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Autore: Emma Wright    15/03/2012    9 recensioni
Dal testo:
"Andromeda aveva sempre amato le stelle, fin da bambina.
Nessuno si era mai stupito di questo suo insolito interesse. Nella sua famiglia, tutti portavano nomi di astri, come a voler dimostrare un’antica passione ancora attuale.
Lo stesso padre amava prenderla in disparte, di tanto in tanto, ignorando le pretese della moglie, per spiegarle la storia di alcune costellazioni e galassie.
Era così che la bambina passava le calde sere d’estate, persa tra racconti complicati di uomini e creature divine. Di quei tempi ricordava chiaramente la voce profonda di Cygnus, ancora impressa nella sua memoria nonostante tutto il tempo trascorso dall’ultima volta che lo aveva visto. Non aveva potuto dimenticare nemmeno quelle storie, che le ritornavano in mente così spesso, come in quella notte di pioggia, quando avrebbe dovuto dormire."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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  NICKNAME EFP: Emma Wright
PERSONAGGI E PAIRING: Andromeda Black
GENERE: malinconico
AVVERTIMENTI: oneshot
RATING: verde
INTRODUZIONE: dal testo, “Era così che la bambina passava le calde sere d’estate, persa tra racconti complicati di uomini e creature divine. Di quei tempi ricordava chiaramente la voce profonda di Cygnus, ancora impressa nella sua memoria nonostante tutto il tempo trascorso dall’ultima volta che lo aveva visto. Non aveva potuto dimenticare nemmeno quelle storie, che le ritornavano in mente così spesso, come in quella notte di pioggia, quando avrebbe dovuto dormire.”
NDA: la storia avviene in maniera un po’ difficile da definire. Nei punti intervallati da due spazi il tempo di narrazione salta, seguendo questa linea: presente, passato, presente, specifico perché forse non è molto chiaro dato la piega presa dall’insieme.
Del mio pacchetto (costellazione Vergine e stella Spica) ho scelto prevalentemente due elementi: la scena della foto – ovvero la donna che tende le mani verso una pentola/stufa per scaldarsi) e la storia nascosta dietro l’astro scelto. La terza parte era “femminilità”, ma giudica tu la sua presenza nel totale, io stessa non ne sono molto convinta, ma lascio sia tu a scegliere durante la valutazione.
La ripetizione finale, molto simile all’inizio della storia, è voluta, per sottolineare il concetto.
È tutto, ho amato scrivere questa storia, spero ti piaccia :)

 
 

Quando il mondo non va come credi

 Andromeda aveva sempre amato le stelle, fin da bambina.
Nessuno si era mai stupito di questo suo insolito interesse. Nella sua famiglia, tutti portavano nomi di astri, come a voler dimostrare un’antica passione ancora attuale.
Lo stesso padre amava prenderla in disparte, di tanto in tanto, ignorando le pretese della moglie, per spiegarle la storia di alcune costellazioni e galassie.
Era così che la bambina passava le calde sere d’estate, persa tra racconti complicati di uomini e creature divine. Di quei tempi ricordava chiaramente la voce profonda di Cygnus, ancora impressa nella sua memoria nonostante tutto il tempo trascorso dall’ultima volta che lo aveva visto. Non aveva potuto dimenticare nemmeno quelle storie, che le ritornavano in mente così spesso, come in quella notte di pioggia, quando avrebbe dovuto dormire.
 
 

«Dromeda, avanti, è tardi…»

«Un attimo solo, papà» disse la bambina con voce squillante, sottraendosi al suo abbraccio per tornare lì, sull’erba del giardino. Sapeva benissimo che, una volta rientrati, sua madre l’avrebbe sgridata e avrebbe protestato, perché giustamente sosteneva che una ragazzina di appena nove anni non dovesse andare a dormire così tardi, tuttavia non poteva farne a meno. Il cielo notturno era qualcosa di splendido, non sarebbe stata certo lei a perdersi quell’ultimo spettacolo.
Cygnus non poté fare a meno di sorridere, guardandola. Lei era di spalle e ne scorgeva i lunghi capelli castani e il vestito celeste, ma capiva che i suoi grandi occhi scuri erano rivolti all’alto.
Pazientemente, l’uomo si avvicinò e la prese in braccio.

«Papà, quella che stella è?» chiese Andromeda, aggrottando la fronte e indicando un punto non definito.
«Orione, tesoro, te ne ho già parlato molte volte.»
Cercando di prender tempo, la bambina cercò di riferirsi a qualcosa di ancora ignoto e trovò la costellazione della Vergine.
Sai anche questo» mormorò il padre sospirando, avviandosi in direzione della porta di casa, trasportando di peso la figlia.
«Hai parlato di Porrima e altre, ma non di Spica…»
«Bambina mia…»
Andromeda protestò con la sua aria innocente, nessuno sapeva resisterle quando diventava così capricciosa. Nemmeno il padre.
«E va bene» acconsentì lui, infatti, posandola in mezzo all’erba coperta già da un filo di rugiada e sedendosi accanto.
«Spica rappresenta la dea Astrea.» cominciò.
«Chi era?» lo interruppe la ragazzina, gli occhi ancora rivolti al cielo notturno.
«Secondo chi la venerava, era la dea della giustizia. Era bella e molto saggia e amministrava con il suo dono, finché il disgusto che provava nei confronti degli uomini e di ciò che facevano non la spinse a ritirarsi per sempre tra gli astri.»
Sorpresa da quelle parole, Andromeda aveva ridotto lo sguardo a due fessure per poi fissare insistentemente il padre.
«Ma come mai?» chiese infine «Perché non tornò più? Cosa le avevano fatto gli umani di così terribile?»
Non poteva capacitarsi di un gesto così estremo.
«Sei piccola e non puoi capire, ma sappi che non sempre il mondo è come lo vedi tu.»

Confusa a quelle parole, non poté far altro che seguire l’uomo fino a casa, mano nella mano. Per una persona come lei, quel gesto così estremo era inconcepibile.
 
 
Andromeda riaprì gli occhi, riemergendo dal torpore dei ricordi, ridestandosi bruscamente. Si era seduta davanti al tavolo, dove aveva incautamente posato la testa favorendo quella leggera sonnolenza. C’era anche la pentola piena d’acqua bollente, lì vicino, che contribuiva a diffondere un po’ di calore. Avvicinò le mani per sentirlo meglio, le dava una sensazione piacevole.
Solo allora si rese conto di che ora si era fatta: la luce della luna filtrava attraverso le leggere tendine di seta, illuminando soffusamente ciò che sfuggiva alla punta della bacchetta della strega. In effetti, era rimasta accesa per tutto quel tempo, senza che un “Nox” le ordinasse di terminare l’incantesimo.
Andromeda bisbigliò quella parola, prima di avvicinarsi alla finestra per osservare meglio l’esterno. Aveva anche smesso di piovere. Era davvero notte fonda, lo si capiva da quelle magnifiche stelle che rischiaravano le tenebre. Erano una delle tante cose che le mancavano dell’infanzia, insieme alle chiacchiere con suo padre. Si erano completamente spente il giorno stesso in cui aveva annunciato il proprio fidanzamento con Ted, come fulgidi fari.
A volte si chiedeva se ne fosse valsa davvero la pena, ma un suo sorriso le rispondeva da sé, rendendola felice. Non aveva mai più rivisto la sua famiglia, se non in qualche occasione piena di sguardi umilianti e carichi di disprezzo. Aveva perso tanto, ma guadagnato qualcosa di più, un significato intrinseco. Astrea forse aveva avuto ragione, alla fine, ma Andromeda non poteva fare a meno di amare quelle imperfette creature chiamate uomini.
Decisamente, era stata la miglior decisione che avesse mai preso.
La notte le diceva anche questo, facendola riflettere, mentre osservava quei bagliori di luce profonda su, in cielo.
 
 
Aveva amato le stelle, Andromeda. Pensando sempre di averne solo il nome.
Non poteva nemmeno immaginare quanto, in realtà, lei stessa brillasse.

 


 Questa storia ha partecipato al contest "Ci sono notti che.... non accadono mai", indetto da Andrea.S. sul forum di EFP. Ne approfitto per ringraziarla per le sue splendide parole e la velocità nel postare i risultati, oltre che i banner ♥

 

Quinta classificata - Quando il mondo non va come credi

  Grammatica 9/10 

-"Confusa a quelle parole": meglio un "confusa da quelle parole". 

-Ho notato che non chiudi mai i discorsi diretti se non sono seguiti da una frase come "-blablabla- disse". Dovresti, a mio parere, chiuderli sempre, altrimenti po' risultare difficile la comprensione. 

 

Originalità 8/10 

Da totale ignorante quale sono, ho apprezzato che tu abbia deciso di trattare di un personaggio molto secondario. Hai raccontato uno spezzone di vita molto dolce di Andromeda, sempre vista come la pecora nera della famiglia. Tu, invece, hai ricordato come da bambina amava stare con suo padre, come appartenesse ad una famiglia che la amava, ma che purtroppo ha dovuto allontanarla per principi troppo radicati nel sangue. 

Un breve racconto originale e piacevole. 

 

Stile 4/5 

Il tuo modo di scrivere va di pari passo con la storia che hai narrato: semplice e piacevole, senza pretese e fronzoli, molto dolce, quasi una carezza per il lettore. I cambiamenti temporali non erano assolutamente di difficile comprensione, anzi! Se non mi avessi scritto nulla nelle note d'autore, avrei comunque compreso benissimo il tutto, passando senza fatica da presente a passato e poi di nuovo presente. 

Anche la ripresa della frase iniziale come finale è una cosa che adoro fare, per cui mi ci sono ritrovata leggendola! Avrei soltanto cambiato "Non poteva nemmeno immaginare quanto in realtà brillasse." con "Non poteva nemmeno immaginare quanto, in realtà, lei stessa brillasse." per enfatizzare meglio il concetto. 

 

Gradimento personale 8/10 

E' stata una piacevole lettura. Certo, non mi ha fatto commuovere o saltare sulla sedia, ma mi ha fatto comunque sorridere e questo è molto importante. Forse c'è un problema di fondo nella lunghezza: essendo molto breve il lettore fa fatica ad appassionarsi che è già tutto concluso. D'altronde, però, è soltanto una breve narrazione di uno scorcio di vita, con qualche accorgimento in più per quanto riguarda la trama sarebbe potuta risultare più avvincente. 

 

Utilizzo della notte 5/5 

Qui, punteggio alto: la notte è l'unica ambientazione che ritroviamo nella storia, sia nel passato sia nel presente. Ho apprezzato molto di più la descrizione della parte finale, quando Andromeda si sveglia con la bacchetta ancora accesa e la luce che sbuca, deliziosa. 

 

 

Punti bonus 2,5/3 

L'immagine è il punto più meritato sicuramente: mi è piaciuta moltissimo la tua descrizione del risveglio sulla stufa, molto vivida e dolce. Altro punto per il mito, raccontato ma che poi ritorna nei pensieri di Andromeda a testimoniare che la sua scelta, opposta a quella della Dea, si è rivelata per lei più giusta. 

Mezzo punto per il prompt: la storia è al femminile, protagonista Andromeda, e anche la madre di lei compare come figura un po' austera, ma con femminilità avresti potuto sbizzarrirti nella sua concezione più ampia e calcare un po' di più la mano per esaltare di più la protagonista in quanto donna. 

Totale: 36,5/43 

Ringrazio anche Joala, qui MaryLouise, che mi ha aiutata a scegliere il titolo, andando d'istinto ♥ Ho apportato le modifiche suggerite dalla giudicia, soprattutto a livello grammaticale, le sue correzioni erano decisamente appropriate. Spero vi sia piaciuta, comunque, cari coraggiosi lettori arrivati fin qui ♥ Emma. Image and video hosting by TinyPic

[Questa storia partecipa alla The One Hundred Prompt Challenge di BlackIceCrystal. 05. Notte]

   
 
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