“Da quel giorno, il mago aiutò gli abitanti del villaggio così come aveva fatto suo padre, per evitare che la pentola scalciasse via la pantofola e ricominciasse a saltellare”, lesse in tono amorevole. Il bambino che era disteso nel letto, abbracciato da un caldo piumino, guardava Draco con occhi socchiusi.
“Papà perché mi leggi sempre questa fiaba? È la tua preferita?” chiese il piccolo Scorpius.
“Sì, lo è diventata dalla prima volta che l’ho letta” rispose pacatamente Draco.
“Allora ti piace da quando eri piccolo?” continuò il piccolo desideroso di sapere e al contempo assonnato.
“No, nonno Lucius mi raccontava un’altra versione, assai diversa. Credimi, questa è di gran lunga migliore; adesso dormi”
“Buonanotte papà” biascicò Scorpius chiudendo gli occhi.
“Buonanotte” sussurrò quel Malfoy così cambiato; gli diede un bacio sulla fronte e lasciò la camera chiudendosi la porta alle spalle.

Suo padre gli aveva sempre raccontato la versione in cui il Pentolone Salterino protegge il mago dai babbani, armati di torce e forconi, catturandoli e inghiottendoli. Alla fine della storia, il Pentolone risucchiava la maggior parte degli abitanti del villaggio e i pochi rimasti promettono di non tormentare più l’innocente mago.
Quella versione era anti – babbana.
Era la versione Purosangue.
Ed era la versione che suo padre gli aveva imposto da sempre.
Non voleva che Scorpius crescesse con le stesse idee malsane con cui era cresciuto lui.
Draco si era pentito per come era venuto su, si era pentito per il suo atteggiamento superiore e razzista nei confronti dei Mezzosangue e dei babbani e adesso, da adulto, ce la stava mettendo tutta per riscattarsi.
E per farlo cosa c’era di meglio se non insegnare a suo figlio che siamo tutti uguali? Che non c’è distinzione tra maghi e babbani? Che non bisogna disprezzare nessuno?
Voleva che Scorpius avesse un futuro diverso dal suo in cui non fosse ricordato come figlio di Mangiamorte, etichetta che lui, Draco Malfoy, portava ancora.