L’amore.
L’amore è un animale selvaggio … ti respira, ti cerca.
Va a caccia nei pressi di baci e candele, scava tunnel fra le costole …
distruggendoti a poco a poco. Si lascia
cadere candido e soffice come la neve, prima è caldo e intenso, poi freddo,
tanto da far male. O Amore, tutti vogliono addomesticarti; invece, Amore, resti
sempre impigliato fra i denti, timoroso di venir fuori.
Sei solo una
bestia libera, indisciplinata e impetuosa: mordi e graffi, saltandomi addosso e
legandomi stretto nella tua micidiale morsa per poi trascinarmi nel tuo nido.
Lì mi divori completamente, fino a che di me non resta più nulla, solo allora,
dopo anni, mi lasceresti andare via, libero ma segnato nel profondo.
Sono caduto
nella tua letale trappola. Mi fissi negli occhi, i miei pieni di odio e
rancore, rendendomi mansueto e incantandomi ogni volta che il tuo sguardo mi
colpisce. No, non posso.
Io sono il
principe dei sayan, il sanguinario e il più temuto; non posso cadere nella
trappola anche io, come un misero debole.
Cala il
tramonto e sento un doloroso senso di smarrimento. I caldi e intensi colori del
crepuscolo si riflettono nei miei occhi, penetrandomi sin dentro l’anima. Ho
un’anima? Una coscienza? Un cuore? Di certo no. Ho ucciso e sterminato, ho
inalato con gaudio l’odore del sangue del mio nemico, donna o uomo che fosse,
ho visto le mie mani macchiate di un rosso profondo ed elettrico, senza che mai
i miei occhi tremassero. Eppure questo
rosso che vedo quest’oggi è diverso da quello. Non posso esserci caduto.
Sono
totalmente immerso nel mio mondo, vedo combattimenti, stragi, occhi
supplicanti, occhi fuori dalle orbite, viscere sparse qua e là; sento ancora le
urla strazianti dal dolore che mi pregano di lasciare loro il regalo prezioso
della vita. Impassibile, sia a suo tempo, sia adesso. No, io non ho una
coscienza, un cuore. Io sono il Male. Male puro.
E allora,
perché?
“Il super sayan, il guerriero dall’animo puro.” Bisbiglio con voce roca,
dirigendomi fuori dalla Gravity Room. Forse non sono del tutto puro.
Sento dei
passi, e, dal suono, pare che era una donna dall’esile profilo ad avvicinarsi a
passo lento.
Mi volto e
le rivolgo una delle mie solite occhiatacce. Come è possibile che stia sempre
fra i piedi?
Per un solo
istante però riesco a vedere la mia altera e burbera immagine riflessa nei suoi
occhi azzurri. Le donne sayan erano
diverse: forti, autoritarie e, come noi uomini, dai capelli e gli occhi scuri.
Siamo cresciuti nelle tenebre della notte e nella guerra, non come questi
terrestri, amanti della pace. Pace? Prima d’ora non avevo mai sentito parlare
di < pace >. A cosa serve? Come è possibile che io, il principe di una
gloriosa razza di combattenti viva qui, in mezzo a rammolliti?
Però, c’è
qualcosa che mi trattiene. Come un legame sottile e quasi invisibile, ma non
capisco cosa e dove sia.
“Ehi,
Vegeta!” La guardo con aria severa, è in piedi davanti a me. Stupida terrestre.
Ha un carattere autoritario e forte, forse non è così diversa dalle donne
sayan, tranne che per la forza fisica. La donna che ho davanti potrei ucciderla
persino se tentassi di carezzarla.
Carezzarla?
Non capisco.
“Che vuoi?”
Dico con aria severa e di sufficienza. A me non interessa nulla di lei.
Non si
scompone. “Questa sera esco con Yamcha. Volevo dirti che per la cena …” Non fa
in tempo a finire, non può. Con un rapido movimento mi sono avvicinato e ho
avvinghiato le mie labbra alle sue. Non mi spiego il perché, ma ne sento la
necessità.
La sento, vicina
e la sento respirare. Percepisco ogni singolo battito.
La porto in
camera, passando dalla finestra. Non parla, semplicemente mi guarda, come se
avesse sempre aspettato questo momento. Forse dovrei fermarmi, ma è inutile.
Ecco,
ancora, sento quella stretta morsa afferrarmi e legarmi a sé. Non posso
scappare più.
La bacio,
con passione, assaporando ogni centimetro della sua pelle profumata. E’ bianca
come l’avorio e liscia, non come la mia, marchiata a fuoco da tutte le
cicatrici del passato.
Per un momento
vedo passato e futuro disperdersi in una miriade di candele, che bruciano
creando una reazione a catena. C’è solo quel momento.
Il principe
dei Sayan e una semplice terrestre. E’ riuscita persino ad abbattere il mio
orgoglio da sayan.
Anche lei si
muove, sinuosamente ed elegantemente, come se mi conoscesse da una vita.
I nostri
sguardi si sono incrociati per un preciso istante, i miei occhi neri e i suoi
chiari. In quel momento io ho deciso, è mia, in tutti i sensi. Felice? Ci addormentiamo, insieme. Come fossi un
semplice terrestre.
Qualche ora
più tardi mi sveglio, sudato, fra profumate coperte bianche. Sento due deboli
mani appoggiate sul mio petto costellato da innumerevoli cicatrici.
Troppo
tardi. In quel momento, passato e futuro sono tornati a distinguersi e a
bruciarmi l’anima. La mia missione è diventare supersayan.
Ciao.
Accetto tute le critiche del mondo! Io non
so proprio scrivere in prima persona ma diciamo volevo fare questo esperimento.
Vi prego non trucidatemi, ditemi solo gli errori che ho fatto xD E anche se
sono caduta nell’OOC. E’ stato davvero uno sforzo. Sono più portata a scrivere
in terza persona. Ps. È una one-shot
di quasi 900 parole.
Ho bisogno di pareri, è molto importante,
perché voglio cercare di imparare a scrivere in prima persona ;) Ciao.