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Autore: LiamsGirl    12/03/2012    11 recensioni
Una ragazza che ha bisogno di essere salvata. Che cerca un posto dove sentirsi a casa. Ed un ragazzo da chiamare Amore.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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chapter one.

Quando cresci in un orfanotrofio, non ti affezioni alle persone.

Sei solo. Senza qualcuno che ti dica qual è la cosa giusta e cosa no, senza abbracci, senza un appiglio a cui aggrapparti in caso cadessi. Senza amore.
Sei abbandonato a te stesso, con pochi sogni. Con qualche piccola speranza, in cui alla fine neanche tu ci credi più di tanto.
In pochi se ne vanno senza più tornare, in pochi trovano una casa che li accolga.
La maggior parte dei ragazzi rimane lì, con poche certezze e molte paure.
Courtney Morrison ne è l’esempio perfetto.

Stava seduta sulla brandina con le gambe strette al petto, faceva lo scudo a se stessa.
I capelli rossi erano legati in una coda malfatta fermata con una matita smangiucchiata, quella che usava per disegnare. Spesso disegnava ciò che la colpiva, paesaggi, persone, emozioni. Riusciva a ricreare su carta le emozioni che provava, e si divertiva a farlo.
Come in quel momento, guardava spesso fuori dalla finestra ignorando ciò che le succedeva attorno.
Due ragazzi stavano pomiciando sul letto affianco al suo, lasciandosi sfuggire qualche verso di piacere. Fino a qualche mese prima, anche a lei piaceva trascorrere i pomeriggio noiosi così, era stata con Tom, con Jack ed una volta anche con Travis. Ma nessuno l’aveva fatta sentire “vera”, “viva”, “speciale”.
Non ci sperava nemmeno più di trovare un ragazzo che l’amasse per quello che era, e non per il suo culo da favola.
Non sperava nemmeno più di uscire da lì.
‘Puoi andartene, abbiamo da fare’ la voce del ragazzo la irritò, perché fu costretta ad interrompere i suoi pensieri, ed alzarsi dal letto. La stanza non era molto grande, e ci dormivano solo due ragazze. Lei e Emily.
La sua compagna di stanza aveva una pessima reputazione. Passava i pomeriggi nelle stanze dei ragazzi, a volte li portava nella loro, e facevano cose che una ragazza di sedici anni non dovrebbe fare.
Però poteva permetterselo. Era bellissima, di quella bellezza mozzafiato.
I capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle, e le accerchiavano il viso. Gli occhi erano grandi, azzurri e sempre lucidi.
Al contrario di Courtney, a lei piaceva sorridere.
Attraversò la stanza con due falcate, e sbattè la porta alle sue spalle. Il corridoio era vuoto, l’aria pesante.
Una lampadina era fulminata e lampeggiava a intermittenza.
Su entrambi i lati del corridoio c’erano le porte delle stanze, a destra le ragazze e a sinistra i ragazzi.
‘Ciao Courtney’ il ragazzo riccio la salutò, imitando il saluto militare e saltando sull’attenti mentre lei gli passava davanti. ‘Ciao’ rispose secca, con voce fredda e tagliente.
Uscì nel parcheggio, per osservare le persone.
Era brava a farlo,si divertiva ad osservare i loro movimenti, gli sguardi, le reazioni.
Osservava ciò che la circondava, e l’amava.
Odiava tutto e tutti, ma sapeva che al mondo c’è sempre qualcuno che sta peggio di te.
E se sei l’ultimo della lista, bhe, allora è sfiga.

Si morse l’angolo destr del labbro inferiore, come suo solito, e trattene il fiato più che potè.
Stinse le mani a pugno, e solo quando il sangue non circolava più, le rilassò.
‘Vieni, ti devo parlare’ la voce di Sally la sorprese, e fece un salto per lo spavento. ‘Che c’è?’ parlò a denti stretti, ma non era arrabbiata con lei, anzi, Sally era l’unica vera amica che lei avesse mai avuto. L’aveva sempre aiutata, e c’era sempre stata. Al contrario di molte persone.
Al contrario dei suoi genitori.
‘Ci sono buone notizie, credo’ sorrise gentilmente, pizzicò una ciocca di capelli tra l’indice e il pollice, e li riportò dietro l’orecchio. ‘Arrivo’.

L’ufficio del direttore era composto da pochi oggetti semplici, una scrivania, due sedie, un archivio e una lampada. Il direttore in fin dei conti era un brav’uomo, piuttosto gentile. Era basso, grasso, calvo, si faceva chiamare Sig. Anderson ma per i ragazzi dell’ edificio era solamente Anders. ‘Vieni siediti’ la voce calda e morbida fece sentire un po’ meglio Courtney, che stava sulla porta, indecisa sul da farsi.
‘Okay’ fu tutto quello che disse, mentre si sedeva sulla sedia libera di fronte alla scrivania. ‘Abbiamo trovato una famiglia affidataria, hanno detto che sono disposti ad accoglierti in casa loro’. Parlava gesticolando e non si accorse dell’imprecazione che disse Courtney. ‘Vengono a prenderti domani mattina’ tossì, per attirare l’attenzione della ragazza che si stava guardando intorno, poco interessata. Courtney è la tua ultima possibilità, lo sai. Se ti rimandano qui anche loro, sei fuori. Ah, un’ultima cosa. So il tuo problema con le religioni.. ma loro sono mussulmani’ quell’ultima affermazione la disse con una smorfia di disgusto sulla faccia, che poco dopo si impadronì anche del viso di Courtney. ‘Non ci vado neanche morta!’ Lei si alzò di scattò facendo cadere all’indietro la sedia, urlò. ‘Non hai scelta!’ Anche il direttore alzò la voce, e sbattè il pugno sulla scrivania che li divideva.
‘Al diavolo’ girò su se stessa, con negli occhi la rabbia.
Il fatto che non avesse possibilità di scelta la distruggeva, lei era sempre stata uno spirito libero.
‘Domani mattina alle otto, non fare sciocchezze’ Stava per uscire dalla stanza, quando il direttore disse le ultime parole di congedo. Lei non gli rispose, ma sbattè la porta dell’ufficio alle sue spalle talmente forte, che il vetro andò in frantumi. ‘Ops’, sorrise soddisfatta, e mentre l’uomo imprecava contro di lei, si avviò verso al sua ex stanza ormai, canticchiando.

Nota dell'autrice.
Ciao a tutte C:

spero vi sia piaciuto quello che avete letto fin'ora. E' l'inizio di questa nuova storia. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.
Se vi va, seguitemi su Twitter @ItsLiamsgirl.
Grazie a tutte. :)
  
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