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Autore: Lemony Snicket    17/03/2012    0 recensioni
Fin da piccoli ci hanno sempre detto che la luce è buona e che il buio nasconde infidi pericoli.
Ma è l'ombra quella che dobbiamo davvero temere.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                                      Prologo.



 

 
San Jose, 1899.
 
 
 
Una stanza e una parete.
Singulti affannati, presagio di ciò che sarebbe accaduto tra pochi minuti.
Una parete macchiata di rosso, gocce che scorrevano tranquillamente, imbrattando il grigio-perla dell'intonaco.
E una donna, apparentemente sola.
 
" Vi ho detto che mi dispiace. "
 
La stanza vuota a cui si rivolgeva la ascoltava, diffondendo sottili fili negativi che si percuotevano sulla pelle d'oca della donna come scudisciate d'ira e desiderio di vendetta.
Ancora, e ancora.
 
" Ve l'ho spiegato, sono stata costretta a farlo; le mura rischiavano di cedere e non ho trovato altra soluzione! "
 
Per una frazione di secondo un respiro ovattato e repentino si sovrappose alle suppliche della donna, che quasi senza accorgersene, si sentì scagliare con rabbia contro la porta a vetri della sala giochi in cui si trovava. L'urto della schiena contro il vetro produsse una serie di incrinazioni e rumori spaventosi e la donna crollò a terra, mentre la sua spina dorsale veniva pervasa da un bruciore infernale.
Sapeva che quella scusa non avrebbe retto, non questa volta.
Volevano fargliela pagare.
E ne hanno tutto il diritto, mia cara, ghignò la Sarah egocentrica, quella che albergava nel torrente più profondo del suo animo e che spuntava in superficie ogni volta che la Sarah altruista commetteva un errore. In quell'anno ne aveva commessi già due, che le erano costati tanto.
Questo era il terzo.
E sarà anche l'ultimo, perché si sono stufati di fidarsi di te. Non negare, tanto ti hanno sentita, questa mattina, mentre parlavi con quel direttore della Compagnia di Demolizioni. Hanno sentito ogni singola parola, loro sentono tutto. E si sentono traditi.

" No, no, no, no, no! " urlò Sarah, infilandosi le mani tra i capelli, come per proteggersi da altri colpi " Non vi ho traditi, dovete credermi! Lo sapete, non lo farei mai! Non lo farei mai! "

La penombra della sera avvolgeva quasi tutta la stanza, soffocando il vivo luccicchio degli acchiappasogni appesi al soffitto, che se ne stavano immobili e silenziosi.
Dapprima non ci fu risposta.
La donna di nome Sarah gettò un'occhiata in direzione della porta; era semichiusa, ma non sarebbe mai riuscita a raggiungerla in tempo e anche se ci fosse riuscita, non sarebbe andata da nessuna parte, con lui ancora nella stanza.
Con lui ancora arrabbiato.
Ed eccolo, infine, un tenue respiro. Graffiante e affaticato, vicinissimo a lei.
 
( Non hai... mantenuto... la promessa. )

Non vederlo, non riuscire a vedere nessuno di loro era agghiacciante e la donna si sentiva come una cieca, in un vicolo cieco.

( Credevo )

Sarah si inginocchiò, cercando di non badare ai frammenti di vetro che si erano conficcati nel palmo della mano, trapassando la stoffa dei suoi guanti di velluto nero.


        ( Che fossimo )

        Gli occhi chiari della donna presero a bruciare di lacrime, chiudendosi senza sforzo.
 
( Amici )

Sarah si rimise in piedi, barcollando. 
 

        ( Noi due! )

 
Un'altra spinta, più forte.
Abbastanza violenta da permettere al corpo della donna di sfondare completamente la porta a vetri, che in circostanze normali avrebbe condotto alla terrazza - una parte della casa che Sarah aveva fatto demolire pochissimo tempo fa -, ma che ora conduceva ad un quadrato di terreno ghiaioso, che affiancava il giardino.
Un volo di quattro piani e infine, lo steccato.
 
Il corpo girato di schiena di Sarah Winchester giaceva in un'angolazione assurda, la schiena inarcata e perforata da parte a parte da una rigida stecca di legno appuntita e semispezzata, una parte dello steccato usato per separare il giadino dall'orticello.
Suicidio, era stata l'ipotesi iniziale, e anche quella finale.
Colei che per anni aveva vissuto sola, in quella casa, che ogni anno cresceva sempre di più, sotto la gestione della stessa donna, che aveva contribuito con impegno e con tutta la pazienza alimentata dal suo lavoro di architetto ad ampliarla sempre di più, alla fine si era lasciata vincere dalla solitudine e dalla pazzia.
In città vociferavano spesso che Sarah Winchester soffrisse di disturbi mentali e depressione, ma nessuno era mai giunto a ipotizzare una possibilità del genere.
Era morta senza eredi, né parenti, perciò la casa fu data in custodia varie agenzie, che per lunghi periodi provarono a venderla, quasi sempre senza successo.




        Su una cosa tuttavia, tutti quanti si erano sbagliati.
        Sarah Winchester era vedova e non aveva mai voluto altri conviventi in casa propria.
        Non lasciava mai entrare nessuno, se non i domestici o i suoi colleghi di lavoro.

        Ma in quella casa non era mai stata sola.







        Continua...
  
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