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Autore: Kamikat_32    15/03/2012    1 recensioni
Dorian ha ventidue anni e una vita da buttare. Si ritrova così a dover cominciare una nuova vita in una nuova città, accompagnato dall'amico Nat, il suo completo opposto. Naturalmente non mancherà una ragazza, che scatenerà il classico triangolo (no, non l'avevo considerato)...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1 - ON MY OWN
"I walk alone, think of home. Memories of long ago. No one knows I lost my soul long ago."

Dorian si buttò sul divano, stringendo una lattina di coca-cola; sapeva benissimo che, se in mano avesse avuto birra invece di una bevanda gasata, l'immagine sarebbe stata migliore. Ma lui aveva smesso di bere da un po', e del resto non c'era nessuno a contemplarlo. Era quel genere di situazione che, se da un lato lo sollevava, dall'altro lo faceva sentire tremendamente solo. A Dorian non era mai piaciuto avere gli occhi di tutte le ragazze addosso, e in quel momento l'avrebbe odiato ancora di più. Però era solo.
Prese pigramente il telecomando e accese la tv; fuori il sole splendeva e i suoi raggi filtravano attraverso le persiane chiuse.
Improvvisamente, qualcuno suonò il campanello. Dorian andò ad aprire e si trovò davanti un signore di età avanzata sorridente; era più basso di lui e aveva i capelli bianchi. "Per quello che resta dei suoi capelli" pensò Dorian, che non era certo in vena di comportarsi da bravo ragazzo con un anziano che nemmeno conosceva.
- Sei venuto ad aprire! - esultò il vecchio, sotto lo sguardo decisamente confuso di Dorian. - Sei il ragazzo nuovo, giusto?
- Così pare.
Il vecchio fece un sorriso ancora più radioso: - Spero ti troverai bene qui. Io sono il tuo vicino, puoi chiamarmi...
- Sì, davvero interessante - lo interruppe Dorian sbuffando - Mi piacerebbe molto prendere un tè con lei, e magari anche con la sua consorte, Signor Vicino, ma purtroppo ho molto da fare.
- Sì, immagino... disfare tutti gli scatoloni, e così via. Mi sono trasferito sei volte nella mia lunga vita, perciò so di cosa parli!
- No, veramente avevo in programma qualcosa di più... soddisfacente, lei mi intende, no? - rispose Dorian un momento prima di chiudergli la porta in faccia.
Appena fu dentro, al riparo da sguardi indiscreti, scoppiò a ridere. Pensò alla faccia del suo vicino, e anche a quello che avrebbe detto Nat, se solo fosse stato lì. 
La sua era una risata amara, poichè questi pensieri gli avevano fatto tornare in mente che non c'era nessuno, a parte lui.
Dorian spense la tv e si ributtò sul divano. Avrebbe dormito, così il tempo sarebbe trascorso più in fretta. Ancora pochi giorni e sarebbe arrivato Nat.
Con questo pensiero, il ragazzo si addormentò.
 
Era in un stanza che ben conosceva, spoglia. La luce, sul rosso, era data dalle poche candele sparse per la stanza. Vicino al muro c'era il lavandino con lo specchio in cui Dorian si era rimirato tante e tante volte, prima di uscire. Lui era lì, la fronte appoggiata a quella superficie così liscia e fredda... 
Specchiandosi, non poteva fare a meno di notare la somiglianza con suo padre. 
Dorian alzò improvvisamente il pugno e colpì più forte che poteva quella lastra, che si spezzò. Scrollò la mano per liberarsi dai frammenti di vetro, poi se la passò sugli occhi. Lungo le guancie colarono sangue - proveniente dalla ferita - e lacrime, le sue.
Dorian non piangeva mai.
E una voce chiese, esitante: - Chi sei? Chi sei adesso, Dorian?
Era la sua.
 
Dorian si svegliò di soprassalto. Era ormai sera.
Doveva dormire, perché aveva accumulato troppa stanchezza e troppo stress negli ultimi giorni. Ma la testa gli ronzava troppo per poter chiudere gli occhi e sprofondare almeno in un dormiveglia.
Si alzò di soprassalto e si fiondò nel bagno, aprendo l'armadietto per cercare qualche pastiglia contro il malditesta. C'erano solo dei sonniferi.
"Se non altro dormirò sicuramente" riflettè Dorian. E così dicendo, sprofondò in un sonno senza sogni.
   
 
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