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Autore: Astharte_Salai    14/03/2012    1 recensioni
“non voglio perderti”sussurro, stringendoti a me, mentre gli occhi mi si velano improvvisamente di lacrime. “ma non posso accettare che Lui preferisca qualcun altro a noi.”
Mi stringi a tua volta per baciarmi una guancia. “ci ama, lo sai”
La tua voce è sicura, ma capisco dal tremito delle tue braccia contro la mia schiena, che anche tu hai capito la verità.
(accenni LucyxMicky)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Lucifero
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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hhhhh Postfazione dell'autrice: tutto é nato da una canzone bellissima:Give me a sign. inizialmente, avevo intenzione di utilizzarla per una DeanxCastiel, ma leggendo la traduzione non ho potuto far a meno di pensare a Lucy e Michele.
spero che vi piaccia e qualsiasi commento é ben accetto. grazie mille ^w^. come al solito, la dedico alla mia corretrice personale <3. enjoy!


Give me a sign
 
Ti osservo mentre ricambi con impertinenza il mio sguardo, i pugni stretti ai lati dei fianchi e i capelli biondi spettinati dal vento.
Finalmente, dopo tutto questo tempo, riesco a rivederti, fratello. Per poterti vedere solo un’altra maledetta volta ho ucciso nostro fratello Gabriele, mi sono impossessato di quest’uomo che tra poco non riuscirà più a contenermi mi sono umiliato e sono stato deriso per questo, solo per vederti ancora.
Finalmente Michele, adesso potrò ucciderti.
Accenni a un sorriso e scuoti la testa sfoggiando quell’aria di superiorità che ormai è diventata il tuo modo di distinguerti dagli altri.
“allora , non eri ansioso di combattere demone?”
Rido, mio malgrado, senza far trapelare la fitta che mi coglie allo stomaco al suono della tua voce, dura e concisa.
“demone?é questo il modo di chiamare il tuo fratellino?”
Serri la mascella e in un battito di ciglia ti scaraventi addosso al mio corpo, ma non mi faccio trovare impreparato e cominciamo a lottare, mentre la furia prevale sul dovere, lasciando che il corpo prenda il possesso della mente.
Guizzi dorati balenano davanti ai miei occhi, ma nonostante il dolore e il sangue non riesco a fermarmi: finalmente potrò ucciderti.
Senza nemmeno accorgermene, i tuoi occhi e miei si incatenano e di colpo i ricordi affiorano con violenza, troppa per non farmi del male.
Ripenso, senza nemmeno accorgermene a tutti i momenti che abbiamo condiviso, fino a quel giorno.
Il giorno in cui sono caduto.
 
“fratello, ti prego, devi cercare di capirmi”
Ti aggiri a testa bassa per la stanza dove ci siamo rinchiusi, mordendoti le labbra fino a farle sanguinare. Sei irritato con me, lo so, ma non posso far nient'altro che osservare inerme il tuo continuo movimento circolare.
Quando alzi la testa, le iridi celesti sembrano volermi trafiggere.
“capirti?Lu, ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai sfidato nostro padre!”
“non  è vero!”mormoro, cercando nonostante tutto di ostentare un comportamento sicuro.
Ma i tuoi occhi mi imbarazzano troppo per non distogliere lo sguardo e mi fisso le mani intrecciate sul grembo, torturate tra loro.
“io, non voglio inginocchiarmi di fronte agli umani, fratello. Non me la sento. Ti rendi conto di cosa ci ha chiesto?riesci minimamente a comprenderlo? Non ho intenzione di essere il cagnolino di quegli esseri imperfetti e nemmeno tu dovresti, fratello.”
Appoggi il capo contro la parete e per poco non piangi dalla disperazione. Ti inginocchi con estrema lentezza e quando mi osservi, mi sembri un padre stanco della lite col proprio figlio.
“quindi” strascichi di colpo in modo cauto e tranquillo. “se io ti chiedessi gentilmente di farmi questo favore, accetteresti?”
Storco il naso e sorrido inconsciamente, quando assumi l’espressione di un bambino che sta per piangere:il labbro inferiore sporto in fuori e tremante, gli occhi grandi e lucidi.
“non so, devo pensarci”
In un attimo sei sopra di me e cominciamo a lottare scherzosamente, mentre le nostre risate interrompono la quiete che si era creata. Riesco a prevalere e mi metto a cavalcioni sul tuo petto ansante,inchiodandoti le braccia sopra la testa.
Prima che tu riesca a dire qualcosa mi sporgo verso di te, fino a premere le labbra contro le tue.
Mi lasci fare ma quando mi rialzo, non riesco a non notare l’espressione lievemente accigliata a deformarti il viso.
“Lu, cosa ti avevo detto a proposito dei baci?”
“non ci vedo niente di male, ci vogliamo tanto bene”
Mi incollo al tuo corpo prima che tu possa in qualche modo mettere freno al mio slancio d’affetto.
“non voglio perderti”sussurro, stringendoti a me, mentre gli occhi mi si velano improvvisamente di lacrime. “ma non posso accettare che Lui preferisca qualcun altro a noi.”
Mi stringi a tua volta per baciarmi una guancia. “ci ama, lo sai”
La tua voce è sicura, ma capisco dal tremito delle tue braccia contro la mia schiena, che anche tu hai capito la verità.
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Le urla sovrastano tutto, qualunque cosa, cancellando il rumore del fuoco guizzante che esplode in un tugurio di fiamme arancioni, coprendo tutto di dorato e scarlatto. Le mie mani  sporche di sangue e ai piedi i corpi ammassati dei miei fratelli morti, quelli che come me hanno deciso di non sottomettersi, di scegliere da soli la propria via.
In tutto quel caos, tra tutte le figure che mi balenano indistinte davanti agli occhi, la tua è quella che riesco a distinguere. Il tuo sguardo è pieno di rabbia, di odio e mi ferisce quando capisco che è a me che lo stai rivolgendo.
Come possono degli esseri così inferiori aver spezzato il nostro legame in maniera definitiva? Un legame che, fino a poco tempo fa, credevo fosse indissolubile, eterno.
Provo a urlare, ma mi esce solo un roco sussurro che a malapena distinguo come mio.
Provai a convincerti, a farti capire, ma più cercavo di avvicinarmi, più tu ti allontanavi creando un baratro ancora più profondo del precedente.
Perché non vuoi capire? Perché ti ostini a rimanere in silenzio?
Alla fine mi stupisco di me stesso quando le lacrime mi solcano il viso. Ti  prego non lasciarmi, non voglio fare a meno di te.
Sei sempre stato l’unico che mi supportava, che mi capiva.
L’unico di cui mi fidavo.
L’unico che abbia mai amato.
Alla fine, capii che era inutile pregarti e che nemmeno se mi fossi inchinato ai tuoi piedi avresti modificato i tuoi occhi che mi fissavano come se non mi conoscessi, come se rappresentassi solo un nemico. Alla fine, non mi restava niente se non me stesso.  Mi gettai oltre il baratro e caddi.
L’impatto fu talmente doloroso da lasciarmi senza fiato. Ovunque guardassi, c’era solo un il buio, un’oscurità che mi confortava. Sorrisi mentre le lacrime cominciavano a scorrere veloci e lentamente mi assopii.  
Ora non esisteva più nient’altro che il buio, ed era la sola cosa che desideravo avere.
 
 
“hai tradito nostro padre, non sei degno di essere chiamato fratello!”
Mi risveglio dallo stato di trance e riesco a bloccarti le braccia contro il petto, gli occhi fissi contro i tuoi. Un’antica rabbia, assopita in me, si risveglia più bruciante che mai e ti colpisco con forza. Attonito cadi e terra, una mano premuta contro la testa sanguinante.
“Non mi interessava di nostro padre, non me ne é mai importato”.
Il baratro dell’oscurità si è nuovamente aperto e attende ai nostri piedi il mio ritorno. Rivolgo un’occhiata al fratello dell’uomo che ora possiedo, la sua aria sgomenta e addolorata per la perdita del compagno.
 Lo compatisco proprio perché so cosa prova. Ma non ho intenzione di perdere questa volta.
Un’idea mi pervade, una stupida e sciocca idea, ma la migliore che io abbia mai avuto.
Mi avvicino al tuo corpo e ti sollevo da terra, le mani attorno al tuo collo. Sotto di noi, l’enorme voragine ci attende, estendendosi sempre di più.
Avrei vinto se solo avessi voluto, e lo sai.
Avrei conquistato il mondo e sconfitto nostro padre, e lo sai.
Ma non  riesco a fare a meno di volerti.
E, maledizione, lo sai.
 Con lentezza, poggio le mie labbra contro le tue in un bacio casto per poi spingerti oltre il baratro dell’inferno. La tua espressione è attonita mentre scivoli indietro, mentre precipiti e cadi nella gabbia, inerme.
Sorrido e dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Winchester, non esito a sporgermi verso il vuoto, chiudendo gli occhi e sorridendo.
La caduta è esattamente come allora: interminabile, e dolorosa, quando finalmente giunge.
Mi muovo piano e sfioro qualcosa steso accanto a me, coperto dalla completa oscurità.
Ti accarezzo la mano e intreccio le nostre dita soddisfatto.
“adesso” , pronuncio sornione,”dovrai per forza rimanere con me, fratello”.
Non dici niente, assolutamente. Tipico di te.
Ma per un flebile istante, posso giurare di aver sentito la tua mano stringere la mia.

   
 
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