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Autore: Helen Lance    14/10/2006    16 recensioni
“Aspettami ogni sera davanti a quel portone,
e se verrai stasera ti chiamerò per nome.
Chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò,
ma se mi chiami amore, io ti risponderò.”
-Francesco de Gregori-
[NejiHina]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost Colour.





“Aspettami ogni sera davanti a quel portone,
e se verrai stasera ti chiamerò per nome.
Chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò,
ma se mi chiami amore, io ti risponderò.”
-Francesco de Gregori-




Piove.
Il cielo non ha colore, e assomiglia ai miei occhi, e ai tuoi.
Se gli anni non fossero passati, staremmo seduti in veranda, con una tazza di the caldo in mano, il vapore che sale e si perde nella pioggia.
I ciliegi sfioriti del giardino d’autunno farebbero cadere le loro ultime foglie, e le tavole di legno chiaro del gazebo in fondo al giardino si scurirebbero gradualmente sotto la pioggia.
Preciso e intoccabile, il giardino subirebbe la stessa metamorfosi precisa, come ha sempre fatto.
Ma tu, ora, sei così lontano. I tuoi sguardi non hanno più colore da tanto tempo.
Ma ovviamente, fuori nella pioggia non è cambiato niente. Al tempo non importa di noi, del tuo sguardo che non ha più colore.
Una volta, ci vedevo la pioggia dentro, e il the caldo, la veranda e ogni tanto un sorriso.
Guardandomi allo specchio, mi piaceva vedere lo stesso colore dei tuoi occhi riflesso nei miei.
Ma ora, da tempo i tuoi occhi non hanno colore, e anche i miei, oramai, lo hanno perso.

Ma tutti mi dicono che ci vedo così bene. Vedono tutto, gli occhi senza colore.

E avrei voluto così tanto allungare una mano verso di te… Sempre più lontano, ti perdevi nel riflesso della pioggia.

Là dove non potevo vederti. Là dove neppure il mio Byakugan sarebbe arrivato.
Strano a dirsi. Un luogo che il Byakugan non possa raggiungere.
Ma fa così male, dio…

Brucia come l’inferno, ogni volta, ogni minuto, e io non posso più chiederti di tenermi la mano, ma mi manchi, mi manchi, mi manchi così tanto…
Così tanto che non mi importa se qualcuno mi vede, perché la pioggia confonde le lacrime e tu non sei più qui con me, e nel tuo riflesso vedo solo il mio, vuoto, ma non così gelido come il tuo.
Così troppo simile a quello di mio padre che ho paura, ora, a guardarti.
Freddo distacco il suo, tinto d’indifferenza. Il tuo, odio .
Fa male, diretto verso di me.
E, lo sai, darei qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, per tornare indietro, per venire ancora nel tuo letto a piangere quando tuonava, per darti ancora la mano correndo nel parato del gazebo, per guardare ancora insieme le rondini che facevano il nido sotto le tegole del tetto, in primavera.
Per poterti ancora sorridere, per poterci ancora sorridere.
Ma tu, ora sei così lontano…

Ma gli occhi senza colore vedono tutto.

Sei il prodigio.
Non posso tenere il passo con te.
Ma ti chiederei di perdonarmi, se riuscissi a parlarti, anche di qualcosa che non ho fatto, pur di riavere quello che ho perso.

Dimmi cosa ho sbagliato. Non riesco a capirlo.

E le lacrime e la pioggia non sono più così diverse, le sento scorrere sulle guance.
Ma non sto piangendo, perché non è giusto, e anche se vorrei averti qui… anche se… anche se ho bisogno di averti qui, è comunque sbagliato, perché chi ha gli occhi del colore del cielo quando piove non piange mai, mai, mai.
-Hinata-sama.-
E non ho bisogno di girarmi per vedere la veranda vuota, perché so che tu non sei lì. Il mio kimono gocciola. Non ho bisogno di girarmi per sapere che sei solo un ricordo.
-Hinata, ti verrà la febbre.-
I tuoi occhi riflettono pioggia, quando mi giro. Ma la pioggia non è salata, non è pioggia, quella sulle mie labbra.
Se chiudo gli occhi, scomparirai. Lontano, nel riflesso della pioggia, vuoto, gelido silenzioso.

Ti prego, non te ne andare… Fa così male, sai.
Ti prego, sii reale.

Vedono tutto, gli occhi che non hanno colore.

E anche se non ci posso credere, vorrei. Perché sei lì, e nel tuo riflesso vedo la pioggia, e lontano, un’ombra e un sorriso.
Tieni in mano una coperta, e sei reale. Ho paura.
-Neji-niisan…-
Hai in mano una coperta, e anche quella sembra un ricordo sbiadito, opaco e sfocato di quando la tiravi fuori dall’armadio, la sera quando venivo in camera tua spaventata dai tuoni, e me la avvolgevi addosso, con un sorriso velato.
Ora ha i bordi sfilacciati, e il rosso è sbiadito. Ma quando me la posi sulle spalle, sotto la pioggia, sa ancora di te, del tuo profumo.

Neji.

Il tuo respiro è caldo sulle mie guance fredde, ed è incredibile, ma fa male. Fa male perché ho paura di crederci.
Paura perché sei qui, sei reale, ed è rassicurante il calore del tuo braccio sopra le spalle, e il profumo di vecchio e pulito e passato della coperta rossa ora sbiadita che da sempre sta in fondo all’armadio di camera tua.

Mi sei mancato così tanto… E ti voglio ancora così bene, Neji. Così tanto...

E mi tieni contro il tuo petto mentre camminiamo verso il portico, sotto la pioggia, e sento il tuo cuore battere contro la mia guancia, sotto la maglietta bagnata di pioggia e lacrime. Perché sì, stavo piangendo, anche se a noi non è permesso. Ma non mi importa perché… perché…

Perché mi sei mancato così tanto…

E il tuo calore è come lo ricordavo, come lo ho rimpianto per anni, come vorrei che fosse sempre, perché così deve essere.
E il rancore sordo e oppressivo dei tuoi occhi senza colore, quando incrociava i miei negli ultimi –quanti? Troppi- anni, sembra solo appartenere ad un’altra persona, non a te, non a noi.

Ma so perfettamente che la nostra libertà ci guarda solo da lontano, ed è perfetta quanto intoccabile e lontana.
Domani, non sarà che un ricordo.


E di nuovo, quando i tuoi occhi incroceranno i miei, non avranno colore.
Lo hanno perduto per sempre, Neji.
Ma alla pioggia questo non importa.






****
Una semplice e corta Neji/Hina. Il Rating è dovuto al fatto che è una specie di incesto. Lo so, è una coppia che non piace. Ma a me sì. Magari vedo cose che porterebbero a loro due come coppia che non stanno nè in cielo nè in terra. Beh, pazienza. Vuol dire che me ne compiacerò da sola. E le parole di De Gregori ci stavano troppo bene, no?
Ah, per la cronaca: a me le Neji/Ten piacciono, a volte. E poi adoro Neji.
Alla prossima.
Helen.



  
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