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Autore: telesette    15/03/2012    2 recensioni
La voce del diavolo era come una sentenza vera e propria. Quesada era colpevole, non c'era legge a proteggerlo adesso; laddove l'avvocato Matt Murdock non era riuscito, il giudice infernale vestito di rosso avrebbe invece applicato la vera giustizia...
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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La vera giustizia

 

Signor Quesada, spero per lei di trovare giustizia presso questa corte... O la giustizia troverà lei!

Ancora una volta, la corruzione e la discutibilità del sistema giudiziario avevano permesso ad un verme di farla franca. José Quesada, criminale e stupratore, era di nuovo in circolazione come se niente fosse... E sia Matt che il suo socio non potevano fare altro che fremere impotenti, mentre quell'essere schifoso usciva tranquillo dal tribunale col sorriso sulle labbra. Un buon avvocato, una parola per smontare la testimonianza della vittima, e anche il più sudicio farabutto di questo mondo torna ad essere un "cittadino rispettabile" agli occhi della comunità.
E questa si può definire GIUSTIZIA, forse ?!?

- Non è giusto - esclamò Matt, davanti all'uscita del tribunale, rivolgendosi al suo compagno. - Un altro stupratore in circolazione!
- Già - osservò l'altro. - Io non capisco una cosa: come fa un verme come Quesada a pagarsi un avvocato come Hersh?
- Infatti, è Kingpin che paga la parcella...

Purtroppo, quando il sistema cerca di agire contro uno degli uomini al servizio di un potente boss della malavita, l'unica ragione è quella del denaro. Ogni giorno è così: stupratori, assassini, rapinatori e grassatori vari a piede libero... Basta avere le spalle coperte da un capo influente, e perfino la Legge si ritrova con le mani legate. Nemmeno l'avvocato cieco di Hell's Kitchen, alias Matt Murdock, può sperare di raddrizzare simili infamie attenendosi alle regole di questo sporco gioco.

- Andiamo a ubriacarci - propose il suo amico rassegnato.

Entrambi sapevano bene che non si sarebbe trattato né della prima né dell'ultima volta che avrebbero assistito ad una simile porcheria giudiziaria. Tuttavia per Matt la faccenda con Quesada era tutt'altro che chiusa...

- Stasera no - rispose infatti, stringendo il suo bastone da non-vedente con un'espressione dura e decisa dipinta in volto. - Ho un lavoro da fare!

***

***

Quella sera Quesada si ritrovò al bar con gli amici per festeggiare. Prendere per il culo il sistema era di una facilità addirittura impressionante, praticamente non aveva dovuto fare niente, e il buffo era che le autorità stesse lo avevano lasciato andare con tanto di scuse.
Che sensazione elettrizzante!
Chissà, magari domani avrebbe fatto una visita di cortesia a quella puttana che si era permessa di denunciarlo. Sarebbe stato altrettanto divertente, vederla dimenarsi come una cagna in calore per la seconda volta, prima di piantarle una pallottola in testa e berci sopra uno scotch alla sua salute.

- Un brindisi - esclamò Quesada, sollevando il bicchiere. - Al sistema giudiziario...
- Perché? - chiesero i suoi amici divertiti.
- Perché l'ho fregato - disse tranquillo, tracannando il liquido tutto d'un fiato. - Io ho Kingpin che pensa a me!

Mentre il criminale si crogiolava tranquillo, immerso in pensieri piacevoli e tra i fumi dell'alcool, qualcuno o qualcosa lo stava osservando dall'alto. Apparentemente sembrava una specie di sagoma color rosso fuoco, acquattata e immobile come se fosse una sorta di decorazione, eppure era a dir poco inquietante.

- Ehi, capo - esclamò uno dei presenti, rivolgendosi a Quesada e indicando il soffitto sopra di lui.
- Che c'è?
- Hai visto lassù?

Nel momento in cui Quesada sollevò lo sguardo, cercando di distinguere qualcosa tra le ombre e le impalcature di metallo, certo non immaginava neppure lontanamente cosa gli sarebbe accaduto di lì a poco.

- E' vero o finto? - mormorò il criminale, quasi sorridendo dell'assurdità della situazione. - Sì, pare vero...

L'uomo vestito di rosso, coi nervi tesi e pronti a scattare, rimase fermo e in attesa. L'adrenalina cominciò a scorrergli in corpo, a causa della tensione del combattimento ormai prossimo, e intanto fremeva al pensiero di abbattersi su quell'essere disgustoso e rovesciargli addosso tutta la sua collera e la sua furia infernale.

- Che cosa vuoi ? - domandò Quesada.
- Giustizia!

Come ebbe detto questa parola, il misterioso individuo sollevò il braccio e scagliò l'estremità della sua arma contro il volto del farabutto sottostante. Quesada crollò a terra, urlando di dolore, mentre il sangue cominciò a colargli lungo la mandibola slogata. Nel locale riecheggiò il panico totale, non appena il tizio vestito di rosso si gettò nella mischia, proprio come un diavolo in cerca delle sue vittime. Qualcuno mise mano alla pistola, e subito si scatenò un vero e proprio inferno. Il diavolo rosso si avventò su ognuno di quei disgraziati e cominciò ad abbatterli uno dopo l'altro, veloce e implacabile, senza risparmiare nessuno. l'arma che brandiva era una specie di bastone snodabile, assicurato con una cordicella ad estensione, e ad ogni colpo l'ambiente si illuminava con una pioggia di scintille, mentre le lampade venivano fatte letteralmente a pezzi. A causa del cortocircuito e delle bottiglie di whisky rovesciate sul pavimento, il locale cominciò a prendere fuoco e le pallottole continuavano a fischiare nell'aria come nugoli di api inferocite.
Purtroppo il misterioso diavolo era cieco ma, grazie al suo udito estremamente sviluppato, le vibrazioni che riecheggiavano attorno a lui assumevano la forma di immagini nitidissime sullo schermo della sua mente. In questo modo era in grado di evitare i proiettili e sfruttare ogni possibile appiglio per muoversi agilmente, come un mostro sovrannaturale in possesso di una forza spaventosa e inarrestabile. I nemici cadevano come birilli, sotto i colpi violenti e precisi del suo bastone, e le fiamme cominciavano ad estendersi con vigore ad ogni angolo del locale. Nascosto sotto il retro del bancone, il barista impugnò il fucile a pompa che teneva nascosto lì sotto e cominciò a sparare all'impazzata. Avvertendo il pericolo, il diavolo balzò agilmente sulla pedana metallica che conduceva al secondo piano e analizzò i suoni, cercando di isolarli uno dall'altro: sotto di lui gli spari giungevano attutiti, ma attorno a lui i nemici erano armati di spranghe e pronti ad avventarglisi addosso. D'istinto si liberò degli avversari con pochi colpi bene assestati e, dopo averli tramortiti, si lanciò sul ventilatore ad elica del soffitto e rimase ancora una volta in agguato.
Approfittando della confusione generale, Quesada riuscì in qualche modo a scivolare via non visto da sotto i tavoli, gemendo e ansimando come un animale in trappola. Il diavolo drizzò le orecchie, riconoscendo perfettamente la sua voce; certo il suo timbro vocale era piuttosto distorto, rispetto a quando era seduto tranquillo nell'aula del tribunale poche ore prima, ma anche così lo avrebbe riconosciuto tra mille. Quesada continuò a strisciare sul pavimento, fino ad imboccare la porta e precipitarsi subito in strada.
Altri proiettili vennero sparati in rapida successione, rimbalzando contro le pale del ventilatore con sprazzi di luce, tuttavia il diavolo si avventò sui pistoleri con un doppio calcio in picchiata e si lanciò all'inseguimento della sua preda in fuga.

***

Sconvolto com'era, al pensiero di quel demone spaventoso dietro di lui, Quesada inciampò in una pozza d'acqua ma si rialzò prontamente con il revolver in mano e continuò a correre senza voltarsi. Senza nemmeno riflettere, imboccò una scala che conduceva alla galleria sottostante della metropolitana. Dopo essersi nascosto dietro una delle colonne a fianco dei binari, il criminale rimase immobile cercando di riprendere fiato. Il suo inseguitore tuttavia era appena a pochi metri da lui...
Improvvisamente però il passare di un treno in corsa mandò in crisi i sensi supersviluppati del diavolo, procurandogli un dolore indescrivibile e costringendolo a fermarsi. Costui strinse i denti e, sbattendo il suo bastone contro la ringhiera di metallo delle scale, si concentrò sul dipanarsi delle onde sonore che si allontanavano per ristabilire il controllo dei suoi sensi. Quando ebbe sferrato il secondo colpo, il treno era già sparito oltre il tunnel e tutto ritornò tranquillo nel giro di pochi istanti.
Quesada era talmente pieno di paura che il battito accelerato del suo cuore e la respirazione affannosa tradivano chiaramente la sua posizione. In men che non si dica infatti, una corda sottile si strinse attorno al suo collo e, facendogli cadere di mano la pistola, gli strappò un grido soffocato.

- Ehi, ciao, come stai ? - domandò il diavolo con un sorriso beffardo.

Quesada cercò inutilmente di liberarsi di quel sottile filo metallico, ma riuscì appena a biascicare qualcosa in risposta con un filo di voce.

- Non l'hai saputo? Sono stato assolto...
- Non da me !!!

La voce del diavolo era come una sentenza vera e propria. Quesada era colpevole, non c'era legge a proteggerlo adesso; laddove l'avvocato Matt Murdock non era riuscito, il giudice infernale vestito di rosso avrebbe invece applicato la vera giustizia.
Ancora una volta però il rumore di un altro treno di passaggio attraversò le sue orecchie come una lama dentro al cervello. Matt crollò in ginocchio, abbandonando la presa, e Quesada fu nuovamente in grado di respirare. Senza perdere tempo, il criminale recuperò il revolver da terra e lo puntò alla tempia del diavolo ai suoi piedi, con una smorfia di trionfo dipinta sulle labbra. Il treno proseguì la sua corsa e, non appena il rumore si affievolì, Matt udì distintamente lo scatto metallico del cane che veniva sollevato per mettere il colpo in canna. Prima che potesse premere il grilletto, Quesada si ritrovò disarmato e scaraventato all'indietro sui binari. Nella caduta doveva essersi evidentemente rotto qualcosa perché, per quanti sforzi facesse, non riusciva più a muoversi. Riverso sulla schiena, la pistola era a pochi centimetri dalle sue dita, ma lui non poteva prenderla in alcun modo... E quando l'inevitabile cominciò a rischiarare l'ambiente, capì con orrore di non avere scampo.
Anche se cieco, Matt poteva ugualmente indovinare la sua espressione, ed era felice al pensiero di assaporare il compimento della sua opera di giustiziere.

- Ehi, quella luce in fondo al tunnel - esclamò beffardo, mentre il rumore di un altro treno quasi copriva le sue parole. - Sai che cos'è? Non è il paradiso...
- Ti ammazzo... Ti ammazzo - mormorò appena Quesada, con gli occhi sbarrati dal terrore.
- ...E' la linea C !!!

E le urla disperate di José Quesada si persero nel fragore assordante, come una goccia di fango nell'acqua torbida di una palude... Dopodiché il buio fece calare sia le luci che il sipario con un silenzio di morte.

FINE

   
 
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