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Autore: Ms_Seek    12/03/2012    1 recensioni
Ogni traccia di umanità sparisce, relegata in un angolo del mio essere, troppo lontano per essere raggiunto, mentre una risata sinistra si diffonde nell’ area circostante partendo dal mio petto, non c’è più spazio per la pietà ed il rimorso, ORA io sono la Regina Nera.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Regina Nera



 

La tensione è palpabile nell’aria, perfettamente allineati di fronte ad i nostri avversari,in mezzo un campo che a breve sarà coperto di sangue. Freddi ed immobili ma con il cuore in subbuglio attendiamo il segnale, l’ ordine che darà inizio a tutto:
- Pedone in D4-
Ecco. Il fante si muove: è un ragazzino gracile e pallido, che avanza insicuro fino alla sua casella. Conosce già il suo destino, è un pedone, un pezzo sacrificabile, nessuno si preoccuperà di proteggerlo quando arriverà il tempo. Forse è proprio grazie a questa consapevolezza che marcia con il busto eretto, con il volto spaventato ma lo sguardo fisso ed orgoglioso di chi è deciso a combattere fino all’ ultimo, il contrasto è quasi comico, come un gattino che crede di essere una tigre. Se non fossimo in una situazione così tragica probabilmente mi avrebbe fatto sorridere, invece non posso far altro che fissarlo, provando allo stesso tempo pena e rispetto per il suo coraggio (o magari solo stupidità?).
-Cavallo in C6-
Il nostro cavaliere parte spedito al galoppo, sicuro e deciso, oramai avvezzo alle battaglie, prova ne sono le cicatrici visibili dai punti che la sua armatura lascia scoperti e dalla più vistosa benda sull’ occhio, piccolo prezzo da pagare per la riuscita di una precedente campagna. Il suo cavallo, come il padrone, scalpita per entrare in azione, quasi si impenna una volta arrivato alla sua casella.
Il suo aspetto ed il suo temperamento si addicono perfettamente alla vita a cui siamo condannati, eppure anche lui indossa gli stendardi neri, come me e tutto il mio popolo, simbolo di un perenne lutto, un pianto silenzioso per noi ed i nostri avversari. Questo colore è una seconda armatura, ci esonera dal mostrare la nostra vera natura, nasconde le debolezze ed il senso di vulnerabilità, rendendo invisibile persino il nostro stesso sangue durante i combattimenti, permettendoci così di distaccarci, di dimenticare per un attimo chi siamo e dove ci troviamo, di sparire nel buio, rifugiarci in questo nero sogno nel quale basta chiudere gli occhi per andare altrove, anche se per un fuggevole istante. Io che del buio son regina non posso non provare disprezzo, quasi repulsione per le bianche divise dei nostri nemici, così candide e facili da macchiare, sono come la luce di un mattino che speri non arrivi mai, fanno riaffiorare tutto ciò che nel nero sparisce.
Quando riemergo da quel mare tumultuoso che sono i miei pensieri mi accorgo che anche altri pezzi si sono spostati, un pedone si trova ora nel raggio d’ azione del cavaliere, nonostante sia un avversario spero con tutta me stessa che il loro comandante noti il pericolo e che lo faccia spostare. Posso vedere benissimo gli altri pedoni avversari in ansia per il loro compagno…
-Cavallo in A3-
il terrore si dipinse sui loro volti quando realizzano che l’ ordine di spostarsi era stato impartito a qualcun altro, condannando il pedone che, sebbene avesse probabilmente contemplato quella possibilità non riesce a smettere di tremare. Potrebbe scappare? Chissà, nessuno di noi ci ha mai provato, o forse nessuno ci era mai riuscito, forse è semplicemente qualcosa che non siamo capaci di fare, pedine nelle mani di qualcun altro.
La morte si abbatte sul campo di battaglia, il cavallo parte al galoppo, una spada viene sguainata, un fendente, un rantolo, poi più nulla. Qualcuno grida, anche se non so dire con certezza chi, altri chiudono gli occhi, io guardo senza distogliere lo sguardo, senza emozioni per quella vita appena stroncata, per quello sguardo adesso vitreo, per quel liquido purpureo che solca il terreno, dopotutto sono la regina, è questo quello che ci si aspetta da me. Sento gli occhi che si fanno lucidi, ma è solo un momento di debolezza, poi torna il vuoto… so fin troppo bene che siamo solo all’ inizio e che molto altro sangue scorrerà, che dovrei essere felice che non sia stato uno dei nostri a morire… mi dispiace ma ci sono abituata, una orribile abitudine ma pur sempre tale. Lo sguardo si sposta di nuovo al resto del campo, qualcuno deve ancora riprendersi ma non c’è tempo da perdere, gli ordini sono veloci e non lasciano tempo per i sentimenti, non se questo significa perdere la capacità di combattere.
Altro sangue viene versato davanti ai miei occhi, uno dopo l’ altro cadono, non importa se sono amici o nemici, se sono giovani pedoni, possenti cavalli o eleganti alfieri, le torri più solide si sgretolano come se fossero fatte di sabbia e perfino le letali regine possono sentire il freddo fiato ed i dolci sussurri della morte sul loro collo. Ogni cosa perde di significato, quando vengono trafitti ed esalano l’ ultimo respiro diventano tutti paurosamente uguali, sparendo in quel mare di visi segnati dallo stupore o colti dalla morte con i volti trasfigurati dagli ultimi istanti vissuti nel dolore. Immersi in quel liquido rosso cheloro non vogliono e non possono vedere.
-Alfiere in D5-
Si distingue dalla folla una figura alta, con un armatura riccamente decorata, l’ andatura lievemente claudicante che non ne svilisce però il portamento, da essa infatti traspare una calma ed una sicurezza che fanno percepire in anticipo al nemico che ogni via di fuga è preclusa. Questa volta è un nostro cavaliere il bersaglio: osservo impassibile mentre questi viene disarcionato e trapassato senza potersi difendere- non è il suo turno- il nostro comandante è stato disattento ed ora il re è sotto scacco, c’ è un’unica possibilità:
-Regina in D5-
Il mio momento è giunto, guardo il sire alla mia destra, non ha paura, dopo tutto è il re e deve essere protetto ad ogni costo, scruta quindi annoiato il campo, senza curarsi dei suoi sudditi morti per difenderlo. C’è stato un tempo in cui avevo odiato i re, accusandoli di essere la causa di questi massacri ripetuti ed ancora oggi provo rancore per questa loro indifferenza, mi sono però resa presto conto che questo loro titolo è una pagliacciata, che anch’essi sono solo fantocci nelle mani di qualcuno più grande.
Sguaino la spada e mi addentro in questo sentiero di sangue e cadaveri, maestosa ed elegante, silenziosa come si addice ad una regina guerriera, mi avvicino a colui che ha portato alla morte di tanti miei compagni e, senza esitare, con un solo colpo metto fine alla sua opera, tagliandogli la testa. Ogni traccia di umanità sparisce, relegata in un angolo del mio essere, troppo lontano per essere raggiunto, mentre una risata sinistra si diffonde nell’ area circostante partendo dal mio petto, non c’è più spazio per la pietà ed il rimorso, ORA io sono la Regina Nera.
Ancora altri movimenti, per mano mia cadono in molti, le mani si macchiano del sangue dei soldati che tanto ho compatito e, forse anche ammirato. Quei pensieri sono così lontani che mi sembrano di qualcun altro, mentre con un altro affondo pongo fine all’ esistenza di una torre. Ogni vita che spengo, ogni ferita che infliggo mi riempie di sensazioni indescrivibili, di una perversa euforia mentre il mondo attorno a me si tinge di rosso, la lama della mia spada sembra nutrirsi di questo nettare purpureo e risplende come il più prezioso dei rubini. E’ questo ciò che hanno provato gli altri pezzi scendendo in battaglia? Forse ognuno di noi nel profondo cova questo sentimento? Questa ferocia fa parte del nostro essere o è solo un altro pezzo della pesante armatura che non possiamo togliere?
-Torre in C1-
Con questi pensieri sento che l’ impeto iniziale scema, il ricordo di quegli occhi supplicanti riaffiora, ma ora non è il momento! Ho ucciso e devo continuare a farlo quindi non ho nessun diritto di dispiacermi per gli avversari, non ora che sono intrisa del loro sangue! Sono rimasti pochi pezzi, vedo l’ obiettivo, il re nemico è messo sotto scacco da un cavallo ed una torre, tenta di fuggire ma i suoi ingombranti abiti gli consentono solo pochi, inutili passetti… patetico! Il disgusto mi assale e mi appresto ad eseguire l’ ultimo ordine di questa partita:
-Regina in E3-
Il re bianco impallidisce improvvisamente, nessuno può difenderlo ora, nemmeno la sua regina che giace esanime a pochi passi da me. Con un sentimento simile alla gioia ( o forse sollievo?) mi avvicino al re. Egli si guarda attorno in cerca di un qualsiasi aiuto esterno o di una via di fuga: davvero, davvero patetico… Vedendomi arrivare non può far altro che inginocchiarsi ed accettare la sua sorte.
-Scacco Matto-
La mia lama trapassa la sua gola, voglio che sia una morte veloce, possibilmente indolore e così è. Nello stesso istante in cui il re spira realizzo che la vittoria è priva di significato, che le vite perse non torneranno e, schiacciata dalla consapevolezza mi accascio al suolo, in ginocchio mentre tutto attorno a me comincia a girare vorticosamente, non capisco molto di ciò che accadde ma all’ improvviso tutto diventa buio, il mio adorato buio, nel quale mi lascio affogare fino a sparire completamente.
Dopo un tempo indefinito riapro gli occhi, osservo il mio esercito allineato, dall’ altra parte bianche file di soldati aspettano l’ ordine che darà inizio alla battaglia, nella mia mente ricordi confusi mi dicono che è impossibile, che tutto è orribilmente sbagliato. Non riesco a dare un senso alle lacrime che iniziano a scorrere copiose sul mio viso mentre il mio urlo disperato accompagna una voce che recita:
-Pedone in D3-





Et volià la mia prima storia! Ero incerta se pubblicarla o meno ma alla fine è andata così... spero sia stata di tuo gusto.  
  
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