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Autore: telesette    17/03/2012    3 recensioni
Senza nemmeno rendersene conto, Neji annullò la distanza che li separava e abbracciò Tenten con trasporto. La kunoichi rimase sorpresa e confusa dal suo gesto improvviso, tuttavia non riuscì a replicare alcunché. Le ultime parole tra loro erano state dette con rabbia, ma i loro occhi tradivano chiaramente quello che provavano ancora l'uno per l'altra. Nel momento in cui le labbra di Neji si posarono sulle sue, Tenten avvertì la stessa passione di quando erano ragazzi: il loro primo bacio, alcuni anni addietro, nemmeno troppo lontano eppure sembrava passato un secolo; un bacio senza falsità né inganno, come la purezza e l'ingenuità con cui si erano scambiati il primo; un bacio importante, anche se breve, anche se l'ultimo...
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Neji Hyuuga, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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Se questo dovesse essere l'ultimo...

Testo di: telesette Immagine di: ~SrMtHfGbEzZiE su deviantART

 

Darui e la sua squadra erano accampati nel settore centrale della zona tristemente conosciuta come Valle dell'Ultimo Giorno. Proprio qui, in tempi remoti, l'ultima battaglia che questi luoghi avevano visto si era risolta con una strage di proporzioni gigantesche: il clan Yoshizune e il clan Fumatane si sterminarono a vicenda e, nonostante gli anni passati da allora, la terra era ancora intrisa dall'odore aspro e inconfondibile del sangue...
Per quanto Tenten si sforzasse di non pensarci, la realtà era che si trovava in mezzo a una guerra dall'esito incerto. Da circa tre giorni tutti loro attendevano notizie dal comandante della Seconda Divisione Kitsuchi, accampato coi suoi nel settore sud ( l'unico accesso possibile alla valle, per via delle montagne che si ergevano attorno ), e questo silenzio non faceva che preoccupare oltremodo Darui sul da farsi. All'inizio era stato concordato che Kitsuchi avrebbe condotto le operazioni in prima linea, cosicché la Prima Divisione potesse difendere la posizione nel perimetro interno, ma se il nemico avesse oltrepassato il primo sbarramento... Darui non osava neanche immaginare una simile eventualità, seppure le voci che erano giunte dalle battaglie nei territori limitrofi lasciassero intendere a qualcosa di assai più letale di un semplice manipolo di nukenin.
Ad ogni modo, quando il messaggero inviato da Kitsuchi giunse ad informare Darui della situazione, i dubbi e le paure lasciarono il posto alla consapevolezza di una minaccia assai concreta.

- Sei sicuro di quello che stai dicendo? - domandò Darui, con una certa dose di scetticismo.

Neji Hyuga annuì con un lieve cenno del capo.

- Abbiamo rinvenuto questo tra i resti di un villaggio devastato...

Così dicendo, il giovane shinobi tirò fuori dalla tasca quella che sembrava essere una lunga zanna di animale selvatico. Darui osservò l'oggetto acuminato, chiedendosi che razza di creatura potesse avere simili estremità: l'oggetto era spezzato, per circa un terzo mancante, e anche così raggiungeva spaventosamente i venti centimetri di lunghezza; la punta era affilata e lucida come metallo e orribilmente sporca di sangue... Tutti i presenti nella tenda del caposquadra sbarrarono gli occhi con orrore e incredulità, incapaci di credere che il proprietario di quella cosa potesse esistere veramente, tuttavia Darui fu il primo a recuperare il controllo di sé.

- Deve trattarsi sicuramente di un orso o di qualcosa del genere, evidentemente sottoposto a degli speciali innesti per moltiplicare la sua struttura naturale...
- Anche Kitsuchi lo aveva pensato, all'inizio - sottolineò Neji gravemente. - Ma osservando il luogo in cui è stata trovata col mio Byakugan, mi sono reso conto che non vi è alcuna traccia di pelo animale; il suo proprietario è qualcosa di diverso, qualcosa che non appartiene a nessuna specie conosciuta; e la cosa ancora più incredibile è che, per quanto risulti difficile da credere, questo oggetto non è altro che un'unghia umana!
- Che cosa ?!?
- Proprio così, un'unghia - confermò Neji impassibile. - Gli strati di cheratina che la compongono lascerebbero intendere a qualcosa di origine selvatica, ma la sua struttura molecolare ha lo stesso codice genetico di quella umana... Di qualunque cosa si tratti, parte di quella creatura è senza dubbio un essere umano!

Sia Darui che gli altri non riuscivano a crederci.
Quale essere umano poteva avere unghie di quel genere?
Che razza di diabolico esperimento poteva aver generato un simile abominio?
E soprattutto quante di quelle creature potevano trovarsi in circolazione in questo momento?
Evidentemente il piano originale doveva essere modificato, Kitsuchi e la sua squadra non potevano affrontare da soli una minaccia del genere, era necessario riunire le forze il prima possibile.

- D'accordo, allora - esclamò Darui. - Farò convergere la Prima Divisione a sud e...
- Sarebbe inutile - osservò Neji. - Rischiamo di perdere tutte le unità, senza ottenere nulla e condannando i villaggi della zona ad una fine orribile!
- Allora che cosa suggerisci di fare?
- Secondo gli ordini di Kitsuchi, la nostra squadra si occuperà di individuare il nemico e raccogliere informazioni più dettagliate sulla sua effettiva minaccia; la vostra divisione dovrà attendere qui per le prossime quarantotto ore e, se non dovesse ricevere le informazioni, avvertire immediatamente i Kage del pericolo e consegnare l'unghia come prova!

Darui annuì.

- Molto bene - esclamò, ricevendo l'unghia dalle mani di Neji. - Riferisci a Kitsuchi che seguiremo il suo piano alla lettera: quarantotto ore, e basta!

Chinando rispettosamente il capo, Neji salutò cameratescamente il comandante della Prima Divisione e si voltò per uscire dalla tenda. Tenten rimase attonita per qualche istante, con gli occhi fissi su quell'unghia spaventosa, dopodiché chiese al caposquadra il permesso di ritirarsi anche lei.

***

Mentre si accingeva ad allontanarsi dal campo alleato, Neji avvertì subito il movimento alle sue spalle.

- Non dovresti essere qui - esclamò freddamente il giovane Hyuga, senza nemmeno voltarsi.
- Lo so - rispose Tenten con voce calma. - Ma non sono mai stata brava a fingere indifferenza, al contrario di te!

Neji si voltò lentamente, guardandola negli occhi con impassibilità, eppure Tenten era convinta di aver scorto una piccola luce di tristezza nella profondità del suo sguardo. Entrambi si fissarono per alcuni istanti, senza dire una parola, ma alla fine fu proprio lo stesso Neji a rompere il silenzio.

- Pensavo ne avessimo già parlato - esclamò lui sottovoce. - Mi ero espresso molto chiaramente, circa il nostro rapporto, ed è una questione sulla quale non mi sembra opportuno ritornare adesso...
- Ah, davvero? - replicò Tenten, guardandolo severamente. - Strano, credevo che bisognasse essere in due per decidere di certe questioni, non che fosse uno a decidere per tutti e due!

Neji socchiuse gli occhi e chinò leggermente il capo in avanti.

- Non poteva funzionare - rispose. - Lo sai benissimo anche tu, è inutile tirare fuori cose già dette!
- Oh no, forse sembrerà inutile a te, caro il mio "Mister Arroganza", ma vorrei ricordarti che non ti sei preso neanche il disturbo di chiedere il mio parere!

Come Tenten ebbe detto così, Neji riaprì gli occhi e aggrottò le sopracciglia in preda a un evidente fastidio.

- Siamo in guerra - fece lui gelido. - Nel caso non te ne sia accorta, questa non è una favola: la gente combatte, si fa male e muore... Questa è la nostra realtà, non ha senso illudersi e fare finta di niente!
- E secondo te l'amore è un'illusione, giusto ?!?
- Non ho detto questo!
- Ma non puoi neanche negare che è questo che stai pensando!

Neji si morse il labbro inferiore con disappunto.
Sia lui che Tenten avevano vissuto la loro storia in modo molto più sereno, quando entrambi erano ancora allievi del Maestro Gai, ma la guerra aveva cambiato completamente ogni cosa. Per mesi e mesi, da quando entrambi erano stati assegnati alle loro nuove rispettive squadre, i due giovani avevano assistito ad innumerevoli orrori e stragi insensate: case distrutte, villaggi devastati, persone trucidate, bambini resi orfani... Anche se lo spirito di un soldato impone di abituarsi in fretta a tutto questo, il cuore di un essere umano non può fingersi indifferente.
No, l'amore non era assolutamente un'illusione, Neji non aveva messo da parte i suoi sentimenti per indifferenza bensì per paura.
L'amore era pericoloso, come un kunai costantemente mirato all'altezza del petto, e solo l'idea di perdere la persona amata rammentava a Neji il dolore di un'antica ferita aperta e mai del tutto rimarginata. La scomparsa di sua madre, il sacrificio di suo padre... Da quando era piccolo, Neji aveva fermamente giurato di non provare mai più affetto verso qualcuno, per non doverne mai soffrire la perdita in alcun modo.
Negli anni però, Tenten era diventata assai di più di un'amica per lui: la sua presenza confortante, il suo sorriso luminoso, i suoi occhi... Per quanto potesse illudersi di non provare niente per lei, in realtà Neji aveva una paura folle di perderla. Potevano illudersi di vivere il loro amore per un istante, o rimanere uccisi in combattimento il giorno seguente. Chi poteva dirlo? In ogni caso Neji sentiva di essere troppo debole, per accettare l'idea di perdere anche lei; per questo aveva cercato in tutti i modi di allontanarla da sé, per potersi illudere di nascondere questa sua debolezza dietro a una fredda maschera di indifferenza.

- Tu non sai niente dei miei pensieri - mormorò Neji in un soffio.
- E tu invece pretendi di sapere tutto dei miei, dal momento che ti sei permesso di decidere anche per me!

Senza nemmeno rendersene conto, Neji annullò la distanza che li separava e abbracciò Tenten con trasporto. La kunoichi rimase sorpresa e confusa dal suo gesto improvviso, tuttavia non riuscì a replicare alcunché. Le ultime parole tra loro erano state dette con rabbia, ma i loro occhi tradivano chiaramente quello che ancora provavano l'uno per l'altra. Nel momento in cui le labbra di Neji si posarono sulle sue, Tenten avvertì la stessa passione di quando erano ragazzi: il loro primo bacio, alcuni anni addietro, nemmeno troppo lontano eppure sembrava passato un secolo; un bacio senza falsità né inganno, come la purezza e l'ingenuità con cui si erano scambiati il primo; un bacio importante, anche se breve, anche se l'ultimo...

Mentre le mani di Neji la cingevano forte per la schiena e per le spalle, Tenten strinse ancora di più le braccia attorno al collo del giovane. Da quando era uscita dalla tenda di Darui, un orribile presentimento si fece strada dentro di lei. Il timore che quella fosse l'ultima volta che poteva vederlo, che poteva toccarlo... Le labbra della kunoichi scivolarono fugacemente dal volto di Neji all'orecchio, al mento, alla spalla, fino ad affondare completamente il volto nel suo incavo. Neji si strinse ancora di più a lei, sentendo il calore della ragazza assieme al profumo della sua pelle, e mormorandole all'orecchio qualcosa di appena udibile.
Tenten sospirò fortemente, cercando di ricacciare dentro le lacrime ( Neji non sopportava di vederla piangere come una bambina ), ma ciò che il ragazzo si preparava ad affrontare era un autentico suicidio.

- Neji - sussurrò lei, da sopra la sua spalla. - Perché Kitsuchi ha deciso di affrontare il nemico, senza chiedere rinforzi ?
- Perché spedire tanti ninja contro quella cosa, senza conoscere i suoi punti deboli, sarebbe come mandare un gregge di pecore al macello - rispose l'altro, guardando fisso davanti a sé. - Sacrificare una squadra può essere doloroso, ma è una perdita accettabile...
- Allora lasciami venire con te!

Neji sollevò dunque lo sguardo e la osservò attentamente. Il volto morbido e sottile, con i capelli castani raccolti nei due chignons, e la piccola cicatrice che le sormontava la guancia destra. Tenten si era procurata quella ferita in combattimento, mostrandola quasi con orgoglio, e nulla toglieva al suo indiscutibile fascino e all'intensa determinazione nei suoi occhi scuri e penetranti. Lo Hyuga sfiorò appena quel segno, con uno sguardo colmo di affetto e di ammirazione per lei e per il suo coraggio, ciononostante scosse la testa.

- Mi dispiace - esclamò. - Sai bene che non è possibile, devi restare con la Prima Divisione ed eseguire gli ordini di Darui, questo è il tuo compito!
- Non posso lasciarti affrontare quel mostro da solo - ribatté lei energicamente. - Non puoi chiedermi di rimanere qui ad aspettare che...

Di nuovo le labbra di Neji interruppero le sue proteste. Calde e morbide come non mai, Tenten sentì che non se ne sarebbe mai saziata. Tuttavia, per quanto intenso e bellissimo, quello era forse l'ultimo bacio che potevano scambiarsi.

- Ricordati questo bacio, Tenten - disse Neji serissimo. - Ricordalo, come se fosse l'ultimo, e tienimi sempre nel tuo cuore... Così come io ti terrò sempre nel mio!

Per Tenten quelle parole erano fonte di gioia e disperazione allo stesso tempo. Con quella semplice frase, Neji le aveva praticamente dichiarato la verità sui suoi sentimenti, eppure sembrava anche voler esprimere un addio più che certo. Lo Hyuga si allontanò dalla radura, senza nemmeno voltarsi, e Tenten rimase lì immobile a guardarlo. Dentro di sé sapeva, era consapevole di non poter fare nulla per fermarlo, e non poteva né doveva piangere per questo. Neji l'amava, tanto quanto lo amava lei, ma il dovere verso il proprio villaggio veniva prima di ogni altra cosa... Anche di loro, se necessario!
Per anni Tenten si era sforzata di trattenere le lacrime, seguendo l'esempio di Neji e trasformando la propria tristezza in energia per le battaglie future; ciononostante quel filo luccicante lungo il suo volto cominciò a scendere da solo e, prima che la goccia sottile cadesse al suolo, lo Hyuga era già scomparso nell'oscurità della notte.

***

APPENDICE

Darui e la sua squadra attesero le informazioni per tutte le quarantotto ore successive. Per Tenten quei due giorni furono i più lunghi della sua vita. Fu Hiashi Hyuga il primo a scorgere qualcosa in lontananza, una figura ferita dal passo incerto, e per un attimo Tenten sentì riaccendere le proprie speranze.
Quando però l'austero shinobi mise a fuoco l'immagine, anche l'ultimo barlume si spense miseramente. Colei che stava sopraggiungendo al campo alleato infatti altri non era che Hinata...
Ferita e malconcia, ma sufficientemente in forze da reggersi in piedi, la kunoichi della Seconda Divisione raggiunse le braccia paterne e tirò il fiato per riprendersi. Subito Darui intervenne per chiedere spiegazioni ma, consegnando un rotolo nelle sue mani, Hinata non aggiunse altro. Le informazioni ivi contenute erano il rapporto di Kitsuchi sul misterioso nemico, e a Hinata era stato affidato il compito di consegnarlo agli alleati. Stando a quanto vi era scritto, i nukenin della Nebbia avevano fatto degli speciali innesti per moltiplicare la loro struttura ossea-muscolare e utilizzare i loro stessi corpi come arma. Il risultato era qualcosa di abominevole e mortalmente pericoloso, inarrestabile con i tradizionali mezzi ninja, perciò era necessario elaborare nuove tecniche per fronteggiare quegli esseri.
Alla domanda su cosa ne fosse stato del resto della squadra, Hinata socchiuse gli occhi e chinò il capo. Darui annuì mestamente, una volta compreso il significato del suo silenzio.

FINE

Angolo dell'Autore:
oggi è il compleanno di una collega del neji/ten che mi precede da molto tempo ^__^ Salutiamo tenny_93 con un abbraccio e auguriamoci che il neji/ten sopravviva negli anni a venire.

   
 
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