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Autore: Sherry Jane Myers    16/03/2012    3 recensioni
Perchè Bourbon odia così tanto Akai? Come mai pensa di essere l'unico a poterlo uccidere? Domande che per trovare risposta ci portano indietro nel tempo... ai tempi di Rye, l'infiltrato dell'organizzazione, ma forse ancora prima, in un passato tanto lontano da sembrare irreale... in un passato in cui il Rosso e il Nero erano una cosa sola...
[I personaggi di questa storia sono Akai, Bourbon, Akemi e anche Jodie ha un cameo, ma visto che questi personaggi non sono nell'elenco li annoto qui]
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Prefazione - Per i meno ferrati in lingue straniere (io studio cinese e giapponese) devo far sapere una cosa: Akai in giapponese significa rosso mentre Kuro significa nero. Già capito dove voglio arrivare, vero? Allora ecco a voi....

Come nacquero il Rosso e il Nero.


   
Passato di  fratelli
Se lo ricordava bene. La prima volta che l’aveva vista… si era svegliato in ospedale, con lei seduta di fianco.
-         Sei sveglio, finalmente! – gli aveva detto, con un espressione di sollievo dipinta in volto.
-         E tu chi sei? – aveva domandato lui.
-         Davvero non te lo ricordi? Sono quella che ti ha investito con la macchina. – Aveva rivelato imbarazzata.
-         Ah… è vero. Mi sta tornando in mente. – aveva mormorato lui, stancamente.
-         Mi dispiace… mi ero distratta un attimo e… -
-         Beh, anch’io. Ho attraversato senza guardare. –
-         Come stai? Ti fa male la testa o da qualche altra parte? –
-         No. Sto bene. –
-         Che bella notizia! Vado subito a chiamare un dottore! –
-         Ehi, aspetta… dimmi, qual è il tuo nome? –
Lei aveva esitato un attimo, per poi rivelarglielo.
-         Sono Akemi Myano. –
-         Io invece  mi chiamo Dai Moroboshi, molto piacere. –

Tre anni più tardi.

-         Akemi! – Akai aveva fatto irruzione nella stanza dove la ragazza attendeva paziente di poter inviare un messaggio a  sua sorella.
-         Rye, cosa ci fai qui? – domandò avvicinandosi, per poi sussurrare      - Sai che mi devi chiamare Masami Hirota quando siamo qui. Qualcuno potrebbe sentirci.
-         Ormai non ha più importanza. –
-         Cosa? –
-         Dobbiamo andarcene! - sbraitò lui.
-         Perché?! – domandò allarmata lei. – sto aspettando di avere notizie di Sherry, io… -
-         Non hai sentito dell’infiltrato dell’organizzazione? –
-         Si ma… Dai, non dirmi che… -
-         Non mi chiamo Dai Moroboshi, ma Shuichi Akai! Sono un agente dell’ F.B.I. in incognito… e tu, se venissi scoperta saresti considerata mia complice… per questo dobbiamo andarcene… -
-         Cosa… ma… FBI? –
-         Si! Ma ora sbrigati, non c’è tempo! –
-         Avevo ragione… l’ho sempre sospettato ma non volevo crederci… -
-         Ora non c’è tempo, sbrigati… -
-         Mi hai sempre usata? Fin dall’inizio? Ti sei fatto investire apposta? Ho sempre avuto il rimorso di non essere stata attenta… -
-         No, Akemi, ascolta… all’ inizio era così, ma poi le cose sono cambiate. Ma comunque sia, devi venire con me… ne va della tua vita! –
-         Si… - Disse lei, recuperando un debole sorriso.
-         Allora, sbrighiamoci… dobbiamo andare.
Corsero. Attraverso gli innumerevoli corridoi, ben attenti a non farsi notare da nessuno. Si fermarono solo dopo minuti, sembrati anni, in un corridoio buio, per riposare.
-         Sta bene? – domandò Akai.
-         Si, solo un po’… Rye!! –
Troppo tardi. Akai crollò in avanti, colpito alla testa da un oggetto che Akemi non riuscì a distinguere.
-         Seguimi o il tuo amico finirà male, e tu con lui. –
 

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Quando Akai, ancora dolorante, si riprese, Akemi era bloccata davanti a lui, legata ad una colonna.
-         Masami… - biascicò lievemente, utilizzando il suo nome in codice. Qualcuno li aveva portati lì, ed era meglio non fargli capire che avevano un legame. Avrebbe potuto ritorcerglisi contro.
Anche lui era bloccato, seduto a terra con delle manette che gli bloccavano i  polsi contro un tubo di metallo.
-         Dai! Dai ti sei svegliato! Stai bene? Come ti senti? – Akemi era in preda all’ansia.
-         Si… dove siamo? –
-         Non te lo ricordi? - Domandò una voce maschile, proveniente da dietro la colonna cui era legata Akemi. – Eppure… ci venivamo spesso. Non ricordi neanche la mia voce? –
Dopo un attimo di riflessione, Akai biascicò - Hiroji Kuro. –
-         Bravo! – disse lui con una risata. – Iniziavo a pensare di averti colpito troppo forte. –
-         Cosa vuoi da me? –
-         Vendetta. Per quello che hai fatto. –
-         Sei stato tu che hai fatto del male a mia sorella! – Urlò lui, con una forza sorprendente per le sue condizioni.
-         Tua sorella… una volta consideravi me un fratello. –
-         Non più dopo che hai lasciato mia sorella in quel modo… ha pianto per mesi. –
-         Di cosa parlate?? – intervenne Akemi, venendo però ignorata.
-         Ma dopo sono cambiato… ho messo la testa a posto. Mi sono scusato. Ma fra me e lei ci sei sempre stato tu, sempre in mezzo… e adesso di nuovo, ti frapponi fra me e il mio nuovo amore.
-         Cosa? Intendi… Akemi? –
-         Si esatto. Di nuovo. Non te l’ha detto? Io la stavo corteggiando, prima che arrivassi tu. –
-         Lascia stare Akai! – urlò Akemi. – Sono stata io a scegliere, non lui. Lascialo in pace! –
-         Mi occuperò anche di te, più tardi. Ora ho un vecchio conto da saldare. –
-         Cosa ne ricaverai? – domandò Akai, tentando, per quel che poteva, di guadagnare tempo.
-         Tra non molto entrerò a pieno titolo nell’organizzazione. Non sarò più un apprendista. E uccidere due traditori sarà la mia prova di ingresso. –
Akai tentò di ragionare, ma la mente, ancora troppo intontita dalla botta, non gli permetteva pensieri lucidi.
-         Addio, fratello. –
Un colpo risuonò nell’aria. Un boato. Akai si accasciò.
Nell’aria risuonò a lungo l’urlo Akemi, mentre veniva portata via da Hiroji, ma Shuichi non lo udì.
 
-         Ci sei Akai? –
-         Si, scusa il ritardo. –
Un ragazzo coi capelli lunghi, vestito di rosso stava correndo in tutta fretta verso una colonna, cui stava appoggiato un ragazzo con una maglia nera e penetranti occhi dello stesso colore.
-         Era ora. – disse lui. Poi, con un tono scherzoso aggiunse – Rosso e Nero non possono stare troppo a lungo separati. Abbiamo una partita da giocare. –
-         Hai ragione, scusa Kuro. –
A quei tempi si chiamavano solo per cognome. Kuro era suo fratello. O meglio, fratello adottivo. Entrambi erano stati lasciati in affidamento alla stessa famiglia, diventando così grandi amici. Poi Akai aveva scoperto di avere una sorella, ma quando l’aveva trovata, aveva scoperto che era la ragazza di Hiroji. Aveva preferito non dire nulla, finché non se ne fosse presentata l’occasione. Ma Kuro era cambiato, durante gli anni del liceo. Aveva cominciato a frequentare persone poco raccomandabili e a tornare sempre a casa ubriaco. Poi, in una notte di agosto, Akai aveva scoperto la sorella rintanata in un angolo del cortile del liceo a piangere. Non aveva mai saputo cosa Kuro avesse detto o fatto, ma lei aveva pianto per mesi.
Quella, era stata la prima volta in cui Rosso e Nero si erano separati.
-         Che ironia. – pensò Akai, in uno stato di semi coscienza. Il petto gli doleva tanto da rendergli difficile respirare. – E pensare che fu per via di Hiroji che entrai nell’FBI… -
Dopodiché chiuse gli occhi, lasciando che la stanchezza avesse il sopravvento.
 
 

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Akai si risvegliò più intontito e dolorante di prima. Com’era possibile che lui fosse ancora vivo? Aveva sentito il colpo arrivargli in pieno petto.
La domanda successiva che si pose fu come si fosse liberato delle manette. Lentamente, si rese conto di essere sdraiato su un letto, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Si portò una mano al petto, nel punto dove aveva sentito il colpo arrivare, dove trovò solo una placca di metallo deformata dall’impatto.
Anche con gli occhi chiusi, riconobbe l’oggetto. Era un piccolo ciondolo regalatogli da Akemi come pegno. Un piccolo rettangolo con incise le loro iniziali.
Si lasciò sfuggire un gemito, per le fitte che gli arrivavano ad ogni respiro dal petto.
Aprì gli occhi e si accorse di essere in ospedale. In quel momento la porta si aprì. Era Jodie.
-         Oh! Shu, ti sei svegliato, finalmente! Come ti senti? –
-         Come sono finito qui? –
-         Ti abbiamo trovato legato in un vecchio casolare… -
-         Jodie… - Akai tentò di alzarsi, ma una fitta più lancinante delle altre lo costrinse a restare sdraiato.
-         Stai calmo… il medico dice che hai una brutta frattura ad una costola… dovrai restare a riposo per un po’. – lo ammonì lei.
-         Jodie… devi cercare Akemi… lei… -
-         La stiamo già cercando. Non preoccuparti, ci penserò io. –
Lui annuì semplicemente e lei uscì dalla stanza. Solo allora Akai si concesse di far scendere silenziosamente le lacrime che fino ad allora aveva trattenuto.
L’amore di Akemi lo aveva salvato. E come ringraziamento, lui l’aveva condannata.
 

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-         Non sei morto vero? No… tu non moriresti mai in un modo così banale. Non ho idea di come tu abbia fatto, ma mi vendicherò, stanne certo. –
Kuro sedeva tranquillo ad un tavolo rotondo, immerso nell’oscurità.
-         A noi due, - disse, versandosi del Bourbon nel bicchiere. – Al nostro passato di fratelli… e al nostro futuro di eterni nemici. –
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By Sherry Myano

  Dunque... nuova fiction! Colgo l''occasione per ringraziare chi ha recensito l'ultimo capitolo della mia fic "Le due organizzazioni nere" : Grazie infinite!!  Tornando a questa fic... Beh, basandomi sullo stato attuale della storia mi sono chiesta "Ma perchè Bourbon c'è l'ha tanto con Akai?" e da lì... eccomi qui! Senza contare che io AMO la coppia Akai♥Akemi, e se non posso dargli un lieto finale allora faccio un salto nel passato!  Per piacere, recensite in tanti!!

   P.s. mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate anche della parte più "grafica" visto che ho scaricato un programma apposito per mettere in HTML lo scritto.

 

   

  
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