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Autore: Maura85    16/10/2006    7 recensioni
Dopo un anno, ritorna Kisala, spericolata figlia di Sesshomaru e Rin. Ritorna demone completo, ritorna più distruttiva e folle che mai. Al suo fianco vecchie e nuove conoscenze, di fronte a lei nuove avventure, ed alle sue spalle l'intramontabile, oscura ombra di un padre che ancora non approva lo stile di vita della figlia...
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui ^O^
Il fatto che io sia tanto puntuale può far presagire solo una cosa: il mondo finirà presto! Datevi alla pazza gioia, finché potete! XDD
Belinate a parte… se alla fine del capitolo vi chiederete quanto sono bastarda, la risposta è: molto. Moltissimo. No, non così. Di più.






CAPITOLO SEDICESIMO

Confusione. Totale confusione, inesplicabile annebbiamento di ogni pensiero razionale.
E delirio. Delirio dei sensi, deliri del suo corpo. Come se mille aghi fossero conficcati nella sua pelle, come se fosse ad un tempo sorda, cieca, incapace di avvertire gli odori.
Inerme. Rimase inerme per ore.

“OH, PER GLI DEI…” Himoro, dando prova di grande coraggio e spirito altruistico, si esibì in un salto mortale all’indietro, atterrando alle spalle di Talana e spingendola con gran forza verso la terribile ombra innanzi a lui. “Sacrificati tu, amica mia!” “Amica tua un corno, imbecille!” sbraitò lei, cercando di artigliarlo. Korin, unico capace di mantenere un minimo di sangue freddo, cadde in ginocchio implorando in lacrime l’ombra di Sesshomaru.
Ombra che, con gran sollievo dei tre Coraggiosi Esploratori, si accorciò, man mano che il proprietario li raggiungeva: il detentore, infatti, altri non era se non il giovane Takurei, piccolo mezzo spettro secondogenito del potente Principe dei Demoni. Lui li vide e, sollevando le orecchie con aria incuriosita, riconobbe in quei tre figuri nerovestiti i profili degli amici di Kisala, il che lo rassicurò abbastanza da indurlo a non urlare.
Non comprese, però, perché la demone stesse picchiando con selvaggia ferocia il demone gatto, o perché l’umano stesse eseguendo una buffa quanto sgraziata danza della vittoria. Fece spallucce, decidendo che quelle fossero faccende di poco conto: per essere amici di sua sorella, in fondo, si doveva pur essere strani!
Talana interruppe il suo sanguinario pestaggio di colpo, spiattellando Himoro contro una parete e guardandosi attorno con aria da felino braccato. Afferrò per la collottola Korin, costringendolo ad interrompere ogni forma di festeggiamento. Un vero peccato, dal momento che l’umano aveva anche preso a canticchiare una filastrocca più che orecchiabile.
“Sesshomaru può sentirci!” ricordò loro in un sussurro cavernoso, facendoli rabbrividire non poco. “Dobbiamo fare piano!”
“Cercate papà?” azzardò il giovane, facendoli sobbalzare. “Vi ci accompagno io, se volete…”
“NO!” fu la risposta che urlarono in pieno accordo, come un sol uomo.
“Ehm. Allora che volete?” il ragazzino inarcò un sopracciglio, spiandoli infastidito. Era come suo padre, in fondo: e avere a che fare con un demone fifone, con una demone che amava pasticciare con alambicchi umani e con un umano vero e proprio non era esattamente un’esperienza che lo mandava al settimo cielo. Anzi. Sentiva già il bisogno di un bagno.
“Takurei!” Talana cadde in ginocchio, afferrando le mani del piccolo mezzo demone e stringendole tra le proprie. Lui storse appena il naso. “Devi aiutarci a salvarla!”
“Salvare, chi?”
“Kisala!”
Takurei inarcò anche il secondo sopracciglio. “Salvarla da chi?”
“Da tuo padre, no? Che la tiene prigioniera in questo tremendo maniero!” lo informò lei, la voce incrinata dalla preoccupazione.
Tanto per fare atmosfera, Korin e Himoro si guardarono attorno con occhi intimoriti. Takurei ebbe appena il tempo di fare due rapidi ed astuti calcoli mentali; poi, con un sorriso che partiva da un orecchio ed arrivava all’altro, un sorriso che metteva in mostra piccole e deliziose zanne, annuì.
“Certo. Bisogna salvarla.” convenne. “Vi aiuterò, ovviamente. Si tratta di mia sorella, no?”
Tre paia d’occhi lo fissarono con sguardo adorante ed emozionato. Il sorriso di Takurei, anche se pare impossibile, si allargò ulteriormente.
“Sei davvero un tesoro, piccolo!” Talana si alzò in piedi, permettendogli di guidarli nel labirinto di freddi corridoi del castello.
“Sì, lo so” convenne lui, il petto scosso da risate a stento trattenute.
“Lo vorrei anche io un fratello così!” singhiozzò commosso Himoro, trotterellando in coda al piccolo gruppo di salvataggio.
“Ne sono certo” annuì ancora lui, facendoli scendere lungo una scalinata che pareva infinita, serpente che si perdeva nelle viscere delle terre. Scesero e scesero, in silenzio, per un periodo di tempo che parve quasi infinito, immersi nel buio più totale. Infine… “Proseguite ancora un po’. In fondo a queste scale, troverete una porta di metallo.” li informò Takurei. “Scusatemi se non vi accompagno, ma non vorrei che mio padre mi scoprisse.” aggiunse, astuto come una volpe.
“Certo, capiamo!” Talana lo strinse alla cieca in un affettuoso abbraccio. “Grazie, piccolo. Quando vedremo Kisala, le racconteremo ciò che hai fatto per lei. Per noi.”
Lui non rispose, né ricambiò l’abbraccio. Li ascoltò scendere per qualche secondo, quindi, soddisfatto, diede loro la schiena, risalendo con glaciale calma gli scalini. “Non quando” mormorò piano. “Se.” e rise divertito, riemergendo nella luce dei corridoi. Dove, casualmente, incrociò sua madre. Interruppe immediatamente ogni risata diabolica, assumendo un’espressione tanto innocente, da apparire come palesemente colpevole.
“Takurei! Da dove vieni?” lei, occupata nell’accompagnare il figlio più piccolo in giardino, lo riprese con aria allarmata. “Sai che non voglio che tu vada in quel posto!” “Scusa, mamma” borbottò lui, perdendo immediatamente il buon umore.
“Devo dire a tuo padre di smettere di trattenere là sotto quel Ciclope Sanguinario, prima che combini qualche guaio!” borbottò la donna, afferrandolo e trascinandoselo dietro. “L’ultima volta, ha strappato le braccia ad un povero inserviente! E le braccia sono state le uniche cose intere che abbiamo trovato! Non è una bella cosa, da tenere in casa! Ah, ma ora mi sente!”
“Io lo trovo simpatico, mamma” azzardò Takurei. Solo le sue aguzze orecchie di mezzo spettro poterono udire le urla provenire dal sottosuolo. Urla che lo fecero ridere sotto i baffi.

Dolore. Un dolore immenso, incomprensibile. Galleggiava in quel dolore, piccolo e patetico relitto abbandonato alla deriva dei propri sensi. Forse era morta.
Non ho la minima intenzione di morire. Mi devo sposare, no?
Ma fu solo un lampo di coscienza, che subito si perse nel nero mare che erano i suoi pensieri. Dimenticò nuovamente chi fosse, rimanendo sorda a colui che, tenendola stretta a sé, la chiamava a gran voce.
Forse era morta per davvero.






Dunque, passiamo all’angolino della posta XD
KappaKappa: Pure le spade psicotiche? Oh no XDDD Vedrò quel che riesco a fare… xDDD
giodan: Sì sì *-* Cominciamo subito perché sono piena di idee da carogna, e voglio metterle in pratica tutte! Sono cattiva *-*
Dikappino86: Ma ciao tessoro XD Lieta che ti faccia ridere, lo scopo della storia è questo *-* Grazie per gli appunti sui capitolo, io sbaglio sempre i numeri! Sono la disperazione della gente che scrive con me XDDD
Kiba91 Questo capitolo forse è un po' meno divertente, ma devo anche portare avanti la trama purtroppo XD Grazie di continuare a stare con noi! ^*^
Crystal Angel: Hai ragione, Makau avrà le sue belle crisi isteriche… sto riversando su di lui tutte le pessime idee che ho trattenuto per la scorsa storia! Mewawa XDD Ah… C’è qua una copia dell’enciclopedia con tanto di autografo vergato col sangue umano di Sesshomaru! Quando la vuoi, vieni pure a ritirarla! XDD
  
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