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Autore: Anthemis    11/03/2012    1 recensioni
- Raggiungi il tuo destino, Fianne, quello che solo tu puoi forgiare… -
Lei assorbì quelle parole e la sua mente si schiuse. - Grazie, Kalandra. Addio.
Rievocò il blu cobalto dei suoi occhi riflessi nello specchio e volò con la mente e con il corpo verso la realtà fatta dello stesso fulgido colore.
Infrangere le regole e scoprire le diverse realtà che possono nascondersi dietro la luminosità di uno specchio magico, in un viaggio attraverso l'infinito spazio tempo che ha un unico colore: il blu cobalto.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La curiosità brillò negli occhi di Fianne e ne cangiò la tenue tonalità tur-chese in un acceso blu cobalto. Quando qualcosa cambiava nella vita di Fianne, anche il colore dei suoi grandi occhi orlati da scure e lunghe ciglia mutava. Accadeva sempre così a tutti i Leoniani. Fianne sapeva che qualcosa stava cambiando, lo sentiva sotto la pelle. Affascinata, guardò an-cora nella luce abbagliante e si sentì sprofondare in essa.
E poi lo vide.
Cavalcava di nuovo quell’animale bizzarro e in testa calzava un buffo copri-capo dai colori vivaci, ma era l’uomo più bello che avesse mai visto. E lui non poteva vederla! Che cosa avrebbe dato perché lui alzasse lo sguardo su di lei per sorriderle come l’aveva visto fare! Fianne sospirò e si ritrasse dalla luce inviando un ultimo saluto all’uomo. Ritornò alle ombre della piccola stanza in cui era stata relegata per aver disubbidito al padre e contemplò l’unica immagine che lo specchio d’argento rifletteva. I lunghi capelli viola facevano da cornice ad un viso di perla. Le piccole labbra di corallo tremarono appena. Che vita era la sua se non poteva dar sfogo al suo talento? Fianne cercò ancora di vedere dentro lo specchio, ma la luce non arrivò e lei ne rimase delusa.
— Fianne! — una voce stridula la chiamò al di là della porta chiusa. — Fianne, rispondimi!
— Vattene via, Magor. — rispose Fianne con astio.
— Devo parlarti! — la voce si fece lamentosa, ma Fianne non si lasciò intenerire, in fondo era colpa di suo fratello se lei ora si trovava in punizione. — Lascia che ti spieghi…
— Hai fatto la spia! — sbottò lei infuriata.
— Ha visto nei miei pensieri, non è stata colpa mia!
— La prima cosa che impariamo a Leonia è sbarrare le porte della nostra mente ai visitatori non desiderati. Non dirmi che non ne sei capace, perché te l’ho visto fare molte volte. — Fianne nascose lo specchio fra le pieghe del mantello e recitò a bassa voce le tre parole che servivano ad erigere una bar-riera intorno alla sua mente. Nessuno doveva sapere che aveva guardato nel-lo specchio d’argento e quello che aveva visto. — Dovrò restare qui dentro ancora per molto tempo. Se Akhar scopre che sei qui, passerò un altro guaio, quindi, vattene via.
— Mi dispiace, Fianne. — Nella voce c’era del sincero pentimento e lei non riuscì a scacciare la tenerezza che Magor non mancava di suscitarle.
— Adesso, va’ o sarai punito anche tu. — Fianne udì solo un lungo e tremu-lo sospiro da parte del fratello e poi più nulla. Si chiese sconfortata per quanto tempo ancora avrebbe dovuto sopportare l’isolamento al quale l’ave-va costretta Akhar, il Primo fra i potenti abitanti di Leonia delle Cinque Stelle, nonché suo padre. I Leoniani potevano concepire solo due figli ed era solo al primo nato che era concesso il diritto a raggiungere la Sapienza per divenire Sommo Maestro delle Arti. Era quello il destino di Fianne e i Mi-steri le sarebbero stati svelati al sorgere della quinta Stella. Mancava poco. Fino ad allora, le era proibito praticare le Arti, benché lei ne avesse solo una limitata nozione e venendo meno al suo dovere, era stata severamente pu-nita. Non osò immaginare la reazione del padre qualora avesse scoperto che aveva sottratto lo specchio d’argento dalla Stanza delle Arti. Ma era stata at-tenta, ne era sicura. Nessuno l’aveva vista e lei aveva mascherato bene le sue intenzioni. Era stato proprio lo specchio d’argento a chiamarla e lei non aveva potuto ignorare quel richiamo. Accarezzò lo specchio sotto le pieghe del mantello scarlatto e bramò poter volare dentro la luce abbagliante, at-traverso il tempo e lo spazio per raggiungere l’uomo con i capelli scuri. A Leonia gli uomini non avevano capelli di quel colore…
— È vero, hanno tutti i capelli rossi! — Fianne trasalì a quella voce e si accorse che qualcuno era entrato nella stanza senza fare il minimo rumore, o meglio, senza aver avuto bisogno di aprire la porta e varcarne la soglia.
— Non è necessario che mi spaventi così, Kalandra! — Fianne riconobbe nella penombra la figura lievemente ricurva della più anziana e saggia fra i Sommi Maestri di Leonia. — Perché sei qui? Mio padre ha deciso di perdo-narmi? — C’era speranza nella sua voce.
— Volevo parlarti. — Fianne pensò che c’erano state fin troppe discussioni quel giorno. — Ascolterai anche me. — Kalandra sorrise scorgendo la smorfia infastidita della ragazza.
— Smettila d’intrufolarti nei miei pensieri, non ne hai il diritto! — sbottò.
— È divertente, — rise la donna anziana, ma prima che l’altra potesse repli-care, aggiunse con inaspettata serietà: — ma sorprendentemente pericoloso.
— Non so di che parli. — Fianne distolse lo sguardo e tentò di avvolgere la mente in una nube scura.
— È inutile, Fianne, so quello che hai fatto. Ho visto tutto, — inspirò a fondo. — Tutto quello che hai visto tu.
— Ma sono stata attenta! Non puoi aver visto…
— Nello specchio d’argento? Bambina, sono molte le cose che riesco a fare. — le sorrise Kalandra. — So che lo hai visto e so cosa stai pensando. Mi chiedo, però, fino a che punto voglia spingerti. Guardare nello specchio d’argento è molto pericoloso, si possono scorgere innumerevoli realtà e desiderare di volare fino ad esse per esplorarle e apprenderne i segreti.
Fianne tentennò e poi sollevò gli occhi blu cobalto, mostrando così a Kalandra il cambiamento che avevano subito. — E anche se così fosse? — la sfidò. La Somma Maestra delle Arti sostenne quello sguardo pieno di determinazione.
E poi parlò, ma senza usare la voce.Vorresti davvero tuffarti nella luce e viaggiare nel breve e infinito spazio dei tempi? Sai cosa ti accadrebbe? Fianne lo ignorava, ma non si perdette d’animo. — Non ho paura. — sostenne. Non padroneggiava ancora la facoltà di parlare solo con la mente.
Non potrai più tornare, Fianne. E perderai l’uso delle Arti. Sei disposta a rinunciare ad Akhar? A Leonia? Kalandraentrò nei pensieri di Fianne invadendo ogni angolo della sua mente. Rinunceresti a Damnell? Kalandra la stava mettendo alla prova. Damnell era il suo erede ed era il Leoniano scelto per iniziare Fianne ai Misteri al sorgere della quinta Stella. E da quel momento, solo lui sarebbe stato il suo compagno. Damnell era il migliore fra tutti, era destinato a diventare il Primo, poiché sarebbe stata Fianne, in quanto figlia di Akhar, a fargli dono della Fiamma della Conoscenza.
Sì, Fianne. Sarai tu l’artefice del destino di Damnell. Egli aprirà la tua mente ai Misteri, ma tu lo eleverai al di sopra di tutti donandogli la Fiamma della Conoscenza che adesso giace sopita dentro di te. Sei destinata alla grandezza e al potere. Non sarà Magor ad avere quel privilegio, bensì tu, perché sei la Prima. È tuo diritto e dovere. È il tuo destino.
Destino. Dovere. Come poteva rinnegare quello che il potere dei tempi aveva stabilito per lei? Era la figlia di Akhar, era la Prima, era destinata alla grandezza. Era destinata a Damnell. Ma Damnell non aveva i capelli neri come l’oscurità in fondo al Pozzo del non ritorno… — Non voglio tutto questo. — disse Fianne in un sussurro. — Non voglio il potere di cui parli.
— Vuoi dire che rinneghi il tuo destino? — la voce di Kalandra tornò a farsi sentire e Fianne percepì del rimprovero in essa. — Sei davvero disposta a spogliarti di tutto e affrontare il viaggio verso un’altra realtà sapendo che non sarai accettata per quello che sei veramente? Sapendo che sarai osteggiata anche solo per il colore viola dei tuoi capelli?
— Lui non lo farà, l’ho visto nei suoi occhi. Mi tenderà la mano e mi parlerà in una strana lingua. Mi proteggerà. — affermò rievocando la visione che aveva avuto la prima volta che aveva guardato nello specchio.
Kalandra assentì. — Hai fatto la tua scelta. — Tacque. Attraverso le ombre, Fianne scorse la tristezza nei suoi occhi, ma capì che avrebbe percorso un altro sentiero. Leggendole nella mente, Kalandra abbassò la testa. — Ti aiuterò ad entrare nella luce. Prendi lo specchio d’argento e dammi la mano. — Fianne obbedì. — Ora, guarda i tuoi occhi nello specchio e concentra tutti i tuoi pensieri. Immergiti nel blu cobalto… — la voce di Kalandra si affievolì mentre il corpo di Fianne diventava splendente. — Ora sei in grado di viaggiare da sola, bambina mia. — le disse l’anziana donna con dolcezza.
— Che cosa devo fare? — Fianne si accorse di non essere più nella piccola stanza buia, ma di fluttuare nella luce accecante creata dallo specchio.
Raggiungi il tuo destino, Fianne, quello che solo tu puoi forgiare…
Lei assorbì quelle parole e la sua mente si schiuse. Grazie, Kalandra. Addio.
Rievocò il blu cobalto dei suoi occhi riflessi nello specchio e volò con la mente e con il corpo verso la realtà fatta dello stesso fulgido colore. E d’un tratto, ne fu avvolta e uno sconosciuto ma piacevole tepore le scaldò le membra. Aprì le palpebre e fissò lo sguardo in un paio di stupiti occhi scuri.
— Ho visto una stella cadente in pieno giorno e ora mi trovo davanti una ra-gazza con i capelli viola… — La voce, la sua voce… era dolce e rassicurante, anche se non comprendeva il senso delle parole. Fianne osservò i capelli dell’uomo e sorrise. Erano scuri e lucenti. Era proprio lui, l’uomo che aveva scorto nello specchio. — Va tutto bene? — egli seguitò a parlare. Fianne vide lo strano animale fermo accanto a lui. — Avrei potuto investirti con la mia moto, mi sei sbucata davanti all’improvviso! Non è che sei scappata di casa? — rise e Fianne gioì nell’udire quel suono. — Capisci quello che dico? — Non ebbe nessuna risposta, solo un luminoso sorriso. — Sei appena arrivata? Da dove vieni? — lei scosse appena la testa. — Per quel che vale, con quei capelli potresti benissimo venire da un altro mondo! — rise ancora. — Mi piace il viola. È … originale! — Sospirò vedendo che la ragazza non accennava ad aprir bocca. Tese la mano. — Paul.
Fianne ricordò la visione e fu sopraffatta dalla felicità. Mise la mano in quella fresca dell’uomo e lasciò che l’aiutasse a rialzarsi. — Fianne. — disse e vide gli occhi scuri di Paul illuminarsi.

— Fianne — ripeté lui. — Benvenuta a New York.

  
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