Film > Il Gladiatore
Ricorda la storia  |      
Autore: Stateira    13/10/2006    12 recensioni
“ti abbraccio come un fratello.” Sono bravo a mentire, vero, Massimo Decimo Meridio?
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“ti abbraccio come un fratello

“ti abbraccio come un fratello.”

Sono bravo a mentire, vero, Massimo Decimo Meridio? Sono sempre stato bravo, a mentire. È così difficile, a volte, ma è sempre e comunque più facile che dire la verità. Perché ricordati che io non ho bisogno, di dire la verità, io sono Cesare, sono Commodo il grande, e posso avere tutto ciò che voglio. Tutto, sì, tutto quanto.

L’amore… Di mia sorella. Di mio nipote.

Hai visto? Io ho una famiglia, sì, una famiglia. Gente che mi ama, io lo so che mi amano, perché io amo loro, e loro non possono non amarmi, no. Non possono.

Soltanto tu hai potuto.

Mio padre… lui non mi ha mai amato. Non mi ha mai voluto, eppure ero suo figlio, sai? Non gli ho chiesto io di essere messo al mondo, non sono stato io a chiedere di essere così. Ed è colpa sua, se ora ho paura del buio, solo colpa sua! Perché nel buio, io vedevo… il buio! E non c’è mai stato nessuno, per me, mai, una carezza, una parola di conforto, nulla! Mai, perché lui amava te! ma io… anche io volevo amarti! Volevo che diventassi mio fratello, che ti prendessi cura di me, volevo… un abbraccio. Come quelli che davi a tua moglie, o persino ai tuoi soldati feriti, quelli che non avevano speranze, io ti guardavo, a volte, anche se so che tu non mi vedevi. Non mi vedevi perché non volevi vedermi. Sono… sono tanto fastidioso, per te? Ti irrito a tal punto? E allora dimmi, dimmi che ti ho fatto, per meritare tanto disprezzo, la tua indifferenza più dura, tu non puoi permetterti di fare così, eppure lo fai, mi guardi come se fossi un ragazzino viziato, e io ti odio, perché so che da te non avrò mai nulla! Tu, come mio padre, mi hai fatto prostrare, pur di avere un segno della tua stima, pur di sentire che mi apprezzavi, e lo sai perché? Perché tu sei sincero, e io ho bisogno di sentire che mi ami dalla tua bocca, ma proprio perché sei sincero non lo dirai mai. Perché tu non mi hai mai amato, e mai mi amerai. Non hai amato nemmeno mia sorella, in realtà, ma almeno lei ti ha avuto, per un po’, almeno lei è arrivata dove io non potrò mai giungere. Almeno un po’, lei ti ha toccato l’anima.

Ironie del destino, o forse giochi degli dèi. A volte vorrei cambiar faccia, per vedere se almeno così riuscirei ad esserti gradito. Lo vedi? Domando venia, come uno sciocco, come un bambino. Anzi, di più, mio nipote Lucio, così piccolo, è già più coraggioso di me.

Ti somiglia. A volte, mi spaventa, persino, la determinazione dei suoi occhi, così vicina alla tua. Anche lui hai conquistato, Massimo.

Perché, allora, io non riesco a conquistare te? A dimostrarti che sarei un imperatore capace, e tu un bravo condottiero, e insieme potremmo essere grandi, magnifici, addirittura! Perché non riesco ad inculcare in quel tuo petto di guerriero che è te che vorrei vicino, che è con te che vorrei poter parlare, tutto il giorno, è del tuo consiglio che mi fiderei. E forse, è te che vorrei anche la notte, quando scende tutto quel buio assordante. Ma questo immagino sia una faccenda diversa, vero? Questo immagino ti dia solo raccapriccio, e lo capisco, lo posso capire. Tu sei un uomo troppo uomo, per poter volere con te altra virilità. Perciò immagino che proverei ad insistere un po’, pretenderei che il mio potere valesse sul tuo ribrezzo, ma poi non continuerei ad assillarti, in fondo mi basterebbe averti provato solo per una volta, solo per poter dire che so che cosa significano, le tue mani, e la tua bocca, il tuo mento sempre ruvido di barba.

Lo vedi? In fondo non chiedo poi molto, Massimo, nemmeno la metà di ciò che potrei pretendere, come imperatore. Non ti ho nemmeno chiesto di morire per me, in battaglia, e nemmeno lo farei mai, perché sai, credo che mi dispiacerebbe molto, in verità. Credo che perderti potrebbe essere una delle esperienze più spiacevoli della mia vita. Non che ora io possa dire di averti, però tu aspetta, dammi solo un po’ di tempo, ed apriti, per favore, alla possibilità di avvicinarti a me. Corteggiami, come già fanno alcuni, al Senato, e molti, a palazzo. Mi piacciono, mi divertono, le loro adulazioni vuote e senza ritegno, ma credo che con te sarebbe molto diverso. Tu non sprecheresti parole, non staresti ore ed ore a pensare alla cosa giusta da dire, parleresti e basta, brevemente, mi  chiederesti di potermi servire, e io ti direi di sì, mio caro Massimo, e tu saresti felice, di essere il mio generale. Come con mio padre, come ai vecchi tempi.

Come quando io ero il principe, come quando ero il figlio unico, ma non prediletto, non per questo abbastanza meritevole.

Soffro, Massimo, abominevolmente, come se fossi un assassino. Ma io non lo sono. Sono solo un uomo giusto, un uomo che ha saputo agire, quando era il momento di farlo, che ha salvato Roma dai terribili errori che mio padre stava commettendo, e di questo tutti dovrebbero essermi grati, tutti quanti, soprattutto tu, tu dovresti essere quello che più di tutti dovrebbe amarmi, e onorarmi, e rispettarmi.

Perché allora mi odi così tanto, Massimo?

  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Il Gladiatore / Vai alla pagina dell'autore: Stateira