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Autore: Invader_from_Hell    16/04/2004    8 recensioni
In un cinema buio due anime si fondono in eruzioni e colate magmatiche, mentre la perdizione le culla al suono del trillo del diavolo. Per la persona che amo. E anche per mostrare a chi mi segue quello di cui sono capace adesso.
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con la mia spada

Con la mia spada

 

Nel buio di un cinema, nelle profondità del nostro pudore, nell’ultimo baluardo della società che sa e vuole divertirsi. Nelle rovine di città solo sognate e distrutte nei peggiori incubi, sedendo nel sangue di fantasmi anemici aggrappati alle aste che li trafiggono e che li dissanguano.

Di fronte alla nostra vergogna, mi sollevi dal sonno e mi tocchi la spalla. Mi mozzi il respiro con un bacio che non aspettavo, che non attendevo. Che probabilmente non meritavo. Un contatto soffice e proibito che chiude tutte le porte alla vergogna e spalanca le finestre su una vallata di dignità e pudore. Quello stesso pudore che sembra incendiare la nostra saliva, quel dimenticato senso morale che ci si attorciglia attorno alla lingua mentre la carichiamo di tutto il nostro desiderio per la persona che ci sta davanti. Il volto respira fuoco e quello che proviamo è una colata magmatica che ci scende lungo le braccia, portando via i nostri vestiti senza bruciare la nostra carne, amandola con puntualità e dedizione. Un contatto di petali velenosi e squisiti, un rametto di rosmarino intriso di olio vergine, quello che usi per spazzare il mio collo prima di darlo al fuoco dei tuoi baci.

 

Nell’oscurità di una sala dove le spie più temibili sono neon blu, morti e seppelliti sotto la coltre delle vite perse per un bacio negato nel buio, per una vergogna che non si è saputa placare.

Il suono che ci graffia è quello di plastica che si piega e si accartoccia sotto la pressione delle dita di qualcuno che ha perso la sua sfida contro il pudore e contro la propria giovinezza.

L’acqua che ci battezza è solo nostra, nella più totale e devota perdizione. In un cinema, al buio, spiati dai neon e dai pochi occhi che ancora non credono ad una visione sporca e tagliente, quella di due anime troppo simili che si perdono col sorriso sulle labbra.

 

Ho paura, se mi alzo stabilisco una distanza incolmabile da te, un divario che temo dovrei colmare prima possibile. Non posso alzarmi, allora aiutami tu, alzati con me, fallo tenendomi per mano, con il tuo palmo sudato fammi accarezzare la tua gamba che trema. Fammela sentire mentre i tuoi pantaloni riflettono i neon blu nel loro colore che va schiarendosi man mano che l’angolazione cambia. Ci avviciniamo al climax nella nostra iperbole segreta, dove anche i neon blu iniziano a desiderare una parte da complici, una semplice parte da squallidi subordinati, miseri custodi della combustione bagnata di due anime che hanno perso ogni cognizione del proprio corpo.

 

Ho paura, se non ti tocco ti vedo sfuggire mentre sorridi.

 

“ Fa freddo “ mi dici beffardo mentre ti avvicini e ti scaraventi con grazia tra le mie braccia. La tua massa uniforme emana vigore e sogni di desideri mai raccontati neppure dal più maledetto dei poeti.

“ Io muoio di caldo “ ti rispondo io tirandoti ancora più vicino, facendoti sentire chiaramente che il tuo non è l’unico cuore che sta vomitando sangue in ogni direzione alla massima velocità.

Ancora più vicino, ti voglio ancora più vicino. Non sai neppure tu cosa potrebbe succederti se non resti vicino a me, non hai la più pallida idea di quanto male potrebbe farti se permettessi a qualcuno di avvicinarsi e strapparti dalle orbite quei due occhi che ti fanno oscillare tra i miei desideri demoniaci e le passioni più alte e celestiali. Quei globi che al buio non fanno sentire la mancanza della luce.

“ Sono stato bene “ mi dici guardandomi. Mi interroghi con le labbra, mi chiedi se per caso non mi andrebbe di chinare la testa per essere più vicino alla fonte del mio desiderio, al nostro punto di contatto, alle profondità alle quali anela il getto di magma gemmeo che riduce in schegge insanguinate la mia lingua. In men che non si dica perdiamo al cognizione delle nostre eruzioni, ci sentiamo precipitare nelle voragini che l’altro non ha mai saputo di possedere.

 

Ho paura, se non ti sento potresti essere diventato muto mentre conquisti anche l’ultimo baluardo.

 

“ C’è ancora tanto da fare” dici dopo aver estratto dalla mia voluttà anche il più recondito dei piaceri, anche il più tacito patto col diavolo, anche il biglietto di sola andata per due all’inferno. Doveva essere una sorpresa. Ma hai ragione, c’è ancora tanto da fare. In questo cinema annientato dai neon, in mezzo a questa gente divertita, sdegnata e sopraffatta dal buio e dal torpore, dobbiamo schierare le nostre forze.

“ Sì… “ è la mia risposta mentre nuovamente ti arrampichi sui pochi centimetri che mi pongono più in alto di te.

 

Scioglimi con lo zucchero in un bicchiere di sangue. So che avresti il coraggio di bermi senza fare storie, so che se volessi potresti lasciare tutto e tuffarti dalla scogliera con me. per questo, ti amo.

 

Avvelenami col mio consenso, assicurati che ogni mia parte ti sia devota e fedele, osserva come ogni tributo sarà pagato e ricompensato dal tuo sangue che inizierà a scorrere in me copioso.

 

Mostrami dove e come abbiamo deciso di bruciarci, mostrami la pira ancora intatta, spiegami come appiccarvi il fuoco, e dalle ceneri estrai la prima parola che ci siamo detti e scioglila col primo bacio. Forgia questo impasto incandescente mentre ti aiuto a reggere gli strumenti del fabbro.

 

Ho paura. Perché ogni mia cellula ti reclama e sembra essere rimasta incollata ai tuoi vestiti e al tuo collo caramellato.

 

Se mai dovrai uccidermi, fallo con la mia spada.

 

 

 

  
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