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Autore: Fox Vampire    13/03/2012    4 recensioni
One-shot autoconclusiva che tratta dell'autolesionismo, un problema che purtroppo colpisce anche tra gli adolescenti. Ovviamente non vuol incitare a far niente di simile.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La osservò, mentre rimaneva a sorreggere la sigaretta con la mano destra, tremante, le labbra sigillate e gli occhi spenti che osservavano un punto inesistente davanti a sé. Nel braccio sinistro, nudo, scoperto, sfoggiava numerosi tagli visibilmente di diversa data. Muta, almeno per il momento. Più la guardava, più sentiva il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Le si avvicinò, con passi misurati, cauti, dubbiosi, quasi come se avesse paura che la ragazza potesse risvegliarsi all’improvviso dal profondo abisso in cui era caduta. La vide inalare ancora un po’ di morte e scrollare la cenere dal suo strumento. Si bloccò, incerta, finché l’altra non aprì le labbra secche e screpolate dal freddo e pronunciò con voce roca e flebile quelle parole che la colpirono come frecce con la loro tristezza e rabbia crescente: «Tra quanto mi chiederai perché l’ho fatto? Anzi, perché lo faccio abitualmente?» Voltò il capo verso di lei, gli occhi celesti ormai più simili al grigio spento della cenere che all’azzurro del cielo. «Che non è la prima volta dovresti averlo capito. Almeno questo…» Di nuovo, morte e fumo. «Perché?» La vide spostare lo sguardo sulle ferite. «Per dimenticare. Per non essere.» Sentì il bisogno di domandare ancora. «Perché? Perché tutto questo dolore?» La vide quasi sorridere, nervosa, impaziente, per poi diventare concentrata, malinconica, gli occhi sempre rivolti alla mappa rossa e dolorante incisa sul braccio. «Non fa male. Solo un po’, all’inizio. È dopo che diventa… bello» Sussurrò. «Meglio di tutte quelle schifezze, droga, erba e cazzate varie.» Le rivolse uno sguardo quasi compassionevole, che stranamente rivelà quasi rabbia: per qualche secondo, almeno. Quello dopo, gli occhi erano di nuovo appannati. «So cosa stai pensando. Ma… Non avevo intenzione di uccidermi. Non volevo fare del male agli altri, volevo a farlo a me. Se fossi morta non avrei più potuto farlo. È come quando scappi: solo che io volevo tornare.» Una lacrima le scivolò sulla guancia, ma non sembrò farci caso e riprese a parlare, con un tono di voce sempre più basso, finché le sue ultime parole non furono quasi distinguibili dal paradossale fresco venticello estivo che entrava dalla finestra. «Non ne posso più di questa monotonia del cazzo, dei piani, dei progetti per il futuro, del prendere decisioni, dell’affrontare le mie paure.» Portò di nuovo la sigaretta alle labbra. «E soprattutto di fare qualcosa che è definito sbagliato solo per criterio umano… Ma non conosco altro modo più efficace, capisci?» Le rivolse uno sguardo che la scosse. Uno sguardo pieno di vita, straziato, martoriato, fiorito. Così vitale da far male. «Io… Non riesco a capirti. Ma so... so che, se rimarrai qui, insieme a noi, riuscirai ad affrontare tutto questo.» Lei rise, amaramente e nervosamente, poi le rivolse uno sguardo penetrante. « Già, tu non capisci. Hai mai provato a ucciderti? A sentire il contatto fresco e piacevolmente innaturale con una semplice lama di ferro che avrebbe potuto segnarti, e risparmiarti ulteriormente i tormenti e l’angoscia del vivere? Non sarebbe stato così semplice? Eppure, allo stesso tempo, non c’era, assieme alla parte razionale di te, che bocciava categoricamente, inorridita questa decisione, quella piccola irrazionale, svincolata, che muoveva il tuo braccio, smaniosa di farla finita? E com’è che hai deciso di lasciar perdere? Hai capito finalmente che l’unico vero motivo che ti ha trattenuto dal farlo, non lo conosci neanche tu? Eppure, ancora una volta, è bastato a fermarti. Spaventoso. Incredibile. Meraviglioso. E adesso sei ancora qui, a sorridere, ridere e a vivere, ancor più consapevole dell’immensa orripilante fortuna che ti è capitata.» La fissò con odio, invidia, si calmò, e tramuto la sua espressione indecifrabile in un’altra, angosciata. Poi si alzò. «Ma io non posso. Finalmente ho capito. Mi sono spinta troppo in là, ormai, per tornare indietro.» Gettò a terra la sigaretta e indietreggiò, fino all’orlo della finestra. «Promettimi solo una cosa: che non ti chiederai mai perché l’ho fatto fino a logorarti il cuore.» E, con un movimento troppo rapido per essere bloccato, lo fece. Volò persino, per qualche magnifico istante, nel quale si pentì immediatamente di tutto. Poi, nien

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Note dell'autrice: Ripeto che NON vuole incitare all'autolesionismo, anzi.
E poi, cos'altro c'è da dire? Ah sì, recensitemi se vi va e siate pure più duri che potete, ne ho bisogno (:
  
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