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Autore: GurenSuzuki    16/03/2012    2 recensioni
Tre drabble per racchiudere alcuni dei favolosi personaggi di Verte Aile.
"Ma prima che quell'ultimo capo s'alzasse l'illusione finì."
"Lo osserva nel buio, il suo padrone."
"Si macchiò di rosso e poi cadde."
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gackt, Közi, Mana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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BLADE

A story about love, blood and derivatives

 

Pierrot

La maschera si fondeva dolorosamente alla pelle, il nero si screziava di bianco, il piacere trovava sfogo in un martirio prolungato.
Passò la lama del coltello lungo il niveo avambraccio, le vene celesti pulsavano, le lacrime stillavano.
Voleva vederlo. Voleva toccarlo. Voleva assaporarlo in punta di lingua, il sangue che sarebbe scivolato come miele se solo avesse avuto il coraggio di premere quella lama assetata. E poi farla scorrere.
Avrebbe sorriso. Davvero. Sinceramente. Brandelli di dolore sarebbero morti. E lui con loro.
Corre in punta di piedi. Salta e atterra. Scivola come goccia di rugiada su una foglia.
Sette volti lo osservavano.
Chi attentamente seguiva, chi distratto s'impensieriva, chi assorto provocava un indistinto chiacchericcio, chi versava il thè a viso chino.
Ma prima che quell'ultimo capo s'alzasse l'illusione finì.
La lama cadde a terra.
E la sua morte fu seguita da un argenteo tintinnìo.

 

Black Waitress

Lo osserva nel buio, il suo padrone.
Prima si sbottona la linda e impalpabile camicia, abbandonandola in una piega distratta sulla spalliera del letto. Dopo calcia gli stivali inzaccherati in un angolo. Infine sfila con melliflua calma i pantaloni inamidati. E la cameriera si accuccia, trepidante d'attesa dietro alla porta, guardando le curve libidinose del torace sparire alla tremula luce di un tocco di candela.
Lo osserva nel buio, il suo padrone.
Una lama di luce, una porta lasciata stupidamente accostata.
I talloni dolgono, il pesante grembiule gli attanaglia le cosce tremule, gli stivaletti martoriano le caviglie sottili.
Le pallide dita si avvolgono attorno all'orlo merlettato del corredo d'ordinanza, in una ferrea stretta che sa di desiderio mai espresso.
Si rifugia nel buio. Attinge illusioni, si nutre della vista del miele, dorme in una giaciglio di rovi.

Ogni sera cammina per i larghi corridoi della magione, nel consueto controllo prima di potersi finalmente coricare. Cerca di procedere velocemente, senza spostare gli occhi dalla punta delle scarpe che sporgono oltre l'orlo del vestito. Una lama di luce scivola sul pavimento e allora lui scorre lo sguardo fino agli infissi bianchi della porta del suo padrone, trovandola sempre stupidamente accostata. O forse è una negligenza voluta.
Che derisione.
Sorride sarcasticamente ferito il giovane dai lineamenti così perfettamente androgini e non può resistere, come l'animale fedele che sente il richiamo del cibo che mai assaggerà, dilettandosi ad inseguirlo per puro masochismo.
O forse è flebile speranza?
Lo osserva nel buio, il suo padrone.
Il tocco d'oro che bagna il profilo del volto bianchissimo, le palbebre chiare orlate di ciglia scurissime, gli occhi così neri che l'iride si confonde con la pupilla, i capelli ramati che cascano in dolci onde su di una spalla.
Conosce a memoria la mappatura di quel corpo assolutamente divino, così squisitamente libidinoso, così lussuriosamente intoccabile. Saprebbe tracciarne un contorno ad occhi chiusi, in punta di dita.
Una sola lacrima gli sfugge, a quel ragazzo che osserva il suo padrone.
Una sola lacrima, per un amore mai nato.

Noble

La seta scorreva come una carezza sul suo petto glabro. Un'altra giornata era sfiorita e con essa si era sciolta la sua pesante maschera di austera indifferenza e crudeltà, stillata goccia dopo goccia.
I buoni sentimenti salvano l'uomo.
L'amore di una donna che mai aveva amato l'opprimeva soltanto e persino le ossa della cassa toracica divenivano sbarre di ferro soffocante e invalicabile. E i propri lamenti erano come i vagiti di un neonato vissuto per errore. Brutti, forti, dolorosi, nostalgici dell'oblio in cui erano stati concepiti.
Tutto si crea.
Tutto si distrugge.

Cantilenava melodiosamente una nenia stanca, ridondante, che cullava in grembo il principio primo in cui egli credeva e sopra il quale aveva forgiato il suo carattere.
A cosa serviva vivere per morire?
A cosa serviva provare un dolore che sicuramente sarebbe andato stemperandosi? Non aveva senso qualcosa destinato a cadere. Non aveva senso il dolore antico così come la gioia acerba. L'amore come l'odio. Percepiva la caducità del tempo in tutta la sua grigia malinconia.
E ne era terribilmente atterrito.
Sedeva allo scrittoio di mogano intarsiato, il piano ingombro di carte. Tra la moltitudine di monili spiccava la superficie riflettente d'una candida lama che mai prima d'allora aveva assaggiato l'empiezza d'un uomo.
Si macchiò di rosso e poi cadde.

Elucubrazioni.
Se non avete visto Verte Aile (per chi non lo sapesse: primo film dei nostri cari Malice), oltre ad aver commesso un peccato enUorme, non avrete capito assolutamente niente delle drabble quissòpra.
Non voglio perdermi in spiegazioni, anche perché a dire il vero mi piace pensare che siano comprensibili anche per chi non si è mai soffermato troppo come la malatissima sottoscritta nelle interpretazioni dei ruoli di Kozi (Pierrot), Mana (Black Waitress) e Gackt (Noble).
Anedottino: di Noble ho collezionato ben tre versioni, una peggiore dell'altra. Quest'ultima qui riportata è una gran minestra di quelle tre versioni. Ho amato scrivere Pierrot, specialmente perché la scena da cui è tratta è qualcosa di sublime, come l'interpretazione di Kozi.
E' una fic vecchissima, risale circa agli albori del 2009, è datata al massimo, però mi è venuto lo sghiribizzo di pubblicarla, dato che ho appena finito di vedere il Cigno Nero, il che ha portato parecchie elucubrazioni malate nella mia testolina, ma questa è un'altra storia.


   
 
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