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Autore: Netmine    13/03/2012    7 recensioni
Se la giovane Morgana avesse prestato più attenzione alle parole di sua nonna quando le raccontava le storie dei tempi passati, quando le farfalle e le fate vivevano insieme, a quell'ora sarebbe già volata via, e in fretta, per non cadere nelle reti ammaliatrici della farfalla.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno di tanto tempo fa, nel bosco fatato di Dreamland, la piccola Morgana, una fata silvana, stanca da un lungo volo, si sedette sul petalo di un enorme rosa per riposarsi prima di riprendere il suo viaggio.
Dopo aver ispezionato il fiore sul quale si era andata a posare, Morgana si distese e osservò l'ambiente in cui si trovava: era in un punto della foresta dove la vegetazione era molto fitta e non riusciva a capire che ore fossero, ma  pensò che non fosse troppo tardi e che si sarebbe potuta permettere un sonnellino prima di tornare a volare, così chiuse gli occhi e si lasciò sprofondare lentamente nel sonno.
Fu svegliata da un forte rumore, come il suono di un petalo quando si rompe, e subito si alzò in volo, temendo di stare per precipitare. Ma non era stato il suo petalo ad emettere quel suono. Con un sospiro di sollievo, sciolse i muscoli che aveva teso per lo spavento e scese lentamente verso il suo giaciglio, dandosi il tempo di osservare il panorama, divenuto più ombroso durante il sonno, e decidere che era giunto il momento di riprendere il volo. 
Si appoggiò delicatamente sul petalo della rosa, che fece appena ondeggiare, e , mentre stirava le lunghe ali viola e turchesi, ringraziò il fiore per la sua ospitalità e per la protezione che le aveva offerto. 
Stava per spiccare il volo quando sentì nuovamente quel rumore, questa volta più forte, e dopo pochi istanti vide una farfalla dalle sgargianti ali rosse volare a un palmo dal suo naso. Con un risolino, Morgana si diede della stupida, "Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? Una crisalide!". Ancora per qualche istante, guardò il sensuale volo della farfalla che volteggiava di fiore in fiore gustandone i dolci aromi. Essa, alla fine, si fermò su una margherita, vicino alla rosa dalla quale Morgana la stava osservando affascinata, dimentica del motivo per cui doveva tornare a casa dalle persone a lei care.
La farfalla intanto era intenta ad aprire e chiudere le proprie ali librandosi appena in aria, come se lei stessa fosse rimasta incantata dalla loro bellezza. 
Solo dopo parecchio tempo si stancò di quel giochino e, volgendosi per riprendere il volo, scorse la fatina appollaiata su un ramo che la fissava con occhi rapiti e il viso appoggiato tra le esili mani strette a coppa. Era seduta con le ginocchia strette al petto, ma si intravedevano un morbido vestito di stoffa di un colore che la farfalla non conosceva e due ampie ali viola dai riflessi turchesi. La mente e il cuore della giovane farfalla furono pervasi dall'invidia nel guardare il bellissimo viso, l'esile, ma aggraziato, corpo della fata e le sue luminose ali.
Morgana vide la farfalla alzarsi in volo e rimase stupita nell'apprendere che si stava dirigendo verso di lei. 
Se la giovane Morgana avesse prestato più attenzione alle parole di sua nonna quando le raccontava le storie dei tempi passati, quando le farfalle e le fate vivevano insieme, a quell'ora sarebbe già volata via, e in fretta, per non cadere nelle reti ammaliatrici della farfalla. Lei le aveva sempre raccontato di come le farfalle erano state invidiose della bellezza delle ali delle fate e di come, dopo un breve periodo di stabilità tra le due razze, esse avessero tentato di incantare le fate con le loro belle parole e di sottometterle in questo modo al loro volere. Era stato questo il motivo per cui erano state bandite da ogni regno delle fate, ma Morgana non aveva mai creduto alle storie fantasiose della nonna e ora che si ritrovava innanzi ad una farfalla le sembravano ancora più ridicole "Come può un essere così bello provare invidia per qualsiasi altra creatura?"
La farfalla si posò sullo stesso petalo di Morgana, facendolo ondulare pericolosamente. "Gli atterraggi leggeri non sono ancora il suo forte, imparerà col tempo."
Le due passarono parecchio tempo a studiarsi senza  che nessuna delle due si decidesse a parlare per prima. Infine  Morgana prese la parola, anche se timorosa di dire qualcosa di sbagliato e di farla volare via 'Bentrovata giovane farfalla. Il mio nome è Morgana, il tuo qual'è?' essa sembrò spaesata da quella domanda e rimase a lungo in silenzio 'Hai un nome?
'In realtà si, quando ero un bruco il mio nome era Geréi..' il suo tono era triste, come se rievocare i ricordi di quando era solo un bruco le facesse male. 
Morgana avrebbe voluto dire qualcosa per incoraggiarla ma sentiva di doverla lasciare parlare. '..Come ho detto, il mio nome era Geréi, ma la mia vita è stata triste e solitaria. Nessuno vuole accanto a se un orrendo bruco che per muoversi striscia da un luogo all'altro, nessuno ti osserva con meraviglia e stupore, come stai facendo tu in questo momento. Quando ero Geréi gli animali del bosco commentavano il mio passaggio con risate e versi di disgusto..' La sua voce era talmente tanto carica di tristezza da far arrossire Morgana per la rabbia che provava contro quegli animali superficiali che avevano fatto star male una creatura dall'animo così gentile. '..Per questo non voglio più portare quel nome, mi capisci, vero?' Osservò Morgana che, per risposta, fece un energico gesto di consenso con la testa. La sua voce si spense e rimase ferma a guardare l'effetto che la storia della sua vita aveva avuto sulla fata.
Morgana rimase in silenzio per qualche secondo, poi si alzò di scatto con un salto e si librò in aria disegnando magiche figure nel suo volo eccitato 'Ci sono!' esclamò 'So come aiutarti! Posso darti io un nome!' solo mentre lo diceva si rese conto di che cosa aveva proposto; dare il nome ad un essere significa avere una forte influenza su di esso. '..Scusa, non avrei dovuto proportelo'
La farfalla emise quello che a Morgana sembrò il suono di una risata, ma non ne era completamente certa 'Mi faresti un grande favore e poi se qualcuno deve darmi un nome è giusto che quella persona sia tu... Sei la mia prima amica e in questo modo potrò portarti nel mio cuore anche quando te ne andrai e mi lascerai sola..." la voce della farfalla era di nuovo triste e Morgana sentì il desiderio di rassicurarla e di dirle che non l'avrebbe mai lasciata da sola, ma sapeva che questo non era vero, sapeva di dover tornare a casa dalla sua famiglia. Con un profondo cambio di tonalità, la farfalla continuò a parlare. la sua voce 'Ma non è il caso di pensarci ora, abbiamo ancora un po' di tempo da passare insieme e dobbiamo goderlo il più possibile' ora era allegra 'Avevi già qualche nome in mente?'
'Beh veramente si, un paio di nomi li avrei... Posso farti sentire i miei preferiti ee poi tu potrai scegliere il tuo preferito'
'Mi sembra un'ottima idea, amica mia'
'Vediamo un po'.. Ci sarebbero: Alit, Nerci, Acemi, Cora... E poi quello che preferisco in assoluto: Galevi'
'Galevi... si, mi piace! Galevi...' ripetè il nome come se potesse assaporarne la dolcezza 'Credo che sceglierò questo... Si, Galevi è il mio nome!'
Morgana sorrise in risposta al tono gioioso di Galevi. La fata era completamente affascinata dalla farfalla, era nata da così poco tempo eppure sapeva rapire la sua mente come nessun'altro. Aveva perfino perso la cognizione del tempo.. "Il tempo! Quanto tempo sarà passato? Dovrei già essere a casa dalle mie sorelline, loro hanno bisogno di me.. Devo andare via.. Ma come faccio con Galevi? Sono la sua unica amica! Potrei portarla via con me se non ci fosse quella stupida legge contro le farfalle!"
'Galevi, quanto tempo è passato da quando sei uscita dalla tua crisalide?'
'Cira due giorni. Perché, amica mia?' La sua voce era così innocente che Morgana si sentiva quasi un mostro ad annunciarle la sua partenza.
 'Galevi, devo tornare a casa mia, dai miei cari... Mi stanno aspettando e saranno già in pensiero per me'
Parve distrutta da quell'affermazione 'Ma non puoi andare ora, amica mia, resta almeno fino a domani... Non mi lasciare sola proprio ora...'
La voce di Galevi era così triste e innocente al contempo che Morgana si sentì svuotare da ogni forza e accettò di rimanere con lei un altro giorno.
Ogni giorno che passava il potere che aveva sulla mente dell'ingenua fata si rafforzava e fu così che Morgana rimase al fianco dell'ammaliatrice Galevi come un'inconsapevole schiava dei suoi desideri finché quest'ultima non si stancò di lei e si trovò un giocattolo nuovo con cui giocare.
   
 
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