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Autore: OurThirteen    16/03/2012    2 recensioni
Un caso da risolvere e un'amore da reprimere.
" Sam sognava la normalità più di qualsiasi altra cosa, era questo che voleva ma sapeva non avrebbe mai avuto"
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Angolo autrice:
Questa storia beh...è uno dei miei deliri mentali, mi raccomando leggete e recensite non mi piace essere ignorata, quindi se non riceverò almeno una recensione non publicherò altri capitoli D: l'ho già detto odio essere ignorata, ora divertitevi, e si fatti o riferimenti a "Brick By Boring Birck" dei paramore sono puramente intenzionali :'D
 

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Tempi duri per i sognatori


 

Ora ormai notte quando Sam e Dean giunsero stancamente in una cittadella di provincia, in uno stato di cui non ricordavano il nome, forse la troppa spossatezza che portavano a dosso.
Case tutte uguali, villette contornate da giardini, le luci accoglienti provenenti dai saloni, stracolmi di gente stretta lì, per godersi quel tempo di qualità con la famiglia, tra pasti caldi, chiacchiere, prese in giro, forse anche uno di quei giochi da tavolo, o con le carte, vi sto che era domenica,il giorno che il signore ci concede  di passare con le persone che amiamo.
Sam aveva solo Dean e Dean aveva solo Sam ma, per loro, andava bene così.
Sam non poteva nascondere che gli sarebbe piaciuto avere una casa, forse proprio come quelle che stavano sorpassando giusto ora, trovarsi un pasto caldo davanti proprio dopo il lavoro, abbracciare i suoi bambini e baciare sua moglie, assecondare i capricci di entrambi con un gran sorriso e concludere la giornata poggiandogli un dolce bacio sulla fronte.
Sam sognava la normalità più di qualsiasi altra cosa, era questo che voleva ma che sapeva mai avrebbe avuto, si limitava a sognare, perche quando entri nel mondo dei sogni sei in un posto sicuro, lontano da giudizi altrui e vicino alla felicità. Ma povero, non sapeva che passare la vita a rifugiarsi nei sogni rendeva solo più dura la realtà.
Sospirò appena quando si accorse che l’auto stava posteggiando nel  solito e scialbo motel di periferia. Dean aveva  gli aveva detto che aveva fatto un buon lavoro, col caso ad Atalanta, che si meritava riposo e lui non aspettava altro, più che tempo per riposare gli serviva tempo per riflettere, tutto quello che voleva era fiondarsi nella sua camera, infilarsi sotto le coperte, spegnere la luce e prendere a fissare un punto non ben definito di una parete lasciando spago all’immaginazione che, di solito, creava un mondo perfetto, troppo lontano per noi da trovare, ma Dean aveva anche detto di avere una sorpresa per lui, quella sera.
Sam non fece in tempo a lasciarsi cadere un attimo sul letto, troppo stanco anche solo per riuscir a stare in piedi, che la voce del fratello gli fece fare quasi capolino.

<< Sam cambiati tra poco dobbiamo andare a trovare la tua sorpresa >>

Sam sospirò rassegnato, eh già, quella sera niente mondo delle favole in cui rifugiarsi. Si soffermò un attimo sull’espressione furba e compiaciuta del fratello, che cosa aveva in mente? Diamine, sperò non fosse un altro dei suoi tentativi di farlo infilare in un bordello, si sentiva così fuori luogo in quei posti, era più forte di lui.

<< Dean, dimmi che lì non ci sono prostitute e che non puzza di sesso >>

Cominciò speranzoso lui, alzando appena lo sguardo verso il maggiore, come in cerca di conferma, quella conferma che probabilmente, sapeva, non sarebbe mai arrivata; lo dedusse dallo sguardo furbo e persistente di lui che si accentuava, man mano, sempre più ad ogni parola che usciva dalla propria bocca.

<< Beh… sul fatto delle prostitute non ne sono sicuro >>

Sam scosse appena la testa, come per disapprovazione, mentre Dean rideva quasi di gusto prendendo a dirigersi verso il bagno. Sam si lasciò cadere sul letto, con ancora a dosso quell’espressione disapprovante,non poté far a meno di socchiudere le palpebre, con fare assonnato, probabilmente si sarebbe addormentato se non fosse stato per il costante scrosciare dell’acqua della doccia che gli impediva anche solo di pensare, gli stava dando davvero ai nervi quel picchiettio continuo d’acqua, forse per il troppo stress o forse per il semplice fatto che non riusciva ancora ad accettare che il suo mondo di favole non sarebbe mai esistito.

<< Sam andiamo muoviti, puzzi di sangue e materiale in decomposizione, sai questo non attira le pupe >>

Una voce lo riportò alla realtà e la bella figura del fratello che si stagliava davanti ai suoi occhi impedendogli di guardare altrove, sbuffò in segno d’assenzio dirigendosi a sua volta verso il bagno. Maledetta la sua bontà e maledetto il suo non saper dire un semplice “no”. Sapeva come sarebbe andata se avesse fatto proteste o detto un “no” secco, Dean sarebbe stato capace di fargli cambiare idea, anche a costo di giocare sporco, sapeva inculcargli quei maledetti sensi di colpa come nessuno.
In poco tempo si lavò e si vestì, abbozzando un sorriso stanco al fratello che non ci diede neanche troppo peso, era tutto eccitato per la “sorpresa”, sembrava uno di quei bambini la notte di natale, che non vedono l’ora di andare a dormire così che arrivi la mattina successiva per poter scartare i regali, beh si, sembrava tanto che per Dean, quella fosse la sua notte di natale.
Sam non fece domande, ne tanto meno si curò di saperne di più del posto in cui voleva portarlo il fratello, meno ne avrebbe saputo e più facile sarebbe stato superare quella notte, beh almeno lo sperava.
 Non fece in tempo ad aprire la portiera della macchina che Dean era già saltato fuori, con un sorriso stampato in faccia, forse anche un tantino ebete, piazzandosi proprio sotto l’insegna del locale, alzando i pollici come con fare d’approvazione.

<< Clouds of heaven…sul serio? >>

Cominciò lui scendendo  dall’auto, poggiando appena lo sguardo sull’insegna luminescente  del locale, scosse ancora una volta la testa in segno di disapprovazione, non aveva intensione di entrare in quel locale, sapeva si sarebbe sentito fuori posto e sarebbe finito per rimanere nel solito angolino pregando che nessuno lo notasse.

<< Dai Sammy, ultimamente sei teso come una corda di violino, ne hai bisogno fidati >>

Sam ascoltò le parole del fratello, che aveva ancora stampato in volto quello strano sorrisetto compiaciuto, che prendeva ad allargarsi sempre più sul suo volto ad ogni passo in più che faceva verso l’entrata del locale, beh si era vero, ultimamente si stava stressando davvero troppo, trovava conforto solo nel suo piccolo angolino di mondo fasullo che si era ritagliato con tanta cura, ma ora come poteva imporre a Dean di riportarlo a casa? Era così spensierato, almeno una volta tanto era bello vederlo così.
Sam abbassò il capo, come sottomesso dalle parole del fratello che vittorioso lo aveva preso sotto la sua ala guidandolo verso quel circolo vizioso.
Appena la porta fu aperta Sam sentì la musica, forse ad un volume un po’ eccessivo, rimbombargli nelle orecchie e nella testa, non poté far a meno di poggiare lo sguardo sulle giovani ragazze che stavano facendo il loro numero accanto al palo, rendendo così felicità agli uomini che sventolavano soldi in aria.

<< Benvenuto in paradiso Sammy! >>

Non diede troppo peso a Dean, che prendeva a blaterare di tanto in tanto facendosi spazio tra la folla seguito da lui, forse fin troppo rigido, si maledise per esser così timido, sentiva l’imbarazzo e la rigidezza crescergli dentro come non mai, maledise anche Dean che si muoveva forse fin troppo a suo agio tra le cameriere e i signori presenti.
Perse di vista Dean quasi subito, probabilmente si stava divertendo a modo suo, beato lui che ci riusciva. Sam, purtroppo, riusciva solo a stringere tra le mani il suo bicchiere di vetro, con dentro quel che ci era rimasto di del buon vecchio whisky , guardandosi in giro nervoso, pregando che nessuno lo notasse o volesse provare a intrattenere un qualsiasi rapporto con lui, si accucciò per bene, fino a sprofondare nel suo angolo di divanetto, cercando di ignorare le ragazze in abiti in troppo succinti, trotterellare qua e là.
SI passò una mano tra i capelli, ancora più nervoso quando notò lo sguardo di una delle ballerine poggiarsi costantemente su di lui, abbassò lo sguardo fino a fissare un punto non ben definito del pavimento, forse un po’ appiccicaticcio, ignorando la musica da burlesque e gli strepiti apprezzanti degli spettatori che riempivano il locale mano a mano.
Continuò a fissare il pavimento, con aria assorta, perche era venuto lì? Insomma lui voleva soltanto infilarsi a letto, dare uno sguardo alla sua finta vita per poi crollare addormentato, come ogni patetico giorno della sua patetica esistenza. Era così patetico che non poteva permettersi neanche un vita vera, era costretto ad immaginarsela.
Odiava tutto di quella stupida vita, non voleva viverla, a volte si chiedeva perche non la faceva semplicemente finita, che vita era quella che ti porta via tutti le persone che ami? Di certo non era una vita per cui valeva la pena vivere, forse la cosa che davvero lo fermava dal mollare tutto era Dean.
Cosa avrebbe fatto Dean senza di lui? Sarebbe andato perso, si sarebbe lasciato deprimere, avrebbe iniziato brutti giri ne ara certo, non poteva permetterlo, non se lo sarebbe mai perdonato, non poteva dare questa vita a Dean, non se lo meritava, beh a dirla tutta non si meritava neanche quella che stava vivendo, era sicuro che sarebbe piaciuto anche a lui poter vivere senza preoccupazioni, con una famiglia magari, andare a messa la domenica e portare i figli al parco il fine settimana, magari avere anche un cane.
 Continuò a fissare un punto del pavimento, con sguardo quasi vuoto, fino a che non si ritrovò un bel paio di gambe slanciate davanti e fu costretto ad alzare lo sguardo per capire chi o cosa fosse.
Era la ballerina di prima, neanche si era accorto che avesse lasciato il suo posto per dirigersi da lui, pregò di non arrossire violentemente e di non risultare troppo impalato o goffo come al solito, cercò di limitarsi a guardarle il viso, anche se era più tosto difficile visto che indossava soltanto degli slip a cui erano fissati dei reggicalze e un giubbotto di pelle a coprirle il petto.

<< Ciao, ti va di …“parlare” in un posto diciamo più..appartato? >>

Cominciò lei con un sorriso a dir poco radiante, Sam si irriggidì ancor di più e per lo stupore, gli scivolò anche il bicchiere di vetro dalle mani, che andò in contro al suo amaro destino sul pavimento.

<< .. Io non..credo sia..>>

Cominciò lui balbettando, diavolo di certo stava risultando patetico, non riuscì neanche a finire la frase che sentì la voce del fratello sbucargli da dietro, cavolo come faceva? Spuntava dal nulla, o forse lo stava spiando, già probabile. Non si accorse neanche del sorriso quasi intenerito di lei, era troppo impegnato a maledire il fratello, lui e la sua maledetta boccaccia.

<< Certo, gli piacerebbe molto, hop hop Sam >>

Lo incitò lui con un sorriso fin troppo divertito a quella scena, Sam si alzò più che altro per disperazione, cominciò a pregare con tutte le sue forse di non diventare rosso in viso, era pronto a ribattere quando si sentì le dita di lei intrecciarsi con quelle della mano di lui, si voltò un attimo a fissarla, era di ordinaria bellezza, capelli color cioccolato, idem per gli occhi, ma la cosa che lo colpiva di più era il sorriso, si sarebbe potuto sciogliere a guardarlo.
Tentennò appena quando sentì tirarsi il braccio e acconsentì a seguirla fuori da tutto quel baccano,sotto gli occhi divertiti e le battutine di Dean, uscirono dalla porta sul retro del locale, che strano insomma parlare non stava per…emm…

<< Aspetta perché…? >>

Cominciò a chiedere lui con fare confuso senza sciogliere la stretta delle loro mani, notò che la ragazza aveva preso a guardarsi in torno circospetta, come per paura che qualcuno li stesse osservando per i suoi avari scopi.

<< Sam? Sam winchester? Ti prego devi aiutarmi, per favore>>

Sussurrò lei quasi con fare supplichevole, piegando il viso in una smorfia leggermente intimorita.

  
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