potevano mettersi in gioco, l'unica cosa che cambiava era chi moriva e chi viveva!
Ghignò nuovamente, portandosi subito dopo il megafono alle labbra per iniziare a gridare.

"Solo cifre! Una insignificante cifra all'interno di un valore che neanche conoscete!" La sua voce risuonava nel luogo. "1, 2, 3, 100, 1000! Chissà chi di voi ha già la sorte segnata! Potresti essere tu." Indicò un ragazzo poco più lontano intento a camminare verso probabilmente la scuola. "O tu!" Stavolta si voltò verso un uomo più grande, il quale correva a causa di un probabile ritardo sul posto di lavoro. "O ancora tu!" Roteò il busto per indicare un punto non ben definito ora davanti a se. Fu in quel momento che il suo ghigno assunse un che di sadico nel notare il ragazzo in piedi in mezzo alla folla, intento a fare qualcosa con un cellulare color arancio.

Sho prese un bel respiro, quindi si rimise una mano nella tasca dei pantaloni e prese a gridare attraverso il megafono.

"Ohy! Yoctogrammo!" I passi che prese a compiere nella sua direzione erano fin troppo calmi e pacati. "Già sveglio?" Commentò sarcastico.

Il ragazzo dai capelli chiari sembrò voltarsi verso di lui, fingendo un'espressione sorpresa prima di dischiudere le labbra in un sorrisetto sornione.
Gli arrivò giusto di fronte, quindi si riportò il megafono sulla spalla prima di alzare appena il viso per guardarlo dall'alto in basso. Non sembrò dare neanche particolare attenzione a quel suo gesto.

"Non ipotizzavo di riuscire a trovare così facilmente dei fattori." Incrociò i suoi occhi. "Ma sembra che tu sia solo, dov'è l'altro?"

Joshua chiuse il cellulare con fare distratto, infilandoselo in tasca insieme alla propria mano.

"Il mio caro partner si sta concedendo un po' di riposo, perciò non voglio disturbarlo." La sua espressione rimaneva di una tranquillità disarmante.
"Non pensi sia il caso di chiamarlo visto che la giornata è già iniziata?" Sho sogghignò. "Potrei inviare qualsiasi missione da un momento all'altro, la percentuale che voi riusciate a portarla a termine sarebbe pari a quella che avete di terminare il gioco, cioè zero!"
"Oh, una percentuale abbastanza bassa." Rispose Joshua ridacchiando. "Tuttavia credo che attenderò, grazie comunque per l'avvertimento."

Sho rimase ad osservare l'altro con impressionante attenzione, come se volesse scannerizzarlo nella mente per imprimerselo bene nella testa e non dimenticare un centimetro della sua figura, ma la cosa risultò praticamente inutile visto che non vi era il bisogno di fare una cosa simile.
Davanti a se vi era la persona che già una volta aveva cercato di uccidere, la persona a cui voleva succedere.

"Si vede la differenza tra voi binomi e me! Non riuscite neanche ad andare oltre i vostri due occhi!" Aguzzò la vista. "Indovinello. Quanto ci metterei a sbarazzarmi di voi se decidessi di richiamare qualche noise!?" Si portò una mano sul fianco e prese a battere ogni tanto il megafono sulla spalla. Sin0, sinπ, cosπ/2, cos3π/2... La risposta? Sempre e comunque ZERO." Scandì per bene questa parola.
"Non avevo dubbi sul risultato..." Joshua sospirò quasi in tono esasperato, facendo spallucce.
"Ovvio che non vi erano dubbi! La tesi potrebbe benissimo trovare una dimostrazione più che pratica!" Sho dischiuse le braccia con fare quasi teatrale.

Joshua lo fissò con sguardo poco convinto, infilandosi anche l'altra mano in tasca.
Vi era solo una cosa che limitava Minamimoto dal compiere ciò che aveva appena esposto: il piano che era sicuro sarebbe riuscito a completare a distanza di giorni. Nella sua testa era già tutto scritto, ogni calcolo era stato fatto, ogni istante programmato. Per quanto Joshua... no, il Compositore fosse di fronte a se, lui doveva trattenere quell'impulso di cancellarlo definitivamente per poi prendere il suo ruolo. Non vi era fretta, questa in fondo portava con se solo degli errori di svista che sarebbe potuti andare a confluire sul risultato finale dell'equazione dettata dalla sua brama.

"Da cosa deriva il desiderio di diventare il partner di quello stupido pascal?"
"Beh, perchè..." Joshua si portò il pollice e l'indice al mento con fare pensieroso. "E' un tipo interessante! Eh Eh..."
"La probabilità che tu dica la verità è pari alla risultante di due vettori opposti con stesso modulo." Sibilò Sho con fare arrogante, ben conscio di quanto stesse mentendo.

Il sorrisetto di Joshua fu l'unica risposta che ottenne, tantochè la voglia di ucciderlo divenne decisamente grande, Sho doveva ammetterlo. Come già detto però, non vi era motivo per non rispettare la tempistica.

"QED! C'era da aspettarselo da te!" Fece qualche altro passo per arrivargli a pochi centimetri di distanza, quindi sussurrò adirato. "Preparati ad essere integrato a questo gioco! Il Game Master sono io, quindi sono io che creo le regole, e stai sicuro che accetto poche cose..." Si bloccò, incrociando i suoi occhi. "E una di queste non è certo l'intromissione da parte tua, Compositore. Il vertice potrebbe crollare, ricordalo." Ghignò.

Di nuovo un sospiro quello che uscì dalle labbra dell'altro.

"Ti sbagli, sono solo un innocuo giocatore... per il momento!" Joshua concluse quella frase con la sua solita risatina divertita.
"Mi chiedo quale strano codice ci sia nella tua testa." Sho sembrava quasi disgustato dal modo semplicistico con cui l'altro poneva la cosa, eppure in lui si potè udire anche un certo divertimento. "Spero solo che la collaborazione con il tuo compagno Yoctogrammo non ti porti a scomporti, sarebbe un dispiacere perdere un 'giocatore' simile." Se proprio voleva portare avanti quella farsa, non sarebbe stato certamente Sho ad interromperla dal niente, non quando avrebbe potuto agire liberamente se l'altro fosse stato occupato. "Affidarsi agli altri è solo una perdita di tempo, è spazzatura. Non vi è né gioia né bellezza in ciò che si ottiene dal cooperare con chi si limita a vedere le cose e non analizzarle, con chi non raggiunge i nostri stessi livelli."
"Mi fido del mio partner, caro GM." Disse sornione Joshua.
"Mi chiedo il motivo di questa divergenza verso quello Yoctogrammo." Fece qualche passo indietro, sbuffando. "Voi frazioni non avete futuro! Presto vi accorgerete di ciò, ma a quel punto sarà troppo tardi per accorgervi del vostro annegare in questo mondo di numeri!" Ghignò, quindi fece per dargli le spalle e allontanarsi, tirando prima fuori il cellulare. Premette una serie di tasti, infine lo richiuse e osservò Joshua con la coda dell'occhio, sparendo in seguito in mezzo alla folla.

Solo un grido quello che andò a propagarsi in quel luogo.

"Ti accorgerai che il limite che tende verso di te non è infinito!"
   
 
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