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Autore: kymyit    16/03/2012    0 recensioni
E finalmente giunse il dì in cui Phelesmon si dichiarò alla sua bella... certo non come aveva prevvisto, ma si sa, lui ama fare le cose in grande. Come rubare uno zaffiro a Barbamon e trascinare Piemon nell'impresa, tutt'e due cose molto rischiose. Non che fare la corte a JetSilphymon non lo sia, ma quello è un rischio che vale la pena correre.
[Phelesmon/JetSilphymon] [Piemon/Vamdemon] e accenno a [Lilithmon/JetSilphymon]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Piemon/Piedmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Note: Attenzione, potrebbe essere troppo sdolcinata, se volete arrischiarvi a leggere, mi fate solo un piacere XD Tutto ciò che è scritto qui, è solo frutto della mia mente bacata, e non c'è in nessuna serie (Q^Q). Phelesmon e JetSilphymon avevano bisogno d'amore U_U
La fic partecipa anche alla challenge: Chi, con chi, che cosa facevano, con il prompt:  (7) Piemon/Piedmon e (3) Phelesmon finiscono nei guai. Ci deve essere un piede di porco o un pappagallo o un cane impagliato.
Vamdemon sarebbe Myotismon (devo ricordarmi di mettere il corrispettivo americano dei nomi originali d'ora in poi ^^'') e lui e e Phelesmon sono fratelli, ma hanno un pessimo rapporto. Pardon per chi lo sapeva già che viaggi mentali si fa il criceto del mio cervello, ma non voglio spaventare i nuovi lettori xD
Ah, ho messo la serie Adventure perché ci sono Pie e Vamde, il periodo sarebbe dopo la seconda serie, se vogliamo essere pignoli. E il rubino di cui parlo esiste davvero, è uno dei gioielli della corona inglese.
Grazie in anticipo a chi leggerà!! ^_-




Aera Zafir


-Piano! Fai piano!- si lamentò Piemon.
Vamdemon si fermò, gli lanciò un’occhiataccia assassina e riprese la medicazione.
-Potresti cortesemente fare piano?- ribadì il clown ostentando una smorfia sorridente e il vampiro strinse le bende con più forza, facendolo gemere di dolore.
-Ora, vuoi spiegarmi dove diavolo sei stato per ridurti così?!-
-Ho affrontato un tizio molto, molto potente.- rispose con aria drammatica, forse troppo drammatica per i gusti di Vamdemon che non batté ciglio, ma mostrò all’altro un oggetto.
-E l’hai combattuto con un piede di porco arrugginito?-
Interdetto, Piemon si grattò la testa, era inutile mentire a Vamdemon. Era troppo intelligente e i suoi occhi erano come schegge di vetro, troppo affilati perché non potessero penetrargli nella mente e carpire ogni recondito segreto.
-Diciamo di sì.- rispose, evasivo.
Senza dire una parola, Vamdemon si diresse verso il cassettone con specchiera dell’altro ed estrasse lo scrigno dei preziosi. Frugò fra anelli e monili vari e trovò un pacchettino accuratamente nascosto nonostante l’apparenza anonima. Piemon chinò il capo, meditando sul come rispondere all’accusa che sicuramente gli sarebbe stata fatta di lì a pochi secondi.
Il vampiro, infatti, senza neppure chiedere il permesso, scartò il pacchetto e gli mostrò una pietra preziosa di discrete dimensioni.
-E questo da dove viene?- Vamdemon gli leggeva dentro, sapeva da dove veniva e riconosceva l’oggetto anche senza dover indagare, ma voleva sentirsi dire da Piemon cosa diavolo c’era andato a fare da suo fratello con un piede di porco arrugginito.
-Non è come pensi.- disse Piemon mettendo le mani avanti, imbarazzato -Prima che tu possa farti idee strane, sappi che non è come sembra.-
-La pianti di dare fiato alla bocca?- l’Evoluto s’appoggiò pesantemente alla specchiera -Sei talmente ambiguo che ti dai la zappa sui piedi da solo.-
Dopo qualche secondo d’imbarazzante silenzio, Piemon si ributtò sul materasso, gemendo per il dolore alla schiena e al braccio. Rotto… si era rotto il braccio e lussato una spalla e tutto per una stupida pietra!
Era filato tutto liscio come l’olio, non l’avrebbe mai immaginato, ma era uno scassinatore provetto e quando aveva visto quello zaffiro, si era sentito davvero molto fortunato. Tutto quel ben di Goddramon era davanti ai suoi occhi e sarebbe bastato solo un gesto per possederlo. Ma si era saputo controllare e perciò era riuscito ad evitare di far scattare l’allarme.
Certo, poi era scattato comunque e tutto perché mister pizzetto non poteva aspettare per prendere il regalino alla sua morosa!
Piemon voleva ammazzarlo, ma prima d’ogni altra cosa, doveva riportare a casa la pelle, dopodiché avrebbe preso il rubino e poi avrebbe ucciso Phelesmon, restituito l’eredità a Vamdemon e sarebbe andato a vivere con lui. Poi avrebbero avuto tanti bambini e…
Si rimangiò l’ultimo pensiero, niente bambini, Vamdemon li avrebbe traumatizzati.
Insomma, morale della favola, si erano ritrovati circondati dai digimon di Barbamon, l’essere più taccagno dell’universo. Anche la nomina di Demon Lord dell’Avarizia era solo un eufemismo, quello era capace di morire di fame pur di non spendere un solo quattrino. Un essere davvero insopportabile.
Ma benché l’idea di vederlo saltellare in preda alla rabbia per quel piccolo, innocente, furto l’avesse istigato, la vera ragione era il rubino che Phelesmon gli aveva promesso in cambio di quello zaffiro.
Non sarebbe bastata una vita di duro lavoro molto ben retribuito per acquistare una pietra del genere e l’offerta che il diavolo gli aveva proposto era oltremodo svantaggiosa. Lui si prendeva la fetta grossa del colpo, lo zaffiro, e in cambio del suo aiuto Piemon poteva sgraffignarsi qualcos’altro e avere il rubino.
Ovviamente si era preso anche quel qualcos’altro, ma ciò che più l’aveva gratificato era aver chiuso la questione con quella sottospecie di ricattatore e aver rotto nuovamente i ponti con lui.
-E’ una storia un po’ complicata, ma adesso è tuo.- disse indicando il rubino.
Vamdemon se lo rigirò fra le mani.
-Non c’era bisogno, prima o poi sarei tornato a riprendermelo.- disse, duro, ma Piemon lesse nei suoi occhi una scintilla di commozione, una piccola vampata nel buio scuro e freddo di quelle iridi glaciali.
-Non c’è di che.- gli disse sorridendo e Vamdemon arrossì, impercettibilmente, mise il gioiello in tasca e si sedette nuovamente accanto all’altro.
-Mi fai male!- esclamò Piemon digrignando i piedi dal dolore mentre quello proseguiva la dolorosa medicazione senza provare pietà alcuna.
-Non rovinare tutto facendo il poppante, stringi i denti!- gli sbraitò contro, non più arrabbiato. Solo meravigliato di quanto Piemon potesse essere schifosamente romantico e anche masochista, perché di coraggio e pazzia doveva averne avuti a livelli esorbitanti per fare quel che aveva fatto.


Gli occhi di Phelesmon brillavano per l’emozione mentre rimirava estasiato il prezioso per cui aveva rischiato non solo la testa ma anche la tessera alla confederazione dei “Nemici dei Digiprescelti”. Ammesso che esistesse davvero una confederazione e si chiamasse così, ma alla fine non facevano che tentare di schiacciare quei “quattro” mocciosi (un paio di centinaia di mocciosi, ma dettagli) e i loro digimon, visto che tutti i piani di conquista venivano inevitabilmente mandati a gambe all’aria, quindi più che “I conquistatori del mondo digitale e della terra e dell’universo intero e parallelo”, se ci fosse stato da scegliere un nome per quella sgangherata alleanza, avrebbe optato per “Nemici dei Digiprescelti”.
Ad ogni modo, era stato scoperto dai digimon di Barbamon, ma aveva fatto in modo di eliminare le tracce, grazie anche all’aiuto di quel pagliaccio e finalmente aveva lo zaffiro. Veniva chiamato Aera, dal colore azzurro e limpido come il cielo, una pietra assai rara quanto differente dalle altre. Poteva definirla difettosa, ma sono proprio i difetti a far lievitare i prezzi dei preziosi, talvolta. Lo stesso Rubino del Principe Nero che aveva restituito a Vamdemon non era un rubino e valeva un occhio della testa come minimo.
Ma a lui certo non serviva, visto che era usato dai vampiri della sua famiglia per proteggersi dagli effetti della luce solare. Il fatto che gli aveva appena messo in mano un’arma a proprio svantaggio era secondario, aveva ben altre preoccupazioni.
Tipo trovare le parole giuste.
-Dunque… - si schiarì la voce -Ho trovato questo e visto che a me non serve… te lo regalo, ecco.- annuì, convinto. Era abbastanza indifferente come frase. Poteva andare, sì.
-Questo cosa?- fece una voce alle sue spalle che lo fece irrigidire come un manico di scopa.
-Je…JetSilphymon?!- balbettò.
-Chi dovrei essere?- disse lei inarcando il sopraciglio.
Phelesmon non rispose, si sentiva già abbastanza stupido in quel momento, figurarsi se doveva pure trovare giustificazioni.
-Quello non è lo zaffiro che è stato rubato al Maestro Barbamon?- domandò maligna lei.
-Ah, sì? In effetti, ci somiglia.- finse indifferenza lui, sperando lei non notasse le fasciature sotto i guanti, ma soprattutto i lividi che aveva provveduto a coprire con del fondotinta rosso fiammeggiante. -Se vuoi te lo regalo.- concluse porgendoglielo con un sogghigno malizioso dipinto sul volto -Trovo che ti doni.-
Lei fissò prima il diavolo, poi lo zaffiro.
Lui le girò intorno strusciando lievemente la coda sui suoi fianchi, senza smettere di fissarla negli occhi. Lo istigava, lo “maltrattava”, lo derideva, ma non poteva non vedere come sorrideva quando riuscivano ad entrare in sintonia. Insomma, le schermaglie verbali erano divertenti con la persona giusta e, che se ne dicesse, a lui JetSilphymon piaceva. Le mise la pietra fra le mani e la strinse a sé, stranamente senza ricevere calci a gioielli di famiglia (quelli veramente importanti).
Le tolse piano la maschera che le copriva la bocca e le sue labbra erano una tentazione così forte che per una volta decise di caderci. Forse lo stesso valeva per lei, o non si spiegava perché era ancora vivo o perché ricambiava. Chi l’avrebbe mai detto?
Aveva delle labbra morbidissime, esattamente come se le aspettava, forse anche meglio. Certo il fatto che non si lasciasse condurre e quasi lo soffocasse era un dettaglio trascurabile… forse.
Quando si separò da lei, ansimando appena, le sorrise soddisfatto e socchiuse gli occhi. Increspò le labbra per proporle un seguito, nella sua stanza. Il momento era arrivato, molto sdolcinato, ma sono cose della vita.
-La riunione è iniziata da dieci minuti!- tuonò una voce.
Entrambi, imbarazzati per l’esser stati colti in flagrante, si voltarono verso una Lilithmon che si avvicinava a passo svelto.
-Maestra…- disse JetSilphymon coprendosi immediatamente la bocca e avrebbe accaparrato una qualche plausibile scusa se la digimon non le avesse preso dalle mani la pietra e, dopo averla scrutata con occhio critico, non l’avesse scagliata fuori dalla finestra -Non perdere tempo con queste stupidaggini.- la ammonì. Phelesmon rimase pietrificato per lo shock e la disperazione. Quanta fatica sprecata per quella pietra! E quanto ci avrebbe messo Barbamon a scoprire che era stato lui? Se Lilithmon apriva bocca, era semplicemente FOTTUTO!
Intanto, il vero oggetto del suo desiderio lo precedeva nella sala delle riunioni, ma per una volta la fortuna gli arrise, poiché prima di entrare la digimon gli rivolse un sorrisetto malizioso che senza dubbio era una garanzia di tempi supplementari.
Ok, forse non era stato poi tutto inutile, poteva morire felice, almeno quello!
   
 
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