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Autore: raptasum    13/03/2012    6 recensioni
Bonjour!
Non picchiatemi se non viene bene, per favore, non sono molto brava a scrivere purtroppo.
Dal momento che oggi mi sento DxG, ho deciso di scrivere una storia DxG, con un risvolto triste, o almeno credo.
Fan della DxC, per favore, vi imploro e vi supplico, non uccidetemi!
Scusate se è corta, volevo qualcosa che andasse più o meno al punto.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Mi hai costretto.
E io che pensavo di piacerti, in un certo senso, con la scusa che eravamo compagni di banco.
Sai, dopo tutto ciò che hai fatto per me, pregavo il cielo per stare con te. E invece NO.

Forse, qui ci sta bene un riassunto, nel caso non ti ricordassi: io sono la perfettina Courtney, la "secchia" della classe, la più ordinata, la più interessante, la più atletica, la più TUTTO.
Tu, invece, Duncan, il punk della classe, il violento, il sadico, il ridicolo, quello che prende in giro i professori senza rispetto, quello che si veste come gli pare.
Con la scusa che eri cattivo, ti hanno messo davanti alla cattedra, vicino a me. Tu, con quei nomignoli idioti tipo "Miss Perfettina", oppure "Palmar-girl", mi hai fatto male, nei primi momenti. Tutte le mattine:
- Buongiorno, Palmar-girl!
- Che cosa vuoi?
- Mettermi con te!
- Piantala. - ma non lo dicevo sul serio, tu mi piacevi, mi ero abituata a quei soprannomi, dopotutto sembravano affettuosi.
- Sì, ma infatti - pure sgrammaticato! - chi vuoi che si metta con te, sempre tesa come un elastico!
E dopo questi scambi di battute, rimanevi zitto con una faccia contrita. Mi prendevi in giro mentalmente.

Eravamo migliori amiche, io e Gwen. A lei dicevo tutto, qualunque pensiero mi passasse per la testa: perciò sapeva anche che ti amavo.
Lei era vicina di banco di Trent, l'artista della Lincoln School, il chitarrista, e lui la amava ma Gwen non lo sopportava.
Come potevo sapere che in realtà gli piacevi?
E, peggio ancora, quando mi sono dichiarata a te, mi hai SPUTATO.
- Che cazzo vuoi, secchia del cavolo, Miss Perfettina, ho già la ragazza! - E SPUT!, dritto sui piedi. Ti ho guardato, con astio, mentre ridevi e mi sfottevi insieme ad Alejandro.
Mi hai ferito, e allora sono corsa da Gwen, almeno con lei mi sarei potuta confidare liberamente. Piangevo, le lacrime mi rigavano il volto, gli occhi bruciavano, il cuore spezzato che ardeva nel petto.
E allora le ho raccontato tutto, ma come risposta mi ha detto:
- Io so chi è la ragazza di Duncan. Ma ti farà solo soffrire.
- Dimmelo, dimmelo e basta, peggio di così non può andare.
- Il fatto è che... l'altro ieri è venuto da me, nella mensa della scuola, quando tu eri alle gare di salto in alto. Si avvicinava a me lentamente, e mi sono trovata il muro dietro la schiena; - "Che vuoi dire", pensai, "con questo, sai benissimo che lo amo" - ha appoggiato un braccio contro la parete, ero confinata nell'angolo della stanza e non potevo scappare. E lì, sai... forse è meglio se taccio...
- Dimmelo. - ribadisco, anche se sapevo che stavo per soffrire.
- Ecco, lì... si è avvicinato al mio orecchio,e mi ha sussurrato "Ti amo, e tu?". Gli ho risposto che anche... a me piaceva e così... mi ha stretto in un abbraccio e ha posato le labbra sulle mie per trenta interminabili secondi... sentivo il suo calore, una mano mi teneva la nuca dolcemente, mentre l'altro braccio era posato sulle mie spalle...
- No. No, no, non è possibile, sei TU la fidanzata di Duncan?! - il mio cuore era a pezzi, anche più di prima.
- Sì, è che non te lo volevo dire... altrimenti avresti sofferto troppo...
- Che cosa significa? - mi accorsi che stavo urlando, i miei compagni mi guardavano stupefatti, il professore era entrato ed era sbigottito.
In quel momento, arrivasti tu, Duncan.
- Che cosa stai facendo alla mia ragazza?
- Io...io...
- Tu, vai via, ti odio, non provare più a toccarla! - e poi ti girasti preoccupato verso Gwen, la sporca traditrice.
- Stai bene?
- Sì, s... - non finì la frase, la stavi stringendo tra le braccia, baciandole i capelli.
Corsi fuori dalla classe, senza una meta.

E ora, dopo tutto quello che mi hai fatto passare, credevi che non mi sarei impiccata?


  
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