Con la mia spada
Nel buio di un cinema, nelle profondità del nostro pudore, nell’ultimo baluardo della società che sa e vuole divertirsi. Nelle rovine di città solo sognate e distrutte nei peggiori incubi, sedendo nel sangue di fantasmi anemici aggrappati alle aste che li trafiggono e che li dissanguano.
Di fronte alla nostra vergogna, mi sollevi dal sonno e mi
tocchi la spalla. Mi mozzi il respiro con un bacio che non aspettavo, che non
attendevo. Che probabilmente non meritavo. Un contatto soffice e proibito che
chiude tutte le porte alla vergogna e spalanca le finestre su una vallata di
dignità e pudore. Quello stesso pudore che sembra incendiare la nostra saliva,
quel dimenticato senso morale che ci si attorciglia attorno alla lingua mentre
la carichiamo di tutto il nostro desiderio per la persona che ci sta davanti.
Il volto respira fuoco e quello che proviamo è una colata magmatica che ci
scende lungo le braccia, portando via i nostri vestiti senza bruciare la nostra
carne, amandola con puntualità e dedizione. Un contatto di petali velenosi e
squisiti, un rametto di rosmarino intriso di olio vergine, quello che usi per
spazzare il mio collo prima di darlo al fuoco dei tuoi baci.
Nell’oscurità di una sala dove le spie più temibili sono
neon blu, morti e seppelliti sotto la coltre delle vite perse per un bacio
negato nel buio, per una vergogna che non si è saputa placare.
Il suono che ci graffia è quello di plastica che si piega e
si accartoccia sotto la pressione delle dita di qualcuno che ha perso la sua
sfida contro il pudore e contro la propria giovinezza.
L’acqua che ci battezza è solo nostra, nella più totale e
devota perdizione. In un cinema, al buio, spiati dai neon e dai pochi occhi che
ancora non credono ad una visione sporca e tagliente, quella di due anime
troppo simili che si perdono col sorriso sulle labbra.
Ho paura, se mi alzo stabilisco una distanza incolmabile da
te, un divario che temo dovrei colmare prima possibile. Non posso alzarmi,
allora aiutami tu, alzati con me, fallo tenendomi per mano, con il tuo palmo
sudato fammi accarezzare la tua gamba che trema. Fammela sentire mentre i tuoi
pantaloni riflettono i neon blu nel loro colore che va schiarendosi man mano
che l’angolazione cambia. Ci avviciniamo al climax nella nostra iperbole segreta,
dove anche i neon blu iniziano a desiderare una parte da complici, una semplice
parte da squallidi subordinati, miseri custodi della combustione bagnata di due
anime che hanno perso ogni cognizione del proprio corpo.
Ho paura, se non ti tocco ti vedo sfuggire mentre sorridi.
“ Fa freddo “ mi dici beffardo mentre ti avvicini e ti
scaraventi con grazia tra le mie braccia. La tua massa uniforme emana vigore e
sogni di desideri mai raccontati neppure dal più maledetto dei poeti.
“ Io muoio di caldo “ ti rispondo io tirandoti ancora più
vicino, facendoti sentire chiaramente che il tuo non è l’unico cuore che sta
vomitando sangue in ogni direzione alla massima velocità.
Ancora più vicino, ti voglio ancora più vicino. Non sai
neppure tu cosa potrebbe succederti se non resti vicino a me, non hai la più
pallida idea di quanto male potrebbe farti se permettessi a qualcuno di
avvicinarsi e strapparti dalle orbite quei due occhi che ti fanno oscillare tra
i miei desideri demoniaci e le passioni più alte e celestiali. Quei globi che
al buio non fanno sentire la mancanza della luce.
“ Sono stato bene “ mi dici guardandomi. Mi interroghi con
le labbra, mi chiedi se per caso non mi andrebbe di chinare la testa per essere
più vicino alla fonte del mio desiderio, al nostro punto di contatto, alle
profondità alle quali anela il getto di magma gemmeo che riduce in schegge
insanguinate la mia lingua. In men che non si dica perdiamo al cognizione delle
nostre eruzioni, ci sentiamo precipitare nelle voragini che l’altro non ha mai
saputo di possedere.
Ho paura, se non ti sento potresti essere diventato muto
mentre conquisti anche l’ultimo baluardo.
“ C’è ancora tanto da fare” dici dopo aver estratto dalla
mia voluttà anche il più recondito dei piaceri, anche il più tacito patto col
diavolo, anche il biglietto di sola andata per due all’inferno. Doveva essere
una sorpresa. Ma hai ragione, c’è ancora tanto da fare. In questo cinema
annientato dai neon, in mezzo a questa gente divertita, sdegnata e sopraffatta
dal buio e dal torpore, dobbiamo schierare le nostre forze.
“ Sì… “ è la mia risposta mentre nuovamente ti arrampichi
sui pochi centimetri che mi pongono più in alto di te.
Scioglimi con lo zucchero in un bicchiere di sangue. So che
avresti il coraggio di bermi senza fare storie, so che se volessi potresti
lasciare tutto e tuffarti dalla scogliera con me. per questo, ti amo.
Avvelenami col mio consenso, assicurati che ogni mia parte
ti sia devota e fedele, osserva come ogni tributo sarà pagato e ricompensato
dal tuo sangue che inizierà a scorrere in me copioso.
Mostrami dove e come abbiamo deciso di bruciarci, mostrami
la pira ancora intatta, spiegami come appiccarvi il fuoco, e dalle ceneri
estrai la prima parola che ci siamo detti e scioglila col primo bacio. Forgia questo
impasto incandescente mentre ti aiuto a reggere gli strumenti del fabbro.
Ho paura. Perché ogni mia cellula ti reclama e sembra essere rimasta incollata ai tuoi vestiti e al tuo collo caramellato.
Se mai dovrai uccidermi, fallo con la mia spada.