Come ogni giorno lei era lì. Già da un mese se n’era
accorto, da quando lei era atterrata con il suo velivolo nel deserto, ma lui
aveva fatto finta di niente. L’allenamento era la cosa più importante e perdere
la concentrazione poteva costargli tutta la fatica di dure ore di lavoro. Dopo
la battaglia contro Cell la Terra stava attraversando un periodo di pace, ma
non doveva e non poteva abbassare la guardia, soprattutto perché Goku non era
più lì con loro (probabilmente anche lui, nell’aldilà, si stava allenando con
Re Kaio). Vegeta era diventato padre di famiglia e aveva smesso di combattere e
Gohan era tornato a studiare sotto il costante controllo della madre. Quella
donna non capiva l’utilità di essere sempre allerta. Se in quel momento
qualcuno avesse attaccato la Terra cosa avrebbero potuto fare? Abbassare la
guardia era da idioti e lui non lo era. Nonostante ciò, quella ragazza lo
incuriosiva: lo seguiva nel deserto ogni giorno e si nascondeva dietro ad
un’enorme roccia, dove rimaneva fin quando lui non aveva terminato la
meditazione. Probabilmente non immaginava che lui sapesse della sua presenza,
ma in qualche modo era tenero vedere come arrossiva quando lui si toglieva la
maglietta, e gli piaceva che lei lo guardasse in quel modo. “Ma senti il grande Junior che pensieri
carini che ha” disse una voce divertita dentro di lui. “Sta’ zitto vecchio!” ringhiò lui di rimando al Supremo. Fece
tornare i suoi pensieri sulla retta via e si concentrò sul silenzio del
deserto.
Emma stava dietro al suo sasso. Nonostante il vento
sabbioso e l’ora tarda, faceva molto caldo e lei si era vestita con una
semplice canottiera viola, un paio di shorts e ballerine dello stesso colore
della maglia. Si stupiva di sé stessa: nonostante fosse sempre stata una
ragazza con poca pazienza non si era mai stancata, in più di un mese, di
vederlo stare sospeso in aria a meditare. Si era accorta di lui quando la TV
aveva trasmesso in diretta il combattimento contro il mostro verde gigante. Era
rimasta estasiata nell’ammirare quel
corpo muscoloso e quello sguardo forte e sicuro di sé. Poi un giorno, mentre
con il velivolo di prova della C.C. aveva sorvolato il deserto, movimenti
avevano attirato la sua attenzione. Era atterrata, convinta che qualcuno avesse
bisogno di aiuto. Che sorpresa aveva provato nel vedere che c’era proprio Lui!
Nemmeno nei suoi sogni più nascosti era riuscita ad immaginare tanto. Da allora
ogni giorno lo osservava di nascosto, attenta a non disturbare la sua
meditazione e il suo allenamento. Sapeva che lui l’aveva notata, non era
stupido, ma non riusciva a evitare di andare lì. Quando si toglieva la
maglietta lasciando scoperto il petto muscoloso lei arrossiva come una bambina
e pensieri poco puri si affollavano nella sua testa. Che stupida che era!
Intanto dietro le montagne il sole iniziava a scomparire e qualcosa,
sottoterra, si stava risvegliando.
Il terreno si muoveva. Lo poteva percepire
chiaramente. Cosa diavolo c’era lì sotto? Junior sentiva la presenza di un
mostro. Subito il pensiero andò alla bella ragazza nascosta dietro le rocce, ma
ebbe solo il tempo di formulare la peggiore delle ipotesi nella sua mente, che
un’enorme bestia sbucò dalla sabbia nel punto esatto dove lei si trovava.
Spaventata si mise ad urlare e cominciò a correre, senza capire però che così
facendo avrebbe solo peggiorato la situazione. “Dannazione, ragazzina, spostati
da lì!” le urlò. Lei lo guardò con occhi imploranti che, per qualche strana
reazione chimica, gli fecero battere il cuore velocemente. Non ci pensò due
volte: si avvicinò a lei e la portò via un attimo prima che il mostro la
colpisse. La posò delicatamente su di una roccia e si voltò verso la bestia.
“Non ti azzardare a muoverti da qui” le ordinò. Lei annuì, ancora troppo
scioccata per parlare. Junior tornò davanti al nemico e ne studiò la forma: era
un verme enorme senza occhi (probabilmente si orientava tramite le onde
sonore), con una bocca gigante e rotonda, piena di denti acuminati. Quelli dovevano fare male. Nonostante
ciò Junior non si fece spaventare e schivò egregiamente ogni attacco del
mostro, colpendolo infine con un raggio di energia. Probabilmente sconfiggerlo
non avrebbe richiesto molto sforzo. Probabilmente.
Emma da lontano osservava la scena impaurita. Voleva
scappare, voleva correre il più lontano possibile, ma voleva anche ringraziare
quell’uomo. Si mosse solo di qualche passo prima di sentire di nuovo la terra tremare sotto di lei, e
senza girarsi seppe che il verme gigante stava strisciando verso di lei.
Ma che diavolo succedeva? Un istante prima il mostro era
concentrato su di lui e l’istante dopo era scomparso sottoterra. Un terribile
dubbio s’impossessò di lui e si voltò verso la ragazza. Si era mossa!
“Dannazione, è pazza” pensò un attimo prima di volare veloce verso di lei.
Paralizzata dal terrore Emma non sapeva più cosa fare.
Il mostro la sovrastava con la bocca spalancata ed era in procinto di
attaccare. Chiuse gli occhi.
Junior ebbe appena il tempo di mettersi in mezzo tra
lei e il verme. I denti del nemico affondarono nella sua schiena, fortunatamente
non troppo in profondità. Cadde a terra per il colpo, ai piedi della ragazza.
“Ommioddio!” gridò lei. S’inginocchiò accanto a lui, ma fu respinta. Con un
gesto solo l’uomo si girò e lanciò un colpo potente contro il verme, che
esplose in mille pezzi. Poi, sfinito, si accasciò al suolo.
L’aveva salvata. Emma non riusciva ancora a crederci. Controllò le sue
ferite e vide molto sangue, ma erano meno gravi del previsto. Chiamò il
velivolo e fece salire il suo salvatore, che protestò. “Lascia perdere e
vattene” le disse, ma lei non lo ascoltò. Imperterrita continuò a trascinarlo
sulla scaletta che entrava nell’elicottero. “Ti ho detto…” “So cosa mi hai
detto” lo interruppe “Ma non ho intenzione di ascoltarti. Ti sei ferito per
causa mia e adesso voglio aiutarti. Non abito molto lontana da qui, ti porterò
a casa e ti curerò le ferite, poi potrai andartene. È il mio modo per
ringraziarti” gli spiegò. Junior non riuscì a protestare oltre. Qualcosa gli
impedì di dirle che poteva rigenerarsi, qualcosa lo spinse ad andare con lei.
Una volta in casa lei lo medicò con cura e pazienza.
“Ecco” disse “Sei pronto. Fossi in te starei qui per stanotte, ormai è buio e
tu sei debole, però sei libero di andartene se vuoi”. Lui la guardò, incapace
di decidere. Era una sensazione mai provata, quella che stava dilagando nel suo
petto mentre lei gli sorrideva, e che lo lasciava intontito. “Qualsiasi cosa tu
scelga di fare, io mi chiamo Emma, piacere” si presentò sorridente. Lui voltò
lo sguardo per non far vedere che arrossiva. “Junior” borbottò. “Allora?”
chiese lei dopo qualche minuto di silenzio. “Cosa?” “Rimani qui a dormire o
no?” “I-io… solo per stanotte” acconsentì. “Vado a prepararti la camera”
annunciò felice. Lui la guardò sparire dietro la porta di una delle stanze da
letto. L’unica cosa che contava in quel momento, per non cacciarsi nei guai,
era starle il più lontano possibile.
Erano troppo esausti per mangiare, così si coricarono
quasi subito. Junior passò la maggior parte delle due ore seguenti pensando
alla sensazione terribile che aveva nel petto. Non si era mai sentito così.
Cos’era? “Si chiama attrazione” lo
istruì il Supremo.
Emma ebbe incubi spaventosi. Il mostro gigante che
l’aveva attaccata nel pomeriggio era anche nel suo sogno, ma stavolta uccideva
Junior. Si svegliò sudata e tremante. Aveva bisogno di un bicchier d’acqua.
Scese in cucina e trovò la luce accesa. Lui era lì.
“Oh” esclamò sorpresa “Non dormi nemmeno tu?” chiese, sinceramente interessata.
“Hai urlato nel sonno fino a pochi minuti fa” le rispose. Lei arrossì. “Scusa
se ti ho disturbato” di nuovo quella sensazione snervante. Perché ogni volta
che la guardava veniva percorso da un brivido? “Cosa sognavi?” “Nulla di che”
disse lei vaga. Poi scoppiò in lacrime. Junior non sapeva come comportarsi:
davanti ad una ragazza non aveva idea di come reagire. La sua mente si scollegò
dal corpo. Si avvicinò a lei, abbracciandola. Lucrezia rimase inizialmente
stupita, poi si strinse forte a lui. “Mi dispiace, io non sono il tipo che
scoppia a piangere così, ma oggi ho avuto una paura tremenda” si scusò. Lui
rimase in silenzio, irrigidito dal contatto con lei. Aveva un buon profumo di
fresco. “Smettila di pensare a queste
stupidaggini!” si impose. Si staccò bruscamente dalla ragazza, guardando
altrove. “Non preoccuparti, è normale, poi ti passerà” la rassicurò. Ancora
meravigliata da quel repentino cambio di atteggiamento, stavolta fu lei a fare
il primo passo, avvicinandosi a lui. “Posso dormire con te stanotte?” domandò
spalancando gli occhi. Nemmeno lei sapeva cosa l’aveva spinta tanto oltre e il
silenzio prolungato di Junior le fecero capire che era il momento di dire
basta. “Scu…” ma non finì la frase. “Va bene” la precedette lui. Troppo stupita
per fare altre domande si incamminò verso la stanza degli ospiti. Adesso
pensava al suo pigiama corto e molto leggero e si pentì di aver fatto quella
stupida richiesta. “Senti, scusa, forse è meglio se…” le braccia di lui la
spinsero contro la parete, intrappolandola. Il cuore di lei iniziò a battere
all’impazzata, come se qualcuno le stesse martellando le costole in maniera
ripetitiva. Si guardarono negli occhi per un lungo, lunghissimo momento, poi
lui la baciò.
Ma che diavolo stava combinando? Lui non si poteva
lasciar andare a simili effusioni, lui era superiore ai sentimenti. Eppure non
aveva resistito. Possibile che lei gli piacesse? Scacciò quel pensiero con
forza e iniziò a passarle le mani tra i lunghi capelli scuri. Era bello. Non
avrebbe mai immaginato di provare emozioni simili: paura, emozione, desiderio e
infine… eccitazione. La desiderava. Lui, un namecciano, che si innamorava. Era
una cosa ridicola, eppure lo stava vivendo.
Le sue mani iniziarono ad esplorare il suo corpo e lei
fece altrettanto. C’erano davvero tutti quei muscoli sotto la maglietta. Come
aveva immaginato per settimane, loro erano lì insieme, sospiri e baci. Il
desiderio la stava logorando. Lo spinse gentilmente sopra al letto e si stese
su di lui. Tremava dall’eccitazione.
Era terrorizzato. Aveva affrontato Goku, Radish,
Vegeta, Freezer, i cyborg e Cell senza paura, ma questo lo bloccava. Era come
se sentisse il proprio corpo per la prima volta. Un brivido si propagò nel suo
corpo quando lei si tolse la maglietta e la gettò a terra. In quell’istante la
sua razionalità si estinse.
L’attimo prima gli era sopra e l’attimo dopo era lei
stesa sul materasso. Non si era nemmeno
accorta del movimento, ma non le interessava. I suoi baci la stavano
confondendo. In situazioni del genere di solito era lei ad avere il comando, non era abituata ad essere sotto, ma le
piaceva. E non poco. La brezza entrò dalla finestra muovendo le tende e un
brivido la percorse da capo a piedi, ma non era freddo. No. Era desiderio puro,
eccitazione liquida. Niente aveva più importanza che stare in quel letto per
sempre. Era quello il suo destino. Si abbandonò completamente a lui e perse il
senso della realtà.
La mattina arrivò sorprendendo Junior ancora sveglio.
Che idiota! Si era fatto sedurre da una ragazzina, lui, il Super Guerriero
Namecciano. Doveva scappare da lì il prima possibile. Attento a non farsi
scoprire uscì dal letto e volò fuori dalla finestra lasciando Emma ancora
addormentata.
Quando si svegliò la sensazione di benessere che aveva
provato la notte precedente svanì subito. Lui non c’era. Il panico s’impossessò
di lei e stette dei minuti a pensare a dove diavolo fosse poi, illuminata,
scese dal letto, si vestì più veloce di quanto avesse mai fatto e, senza
nemmeno mangiare, e si diresse al velivolo C.C.
Meditazione, ecco ciò di cui aveva bisogno. Riordinare
le idee per recuperare il proprio autocontrollo. “Eh, mio caro Junior, non sei così immune ai sentimenti dopotutto”
disse il Supremo. “La mia è stata solo
una debolezza momentanea, io non sono adatto a lei. Con la vita che conduco la
metterei solo nei guai” rispose, più per convincere sé stesso che il
vecchio. “Allora si tratta di paura, la
tua?” “No, solo di buon senso”
“Andiamo, Junior. Ammetti che ne sei innamorato” “Non ne sono innamorato, solo
gli stupidi si innamorano. E poi lei non è adatta a me, merita qualcuno di
migliore” “E chi sei tu per deciderlo? Hai fatto una scelta che spettava solo a
lei. Ti spia da più di un mese, quindi le interessi, non credi che sarebbe
rimasta con te?” “Proprio per quello dovevo andarmene!” la loro discussione
si concluse lì, perché il velivolo di Emma atterrò poco distante da lui.
Arrabbiata, ferita e delusa, scese e si girò verso di lui. “Va bene,che cosa ho
fatto di male?” gridò perché lui la sentisse. “Vattene via!” rispose lui. “Non
ci penso nemmeno! Prima voglio sapere perché te ne sei andato” “Perché non
voglio stare con te” “Non vuoi? Non vuoi?
Sono stata ad aspettare dietro a quello stupido masso per settimane,e
adesso mi dici che non vuoi?” “Emma, prova a capire, io conduco una vita
particolare. Hai visto ieri con che mostri sono abituato a combattere, non ti
voglio mettere in pericolo”. Si pentì subito di quelle parole. Gli occhi di lei
dardeggiavano. “Guardami. Sono stata qui, ti ho curato, ho deciso di passare la
notte con te. Se non fossi innamorata di te non lo avrei fatto. Niente mi
spaventa. Ma se tu mi dici che non vuoi stare con me perché non ti piaccio,
allora me ne andrò senza proferire parola”. Non poteva mentirle. “Non dovrai
mai correre rischi” le disse. I suoi occhi si illuminarono. “Significa che
resterai con me?” domandò speranzosa. Nel cuore di Junior si formarono molte
immagini: Crilin aveva C18; Goku aveva Chichi e Gohan; Vegeta aveva Bulma e
Trunks. Perché lui non poteva avere qualcuno da amare? “Ti devo avvertire che
non so come sia una storia d’amore” “Lo scoprirai presto” gli rispose felice.
Il sole era alto nel cielo, probabilmente era ora di pranzo. “Che ne dici di
cominciare con un appuntamento?”propose lei.