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Autore: Rubysage    11/03/2012    6 recensioni
Il risveglio non è sempre un trauma...si può essere felici di alzarsi per una tazza di caffè, una brioche calda, qualcosa di nuovo o per una canzone...e Taro lo sa...ma se lo merita davvero, questo bel risveglio?
Prima classificata al contest di ELF "Wake up and smell the coffee!"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buongiorno che ci si merita

 

 

Taro Misaki uscì dal mondo dei sogni una decina di minuti prima che suonasse la radiosveglia, ma non la spense.
Aprì gli occhi nel buio e inspirò profondamente; attraverso la tapparella, abbassata solo a metà, le luci di Parigi che iniziava a svegliarsi filtravano riflettendo chiazze di luce tenue sulla parete di fronte. Il giovane sbadigliò e si rannicchiò sotto il piumone sorridendo, pregustandosi le note leggere di “Piper at the gates of dawn” che si sarebbero a breve diffuse nel monolocale, accompagnate dalla voce calda di Van Morrison.
Erano le cinque e venti del mattino, e lo attendeva la consueta corsa lungo Rue de Rennes fino ai giardini del Lussemburgo. A Taro non pesava alzarsi presto, lo faceva spesso per il piacere di godersi il suo angolo di città in una luce diversa dal solito, senza turisti né il frastuono festoso tipico della capitale francese.
Ma quella mattina, perfino la levataccia sarebbe stata diversa dal solito.
Per il suo trentesimo compleanno, Taro aveva ricevuto dai compagni di squadra (che conoscevano le sue abitudini mattiniere) una di quelle radiosveglie in cui, al posto della suoneria, avrebbe potuto impostare una canzone a sua scelta. Evidentemente conoscevano anche la sua passione per la musica, dato che il ragazzo si era fatto mucchi di cd con colonne sonore utili per qualsiasi occasione; dalla cena romantica con la fidanzata, al trasferimento per mezzo dell'affollatissimo metrò al campo da calcio, alla tazza di tè gustata sul tappeto del suo monolocale nei pomeriggi d'inverno.
Figurarsi se non aveva anche un brano adatto ad un risveglio ad ore antelucane!
E invece, a causa dei gusti difficili di Taro, trovare quello giusto si era rivelato più difficile del previsto.
Dopo aver trascorso un giorno intero a meditare, il ragazzo ci aveva provato con “Good morning, good morning” dei Beatles, ma, nonostante amasse alla follia il quartetto di Liverpool, aveva trovato estremamente irritante il loro chiocciare prima dell'alba. (Tre ore dopo no. Non riuscì mai a spiegarsi il motivo; questione di bioritmi?)
Poi aveva usato “Born to run”, pensando che il titolo potesse essergli da stimolo, ma il vigoroso rullante della batteria e l'attacco di chitarra elettrica all'inizio della canzone l'avevano catapultato un po' troppo bruscamente fuori dalle braccia di Morfeo, e Taro si era trovato a baciare il parquet con la tachicardia e le gambe che tremavano.
Archiviato anche Springsteen, era infine tornato dai Beatles con “Here comes the sun”, la canzone in assoluto meno traumatica che era riuscito a trovare. E il suo risveglio era stato dolcissimo, eccome; peccato che fosse ancora troppo assonnato quando aveva spalancato i vetri della finestra e alzato le tapparelle per respirare l'aria mattutina perchè, prima che se ne potesse accorgere, era stato investito da un soffio d'aria gelida e da uno scroscio di pioggia torrenziale. Il dio del tempo meteorologico aveva decisamente uno strano senso dell'umorismo.
L'illuminazione era arrivata ascoltando un canale radiofonico via internet.

Piper at the gates of dawn” era semplicemente perfetta: un attacco leggero e lento come il levarsi del sole all'alba, condito con note rilassanti di flauto e cornamusa quasi (strano a dirsi) impercettibile, più la voce potente, calda e rassicurante di Van “The Man”.
Vuoi mettere sorseggiare una tazza di caffelatte ammirando dalla finestra i riflessi dei lampioni sull'acqua tranquilla della Senna, mentre i primi raggi del sole tingono d'oro il cielo blu dell'alba parigina con una canzone del genere di sottofondo?
Anche se fosse stata una giornata di merda, sarebbe comunque iniziata in maniera fantastica.
Insomma, Taro voleva a tutti i costi quella canzone e la voleva subito. Ignorò quindi i suggerimenti di chi gli diceva che procurarsi l'album via internet gli sarebbe costato meno fatica e denaro che girare senza risultato per tutti i negozi di dischi usati del Quartiere Latino, convinto che un pezzo di nicchia si trovasse solo in negozi di nicchia. Ottenuti solo una sfilza di “No”, “Cosa?” e “Questa roba non la trattiamo”, e dopo aver litigato con un negoziante che voleva a tutti i costi rifilargli l'omonimo album dei Pink Floyd, era infine approdato ad un banalissimo Virgin Megastore, dove un'asettica commessa gli aveva sbattuto tra le mani il cd invitandolo a recarsi in fretta alle casse, dato che il magazzino doveva chiudere.
Così, nonostante il ritrovamento decisamente poco romantico della tanto desiderata canzone, Taro se n'era tornato a casa stanco ma raggiante, pronto ad iniziare una nuova giornata con un'atmosfera del tutto speciale.
Ed eccolo lì, a rigirarsi nel letto aspettando contento (unica persona al mondo, bontà sua) che la sveglia suonasse, e canticchiando tra sé e sé.

The coolness of the riverbank, and the whispering of the reeds
Daybreak is not so very far away...

Già gli sembrava di sentire il profumo del caffè uscire dalla moka, pronta sul fornello; glie l'aveva mandata Kojiro dall'Italia, insieme ad un barattolo di deliziosa miscela arabica, quando Taro aveva finalmente trovato la casa dei suoi sogni all'ultimo piano di un vecchio palazzo a Saint Germain des Prés.
Sembra che il caffè migliore venga da Trieste” diceva il biglietto che l'accompagnava “ma, a mio parere, è solo il più costoso. E poi io vivo a Torino, e preferisco le specialità del posto.”
Peccato non poter spedire a Kojiro, come ringraziamento, i deliziosi
pains au chocolat della boulangerie sotto casa sua; se avesse potuto, gli avrebbe spedito anche il loro profumo, che inondava il giroscale del suo palazzo la mattina presto, più tentatore del richiamo delle sirene di Ulisse e poco meno pericoloso.

...Enchanted and spellbound, in the silence they lingered
And rowed the boat as the light grew steadily strong...

La luce che entrava dalla finestra si fece un pochino più intensa; albeggiava presto a Parigi, all'inizio della primavera. Meglio così; la luce artificiale appena sveglio procurava a Taro un fastidio terribile agli occhi, tanto che il ragazzo aveva bisogno di abituarsi gradualmente anche alla luce naturale. Di solito scendeva le scale del soppalco (adattato a studio/camera da letto) al buio; raggiungeva l'angolo cottura e teneva la porta del frigorifero aperta giusto per recuperare burro, latte e la sua adorata marmellata di ribes e per localizzare, sul tavolo a penisola, la posizione del portapane con le baguettes già tagliate a fette e la tazza per il caffelatte, preparata la sera prima.
Pensandoci, non sarebbe cambiato molto quella mattina; ma tutti i suoi gesti quotidiani sarebbero stati accompagnati da qualcosa di nuovo ed estremamente piacevole.

...And the birds were silent, as they listened for the heavenly music
And the river played the song...

All'idea della colazione in quell'atmosfera ovattata gli venne l'acquolina in bocca. Era difficile da spiegare, ma per Taro quel giorno il pane sarebbe stato più fragrante, il caffè più profumato e il paesaggio che si stendeva fuori dalla finestra ancora più scenografico.
Tese l'orecchio per carpire i primi rumori del mattino, ma il quartiere sembrava immerso nel silenzio più assoluto. Era ancora troppo presto non solo per il cinguettio degli uccellini, ma anche per il rombo delle automobili che di solito correvano sei piani più sotto, lungo il viale.

...And the wind in the willows and the piper at the gates of dawn...

Guardò di nuovo l'ora, proiettando il segnale luminoso sulla parete opposta, contro la libreria; le 5 e ventotto.
Ancora due minuti di completo relax.
Si stiracchiò ben bene, allungando le gambe e calciando via il gatto, che si era acciambellato sui suoi piedi. La bestia saltò giù dal letto emettendo un flebile miagolio di disappunto e se ne andò a proseguire il sonnellino su una poltrona molleggiata proveniente da un grande magazzino svedese, da lui monopolizzata e riempita di peli neri al punto che Taro aveva preferito dimenticarsene piuttosto che pulirla.
La cuccia da sessanta euro
, la chiamava suo padre.
Preparandosi ad uscire dal letto, si girò su un fianco e controllò un'ultima volta l'ora.
Le cinque e ventinove. Un solo minuto e...
-
Jitterbug.
- Eh?!
-
Jitterbug.
- Jitterbug?!
Taro volse la testa, incredulo, verso la radiosveglia. Quella vocetta monotona e baritonale, che ripeteva una parola incomprensibile tra schioccare di dita, non apparteneva di certo a Van Morrison.
- Ma che cacchio...
Allungò di scatto la mano per spegnere la radiosveglia, mentre George Michael attaccava a cinguettare “Wake me up before you go go”, in un tripudio di tastiere e trombette anni '80, ma riuscì solo a farla cadere dal comodino. L'infernale elettrodomestico finì sul parquet provocando un frastuono infernale, ma non smise di suonare. Con la vista ancora appannata, Taro si sporse fino al bordo del letto tastando il pavimento alla ricerca della dannata radiosveglia che sembrava quasi saltellare a ritmo di musica, ma con il solo risultato di spingerla maldestramente sotto il letto proprio mentre gli Wham intonavano l'allegro ritornello.
Imprecando tra sé e sé, Taro rotolò giù dal materasso e si allungò sotto la rete fino a raggiungere la sveglia, ritirandola coperta da mucchietti di polvere e peli di gatto. Poi, finalmente, la spense e la chiuse nel cassetto del comodino, dopo aver cautelativamente tolto le batterie.
Si issò di nuovo sul letto sbuffando e restò un attimo a guardare il soffitto.
Ci era rimasto malissimo; tutte le sue aspettative sul risveglio sulle dolci note di “Piper at the gates of dawn” gli si erano disgregate sotto gli occhi, o meglio, nelle orecchie, e aveva la pessima sensazione che, se il buongiorno si vedeva dal mattino, il resto della giornata sarebbe stato anche peggiore.
Si sentì un po' come suo padre, quando rovinava un quadro con una maldestra pennellata fuori posto. In quel caso, Ichiro Misaki non provava nemmeno a correggere l'errore, buttava via la tela e ricominciava tutto daccapo, restando di cattivo umore fino alla riuscita dell'opera. Ma, essendo impaziente come suo padre, il giovane calciatore non aveva assolutamente voglia di aspettare ventiquattro ore per rifare tutto daccapo.
Era furibondo. E, peggio, sapeva benissimo chi era il responsabile di quel bello scherzetto.
Si girò verso Azumi, la sua fidanzata, di cui aveva completamente ignorato l'esistenza (e la presenza nel suo letto) fino a quel momento.
La ragazza sorrise, senza aprire gli occhi, e si rannicchiò accanto a Taro.
- Mmmh...è già ora di alzarsi? - disse.
Taro rimase immobile a fissarla con disappunto.
- Azumi - disse - Sei stata tu a cambiare la canzone della radiosveglia?
- Sì, amore - rispose la ragazza con voce sonnolenta – Volevo farti una sorpresa, visto che continui a lamentarti perchè non trovi la canzone adatta. Non credi che metta di buonumore? E poi mi sembrava un modo carino per ricordarti di svegliarmi prima di uscire...
- Non è stato affatto carino, Azumi.
- Quante storie. Non ti piacciono gli Wham?
- No! E comunque, non a quest'ora di mattina!
Azumi sbuffò. - Oh, andiamo. Quella roba con la chitarra era una lagna.
- Se avevo impostato la “lagna con la chitarra” è perchè
volevo la lagna con la chitarra! Mi piace, quella lagna con la chitarra, chiaro?!
- Certo, a te piacciono solo le cose che non piacciono a nessuno. Smettila di fare lo snob, una buona volta.
- Io non sono snob... - protestò Taro.
- Sì che lo sei - aggiunse Azumi troncando il discorso. - Altrimenti, chi te lo farebbe fare di andare a correre alle sei del mattino una volta tanto che la tua fidanzata si ferma a dormire da te? Scommetto che non ti ricordavi nemmeno che ero qui. E il tutto per una stupida canzone che puoi ascoltare in qualsiasi altro momento. Comunque, già che ci sei prepara pure un po' di caffè anche per me. Lo sai che mi piace freddo. - E si girò dall'altra parte.
Taro inspirò ed espirò profondamente, volgendo al soffitto gli occhi sbarrati.
Colpito e affondato, si disse.
Poi guardò di nuovo la ragazza, che sembrava ripiombata nel mondo dei sogni.
Odiava cambiare programmi, ma di certo non poteva cambiare fidanzata, pensò.
Con un pizzico di rassegnazione, si chiese dove fosse finita la dolce, premurosa e soprattutto adattabile Azumi che, tanti anni prima, era stata disposta a seguirlo e per mezzo mondo e prendersi cura di lui.
Probabilmente la sua adattabilità aveva raggiunto il limite.
Taro si sentì un po' in colpa; in effetti non poteva proprio darle tutti i torti, dato che aveva completamente scordato di aver passato la notte con lei e l'aveva pure svegliata all'alba...
Sospirando, prese dal cassetto la vecchia sveglia a lancette che si era portato dal Giappone quando si era trasferito in Francia e la mise sul comodino.
I risvegli d'atmosfera erano archiviati, per lo meno ogni volta in cui la sua fidanzata sarebbe rimasta a dormire da lui,
e il giovane si ripromise, la prossima volta in cui si fosse fatto prendere da uno dei suoi personalissimi entusiasmi, di fare i conti anche con le persone con cui divideva la sua vita.
Azumi si rigirò nel letto.
- Beh? Non dovevi alzarti? - disse sbadigliando.
Taro ci pensò un attimo. Forse aveva davvero ragione lei, quando gli aveva detto che era un po' snob.
- No - rispose.
Mandò al diavolo Parigi, i
pains au chocolat e il caffè; abbracciò teneramente la ragazza, si tirò il piumone sopra la testa e si riaddormentò.

 

Note:

Non volevo fare pubblicità a caffè italiano e poltrone svedesi, ma ovviamente si parla di Illy, Vergnano e Ikea ^_^ La “cuccia da 60 euro” è la definizione della poltrona Poang, coniata da una mia amica; siamo entrambe vittime dei nostri gatti, che se ne sono impadroniti...
Il “canale radiofonico via internet” è Accuradio, che vi consiglio caldissimamente ^_^
Grazie, per l'ennesima volta, a Melanto per avermi dato l'occasione di buttar giù questa storia. Mi è stata di grandissimo aiuto in un momentaccio di grandi rotture di scatole lavorative. Grazie mille di nuovo!

  
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