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Autore: Remedios la Bella    10/03/2012    7 recensioni
Julie. Occhi curiosi e un morboso attaccamento per i casi di serial killer e omicidi.
Adam. Uomo della porta accanto, mite e bizzarro.
I due si conosceranno, in una tranquilla giornata estiva.
Ma dietro l'apparenza si può celare la più cruda delle verità. Una verità che solo il sangue può nascondere agli occhi degli altri.
Enjoy.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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In quella piccola cittadina del Wisconsin, il cui nome veniva a malapena riportato sulle cartine geografiche degli Stati Uniti e del mondo, i giorni passavano lenti, tediosi e con una tale monotonia che chiunque si sarebbe stufato di stare in un posto tanto noioso. Eppure, per i duemila abitanti di quella cittadella, in cui l’unico svago che si poteva offrire alla gente era un vecchio cinema che proiettava alle volte i nuovi film in uscita nelle sale, quella poteva considerarsi un oasi di pace, fuori dal mondo e dal trambusto della vicina città di Milwaukee,  set del telefilm”Happy Days” e casa di gente di notevole fama, da psicologi e criminali.
Quei pochi giovani risiedenti in quel paese passavano i pomeriggi come meglio potevano, fumando per strada, facendo qualche sana partita a baseball o spettegolando all’unico Mc Donald che si poteva trovare in quel borgo disabitato. I vecchi dondolavano sulle loro sedie, le donne pulivano in casa, gli uomini si armeggiavano in lavori manuali come meccanici o camionisti. Un’unica pompa di benzina al lato della città, un insulso cimitero per appena cinquecento persone.
Insomma, un buco in mezzo al grande Stato. E in quel buco ci abitava Julie.
Julie era una ragazza, ecco. Una ragazza normale, curiosa, carina, con un ciuffo di capelli rossiccio castani simili alla pelliccia di uno scoiattolo, viso tempestato di lentiggini, occhi castano chiari tendenti a un verde scolorito, strani occhi per un aspetto anche più strano. Era carina e slanciata, curiosa nei modi di fare, apatica nel socializzare. Non aveva amici né compagnie, e preferiva la lettura di un buon libro, specialmente un horror o un noir, alla compagnia delle poche pettegole che erano rimaste nel suo paese.
Andava alla scuola di quel paese, aveva buoni voti ma non eccelleva, e in estate diceva di annoiarsi come Snoopy sopra la sua cuccia. Una persona normale, che tutti potrebbero incontrare per strada o facendo la spesa.
Non aveva ammiratori, e questo non le interessava. Amava sua madre, anche quando fumava la sua amata sigaretta giornaliera, e amava suo padre, meccanico di paese. Aveva un diavolo per capello dato che sua madre le dava ogni lavoro, ed essendo figlia unica era felice di non dover condividere la sua roba con nessuno in famiglia. Aveva un gatto, bianco con una macchia nera sul muso, che lo rendeva diverso da tutti gli altri gatti randagi che gironzolavano la notte in paese. Lo aveva chiamato Sebastian. Le piaceva.
Una ragazza normale per un paese altrettanto normale. Eppure, aveva nella sua curiosità un lato perverso che la rendeva inquietante, nonostante si mostrasse del tutto apatica con il resto dei ragazzi della sua età: fin da quando aveva visto un documentario sulla mente dei serial killer americani, aveva sviluppato una specie di attaccamento a storie di assassini e pazzi omicidi. Ogni volta che beccava qualche caso di cronaca nera, voleva scoprire ogni minimo dettaglio della storia, fino ad arrivare a immergersi nei giornali locali, circondata da ritagli di articoli e foto. Per sua madre, il suo atteggiamento era tra i più odiosi che la figlia potesse assumere: durante quei periodi, la ragazza diventava più taciturna del solito, quasi istericamente pronta a afferrare un coltello e a sgozzare qualcuno, pur di provare la stessa sensazione dell’uomo che andava analizzando.
Era un’ossessione morbosa, forse l’unica che la portasse al di fuori delle tediose mura di quella cittadina.
Per il resto, continuava a rimanere curiosa ma distaccata, normale.
 
Il sole le picchiava in faccia, mentre con sguardo assente osservava fuori dalla finestra di camera sua la strada deserta e irradiata dal sole estivo. Guardò di sfuggita i suoi Cd dei Green Day, liquidando da subito l’idea di ascoltarli per l’ennesima volta.
Guardò la pila di libri di Stephen King, “Shining” aperto alla solita pagina, la sua preferita, dove Wendy urlava dal terrore vedendo l’ascia trapassare la porta. Sbuffò e ripose il suo sguardo oltre la finestra, accarezzando Sebastian dietro le orecchie e lasciandolo fare le sue fusa da gatto.
Il pezzo di asfalto che guardava con tanto interessa venne, improvvisamente, coperto da un mezzo enorme.
“Azienda Traslochi Finnegan.” Lesse sussurrando. Un nuovo vicino? Pensava da sempre che la casa di fronte fosse abbandonata, ma non pensava che qualcuno si sarebbe deciso a comprarla.
Alzò la testa incuriosita, e vide i due addetti al trasloco iniziare a scaricare il mobilio dal camion. Poco distante da lì, si parcheggiò una Fiat 500, un’auto che lei aveva visto solo nei cataloghi di suo padre. Una macchina di marca italiana in un buco come quello era come un pezzo d’oro in mezzo alla sabbia del ruscello di montagna.
“ Deve essere ricco …” pensò, alzandosi dalla sua posizione vegetante al sole della finestra e dirigendosi al piano di sotto, dove sua madre preparava il pranzo.
“ Mamma, chi è il nuovo vicino?” chiese la ragazza, affacciandosi alla finestra della cucina di casa sua.
La madre alzò gli occhi e guardò verso la figlia. Per aspetto fisico, la donna differiva dalla figlia solo per stazza leggermente più robusta e assenza di lentiggini in viso. Per il resto, le due potevano essere scambiate per gemelle, data la sconvolgente giovinezza della donna:” Non lo so tesoro … pensavo che sarebbe stata demolita, un giorno o l’altro quella casa.”
“ io vado a fargli visita!” fece Julie, correndo svelta verso la porta.
“ Julie! Ci andiamo tutti insieme dopo! Non è cortese, stanno mettendo adesso le cose in casa!” le urlò da dietro la madre. Troppo tardi, la curiosona era già per strada, sotto il calore del sole delle undici, mentre a passi lenti marciava verso uno degli addetti al trasloco. Quello la guardò affaticato, e si asciugò rapido il sudore:” Che vuoi, ragazzina?”
“ Se non le dispiace …” cercò di focalizzare il nome sulla tuta del giovane bruno che le si parava davanti:” Signor … Thomas, vorrei sapere chi abiterà questa casa.”
“ Un uomo solo, non posso dirti altro, questione di privacy.”
“ Capisco …” fece la ragazzina, avvicinandosi di più alla casa. L’altro uomo, un po’ più vecchio dell’altro, stava attaccando con un chiodo una targa di ottone al davanti della casa.
Interruppe il suo lavoro appena vide la giovane:” Salve, posso fare qualcosa per te?”
“ Vorrei sapere chi abita qui.” Tagliò corto lei, cercando di sbirciare il nome sulla targa.
L’uomo le sorrise, e finì di attaccare la targa, poi si scostò:” Leggi.”
La ragazza lesse a voce alta il nome del nuovo vicino, e un brivido le corse lungo la spina dorsale: Adam … Dahmer. Lo stesso cognome del … tutto questo le trasmise una scarica elettrica di insano piacere.
“ Grazie mille, è stato davvero gentile!” salutò l’uomo e si fiondò nel viale della casa, non notando il vicino fuori casa. Salì le scale d’ingresso, e come se fosse stato un suo parente, suonò in fretta il campanello due volte.
Si rese conto tardi di quel che aveva fatto, quando si vide la porta cigolare e il nuovo vicino guardarla con aria interessata.
Era un uomo, poteva essere sulla … trentina d’anni, lei non sapeva dare un’età alle persone.
Era di gradevole aspetto, capelli color sabbia e occhi bovini e nocciola. Indossava una maglietta a maniche corte nera, muscoli definiti ma non troppo scolpiti, alto e robusto. Un uomo in forma, una bocca affabile, un naso strano ma piacevole alla vista e forse al tatto.
Julie lo fissò per un lungo istante, e lo rassomigliò per un po’ a una di quelle persone che nascondono chissà che  in casa loro, non sapeva nemmeno lei perché.
“ Salve.” La salutò lui, con voce cordiale e priva di toni bruschi. La ragazza sorrise:” Buongiorno a lei, signor …”
“ Adam, lo hai letto anche sull’insegna no?” concluse l’uomo, scostandosi dalla porta :” ora, penso che il mobilio per la cucina ci sia. Mi sembra doveroso offrirti una tazza di the. Come ti chiami?”
“ Julie, Julie Baxter.” Disse la ragazza, passando oltre l’uomo.
“ Cosa ti ha spinto a volermi far visita?”
“ Oh, niente … pura e semplice curiosità, in fondo ci si annoia così tanto in questo paesuccolo …” fece eco lei, guardandosi attorno. La casa non puzzava di vecchio, le finestre erano spalancate per fare circolare l’aria, priva di finestre e tutto era eccessivamente illuminato. Il vuoto di quella casa le mise una certa tristezza, anche se sapeva benissimo che l’uomo si era appena trasferito.
“ Cosa posso offrirti?” chiese lui, dall’atrio dell’ingresso.
“ Un the freddo, sempre se non la disturbo …” rispose lei, continuando ad ammirare l’abitacolo.
“ Dammi del tu, in fondo saremo vicini. Pesca o limone?”
“ Limone, grazie.” Concluse lei, trovando una sedia solitaria coperta da un telo di plastica e sedendosi lì.
Si sentì la porta d’ingresso chiudersi, e i passi dell’uomo giungere da un’altra stanza.
Poco dopo, Adam giunse con un vassoio, due bicchieri colmi di the e un piatto di patatine.
Li pose sul tavolo davanti a Julie.
“ Ecco qui.” Disse, porgendo il bicchiere alla ragazza.
“ Grazie mille … cosa ti ha spinto fin qui, Adam? In fondo questo posto è così … vuoto.”
“ Volevo solo stare in pace con me stesso … sai, ho avuto un periodo piuttosto difficile.”
“ Ti va di raccontarmelo? Tanto non ho niente da fare …” la ragazza tentava di attaccar bottone, e lui sembrò assecondare le scelte della ragazza.
“ Se vuoi, ma sappi che sono logorroico come non mai.” Le sorrise fascinoso, e lei ci inciampò in quel sorriso. Nella calura si poteva sentire un corvo gracchiare.

-Angolo della scrittrice:
Come va? Sono tornata, con una nuova idea tutta da sviluppare! ora, non è che il capitolo dia a vedere quel che la trama dice, sia chiaro. 
Se sarete così pazienti tanto da seguire le vicende, non ve ne pentirete. I bocconi si assaggiano con lentezza per gustarne a pieno il sapore.
Beh, ringrazierò chiunque sarà interessato a leggere la storiella, dato che è solo un esperimento.
Se poi non avrà successo, mi darò all'ippica! *prepara cavallo*

Au revoir, alla prossima! 
Remedios
   
 
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