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Autore: Pensieve    13/03/2012    4 recensioni
Scena tratta dal capitolo "La Tomba Bianca" del VI libro.
I dialoghi tra i due personaggi non sono, naturalmente, farina del mio sacco, ma tutta opera di Zia Row.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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E' stata dura far nascere questa storia: ho cancellato e riscritto un'infinità di volte ogni parola, ogni frase, ogni pezzo che la compone.
Sarà che ho dovuto affiancare alle parole di Zia Row  le mie.. si dice "sentirsi in soggezione", no? Ecco.
Siate clementi, e niente pomodori: il costo di frutta e verdura è alle stelle! ;D







Vorrei solo averti chiesto di stare con me prima.


 


-Vorrei solo averti chiesto di stare con me prima. Avremmo avuto un sacco di tempo… mesi… forse anni.. –
Quella frase le fece venire l’amaro in bocca: per quanto tempo gli era stata dietro, come un cagnolino?
Ginny si sentì di nuovo come la ragazzina di undici anni che non riusciva a spiccicare una parola in sua presenza, quella stessa ragazzina che lui, Harry, non aveva mai notato.
 L’eterna “sorellina-di-Ron”.
Smettila Ginny, sii te stessa. Ora. si disse, stringendo i pugni e conficcandosi le unghie nei palmi delle mani. Forse il dolore fisico avrebbe mitigato il dolore del suo cuore.
Una mezza risata, che le suonò tremendamente falsa:
-Ma tu eri troppo occupato a salvare il mondo magico. Bè… non posso dire di essere sorpresa. Sapevo che sarebbe successo, alla fine. Sapevo che non saresti mai stato contento se non fossi andato a caccia di Voldemort. Forse è per questo che mi piaci tanto-
Si pentì immediatamente di quelle parole che erano scappate dalla sua bocca. La piccola Ginny, dentro di sé emerse prepotentemente, facendola arrossire come non succedeva ormai da tanto tempo; ma lei ora, non distolse lo sguardo da quello verde e colpevole del ragazzo.
Che vedesse pure il suo imbarazzo! Che si godesse pure quello spettacolo mortificante!
Si era spogliata del suo forte guscio e, ancora una volta, solo per lui.
Lui che, non sopportando quella vista –“Vigliacco” pensò- le diede le spalle.
La sua schiena si allontanò lentamente: dalla tomba bianca di Silente, dal dolore, da Ginny.
Solo allora notò l’occhiata di suo fratello, triste, piena di compassione.
Odiava quegli sguardi, quelle occhiate cariche di un mix micidiale di pietà e amore che solo una ragazzina cresciuta con sei fratelli, era abituata a ricevere.
Di rimando gli sorrise debolmente, di un sorriso sghembo.
Ma a chi la do a bere..
Non avrebbe pianto, -si sapeva- non piangeva mai; ma quel maledetto nodo alla gola non voleva proprio sparire.





 
 
-Ginny ascolta.. Non posso più stare con te. Dobbiamo smettere di vederci. Non possiamo stare insieme.-
Ma sei pazzo?! Che stai facendo?!
Zitto, è per il suo bene..
Dopo tutto quello che hai passato quest’anno? Dopo tutto quello che lei ha passato durante questi anni?
Smettila, non cercare di farmi sentire più in colpa di quanto io non sia già..
-E’ per qualche stupida, nobile ragione, vero?-
Il suo sorriso, anche se strano e amaro, lo incantò.
Dio, se era bella. Anche in quel momento cercava di apparire forte e risoluta.
Fissò i lunghi capelli rossi –“Non ti viene voglia di accarezzarli?” “Taci”-, aspirò il delicato profumo di fiori che emanavano e la bocca divenne secca.
Ora, più che mai, si chiese perché non potesse essere un ragazzo normale.
Devo farlo
Ma no, non ce la faresti comunque! Scappa, scappa con lei e i tuoi amici.. c’è gente più grande e più esperta pronta a sacrificarsi. Tu va’, finché sei in tempo!
Non posso, è il mio, il nostro compito
-Queste ultime settimane con te sono state come.. come la vita di un altro. Ma io non posso… noi non possiamo… Devo fare delle cose da solo, ora-
I grandi occhi castani di Ginny si posarono sui suoi.
Non avrebbe pianto, -si sapeva- non piangeva mai; ma lui sentì il nodo alla gola stringere sempre di più.
Abbracciala
Non posso, sarebbe troppo doloroso
E partire, non vederla per un anno, credi che sarà meno doloroso?
-Voldemort usa le persone a cui i suoi nemici tengono. Ti ha già usato una volta come esca, e solo perché sei la sorella del mio migliore amico. Pensa a quanto più grande sarà il pericolo che correrai se continuiamo a stare insieme. Lo verrà a sapere, lo scoprirà. Cercherà di arrivare a me attraverso di te.-
L’immagine di una Ginny dodicenne, accasciata a terra, priva di sensi, lo travolse.
Come gli era sembrata piccola e indifesa allora, mentre aveva cercato di farla rinvenire.
-E se a me non importasse?-
Ma eccola lì, l’altra Ginny, completamente diversa, quella di cui si era innamorato.
-Importa a me. Come credi che mi sentirei se questo fosse il tuo funerale… e fosse colpa mia.. –
Sì, innamorato.
Amava tutto di Ginny: la sua figura esile e fragile, la pelle bianca e vellutata, le efelidi sul suo nasino, i capelli, lisci e sottili come fili di seta, gli occhi dolci.
Quelli stessi occhi che ora fissavano il Lago, con un’aria assente.
-Io non ho mai davvero rinunciato a te. Mai. Ho sempre sperato… Hermione mi ha detto di vivere la mia vita, magari di stare con altri, di lasciarti perdere per un po’, perché non riuscivo a spiccicare parola se c’eri tu nella stessa stanza, ricordi? E lei pensava che forse mi avresti notato di più se io fossi stata un po’ più.. me stessa-
Harry non se lo aspettava.
Ora aveva solo voglia di prenderla tra le braccia, accarezzarle il viso e baciarla forte, come lei lo aveva baciato nella Sala Comune poche settimane prima.
Voleva solo dimenticare tutto per qualche minuto, perdersi nell’oblio delle sue labbra e sentirsi come un normale ragazzo innamorato.
Ma rinvenne dal suo sogno ad occhi aperti, e sorrise, suo malgrado.
-Astuta quella Hermione- deglutì impercettibilmente e continuò, conscio del peso di quelle parole –Vorrei solo averti chiesto di stare con me prima..-










  
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