Finalmente
ero dentro! Camminare sul terriccio all'entrata con quei tacchi alti
era stata una vera impresa!
"Signora
Lockwood, scusi il ritardo, come procede l'incontro?” chiesi
alla
donna con un sorriso incerto, un po' in imbarazzo per essermi persa
l'inizio della serata di beneficenza... io e la mia mania di dover
essere sempre perfetta a questo genere di eventi mi aveva fatto
perdere troppo tempo davanti allo specchio!
"Ciao Caroline, è tutto perfetto, non so come avrei fatto se non mi avessi aiutata oggi pomeriggio!” sospirò sorridendo, con un calice di champagne in mano, per poi tornare al fianco del marito in quel suo bellissimo abito che la rendeva più bella di quanto già non fosse.
Di
solito, in occasioni come questa, c'erano anche Elena e Bonnie ma a
quanto pare avevano troppi problemi in famiglia quella sera e avevano
dovuto declinare l'invito... si prospettavano quattro ore lunghissime
di assoluta noia!
"Ehi,
tu sei venuta!” la voce di Tyler mi fece girare di scatto, se
ne
stava appoggiato sullo stipite della grande porta di legno, fermo a
guardarmi, in evidente disagio nel vestito elegante e nella cravatta
perfettamente allacciata.
"Già,
tua madre ci teneva!” risposi con tono piatto, non ci provavo
nemmeno ad essere gentile con lui, sapevo che mi odiava da quando
eravamo bambini...dunque, perché sforzarsi?
"Senti...
io mi annoio un po' troppo a sentir parlare questi vecchi mezzi
ubriachi... andiamo di là?” chiese con
tranquillità indicando la
porta vicina, quella si che era una novità! Tyler Lockwood
che mi
chiedeva di svignarcela nello studio di suo padre nel bel mezzo di un
evento benefico! Un po' titubante e confusa gli feci cenno di si con
il capo ed in silenzio entrammo nella stanza accanto. Quando da
bambini giocavamo insieme quella era la stanza
“proibita” e ciò
la rendeva tremendamente interessate e affascinante... peccato che
ogni volta che il piccolo Lockwood s'intrufolava a cercare
chissà
che cosa tra i documenti di suo padre, veniva scoperto e punito!
"Tyler,
non dovremmo farlo lo sai!” gli dissi prontamente, vedendogli
versare del whisky in due bicchieri di vetro.
"Oddio
Forbes! Smettila di fare la lagna per una volta! Non si muore
mica!”
sbuffò contrariato mentre mi porgeva il bicchiere...
"Come
mai non stai con l'ochetta di turno?” gli chiesi
all'improvviso,
afferrando il bicchiere e bevendone un sorso... dopotutto era solo un
po' di whisky, dovevo imparare a sciogliermi...
Sapevo
che tirare in ballo le sue fidanzate, se così si potevano
definire,
l'avrebbe fatto irritare. Ma era proprio quello il punto. L'unica
cosa in comune che avevamo era adorare infastidire l'altro. In
qualunque circostanza e con qualunque parola.
"Che
c'è Forbes, per caso sei gelosa?” odiavo quando si
rivolgeva a me
con quel tono di voce basso e sicuro! E poi gelosa? Di lui? Non
sarebbe potuto accadere nemmeno in una dimensione parallela!
Si
avvicinò di qualche passo, fissandomi con quei suoi occhi
scuri come
la notte, così terribilmente ipnotizzanti che quando
l'incontravi
vedevi solo questi, quasi non riuscivi più a formulare un
pensiero
coerente, quasi dimenticavi di respirare. E ogni volta mi maledicevo
per averne subìto l'effetto.
"Perché dovrei esserlo? Non ci riuscirei nemmeno se mi sforzassi” risposi, forse con qualche secondo di ritardo, dopo essermi costretta a distogliere lo sguardo dal suo viso e puntarlo verso il muro dietro di lui. "Sei così tesa, qualcosa non va per caso?” continuava a pronunciare ogni parola lentamente, con quella voce così calda e penetrante, mentre si avvicinava ancora di qualche centimetro; era così vicino che sentivo distintamente l'odore del suo dopobarba ed il suo respiro fresco sulla mia pelle, provocandomi un leggero brivido dietro l'altro. Perché improvvisamente la mia capacità di avere sempre la risposta pronta sembrava essersi dissolta nel nulla? Nemmeno una sillaba fuoriusciva dalle mie labbra, era come essere in uno stato confusionale indescrivibile... e lui se n'era accorto. Mi guardava immobile con espressione interrogativa, come se si fosse reso conto per la prima volta dell'effetto che aveva su di me.
Ero stata brava a
nasconderlo nel corso degli anni, con qualche battibecco, con una
parola acida o scappando via; ma adesso ero lì. E non
riuscivo a
muovermi, mi sentivo quasi incatenata... e così arrabbiata!
Lo
odiavo giusto? Allora perché non trovavo modo di reagire?
"Tu
mi odi?” quella domanda mi spiazzò. Mi fece
spalancare gli occhi
che non smettevano di fissare i suoi. Si, l'odiavo. Era quello che
ripetevo a me stessa da quando mi tirava le codine o mi sporcava di
proposito i vestiti di fango. Ma non riuscivo a guardarlo e
pronunciare quelle parole contemporaneamente...Ed ecco che spuntava
il suo solito sorriso compiaciuto, pieno di sicurezza e forza, il
sorriso della vittoria, della conferma che andava cercando.
Abbassai
lo sguardo, mentre sentivo le mie guance diventare rosse per
l'imbarazzo, guardando un punto del pavimento che non vedevo
realmente; imprecando a livello mentale per aver fatto la figura
della stupida che non riusciva a pronunciare nemmeno mezza parola...
Il suo fu un gesto veloce e deciso, una sua mano sul mio fianco che mi spingeva con le spalle a muro, disorientandomi così tanto da rendermi inerme. La tensione era quasi palpabile, sentivo le sue dita che scivolavano tra i miei capelli, il nero dei suoi occhi divenuto così fluido e caldo, il suo respiro più corto. E poi c'erano solo le sue labbra. Le sue labbra che si muovevano sulle mie, con passione e trasporto, la sua lingua che ne sfiorava i contorni con delicatezza, il suo corpo così caldo e vicino al mio, il suo sapore dolce che mi spingeva solo a ricambiare quel bacio, a non chiedermi nemmeno il perché di quel gesto che in quell'istante mi sembrava di aver aspettato da tutta una vita. E che sicuramente avremmo deciso entrambi di cancellare dalla nostra mente per sempre, definendolo uno stupido momento di noia.
NOTA DELL'AUTRICE: Sera a tutti :) questa è la mia prima one-shot, quindi non preoccupatevi, siate pure crudeli nel commentare ahahahahah
Un bacio, Morgana.