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Autore: Camellia    11/03/2012    2 recensioni
L'11 giugno 2010 viene ritrovato sul fondo del Lago Ontario il corpo di una diciottenne, Ellen Parker.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -11 giugno 2010-
“Ritrovato il corpo della ragazza scomparsa pochi giorni fa al ritorno del ballo di fine anno. La diciottenne è stata ritrovata nel fondo del lago Ontario, legata ad una vecchia ancora con dei profondi tagli al polso destro. La polizia non si è ancora pronunciata ma molto probabilmente si tratta di un suicidio: le impronte digitali reperite sull’arma con la quale la vittima si è procurata quei tagli corrispondono a quelle della vittima stessa. I familiari hanno dichiarato alla polizia di aver notato qualcosa di strano nella figlia nelle ultime 3 settimane, pensavano fosse dovuto alla rottura con il suo ragazzo, Jason Carter. Dopo averlo tenuto in questura per tutta la notte, il ragazzo è stato rilasciato; era piuttosto scioccato e non ha riferito alcuna notizia rilevante. Più tardi la polizia interrogherà le amiche Audrie James e Angie Morris che erano con lei al ballo, prima della tragedia. Gli agenti della polizia di Detroit stanno continuando le loro ricerche ma per ora non ci sono nuove notizie sul caso della giovane vittima Ellen Parker.”
 
-Dai Jason, ti prego smettila! Non voglio!!-
Ma il ragazzo la teneva stretta  a sé con le sue braccia robuste e le baciava il collo, le mordeva le labbra e piano piano addentrava la sua mano sotto il vestito della ragazza mentre con l’altra le afferrava i suoi lunghi capelli . La ragazza allora, infastidita dallo strano comportamento del ragazzo, gli mollò uno schiaffo sulla guancia destra e riuscì a liberarsi da quelle manacce.
-Ti ho detto basta, Jason!!- urlò la ragazza infuriata.
-Andiamo, che ti prende El?- domandò il ragazzo ancora tutto eccitato.
-Non sono ancora pronta, Jason. Pensavo lo avessi capito dopo la discussione della volta scorsa.- rispose Ellen.
-Cosa vuol dire non sono ancora pronta? Ho cercato di metterti a tuo agio, ti ho portato in un posto nascosto, dove nessuno può vederci. Cos’altro devo fare per convincerti?- domandò allora Jason infastidito dal rifiuto della ragazza.
-Secondo te in questa situazione mi sento a mio agio? In macchina, in luogo sperduto dal resto del mondo? Jason, cercare di convincermi non servirà a nulla. Non sono pronta, punto. Quando sarà il momento giusto si vedrà, ma ora…-
-Mi fai imbestialire, Ellen! Prima mi provochi e poi ti tiri indietro! Non ce la faccio più, io ho le mie esigenze e sono stufo di aspettare. Gli altri miei amici lo hanno fatto già da tempo e noi? Noi continuiamo ad aspettare il fatidico ‘’momento giusto’’. Devi uscire dal mondo delle favole!-
Ellen rimase spiazzata di fronte a quelle parole, non si  sarebbe mai aspettata un discorso del genere e ne rimase davvero delusa.
Jason e Ellen si conoscevano fin da quando erano nati. Vivevano in un quartiere di Detroit non molto rinomato e provenivano entrambi da semplici ed umili famiglie: il padre di Jason lavorava negli uffici della Citizens Bank, il padre di Ellen era un avvocato civile che non era riuscito a spiccare il volo, per questo gli venivano affidate soltanto piccole cause, le madri, invece, erano entrambe casalinghe. Trascorsero l’intera infanzia insieme e provarono il loro primo bacio nell’estate del 2004, a 12 anni: erano al parco, Ellen aveva promesso a Jason che non sarebbe mancata alla sua partita di basket così si diressero insieme verso il campetto dove si sarebbe svolta la partita. Mentre il piccolo Jason si stava riscaldando con i suoi amici, Ellen era seduta sugli spalti, in alto, all’ombra di un alto faggio che la teneva riparata dai raggi bollenti del sole di luglio, e beveva un gelida granita al limone che le creava un leggero senso di frescura. Comincia la partita: gli avversari, più grandi di loro di circa due anni, erano davvero forti ma la squadra di Jason era all’altezza di competere con loro. Ellen studiava con attenzione ogni passaggio di Jason e guardandolo bene si rese conto che in questi ultimi mesi era cambiato molto, era diventato più alto, più robusto, più…più carino. Improvvisamente arrivò Mike Crowford, un suo compagno di classe, il ragazzo più carino della scuola, acerrimo nemico di Jason. Mike la scorse e si sedette al suo fianco. Ellen,  come tutte le ragazzine della scuola, era affascinata da lui. Cominciarono a parlare e Ellen si rese conto che in realtà non le piaceva affatto e che aveva sprecato il suo tempo standogli appresso.  Mentre la ragazza pensava ciò Jason li stava osservando dal campo e fu preso dalla rabbia quando vide che Mike stava tentando di baciarla. In quel momento di distrazione un ragazzo della squadra avversaria gli tirò una gomitata nella pancia facendolo cadere a terra. Mike scoppiò a ridere in una grossa risata.
-Sei una schiappa Jason Carter! Sei un fallito!-urlò Mike continuando a ridere. Ma la sua risata fu interrotta dallo schiaffo che ricevette da Ellen.
-E tu sei un cretino montato! Vai via!-affermò Ellen infuriata.
-Uh…tanto non saresti stata all’altezza per me!-
-Hai ragione, sai? Non mi sarei mai potuta abbassare al tuo livello!- rispose a tono Ellen. 
Così Mike andò via senza dire nulla, accarezzandosi la guancia indolenzita. Jason intanto si era rialzato e la partita era ricominciata, stava quasi per finire in pareggio ma Jason  dal centro campo tirò un canestro  che costò la sconfitta della squadra avversaria, si voltò verso Ellen e le mandò un bacio, lei gli sorrise e arrossì. Terminata la partita Jason si avvicinò alla rete che divideva il campo dagli spalti, dove era seduta Ellen.
-Sei stato magnifico, Jason!- gridò entusiasta la ragazza mentre scendeva velocemente i gradini per avvicinarsi alle rete.
-Grazie, El!-rispose Jason con un leggero affanno.
-Finalmente avete dato una lezione a quei buoni a nulla!-
-Eh già! Se lo meritavano!-
-Come stai? Ti ha fatto male quel deficiente?- domandò la ragazza preoccupata.
-No no stai tranquilla El, non mi ha fatto nulla.- rispose Jason.
-Quando quel tizio ti ha sferzato una gomitata nello stomaco dicendo di averlo fatto casualmente sarei voluta scendere in campo e fare a pugni con lui! Per non parlare di Mike Crowford…- affermò Ellen adirata.
-Ahahah…ehi, ehi calma!- disse Jason ed Ellen sorrise.
Entrambi si erano aggrappati alla rete che li divideva e, mentre parlavano, a poco a poco lui avvicinava la sua mano a quella della ragazza. Appena le sfiorò le dita lei si interruppe e lo guardò negli occhi, provò una strana e piacevole sensazione nello sfiorarsi. Jason tentò di stringere la presa ma lei si tirò indietro e allora il ragazzino levò la mano dalla rete.
-Devo ritornare a casa Jas, se arrivo tardi per cena mamma mi uccide.- disse rompendo il momento di imbarazzo.
-Oh, certo…torniamo insieme, no?- domandò Jason.
-…Ok!- fu la risposta della ragazzina.
 Si incamminarono verso casa senza rivolgersi una sola parola. A rompere il silenzio fu questa volta Jason.
-El, posso farti una domanda?-
-Certo…-
-Perché hai baciato Mike Crowford?- le domandò con tono deluso.
-Io non ho baciato Mike Crowford! Non avrei mai dato il mio primo bacio ad un deficiente del genere!- rispose Ellen.
-E a chi lo daresti?- domandò  allora Jason.
-Bhè…lo darei ad una persona che conosco da tempo, una persona a cui voglio bene, di certo non ad uno qualunque! Tu invece?-
Jason si fermò di colpo. Ellen si voltò verso di lui.
-Cosa c’è? Ho detto qualcosa di male?-
Jason non rispondeva.
-Ehi! Non fa niente, se non vuoi rispondermi, non fa niente, però almeno continuiamo a camminare che…-
Poi il ragazzo prese coraggio, le afferrò la mano, la tirò a sé e le stampò un bacio sulle labbra, interrompendola. Il bacio sembrò durare un’eternità e in quell’eternità provarono la sensazione più bella che avessero mai provato fino ad allora.
 
-Jason, come puoi dirmi una cosa del genere? Se non accetti la mia scelta vuol dire che non ti importa di quello che penso io! Se devi dar retta alle tue esigenze fisiche vai a fotterti le puttanelle della scuola che ti sbavano dietro! Basta! Sai cosa ti dico? Per me può finire qua la nostra storia!!- disse Ellen che scese dalla macchina sbattendo violentemente lo sportello.
-Andiamo Ellen, non fare così! Salta in macchina! Si hai ragione, ma purtroppo non posso non dar retta alle mie esigenze fisiche…-
-Jason, ti prego, lasciami in pace ora!- replicò Ellen che si era già incamminata verso casa.
-La strada è buia, non fare la bambina, salta su- continuò Jason.
-Io non faccio la bambina, l’immaturo qui sei tu! Adesso, ti prego, non preoccuparti per me, conosco la strada del ritorno.-
Jason, che conosceva molto bene la testardaggine della ragazza, non poté far altro che fare retromarcia e andar via, lasciandola in balia della notte.
La strada era buia e deserta ma Ellen non si accorse di ciò tanto era presa dai suoi pensieri. La notte era silenziosa ma il silenzio fu interrotto da uno strano fruscio. Ellen si fermò di colpo, si voltò ma non vide nessuno, probabilmente si trattava di un animale, così riprese a camminare.
-Ellen…Ellen-
-Dove sei? Jason non fare il cretino esci fuori!- urlò Ellen che era convinta si trattasse di uno scherzo di Jason.
-Ellen! Sono qui…avvicinati!-
-Jason, mi sono spaventata abbastanza adesso esci fuori, cazzo! Dove sei?-
-Sono dietro di te!-
Ellen riuscì soltanto ad intravedere una strana ombra di un uomo sull’asfalto, ma non fece in tempo a voltarsi che fu afferrata violentemente da dietro da delle  robuste mani e fu stordita da un grosso colpo sulla testa.
  
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