Good morning

 

 

La prima cosa che Harry pensa appena si sveglia è che ha mal di testa e non sa perché. Apre gli occhi e per qualche istante c’è solo dolore, e stordimento, e troppa luce anche se le veneziane sono abbassate. Poi arriva tutto il resto, tutto insieme. Le veneziane che non sono le sue, il letto che non è il suo, sono nuda, c’è una donna attorcigliata tra le lenzuola, è nuda anche lei. E’ una donna giovane, tra l’altro, poco più di vent’anni. Universitaria, a giudicare dal libro di sociologia sul comodino. Capelli corti e scuri, un tatuaggio tra le scapole, abbastanza carina. Harry non ha la più pallida idea di chi sia.

Mentre va in bagno cerca di ricordare. Ieri era venerdì ed è andata a lavoro, questo lo sa. C’è stato qualcosa di sbagliato, forse ha insultato qualcuno, forse ha dimenticato una scadenza, il capo l’ha chiamata nel suo ufficio e le ha urlato contro. Quando è uscita era stanca e incazzata e pioveva e non aveva l’ombrello. E’ andata a casa, ha acceso la tv, forse ha bevuto qualcosa, sì, stava cercando di smettere, è vero, ma non sarebbe stato un bicchiere di vodka a ucciderla. Soltanto uno, sul serio. Dopo il bicchiere di vodka si è detta che in fondo è triste stare a casa di venerdì sera, ha preso la borsa ed è uscita. Poi c’è stato un pub, una discoteca, non è sicura. C’erano musica e luci colorate e tanta gente che ballava. Ricorda l’odore di alcool e sudore e i riflessi dei braccialetti della barista, e tutto brilla per un attimo troppo forte dietro le sue palpebre. Apre il rubinetto e si lancia acqua fredda in faccia finché non si sente un po’ meglio.

Ora ci sono le cose importanti. I suoi vestiti, per fare un esempio a caso. Trova il reggiseno appallottolato intorno alle mutande sul davanzale. I jeans sono sotto il letto, gli stivali e la borsa accanto alla porta. Non c’è modo di far saltare fuori la maglia, quindi chiude la zip della giacca fino al collo. Vorrebbe fermarsi a preparare la colazione per la ragazza, uova e pancetta non sono un gran bel modo di chiedere scusa, ma sono pur sempre il solo che conosce, però non può rischiare di svegliarla. E’ giovane. Quelle giovani ci sperano sempre, vogliono che tu resti, magari dopo andiamo a pranzo e poi al cinema, perché no, non te ne devi per forza andare subito, è stato bello ieri sera, non ti è piaciuto?

Harry chiude piano la porta dell’appartamento e scende le scale tenendosi al muro. Fuori è una via piccola, Herbrand Street. E’ vicino alla Piccadilly Line, quattro fermate dopo casa sua. Grazie, Dio.

Appoggiata al muro della stazione della metropolitana – mind the gap, mind the gap, mind the gap – Harry controlla il cellulare. Ha chiamato tre volte John, due Clara. Hanno risposto entrambi. Dovrà scusarsi. John non la perdonerà, dirà che aveva promesso di smettere, l’aveva giurato, dirà che non ci prova neanche, che è una delusione e una pessima sorella. Clara dirà che non fa niente, non importa, davvero. Riderà piano e respirerà in piccoli sorsi rapidi come quando cerca di non piangere. Poi chiuderà la chiamata, e Harry si accartoccerà sul divano con il suo mal di testa e i suoi sensi di colpa. No, oggi non è una buona giornata.

 

 

 

 

Angolino

Mi dicono che non si può andare OOC quando non c’è nemmeno un vero e proprio C, quindi mh, prendetela per quello che è, ovvero una cosa minuscola e randomica che partecipa a questa iniziativa qui (http://sherlockfest-it.livejournal.com/16817.html?view=230833#t230833) dello SFI <3