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Autore: rubin89    12/10/2006    12 recensioni
Rumore di passi sul soffice manto della neve...
Tu, piccola umana, che tremi per il freddo, e prosegui al mio fianco.
Eppure, orgogliosa, vorresti nascondere questa tua fragilità...
Tanto vitale, ma allo stesso tempo così delicata...
Proprio come se fossi un effimero bucaneve...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bucaneve

 

BUCANEVE...

By Rubin89

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Nota legale: Questa fanfiction è ispirata all'anime “Inuyasha”, i cui personaggi citati nel testo non sono miei, ma appartengono alla mangaka Rumiko Takahashi e agli aventi diritto.


Per questa oneshot vorrei ringraziare in particolar modo Skeight che mi ha corretto varie imperfezioni. Grazie davvero.

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Rumore di passi sul soffice manto della neve...

Tu che al mio fianco cammini imperterrita nonostante il gelo dell'ultima nevicata...

A circondare il sentiero del nostro cammino, il malinconico paesaggio di tanti alberi ancora spogli e addormentati nella nenia silenziosa dell'inverno...

Tu, piccola umana, che tremi per il freddo, e prosegui al mio fianco.

Ti osservo impassibile e vedo il tuo viso contrito per il gelo, nei tuoi occhi manca quella scintilla che ti contraddistingue...

Sei come la primavera, amante dei fiori...

Tanto vitale, ma allo stesso tempo così delicata...

-Signor Sesshomaru... Rin ha freddo...-

La tua voce mi raggiunge come un soffocato mormorio, tu che tremi e che ti lamenti...

Eppure, orgogliosa, avresti voluto nascondere questa tua fragilità...

Piccola e debole essere umana...

Da lontano scorgo una radura, il cui suolo è stato risparmiato dall'ultima nevicata...

Ci dirigiamo là, giusto quel poco che possa servire per farti riprendere.

Non posso permettermi di fermarmi troppo, è la mia stessa anima che lo chiede.

A volte mi chiedo da cosa nasca questo mio costante tormento che mi incita a viaggiare.

È come se fossi alla ricerca di qualcosa...

È strano tuttavia pensare che un demone della mia stirpe pensi a queste cose irrilevanti.

Il principe dei demoni... che ha bisogno di qualcosa?

Ridicolo...

Intanto i miei pensieri sono interrotti da un sorriso di Rin. A quanto pare si è un po' ripresa..

-Signor Sesshomaru, guardate!-

Con la sua risata cristallina mi mostra ciò che stringe nelle sue piccole mani di bambina.

Ha trovato un fiore bianco, dalle forme aggraziate e delicate.

Un bucaneve...

Quei fiori così delicati sbocciano quando ancora vi è il gelo dell'inverno...

Nascono improvvisi e le loro corolle immacolate sono il primo segno della fine dell'inverno.

Fiori all'apparenza così fragili, ma pieni di vita da sopportare egregiamente il freddo della neve...

Lo stesso era quella piccola bambina umana che poco tempo fa salvai dalla morte con la mia spada taumaturgica, e la stessa che tuttora continua a seguirmi nei miei viaggi senza meta.

La prima volta che la vidi ero stato ferito gravemente da quell'infimo mezzo-demone di Inuyasha, che nonostante tutto è anche mio fratello. Mi ricordo di come mi stette accanto durante la mia ripresa e degli sforzi che faceva per me. Eppure io non le avevo chiesto niente, anzi, quella volta se fossi stato in grado di muovermi probabilmente l'avrei uccisa.

Avevo sempre pensato che gli esseri umani fossero esseri indegni di vivere.

Però quando la trovai stesa in mezzo al sentiero boschivo avvolta nell'aura di morte, non so cosa mi spinse a salvarla con la stessa spada forgiata dalle zanne di mio padre. Cercai di convincermi che quel piccolo corpo riportato alla vita fosse stata solo una prova per testare i veri poteri di Tenseiga che, ironia della sorte,

è una spada che non può uccidere...

A volte mi chiedevo perché mio padre avesse voluto affidarmi un oggetto simile, affidando invece l'eredità più preziosa e potente a quel rifiuto mezzosangue di mio fratello. Quella avrebbe dovuto essere la mia Tessaiga, la spada demoniaca in grado di spazzare cento nemici con un solo fendente.

Cosa voleva dirmi mio padre, mi chiedevo, cosa voleva dirmi?

Non lo conosco nemmeno adesso, il messaggio di mio padre, però quella volta in cui la vidi morta sentii un qualcosa di diverso in me, ma nel mio orgoglio di demone non posso cedere a simili sciocchezze.

Non intendo commettere l'errore di mio padre, quello di considerare gli esseri umani come creature a proprio pari, però... che farei se non avessi Rin accanto? Se per esempio morisse per una seconda volta?

Accidenti... una volta non avrei avuto esitazioni a dire che non me ne sarebbe importato nulla...

Ma allora... che mi è successo?

Una volta attaccavo spesso villaggi umani per provare quel piacere nel vedere le persone che terrorizzate cercavano di scappare dalla mia mano mietitrice...

Non mi facevo tanto scrupoli ad ammazzare chi intralciava il mio cammino...

Ero il crudele e glaciale principe dei demoni, un essere senza esitazioni.

Se penso che da quando questa bimba è entrata nella mia vita, anche tutte le mie abitudini sono cambiate.

La sua vitalità e innocenza hanno avuto lo stesso effetto di un uragano nelle mie certezze di demone.

Da quando l'ho incontrata avrei potuto cacciarla via per mantenere il mio animo implacabile e senza punti deboli. Ma se sapevo che c'era questa possibilità, perché non l'ho fatto?

Sono state innumerevoli le volte in cui l'ho salvata, cosa che un tempo non avrei mai fatto.

Non avrei mai salvato la vita di un inutile essere umano.

Quella volta in cui Naraku la fece rapire, però, fu la prima volta in cui mi adirai veramente.

Quell'infimo essere aveva cercato di scalfire il mio onore per la seconda volta con i suoi inganni da vigliacco.

Non esitai a riprendere ciò che mi era stato sottratto.

Era una questione di orgoglio. Anche se Rin è una semplice umana...

Stranamente non mi vergogno di me stesso...

Mio padre voleva forse dirmi che tutti abbiamo qualcuno da proteggere?

Non lo so, e anche se fosse così, io non credo di aver qualcuno da proteggere.

Anche se...

-Rin-

Lei mi risponde subito con la sua voce argentina e le chiedo:

-Hai ancora freddo?-

Lei con un sorriso mi risponde:

-Un po'-

-Vieni- le dico

E la avvolgo nel mio abbraccio per ripararla dal gelo dell'inverno.

Cosa che probabilmente qualsiasi padre di qualsiasi stirpe avrebbe fatto con il proprio figlio.


FINE



  
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