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Autore: Maricuz_M    17/03/2012    15 recensioni
Serie di Missing Moments della mia storia "Amore al primo tweet".
E' altamente consigliata la lettura dell'originale.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come ho già scritto nella presentazione, è consigliabile la lettura della storia originale "Amore al primo tweet".
Il seguente Missing Moment è collocato subito dopo la fine del 14° capitolo, ovvero alla festa di Halloween, conclusa nel momento in cui Alessandro (fratello di Selene) si decide a smettere di bere alcolici ed escono tutti dal locale.

 



Gabriele VS Lorenzo

Gabriele POV

La serata poteva definirsi conclusa.
Ilaria ed io stavamo camminando in fondo al gruppo, dietro un Alessandro ubriaco che a malapena si reggeva in piedi e che veniva sostenuto da Gianmarco, una Selene consolata da Dafne e un Davide più maturo del solito. Le avevo messo il braccio destro sulle spalle, sia per ripararla a modo mio dal freddo che per supportarla moralmente, avendola vista piuttosto fragile in quel frangente. Contro ogni mia aspettativa non aveva rifiutato quel contatto. Non mi aveva ancora perdonato per la storia di Twitter, non apertamente almeno, ma era sulla strada giusta e ne ero felice.
Mi mancava punzecchiarla e vedere sul suo volto la sua solita smorfia irritata storpiata però da un sorriso che combatteva per farsi vedere. Era buffa, mi divertiva stare con lei.
Giusto un paio di minuti dopo sentii la suoneria del mio cellulare. Chi poteva essere? Forse mia madre, chi altro avrebbe potuto chiamarmi la notte di Halloween? Con espressione dubbiosa presi l’apparecchio con la mano sinistra, continuando a stare vicino alla castana. No, non era mia madre, era Andrea.
“Andre.” Dissi, dopo aver premuto il tasto verde. Che voleva?
“Gli spacco la faccia. Giuro che se tu non vieni qui e non lo fai tu, lo faccio io!” ok, non conoscevo da molto questo ragazzo, ma fin dall’inizio mi era sembrato un tipo abbastanza tranquillo e mite. In quel momento stava praticamente urlando! Aggrottai la fronte confuso.
“Cos..” non ebbi neanche il tempo di finire che ripartì alla carica.
“Lorenzo. Torna indietro per favore. Si sta scavando la fossa. Gabriele cazzo, torna indietro.” Quel nome e tutte le frasi di Andrea mi fecero serrare la mascella innervosito, quasi arrabbiato. Che cazzo aveva combinato, quell’idiota? Io lo avevo detto a Ilaria che se l’avesse fatta star male l’avrei gonfiato. Non stavo scherzando.
“Arrivo.” Riattaccai e tolsi il braccio dalle spalle di Ilaria, che mi guardò prima quasi triste per essermi spostato, poi interrogativa. Che mi inventavo? Se le avessi detto la verità –che alla fin fine neanche io sapevo- sarebbe voluta venire a tutti i costi, quindi meritava l’omertà.
“Devo tornare un attimo al locale,” per picchiare il tuo ragazzo “voi tornate pure a casa.” E non fate domande “Ci vediamo lunedì a scuola.”
Mi salutarono tutti e feci per andar via, ma la ragazza accanto a me mi fermò, confermando l’idea che avevo di lei e del suo sesto senso a cui, purtroppo, non dava mai retta “Cosa succede?”
“Niente, servo ad Andrea, non ti preoccupare.” Prima di girarmi e correre verso il locale, però, mi raccomandai con lei “Torna a casa, possibilmente fatti accompagnare da qualcuno. Davide, Gianmarco, chi ti pare, ma non da sola che è pericoloso.” Lei alzò un sopracciglio, forse per la mia improvvisa premura nei suoi confronti. Cazzo, le volevo bene, non potevo?
“Ok.” Disse solamente.
“Bene, ciao.” Sorrisi frettolosamente e feci quello che volevo fare da quando avevo chiuso quella maledetta chiamata. Corsi. Corsi più che potevo. L’aria fredda mi colpiva il viso ancora truccato da vampiro e il naso non lo sentivo più, da quanto era congelato, per non parlare delle mani. Seppi di esser arrivato nelle vicinanze del locale quando sentii della musica. Eccolo.
Mi fermai e ripresi il cellulare per chiamare Andrea e chiedergli dove fosse esattamente, e trovai proprio un suo messaggio.
 

Fuori dal locale, ma dietro.

 
Efficientissimo Toletti. A passo svelto aggirai l’edificio, poi vidi Lorenzo.
Per meglio dire: Lorenzo e Cloe, avvinghiati mentre si mangiavano. Era uno spettacolo a dir poco osceno, e pensare che uno dei due era impegnato mi fece rabbrividire ancora di più. Che schifo. Non feci caso neanche a dove fosse Andrea, mi scagliai su di loro ed afferrai lo zombie per la camicia, tirandolo via da quella troia. Pure lei, mi stava proprio sul cazzo.
“Che cazzo fai, idiota?” domandai, o meglio, urlai. Il biondo mi guardo con gli occhi sgranati, forse stupito per esser stato beccato, poi il suo faccino da principe azzurro si fece incazzato nero. Coglione, si  sorprende pure. Pensai.
“Ma non rompere i coglioni, non sono cazzi tuoi.” Mi rispose amorevolmente.
“Oh, io i coglioni te li rompo invece, ma non in senso metaforico.” Dissi ghignando, col tono più odioso che riuscissi a fare. Era nel mio DNA quello, per fortuna. In quei casi faceva comodo saper far girare le palle alla gente.
“Ah si? E ce la fai?” mi provocò. Allora sei proprio cretino. Mai svegliare il Gabriele che ancora dorme.
“Vuoi vedere?” sorrisi ingenuamente e un attimo dopo, prima che potesse rendersene conto, gli tirai un pugno che finì dritto dritto in faccia, sullo zigomo. Eccola l’adrenalina. La sentivo mentre iniziava a scorrermi nelle vene. Picchiarlo mi aveva fatto provare una soddisfazione immensa, cazzo!
“Brutto..” non finì, ma mi sentii offeso ugualmente. Io brutto? Parliamone. Venni catapultato nella realtà quando percepii un dolore non molto trascurabile all’occhio. Se quel pirla mi avesse preso il naso e me l’avesse rovinato l’avrei reso irriconoscibile persino a se stesso. Sì, ok, erano discorsi non molto virili, ma capitemi. Più imperfezioni , meno ragazze sbavanti, orgoglio maschile sgretolato.
“L’hai sentito questo, figlio di puttana?” Pessima mossa, amico. Mai, e dico mai, offendere la madre di Gabriele Bonetti, ovvero il sottoscritto. Sentii la rabbia ribollirmi nelle vene. L’afferrai e lo buttai a terra con una forza che non credevo neanche di avere, per un attimo rimase stordito, così ne approfittai per sistemarmi in una postazione in cui era più facile massacrarlo di botte.
Cominciai a tirargli pugni ovunque mi andasse di tirar pugni, ovviamente per fargli male, non per ucciderlo.
Mi fermai, stanco ed annoiato perché ormai non opponeva neanche resistenza, così gli afferrai il collo e premetti la sua testa sull’asfalto. Mi avvicinai al suo viso, in modo da parlargli a voce bassa e fargli vedere meglio il mio sguardo che aveva lo scopo di terrorizzarlo maggiormente.
“Ascoltami bene, piccolo essere insignificante. Punto primo: sei un pezzente. Punto secondo: non provarti mai più a nominare mia madre, che non c’entra un cazzo. Punto terzo: sei un pezzente. Punto quarto: avvicinati ancora ad Ilaria con quella faccia di merda che ti ritrovi e ripeto lo spettacolo di stasera, mh?”
Non so con quale forza e quale coraggio, ma sorrise strafottente “E se fosse lei a volermi?”
“Col pessimo carattere che si ritrova, dubito che ti vorrà ancora quando verrà a sapere quello che hai fatto. E’ suscettibile, sai? E anche molto orgogliosa.” Lo sapevo bene.
“L’hai studiata bene in questi due mesi, eh? Picchiarmi per difenderla non servirà.”Aggrottai la fronte. Non sarebbe servito a cosa?
“Spiegati meglio, non tutti hanno la mente malata come la tua.” Dissi, facendo una smorfia.
“Non servirà a farti notare in quel senso.” Sospirai scocciato.
“Senti coso, non ho tutta la notte per stare qui a decifrare le tue parole, quindi parla chiaro.”
“L’abbiamo capito tutti che vai dietro ad Ilaria, tranne voi due. Non pensare che adottando il ruolo dell’eroe correrà tra le tue braccia, perché non è così.” Dichiarò cattivo, come se volesse farmi male con quelle parole, quando in realtà mi dettero solo un leggero fastidio. Aveva battuto troppo forte la testa, forse.
“Mi sa che questi tutti che l’hanno notato, non capiscono un cazzo.”
Ti odia, Bonetti. Non ti sopporta, non ti ha mai sopportato, lasciala perdere. E’ già tanto se ti permetterà di essere suo amico.” Fece fatica a pronunciare quell’ultima frase, la mia presa sul suo collo era diventata più stretta.
“Una settimana fa ha.. ha scelto me.. non te.” Stava male. Stava male e stava dicendo un sacco di stronzate, eppure mi avevano fatto incazzare lo stesso. Lo fissavo, senza dire niente. I suoi occhi erano sicuri e decisi, e mi mandarono in confusione.
“Gabriele!” Mi chiamò Andrea, come se quella non fosse la prima volta che pronunciava il mio nome. Non risposi. Sentii delle mani afferrarmi e tirarmi su, costringendomi a staccarmi dal corpo di quell’idiota e solo allora notai quanto il suo viso fosse sporco del suo sangue, così come le mie mani.
“Io ti ho avvertito, poi fai quello che vuoi.” Dissi freddo, studiandolo dall’alto.
“Stessa cosa vale per te.” Replicò invece Argenti, ansimando. Guardandomi intorno constatai che Cloe fosse fuggita come una ladra. Ma infondo che dovevo fare a lei? Aveva solo dato retta alla sua vera indole.
In silenzio, cominciai ad avviarmi verso la strada per tornarmene a casa. Il  moro mi affiancò “Tutto bene?”
“Io sto benissimo. Quando arrivo a casa mi metto un po’ di ghiaccio sull’occhio e sono apposto.” Risposi, sapendo benissimo che lui non si riferiva a quello.
“Gabri..” appunto.
“Come dovrei stare, Andre? Cosa pensi che provi, adesso? Niente, assolutamente niente. Non riguarda me questa faccenda, io sono venuto qui solo per dargliele.” Dissi nervoso, con gli occhi puntati in avanti. Lo sentii sospirare stancamente.
“Mi sembra che tu stia cercando di convincere anche te stesso con queste parole.” Dopo quella frase, smisi di camminare e mi voltai verso di lui, in modo da essere faccia a faccia. Eravamo alti entrambi, ma forse io lo superavo di un paio di centimetri.
“Dimmelo tu che a quanto pare hai le idee chiare, per favore, perché io non so cosa pensare.”
“Ti devi porre una semplice domanda. Ti piace Ilaria?”
“No, cazzo. Perché siete tutti fissati con questa storia?” ci mancava solo lui a farmi incazzare.
“Perché è quello che sembra.” Rispose lui, tranquillamente.
Respirai pesantemente creando una nuvoletta bianca e cercai di trattenermi dal passare una mano fra i capelli. Il sangue di Lorenzo non ce lo volevo. Tirai indietro la testa, cercando di recuperare il controllo. Cosa c’era di così complicato da capire? Scossi la testa tornando a guardarlo.
“Le voglio bene, solo questo.”
Annuì, non so se l’avesse fatto perché mi credeva o perché si era stancato di quella storia “Va bene, ma sai che un giorno di questi ne parleremo.”
“Certo, certo..” borbottai.
 


Ecco a voi il primo dei tanti (saranno tanti? boh ._.) missing moments. 
Insomma, vi è piaciuto? 
Alcune di voi (ed io stessa) mi avevano chiesto di fare un approfondimento su questa serata "tranquilla", ed eccolo qui. Inoltre è pure dal punto di vista di Garbriele! E' stato complicato, lo ammetto. Comunque adesso è più chiaro anche il momento in cui lui capisce che gli piace Ilaria. Insomma, dite tanto di lei, ma pure il nostro bel Bonetti non è che sia stato tanto perspicace, eh!
Non so più che dire. ._.
Fatemi sapere che ne pensate, se volete. Magari in futuro date un occhio visto che aggiornerò! 
Premetto che non so quando lo farò, però. 

Ah, e ricordatevi che Lunedì 19 (dopodomani) ci sarà l'epilogo dell'originale, eh! ;)
Grazie per aver letto!!

Maricuz
   
 
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