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Autore: REAwhereverIgo    13/03/2012    9 recensioni
Fanfiction estorta alla mia amica Rea e pubblicata sul sito contro la sua diretta volontà!
Si tratta della storia di un colpo di fulmine tra Junior e una terrestre.
Spero che vi piaccia :)
"Come ogni giorno lei era lì. Già da un mese se n’era accorto, da quando lei era atterrata con il suo velivolo nel deserto, ma lui aveva fatto finta di niente. "
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni giorno lei era lì. Già da un mese se n’era accorto, da quando lei era atterrata con il suo velivolo nel deserto, ma lui aveva fatto finta di niente. L’allenamento era la cosa più importante e perdere la concentrazione poteva costargli tutta la fatica di dure ore di lavoro. Dopo la battaglia contro Cell la Terra stava attraversando un periodo di pace, ma non doveva e non poteva abbassare la guardia, soprattutto perché Goku non era più lì con loro (probabilmente anche lui, nell’aldilà, si stava allenando con Re Kaio). Vegeta era diventato padre di famiglia e aveva smesso di combattere e Gohan era tornato a studiare sotto il costante controllo della madre. Quella donna non capiva l’utilità di essere sempre allerta. Se in quel momento qualcuno avesse attaccato la Terra cosa avrebbero potuto fare? Abbassare la guardia era da idioti e lui non lo era. Nonostante ciò, quella ragazza lo incuriosiva: lo seguiva nel deserto ogni giorno e si nascondeva dietro ad un’enorme roccia, dove rimaneva fin quando lui non aveva terminato la meditazione. Probabilmente non immaginava che lui sapesse della sua presenza, ma in qualche modo era tenero vedere come arrossiva quando lui si toglieva la maglietta, e gli piaceva che lei lo guardasse in quel modo. “Ma senti il grande Junior che pensieri carini che ha” disse una voce divertita dentro di lui. “Sta’ zitto vecchio!” ringhiò lui di rimando al Supremo. Fece tornare i suoi pensieri sulla retta via e si concentrò sul silenzio del deserto.

Emma stava dietro al suo sasso. Nonostante il vento sabbioso e l’ora tarda, faceva molto caldo e lei si era vestita con una semplice canottiera viola, un paio di shorts e ballerine dello stesso colore della maglia. Si stupiva di sé stessa: nonostante fosse sempre stata una ragazza con poca pazienza non si era mai stancata, in più di un mese, di vederlo stare sospeso in aria a meditare. Si era accorta di lui quando la TV aveva trasmesso in diretta il combattimento contro il mostro verde gigante. Era rimasta estasiata nell’ammirare quel corpo muscoloso e quello sguardo forte e sicuro di sé. Poi un giorno, mentre con il velivolo di prova della C.C. aveva sorvolato il deserto, movimenti avevano attirato la sua attenzione. Era atterrata, convinta che qualcuno avesse bisogno di aiuto. Che sorpresa aveva provato nel vedere che c’era proprio Lui! Nemmeno nei suoi sogni più nascosti era riuscita ad immaginare tanto. Da allora ogni giorno lo osservava di nascosto, attenta a non disturbare la sua meditazione e il suo allenamento. Sapeva che lui l’aveva notata, non era stupido, ma non riusciva a evitare di andare lì. Quando si toglieva la maglietta lasciando scoperto il petto muscoloso lei arrossiva come una bambina e pensieri poco puri si affollavano nella sua testa. Che stupida che era! Intanto dietro le montagne il sole iniziava a scomparire e qualcosa, sottoterra, si stava risvegliando.

Il terreno si muoveva. Lo poteva percepire chiaramente. Cosa diavolo c’era lì sotto? Junior sentiva la presenza di un mostro. Subito il pensiero andò alla bella ragazza nascosta dietro le rocce, ma ebbe solo il tempo di formulare la peggiore delle ipotesi nella sua mente, che un’enorme bestia sbucò dalla sabbia nel punto esatto dove lei si trovava. Spaventata si mise ad urlare e cominciò a correre, senza capire però che così facendo avrebbe solo peggiorato la situazione. “Dannazione, ragazzina, spostati da lì!” le urlò. Lei lo guardò con occhi imploranti che, per qualche strana reazione chimica, gli fecero battere il cuore velocemente. Non ci pensò due volte: si avvicinò a lei e la portò via un attimo prima che il mostro la colpisse. La posò delicatamente su di una roccia e si voltò verso la bestia. “Non ti azzardare a muoverti da qui” le ordinò. Lei annuì, ancora troppo scioccata per parlare. Junior tornò davanti al nemico e ne studiò la forma: era un verme enorme senza occhi (probabilmente si orientava tramite le onde sonore), con una bocca gigante e rotonda, piena di denti acuminati. Quelli dovevano fare male. Nonostante ciò Junior non si fece spaventare e schivò egregiamente ogni attacco del mostro, colpendolo infine con un raggio di energia. Probabilmente sconfiggerlo non avrebbe richiesto molto sforzo. Probabilmente.

Emma da lontano osservava la scena impaurita. Voleva scappare, voleva correre il più lontano possibile, ma voleva anche ringraziare quell’uomo. Si mosse solo di qualche passo prima di sentire  di nuovo la terra tremare sotto di lei, e senza girarsi seppe che il verme gigante stava strisciando verso di lei.

Ma che diavolo succedeva? Un istante prima il mostro era concentrato su di lui e l’istante dopo era scomparso sottoterra. Un terribile dubbio s’impossessò di lui e si voltò verso la ragazza. Si era mossa! “Dannazione, è pazza” pensò un attimo prima di volare veloce verso di lei.

Paralizzata dal terrore Emma non sapeva più cosa fare. Il mostro la sovrastava con la bocca spalancata ed era in procinto di attaccare. Chiuse gli occhi.

Junior ebbe appena il tempo di mettersi in mezzo tra lei e il verme. I denti del nemico affondarono nella sua schiena, fortunatamente non troppo in profondità. Cadde a terra per il colpo, ai piedi della ragazza. “Ommioddio!” gridò lei. S’inginocchiò accanto a lui, ma fu respinta. Con un gesto solo l’uomo si girò e lanciò un colpo potente contro il verme, che esplose in mille pezzi. Poi, sfinito, si accasciò al suolo.

L’aveva salvata. Emma non riusciva ancora a crederci. Controllò le sue ferite e vide molto sangue, ma erano meno gravi del previsto. Chiamò il velivolo e fece salire il suo salvatore, che protestò. “Lascia perdere e vattene” le disse, ma lei non lo ascoltò. Imperterrita continuò a trascinarlo sulla scaletta che entrava nell’elicottero. “Ti ho detto…” “So cosa mi hai detto” lo interruppe “Ma non ho intenzione di ascoltarti. Ti sei ferito per causa mia e adesso voglio aiutarti. Non abito molto lontana da qui, ti porterò a casa e ti curerò le ferite, poi potrai andartene. È il mio modo per ringraziarti” gli spiegò. Junior non riuscì a protestare oltre. Qualcosa gli impedì di dirle che poteva rigenerarsi, qualcosa lo spinse ad andare con lei.

Una volta in casa lei lo medicò con cura e pazienza. “Ecco” disse “Sei pronto. Fossi in te starei qui per stanotte, ormai è buio e tu sei debole, però sei libero di andartene se vuoi”. Lui la guardò, incapace di decidere. Era una sensazione mai provata, quella che stava dilagando nel suo petto mentre lei gli sorrideva, e che lo lasciava intontito. “Qualsiasi cosa tu scelga di fare, io mi chiamo Emma, piacere” si presentò sorridente. Lui voltò lo sguardo per non far vedere che arrossiva. “Junior” borbottò. “Allora?” chiese lei dopo qualche minuto di silenzio. “Cosa?” “Rimani qui a dormire o no?” “I-io… solo per stanotte” acconsentì. “Vado a prepararti la camera” annunciò felice. Lui la guardò sparire dietro la porta di una delle stanze da letto. L’unica cosa che contava in quel momento, per non cacciarsi nei guai, era starle il più lontano possibile.

Erano troppo esausti per mangiare, così si coricarono quasi subito. Junior passò la maggior parte delle due ore seguenti pensando alla sensazione terribile che aveva nel petto. Non si era mai sentito così. Cos’era? “Si chiama attrazione” lo istruì il Supremo.

Emma ebbe incubi spaventosi. Il mostro gigante che l’aveva attaccata nel pomeriggio era anche nel suo sogno, ma stavolta uccideva Junior. Si svegliò sudata e tremante. Aveva bisogno di un bicchier d’acqua.

Scese in cucina e trovò la luce accesa. Lui era lì. “Oh” esclamò sorpresa “Non dormi nemmeno tu?” chiese, sinceramente interessata. “Hai urlato nel sonno fino a pochi minuti fa” le rispose. Lei arrossì. “Scusa se ti ho disturbato” di nuovo quella sensazione snervante. Perché ogni volta che la guardava veniva percorso da un brivido? “Cosa sognavi?” “Nulla di che” disse lei vaga. Poi scoppiò in lacrime. Junior non sapeva come comportarsi: davanti ad una ragazza non aveva idea di come reagire. La sua mente si scollegò dal corpo. Si avvicinò a lei, abbracciandola. Lucrezia rimase inizialmente stupita, poi si strinse forte a lui. “Mi dispiace, io non sono il tipo che scoppia a piangere così, ma oggi ho avuto una paura tremenda” si scusò. Lui rimase in silenzio, irrigidito dal contatto con lei. Aveva un buon profumo di fresco. “Smettila di pensare a queste stupidaggini!” si impose. Si staccò bruscamente dalla ragazza, guardando altrove. “Non preoccuparti, è normale, poi ti passerà” la rassicurò. Ancora meravigliata da quel repentino cambio di atteggiamento, stavolta fu lei a fare il primo passo, avvicinandosi a lui. “Posso dormire con te stanotte?” domandò spalancando gli occhi. Nemmeno lei sapeva cosa l’aveva spinta tanto oltre e il silenzio prolungato di Junior le fecero capire che era il momento di dire basta. “Scu…” ma non finì la frase. “Va bene” la precedette lui. Troppo stupita per fare altre domande si incamminò verso la stanza degli ospiti. Adesso pensava al suo pigiama corto e molto leggero e si pentì di aver fatto quella stupida richiesta. “Senti, scusa, forse è meglio se…” le braccia di lui la spinsero contro la parete, intrappolandola. Il cuore di lei iniziò a battere all’impazzata, come se qualcuno le stesse martellando le costole in maniera ripetitiva. Si guardarono negli occhi per un lungo, lunghissimo momento, poi lui la baciò.

Ma che diavolo stava combinando? Lui non si poteva lasciar andare a simili effusioni, lui era superiore ai sentimenti. Eppure non aveva resistito. Possibile che lei gli piacesse? Scacciò quel pensiero con forza e iniziò a passarle le mani tra i lunghi capelli scuri. Era bello. Non avrebbe mai immaginato di provare emozioni simili: paura, emozione, desiderio e infine… eccitazione. La desiderava. Lui, un namecciano, che si innamorava. Era una cosa ridicola, eppure lo stava vivendo.

Le sue mani iniziarono ad esplorare il suo corpo e lei fece altrettanto. C’erano davvero tutti quei muscoli sotto la maglietta. Come aveva immaginato per settimane, loro erano lì insieme, sospiri e baci. Il desiderio la stava logorando. Lo spinse gentilmente sopra al letto e si stese su di lui. Tremava dall’eccitazione.

Era terrorizzato. Aveva affrontato Goku, Radish, Vegeta, Freezer, i cyborg e Cell senza paura, ma questo lo bloccava. Era come se sentisse il proprio corpo per la prima volta. Un brivido si propagò nel suo corpo quando lei si tolse la maglietta e la gettò a terra. In quell’istante la sua razionalità si estinse.

L’attimo prima gli era sopra e l’attimo dopo era lei stesa sul materasso.  Non si era nemmeno accorta del movimento, ma non le interessava. I suoi baci la stavano confondendo. In situazioni del genere di solito era lei ad avere il comando, non era abituata ad essere sotto, ma le piaceva. E non poco. La brezza entrò dalla finestra muovendo le tende e un brivido la percorse da capo a piedi, ma non era freddo. No. Era desiderio puro, eccitazione liquida. Niente aveva più importanza che stare in quel letto per sempre. Era quello il suo destino. Si abbandonò completamente a lui e perse il senso della realtà.

La mattina arrivò sorprendendo Junior ancora sveglio. Che idiota! Si era fatto sedurre da una ragazzina, lui, il Super Guerriero Namecciano. Doveva scappare da lì il prima possibile. Attento a non farsi scoprire uscì dal letto e volò fuori dalla finestra lasciando Emma ancora addormentata.

Quando si svegliò la sensazione di benessere che aveva provato la notte precedente svanì subito. Lui non c’era. Il panico s’impossessò di lei e stette dei minuti a pensare a dove diavolo fosse poi, illuminata, scese dal letto, si vestì più veloce di quanto avesse mai fatto e, senza nemmeno mangiare, e si diresse al velivolo C.C.

Meditazione, ecco ciò di cui aveva bisogno. Riordinare le idee per recuperare il proprio autocontrollo. “Eh, mio caro Junior, non sei così immune ai sentimenti dopotutto” disse il Supremo. “La mia è stata solo una debolezza momentanea, io non sono adatto a lei. Con la vita che conduco la metterei solo nei guai” rispose, più per convincere sé stesso che il vecchio. “Allora si tratta di paura, la tua?” “No, solo di buon senso” “Andiamo, Junior. Ammetti che ne sei innamorato” “Non ne sono innamorato, solo gli stupidi si innamorano. E poi lei non è adatta a me, merita qualcuno di migliore” “E chi sei tu per deciderlo? Hai fatto una scelta che spettava solo a lei. Ti spia da più di un mese, quindi le interessi, non credi che sarebbe rimasta con te?” “Proprio per quello dovevo andarmene!” la loro discussione si concluse lì, perché il velivolo di Emma atterrò poco distante da lui. Arrabbiata, ferita e delusa, scese e si girò verso di lui. “Va bene,che cosa ho fatto di male?” gridò perché lui la sentisse. “Vattene via!” rispose lui. “Non ci penso nemmeno! Prima voglio sapere perché te ne sei andato” “Perché non voglio stare con te” “Non vuoi? Non vuoi? Sono stata ad aspettare dietro a quello stupido masso per settimane,e adesso mi dici che non vuoi?” “Emma, prova a capire, io conduco una vita particolare. Hai visto ieri con che mostri sono abituato a combattere, non ti voglio mettere in pericolo”. Si pentì subito di quelle parole. Gli occhi di lei dardeggiavano. “Guardami. Sono stata qui, ti ho curato, ho deciso di passare la notte con te. Se non fossi innamorata di te non lo avrei fatto. Niente mi spaventa. Ma se tu mi dici che non vuoi stare con me perché non ti piaccio, allora me ne andrò senza proferire parola”. Non poteva mentirle. “Non dovrai mai correre rischi” le disse. I suoi occhi si illuminarono. “Significa che resterai con me?” domandò speranzosa. Nel cuore di Junior si formarono molte immagini: Crilin aveva C18; Goku aveva Chichi e Gohan; Vegeta aveva Bulma e Trunks. Perché lui non poteva avere qualcuno da amare? “Ti devo avvertire che non so come sia una storia d’amore” “Lo scoprirai presto” gli rispose felice. Il sole era alto nel cielo, probabilmente era ora di pranzo. “Che ne dici di cominciare con un appuntamento?”propose lei.

 

  
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