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Autore: Nipotina    11/03/2012    1 recensioni
La vita scorre via e noi rimaniamo indietro.
Cogliere l'attimo non è facile come sembra.
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Eppure lei voleva divertirsi: aveva sempre creduto fermamente nel celebre “Carpe diem” (amava Orazio), ma aveva anche sempre saputo che con quel motto non si intendeva fare qualsiasi cosa, qualsiasi cavolata ti venga in mente di fare.
Con quelle due semplici parole si intendeva non sprecare il tempo, usarlo al meglio, non buttarlo via in cose inutili. Si era sempre resa conto, però, che la teoria non era un problema, ma la pratica decisamente sì.
Lei era giovane e sapeva che si è giovani una sola volta nella vita e che per questo bisogna approfittare di ogni giorno, perché non si può mai sapere che cosa accadrà. Da un momento all’altro la vita potrebbe giocarti qualche brutto scherzo, e allora vorresti averla vissuta come merita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia cara Wynne, perchè è solo grazie a lei che mi è venuta l’ispirazione per questa storia, perché come lei mi sto avventurando per la prima volta nel mondo delle Originali, perché le sto spudoratamente rubando la citazione (ma tutte e due l’abbiamo spudoratamente rubata a Lorenzo de’ Medici), perché dopo tutte le volte che lei ha dedicato una storia a me è ora che ne dedichi una io a lei.
 
 
“Quanto è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza”
Lorenzo de’ Medici

 
 
Alessandra si strinse nelle coperte calde, rigirandosi per l’ennesima volta nel letto. Immagini della serata trascorsa le vorticavano nella testa, ricordandole ancora e ancora che quello che aveva fatto era stupido. E per cosa l’aveva fatto, poi? Non sapeva dare una risposta.
Ricordò ancora una volta come avesse acconsentito alla proposta di Carola:
-Noi stasera andiamo in discoteca, vuoi venire anche tu?-
Non sapeva perché le aveva detto di sì, non sapeva perché dopo aver sempre rifiutato inviti del genere questa volta fosse stata diversa.
O forse, se scavava a fondo nei suoi pensieri, lo sapeva.
Era sempre stata convinta che non bisognasse per forza andare in discoteca per farsi accettare, che ognuno è libero di fare quello che vuole e che non bisogna omologarsi, “seguire la massa” come diceva la sua professoressa di italiano.
Non aveva mai avuto il minimo dubbio su questo, anche quando le sue amiche esprimevano le loro perplessità.
-Come mai non vuoi venire? Tu proprio non sai divertirti…-
Ma era questo il divertimento? Era questo quello che bisognava fare per passare del tempo insieme? Era questo quello di cui aveva bisogno una ragazza di diciassette anni?
Alessandra pensava che non lo era, sapeva che non lo era.
Eppure, quando Carola le aveva rivolto l’ennesimo invito, non era riuscita a dire l’ennesimo no. Perché?
Mentre le prime lacrime cominciavano a rigarle il volto, bagnando il cuscino sul quale Alessandra premeva il volto per far sì che i suoi singhiozzi non venissero sentiti, diede una risposta a quel perché.
Aveva detto di sì perché, per quella singola fottutissima volta, aveva lasciato vincere la parte meno razionale di lei: la parte che in fondo voleva divertirsi con le sue amiche, la parte che le assicurava che non c’era niente di male, la parte che rappresentava il cuore e i desideri di un’adolescente di diciassette anni.
Quella parte che era sempre stata messa a tacere ma non sconfitta del tutto. Quella parte che ogni tanto si faceva brutalmente sentire tramite i commenti taglienti delle sue amiche. Quella parte che, per quanto avesse provato a sopprimere, non si può mai completamente cancellare.
E quindi ci era andata, piena di grandi aspettative, autoconvincendosi che sarebbe stata una grande serata. Ma non lo era stata, non lo era stata per niente.
Si era sentita impacciata, fuori luogo…inadatta. Molto più inadatta di tutte le volte in cui aveva rifiutato un invito e si era vista ricambiare con sguardi esasperati. Molto più inadatta di tutte le volte in cui aveva difeso la sua posizione davanti alle sue amiche.
Come un pesce fuor d’acqua…
Si asciugò il volto bagnato nel lenzuolo e si soffiò il naso. Riappoggiò la testa sul cuscino, sfinita.
Ripensò alla sensazione di soffocamento che aveva provato schiacciata tra mille persone che non conosceva, alla sensazione di impersonalità che l’aveva assalita guardando tutta quella massa di gente, alla consapevolezza che no, decisamente non era quello il modo in cui lei voleva divertirsi.
Eppure lei voleva divertirsi: aveva sempre creduto fermamente nel celebre “Carpe diem” (amava Orazio), ma aveva anche sempre saputo che con quel motto non si intendeva fare qualsiasi cosa, qualsiasi cavolata ti venga in mente di fare.
Con quelle due semplici parole si intendeva non sprecare il tempo, usarlo al meglio, non buttarlo via in cose inutili. Si era sempre resa conto, però, che la teoria non era un problema, ma la pratica decisamente sì.
Lei era giovane e sapeva che si è giovani una sola volta nella vita e che per questo bisogna approfittare di ogni giorno, perché non si può mai sapere che cosa accadrà. Da un momento all’altro la vita potrebbe giocarti qualche brutto scherzo, e allora vorresti averla vissuta come merita.
Alessandra non era una pessimista, niente affatto, ma aveva ben presente cosa vuol dire che la morte è sempre dietro l’angolo: qualche giorno prima una sua amica aveva fatto un incidente molto grave in auto, e per poco non aveva rischiato di morire. Se l’era cavata con qualche giorno in coma ma poi si era risvegliata, e nel giro di qualche mese il suo fisico si sarebbe ristabilito.
La sua amica, però, era stata fortunata. Alessandra aveva ringraziato Dio per aver ascoltato le sue preghiere, ma si era resa conto di quanto fosse stata vicina a perdere una persona che fino a qualche ora prima era a fare shopping con lei.
Non si può mai sapere nella vita. Mai.
Ed era per questo che Alessandra avrebbe voluto vivere una vita piena, di cui potesse andar fiera, in modo che se le fosse successo qualcosa potesse essere sicura di aver vissuto appieno. Di certo, dopo aver fatto quell’esperienza, sapeva che andare in discoteca non riempiva la sua vita, nemmeno se voleva dire passare del tempo con le persone a cui vuoi bene.
Si era chiesta tante volte come poter vivere questa pienezza, e non aveva trovato molte risposte. Aveva raggiunto una sola certezza: che doveva vivere ogni giorno con tutta se stessa, approfittando di ogni momento che passava con gli altri, godendo della bellezza che la circondava e ringraziando per tutto quello che le era stato donato.
Si asciugò del tutto le guance leggermente bagnate, facendo un grosso respiro e voltandosi a guardare che ore fossero. Le 4.34.
Stanca, si voltò un paio di volte nel letto, riflettendo ancora una volta su quanti pensieri possano sopraggiungere nella testa di una persona quando sta per addormentarsi.
Alessandra aveva anche un’atra certezza: doveva vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo perché poteva effettivamente essere l’ultimo. Doveva vivere la sua vita cogliendo tutto quello che le veniva donato perché la vita scorre con un tempo tutto suo, diverso dal tempo degli uomini. Scorre insieme al tempo dei secondi e dei minuti, incessantemente, e non si ferma ad ascoltare le nostre richieste. Scorre, scorre via e non ci aspetta.
Quindi, invece che stare sul ciglio della strada a fare l’autostop, conviene munirsi di una macchina e scorrere insieme a lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
My Space.
…ehm, salve. Se qualcuno è arrivato fino in fondo, complimenti per il coraggio.
Mentre scrivevo l’inizio ero piuttosto euforica e fiera di me, poi sono precipitata nel baratro del “ma che cavolo ho scritto??”. Sinceramente non so come sia arrivata alla morte partendo da una serata in discoteca, ma quando scrivo le cose vengono fuori praticamente da sole, in un modo del tutto diverso da come le avevo pianificate.
Comunque, ormai è fatta =P Sono sicura che avrete un minimo di clemenza considerando che è la mia prima storia Originale…e considerando che c’è un po’ di autobiografia, e credo sia successo a tutti di pensare a una cosa, soprattutto proprio prima di andare a dormire, e finire per pensarne un’altra lontana anni luce. Questo è quello che ho cercato di descrivere in questa…cosa.
Adoro “Il Trionfo di Bacco” del caro Lorenzo, e non potevo non partire da lui per il mio ingresso nel mondo delle Originali…
L’ultimissima cosa, e poi giuro che non rompo più, è il consiglio di andare a leggere la bellissima storia (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=984362) della mia Wynne, grazie a cui ho avuto la malsana idea di scrivere la mia (quindi, se fa schifo, prendetevela con lei u.u).
Au revoir!
  
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