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Autore: Pan_z    17/04/2004    4 recensioni
Non regalate animali, non comprate niente alle svendite di cortile, ricordate che il diavolo esiste, non inimicatevi l’ adolescente ombroso della casa accanto.. e sappiate che tutto è fatidico. Leggete e Recensite!Grazie!^_^
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TUTTO E’ FATIDICO

TUTTO  E’  FATIDICO

 

 

Disclaimer: Harry Potter non è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.

“Tutto è fatidico” (Everything’s Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)

“Dalia nera” è di James Ellroy, grande capolavoro del ‘900.

Tutto il resto è invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le stramberie che scriverò.^.^

Tele-Mago Live! è proprietà della sottoscritta e chiunque lo volesse utilizzare è pregato di informarmi^^

Ringraziamenti: a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellroy le cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado, a Valentino poiché pare Cupido, a E., perché è solo un sogno, e poi a me, a me e a me-.-

 

 

 

Marte è un paradiso

Ray Bradbury

 

 

 

 

Capitolo 7:

Canone Inverso

* * *

Al mio ‘Michelangelus’,

perché lo amo troppo

* * *

 

1

 

Un fulmine squarciò il cielo, cadendo poco lontano da loro.

 

Bellatrix inarcò ancora una volta la schiena per farla aderire meglio al suo bacino, poi ricadde esausta sul petto bianco dell’ uomo della sua notte. Lui la accolse al sicuro tra le sue braccia.

Sospirò silenziosamente.

<< Draco.. >>

Lui non si mosse. Ascoltò il suo respiro farsi pesante, poi aprì gli occhi azzurri.

<< Sono sveglio >>, sussurrò impercettibilmente, ma sapeva che lei non l’ ascoltava.

La pioggia cominciò a picchiettare sulla finestra chiusa del loro luogo segreto. Un giaciglio improvvisato per una passione prorompente. Da quanto erano amanti? Draco cercò di stimarne il tempo esatto, ma questo non poteva essere contato. La sognava ogni notte, ogni dannatissima notte, senza nessun velo a coprire le sue rotondità. E come era eccitante sapere che anche lei stava sognando lui, e s’ inerpicava felpata sullo specchio dei suoi sogni libidinosi, inciampando sulle sue vesti, gemendo silente nel letto a baldacchino del suo Padrone.

E questo era anche un sogno? Non poteva esserne certo, perché alla mattina il calore del suo corpo svaniva, e non gli rimaneva altro che il segno sulle lenzuola candide dei suoi seni pieni e tondi che amava torturare, facendo scivolare una mano sui suoi capelli corvini, sentendone la setosità, l’ odore di vaniglia.

La leggera pioggia di fine estate si tramutò in un temporale. Ballatrix aderì di più ai suoi fianchi, ponendo un ginocchio fra le sue gambe. Draco la lasciò fare, chiudendo gli occhi, assaporando quel momento di pace, un piccolo spiraglio di Paradiso nel suo Inferno personale di ogni giorno, torturandosi attimo dopo attimo, continuando a sentire le loro voci gridare di sorpresa. Poi di dolore.

 

Aiutateci!

 

Ma chi avrebbe potuto aiutarli? Lui? No, lui no, e non perché non volesse, ma perché era la sua natura. Dopotutto erano sporchi figli di babbani. Cosa importava al tumultuoso e frettoloso mondo di pochi babbani in meno? Spesso si chiedeva perché si fossero tanto agitati per ciò che era accaduto in quella scuola, quando l’ illustrissimo idiota del Ministro della Magia era il primo ad allontanare le voci della rinascita del Lord? Quelle voci che erano partite dal Preside della scuola e dai suoi stupidi valletti! Ora non passava giorno che la Gazzetta del Profeta sparlasse di tutta la gente morta, profanandone la memoria, non accorgendosi di ripudiarsi contro tutti i suoi peccati.

Sul volto giovane di Draco spuntò un sorriso amaro.

Si chiedeva tante cose, molte delle quali non avevano risposta, tante non osava neanche pensarle per paura che lei le intercettasse con il suo maligno potere mentale.

La pioggia continuava a cadere, rendendolo inquieto. Ogni volta che vedeva lui diventava inquieto. Ogni volta che lo chiamava per nome, alitandogli sul collo, lasciandogli un ulteriore marchio nell’ anima, facendolo sentire sporco. Più di quanto non lo fosse già. Non avrebbe più voluto che lo toccasse così spudoratamente, davanti a lei, a tutti i Mangiamorte, umiliandolo, facendo si che egli contraesse la mascella in quel sorriso sforzato che era proprio di suo padre.

Lo odiava. Non solo per avergli strappato l’ infanzia (odiava anche Bellatrix per avergli strappato la verginità così precocemente ma, non poteva negarlo, gli piaceva), ma per avergli insegnato a riconoscere il vero odio, il canto silenzioso di un violino, il cui gemello strilla la stessa melodia in una rapida discesa dettata da un dolorante canone inverso.

Ora che sapeva odiare, tramutava ogni sentimento diverso dalla passione e della bugia in rabbia, astio e vendetta. Ora odiava.

A volte si ritrovava a passare a rassegna tutti i volti che gli erano passati davanti in quei diciassette anni. La maggior parte di quelli non li avrebbe più rivisti, di alcuni –neanche se avesse vissuto mille anni- non ne avrebbe mai ricordato il nome. Quelle poche reminescenze di persone che rimanevano nella sua testa erano suo padre, sua madre, Harry Potter, la saputella di una Granger, e gli schifosi Weasley. Sapeva di poterli odiare tutti e lo faceva senza nessuna remora. Specialmente quel ficcanaso di un Potter e i suoi amici. E come andava fiero dei suoi amici!

 

A questo mondo non servono amici per lenire le proprie ferite

 

Hai ragione papà, pensò accarezzando con la punta delle dita il volto della sua donna. C’è qualcosa di più efficace dell’ amicizia. Sorrise maliziosamente. Fuori spioveva. La notte era ancora nel pieno della sua corsa verso il sole, e il sonno di Draco non sembrava volerlo raggiungere.

<< Dormi? >>, gli chiese una voce impastata.

Sospirò << No >>

Bellatrix si mise seduta sul busto di Draco, facendo scivolare le coperte dal suo petto. Lo guardò con i suoi occhi penetranti, come un felino che si avventa sulla sua preda << Perché? E’ per quello che ti ha fatto oggi, vero? >>

<< No.. >>, rispose, evitando il suo sguardo.

<< Ti trovi in una posizione scomoda per evitare il mio sguardo, signor Malfoy, quindi ti conviene darmi una risposta. È per il nostro incarico? >>

Draco la guardò. Non poteva sottrarsi a una sfida, anche se la sapeva persa in partenza. << Si >> Bellatrix sbuffò rumorosamente, inginocchiandosi accanto a lui.

<< Non devi, quando hai me >>

<< Si certo ho te! >>, disse ironicamente << Ho te adesso per scoparmi. Tra qualche ora sgattaiolerai nel suo letto, riservando a lui il mio stesso trattamento! Hai ragione, mi sento umiliato da quello che mi ha fatto, potrei ucciderlo per questo.. >>

<< Ma non puoi >>

Draco continuò << Mi sento arrabbiato per l’ incarico che mi ha dato e impaurito allo stesso tempo perché se ritorno a mani vuote è probabile che non le riavrò più indietro! Le troverò impacchettate sul letto, così da sporcarlo del mio sangue! >>

Stava urlando, forse cercava di spaventare Bellatrix, ma lei era forte e testarda. Quasi quanto lui. Rimaneva impassibile a guardarlo sfogare la sua rabbia, quell’ odio che aveva tentato di riversare su di lei quel giorno nella Londra babbana.

<< Ti rendi conto di cosa pretende? Una Metamorfomagus! E cosa pretende da te? Che mi segui come se fossi la mia ombra! Adesso ho te, posso avere il tuo corpo, ma la tua anima-come la mia, d’ altronde, appartiene a lui! >>

Respirò a fondo. Aveva il fiatone per la sua sfuriata e sapeva che lei questa volta non aveva voluto contentenere i suoi sentimenti. Sembrava che lei sapesse esattamente quello che voleva. Non era soltanto perché poteva leggere nella mente altrui, ma perché erano legati da qualcos’ altro diverso da un patto di passione. Un sottile legame che scorreva impetuoso nelle loro vene. E continuavano a farlo fluire dentro di loro, incapaci di allontanarlo dalla loro testa neanche quando facevano l’ amore, acquistando coscienza dei loro atti.

 

Lo sai che è un incesto, no?

 

Lo sapevano.

<< Quando tornerai le tue mani non saranno vuote, perché hai me. E quando hai me, sai dove cercare. >>, gli disse Bellatrix, prendendogli le mani e posandosele provocatoriamente sui seni. Draco rise. << Io non ti appartengo. Tu non mi appartieni. Ma siamo solamente noi in queste notti, e per questo sono nostre. È il nostro destino e tu devi lasciarlo andare. >> Draco lo sapeva. Inarcò comunque un sopracciglio. << Il tuo è un compito difficile, ma se saprai portarlo a termine avrai la sua fiducia. È più allettante, non trovi? >> Si passò la lingua sulle labbra. Draco Malfoy scosse appena la testa. 

<< Tu non trovi invece che sia più allettante scopare con me? >>, disse queste parole distendendosi su di lei, facendola sorridere. Dopo non ci fu più spazio per le parole, né per i pensieri. Draco sapeva che allo spuntare del Sole sarebbe andata via, sapeva che sarebbe andata da lui. Si sarebbe fatta carezzare dalle sue mani, denudare con i suoi occhi iniettati di sangue.

In altri tempi, forse, sarebbe stato geloso. Ma adesso era un altro presente, e si sarebbe accontentato della sua fugace presenza sotto il proprio corpo.

Forse in altri tempi, avrebbe fatto qualcosa per sottrarla alle sue carezze moleste.. ma loro cosa potevano fare? Il loro non era neanche amore. Era pura follia, distillata nelle notti afose di un’ estate che andava scemando con l’ ultima corsa della luna di Agosto. E come l’ alcol, più ne bevevi, più ne avevi voglia. E seppur quello fosse stato un incesto, a loro non sarebbe importato.

 

2

 

<< La Gazzetta non fa altro che parlare dell’ attentato >>

Hermione storse il naso, continuando a sorseggiare il suo boccale di Burrobirra. 

<< Come se non ne sapessimo già abbastanza.. >>

Harry si guardò intorno, sospettoso. Il locale odorava di muffa e di aria stantia, ma era stato sempre così. O no? Quanti anni erano passati dall’ ultima volta che si era seduto in quel pub?

Gente. Maghi. Babbani. Erano tutti lì, ed Harry avvertì la solita sensazione di vertigini, come in un dejà-vù, un continuo susseguirsi di eventi già vissuti.

<< C’è qualcosa che non va? >>. Guardò Ron, incerto su cosa rispondergli. In fondo lui era il suo migliore amico! Aveva condiviso emozioni di gioia e terrore con il penultimo dei Weasley, scorrazzando per i corridoi sinistri di Hogwarts, sotto il mantello dell’ invisibilità, alle lezioni di Difesa contro le Arti Oscure. Ma qualcosa era mutato, con l’ andare dei minuti, tutto in una frazione di secondo, come un vaso che cade a terra, sfuggevole dalle mani e dagli occhi umani, troppo veloce. Il cambiamento.

Ron continuò a guardarlo preoccupato. Harry si chiese perché diamine lo guardasse con quegli occhi patetici. Aveva bisogno di tutto, tranne che la compassione. << E’ tutto a posto. E comunque è sempre meglio tenere gli occhi aperti >>, disse sorridendogli sfuggevolmente.

<< Figli di puttana.. >>

Si girarono allibiti. Hermione si stava rimettendo gli occhiali sul naso, imprecando a bassa voce contro una pagina del quotidiano. Harry scoppiò a ridere. Non era comune di tutti i giorni sentire una parolaccia uscire dalla bocca della ragazza.. eppure era sempre così buffa, con quel suo marcato accento inglese che le conferiva un aspetto tipicamente aristocratico.

<< Herm! Non è certo da te… >>

<< Oh, sta’ zitto Weasley! >>

Harry smise di ridere, asciugandosi una lacrima sulla guancia.

Puzza di guai.

Hermione non chiamava mai i suoi amici per cognome, né tantomeno Ron. Il suo tono di voce stizzito, i suoi occhi penetranti e felini gli ricordavano troppo Malfoy, e facevano bruciare le ferite del suo animo.

<< Non posso crederci! “Il Ministro della Magia incolpa il direttore della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts  per essere stato così imprudente a non rendersi conto dell’ imminente pericolo che minacciava i suoi studenti..” >>

<< Hai ragione. Sono dei figli di puttana >>

<< Zitto Ron >> Harry avvicinò la sedia al tavolo rotondo di legno a cui erano saduti.

<< Continua >>

Ron mise il muso. << Si certo, sto zitto! E quando mai faccio il contrario, io! >>

Hermione lo guardò avvilita e cupa, poi riprese << “ Un pericolo tanto evidente, gridato a tutto il mondo dalla voce silenziosa del bambino sopravvissuto, che tuttavia solo il Ministro ha saputo cogliere e interpretare, essendo stato suo amico e confessore negli ultimi anni di scuola. Così Percival Weasley ha parlato stamane ai microfoni di ‘Tele-Mago-Live!’, annunciando una delle sue decisioni più stentate, ma che di certo gioverà all’ intera generazione di nuovi maghi. Continua a pagina 4-5-6-7”   E’ indecente >>

Harry annuì, sperando di sembrare calmo e quieto. Ma la rabbia e l’ odio crescevano dentro di lui. Come osavano parlare male di Silente? Dopo che aveva ripetutamente avvertito il Ministero e quell’ idiota di Caramell della rinascita di Voldemort?

<< Si sono tirati la zappa sui piedi! Pensano che il mondo –almeno quello magico- non abbia letto tutti gli articoli degli anni passati? >>

<< Silente aveva capito subito quello che era successo! E, cosa più importante, aveva creduto alle tue parole, Harry! Loro ti hanno diffamato per.. per.. non so più quanto. Hanno mandato anche un inquisitore ad Hogwarts! >>, Ron stava gridando, attirando l’ attenzione su di loro. L’ unica cosa che dovevano evitare. Silente era stato chiaro in proposito: se i Mangiamorte volevano uccidere i Maghi e i Mezzosangue, avrebbero cominciato da loro. Harry gli sferrò un calcio in uno stinco.

<< Abbassa la voce, Ron. Ricordati che siamo in un luogo pubblico >>, sussurrò di mala grazia nel suo orecchio, strattonandolo. Poi, con un cenno sbrigativo, disse agli occhi invadenti di ritornare alle loro faccende. Guardò ancora una volta sbieco Ron, poi riprese a sussurrare << So bene che si stanno tirando la zappa sui piedi e che Silente credeva –e crede- in me, ma non penso che la gente smetterà di leggere la Gazzetta. E poi, so che voialtri conoscete il direttore di Tele-Mago.. >>

<< Rita Skeeter >>, dissero contemporaneamente Ron e Hermione. Si guardarono ridacchiando. Harry incrociò le braccia, annuendo pensoso.

Silenzio.

No, non proprio silenzio.

*Tutto* si stava muovendo attorno a loro, frenetico, rumoroso.

E non c’era reale silenzio tra i loro corpi, nelle loro orecchie. Avevano l’ obbligo di stare all’erta.

Ma erano tutti *dannatamente* silenziosi, e alle loro anime giungevano parole come echi da terre lontane. Erano in una certa maniera sbieca lontani.

Nella percezione di realtà, nell’ idealismo di tutti i giorni. Non come erano stati un tempo.

*Amici* ..

.. disposti a tutto, anche alla morte, seppure all’ epoca fosse stato un concetto così effimero.. quanto vero e imminente..

Qualcosa, costantemente, negli anni –anche nei singoli minuti, cambia. Muta il proprio aspetto originale, trasformandosi in una macchia chiaro-scura corrispondente all’ ignoranza. E non si sa cosa sia accaduto.

 

*Il caminetto acceso.

Il calore di corpi disperso nell’ aria.

Aria insolitamente intrisa di malinconia.

Non c’è silenzio. Tanto rumore, urla di bambini, risa di uomini..

.. donne..

.. un bambino che gioca *silenzioso* con degli occhi azzurri..

E dei capelli neri. Scuri come l’ ebano.

Black.

“Ciao piccolo Harry

.. sentirsi a casa fra quelle braccia ricoperte di neve ..

“Dillo per me: zio. Z-i-o!”

“.. i-i-o..”

Custode segreto.

“Ehm.. si quasi”

“Ha solo sei mesi, sir! Lascialo stare, povero tesoro”

Solo sei mesi.

E allora? Mi assomiglia più di quanto pensi, dolcezza”

L’ amore di una madre per il proprio figlio.

L’ affetto paterno di un *amico*.

Perso nelle sabbie del tempo*

 

<<.. e la sabbia, il mare! >>

<< Come hai detto? >>. Harry sbattè più volte le palpebre, sentendosi scalfire gli occhi dalla luce.

Hermione lo guardò disorientata, mentre con un dito si aggiustava gli occhiali sul naso.

<< Mentre il signore era scomparso nel suo mondo fantastico, noi –nient’ altro che umili popolani- abbiamo pensato di lasciare perdere la politica e di goderci l’ immaginaria sensazione del mare e delle onde che s’ infrangono sul bagnasciuga.. hai presente no? Slash slash.. >>, si prese beffe di lui Ron. Harry mise il broncio tentando di rimanere il più serio possibile. Tutta quella situazione era ridicola. E assolutamente irritante. Era sparito per un po’, e allora? Qualcosa l’ aveva attratto al di fuori del concetto di ‘roba materiale’.

<< Smettila, non sei divertente! >>, gli rispose aspro. << Ogni persona al mondo ogni tanto si va a fare un bel giretto. *Ogni persona comune*. Dov’è il problema? >>

<< A dire il vero, il primo –ed anche unico problema che mi viene in mente, è che tu non sei affatto quella che usualmente si annovera come persona comune! >>, gli sibilò crudelmente di rimando, esibendo un ghigno. Harry digrignò i denti.

E così lui non sarebbe una persona normale? Cosa c’era di *anormale* in lui? Aveva un cuore, i polmoni erano al posto giusto, così anche gli occhi, la bocca, il naso. Poteva fare la differenza una saetta scolpita nel mezzo della fronte? Per i Weasley non c’ era mai stato da chiederselo.

Ed ora lui, il suo migliore amico, gli rinfacciava il suo essere quel fottutissimo bambino sopravvissuto! Forse era tutto sbagliato, ma ormai, dopo sette anni, poteva più importare? Poteva, ancora una volta, il suo passato intromettersi nella sua vita? Interporsi fra di loro, che erano stati più che amici, inseparabili anche nel momento del bisogno?

I Weasley erano parte della sua vita.. ma si stava accorgendo di quanto si stessero allontanando da lui.. a poco a poco. Prima Percy, poi Ginny.. e poi Ron?

<< Adesso smettetela! Non avete più l’ età per certe stronzate! >>, Hermione agitò davanti ai loro occhi la bacchetta di Salice che poi poggiò sul tavolino, dopo aver sortito l’ effetto sperato. Entrambi i ragazzi sapevano che non c’era da scherzare con la magia di quella strega.

Ron grugnì, mostrando la lingua al suo compagno. Harry sospirò mesto, allontanandosi ancora con la mente, vagando in uno spazio perduto, l’ unico posto in cui si sentisse veramente libero. Eppure c’ erano delle volte in cui neanche quei luoghi così lontani e remoti nel tempo riuscivano a farlo sentire vivo, al contrario di come era nella realtà, poiché non era più padrone di se stesso. Sentiva le energie fluirgli via dal corpo, ed una voce soave, leggera come la brezza dell’ oceano, lo invitava a lasciarsi andare. Ma a cosa? Certo Harry sarebbe stato più che felice di assecondare quella fluttuante essenza effimera, dopotutto era quello che segretamente cercava nel suo vagare senza méta in luoghi indefiniti. Eppure sapeva di non potersene definitivamente andare. Doveva mantenere quel poco di dignità che gli rimaneva.. per cosa, poi?

 

Bisogna sperare

 

A sentire Silente, c’era ancora qualcosa in cui sperare.

Ma la verità non era certo l’ illusione che il preside voleva propinargli. Il vero problema è che non c’era verita in quello che stava accadendo, né tantomento un senso logico. Quale concetto ideologico avrebbe dovuto esistere per giustificare la morte? La morte non guardava in faccia a nessuno, e mai avrebbe chiesto scusa, mai si sarebbe ricreduta, altrimenti a quest’ora i suoi genitori sarebbero ancora vivi, e lui non si sentirebbe così solo.

Infondo lui era *realmente* solo.

Prima c’era Cho. Era lei a prendersi cura di lui. E, non poteva negarlo, a lui piaceva da morire. L’ amava. Ma forse l’ amore è un’idea troppo illimitata di masochismo perverso, niente di più di un processo di reazioni chimiche, biologiche e fisiche, soprattutto fisiche.

Ma prima ancora di Cho, c’era stata Ginny. L’ ultima, indifesa creatura dei Weasley. La più piccola ed anche la più sciocca. Lei era solo una tenera vergine in cerca di conforto, troppo scossa dalla dura realtà che la circondava: la povertà, l’ ingiustizia, i pregiudizi. Voleva solo un fottuto conforto.

E adesso si chiedeva perché cercò in lui quello che non poteva avere dai suoi fratelli, sempre impegnati a fare finta di ignorarla, costantemente occupati per abbracciarla e ricordarle, almeno una volta, che loro erano lì? In verità, quei cosiddetti fratelli non c’erano. Non per lei.

Ma allora perché proprio lui? Perché abbandonarsi nelle braccia di un dannatissimo ragazzo affetto da ossessivi desideri? Era solo un ragazzo! E lei una bambina.

Stupida bambina!

 

<< Comunque credo che dobbiamo ritornare al nostro discorso iniziale >>

<< Politica… politica.. come se non esistesse altro, Herm! >> Ron roteò l’ indice attorno alla tempia sinistra. << Esiste qualcosa di molto più interessante… >>

<< Non lo metto in dubbio, *carino*, ma abbiamo dovvero lasciato in sospeso questioni ben più importanti. Guardate qua.. >> Hermione aprì il giornale alla pagina 5 della Gazzetta, portandosi una ciocca di capelli ribelli dietro l’ orecchio, sotto lo sguardo attento del rosso. Ad Harry le sue occhiate non sfuggirono e sorrise compiaciuto.

<< Cos’ altro dice? >>, le chiese puntando il dito sulle righe d’ inchiostro nero, affianco alle quali spiccava in bianco e nero, lo smagrito volto del Ministro della Magia.

Hermione si portò una mano sulla bocca. Le si dilatarono le pupille, ma il panico passò in fretta, lasciando il posto a una sensazione di rassegnazione.

<< Quello che avremmo dovuto aspettarci da tempo.. >>

Ron e Harry si guardarono negli occhi.

Forse una volta si sarebbero accorti di quanto fossero diversi. Ma in quel momento, le introspezioni non erano certo il loro problema principale. Abbassarono lo sguardo sul quotidiano, cercando di non staccare gli occhi dalle righe e dalle colonne d’ inchiostro magico.

E poi lessero tutto quello che era menzogna.

E già pensarono alle conseguenze.

 

 

3

 

I loro passi riecheggiavano sinistri nell’ ambiente opprimente del corridoio dell’ Ala nove.

Ala nove

Ancora si chiedeva come aveva fatto a non vedere. Era lì, sotto i loro occhi, era il luogo più insospettabile di tutto l’ edificio, il più sicuro. Era ben nascosto agli occhi altrui, ma d’ altronde la vista degli altri non era come la loro.

Loro erano Mangiamorte.

Obbedivano a Vol-de-mort, il ladro della morte (Voleur de la mort, in francese NdA) e forse, tutti si aspettavano una qualche riconoscenza da partre sua. Ma quale regalo si sarebbe potuto avere da un non-morto? Da quel fottuto pezzo di merda? Non era altro, non poteva essere altro.

<< Se ti sentisse… >>

Solo un sussurro.

Alcune goccie d’ acqua ristagna caddero dal soffitto, poggiandosi sul pavimento grigio e umido, morendo con un piccolo rumore impercettibile. Ma poteva morire una goccia d’ acqua? Era solo uno degli elementi che compongono il pianeta, null’ altro che una combinazione chimica, soltanto una parte della natura latente.

 

* “Non vivo, non morto.

Se tu mi uccidi, soccomberemo insieme”

Figlio di puttana*

 

Draco scosse la testa tentando di scacciare via la visione che gli aveva attraversato la mente. Scacciare via ogni ricordo legato a lui.

Si chiese se fosse giusto pensare a *quello* dopo così tanto tempo.

Ed in quel luogo, per giunta. No, non era nel posto giusto per concedersi alle rimembranze.

Bellatrix lo guardò sottecchi, annuendo enigmatica ai suoi pensieri. Anche lei, a volte, si dilettava nell’ emanare flash-back della sua vita. Non che potesse aggrapparsi a molti ricordi: gli unici che conservava risalevano alla sua giovinezza, quando poteva dire di essere davvero giovane. Ora non lo era più, consumata ogni giorno dalle maledizioni che lanciava contro i suoi rivali.

Rivali? No, i suoi non erano rivali. Erano soltanto gli altri, diversi, inferiori talvolta. E lei toglieva loro la vita solo per il semplice gusto di essere vendicativa, contro tutto quello che la sua esistenza le aveva fatto. Era una lotta impari.

<< Mi chiedo perché qui mi debba sentire così.. così.. >>

<< Impotente.. >>

Ancora una volta un sussurro, più presente questa volta.

<< E mi chiedo anche cos’abbia in mente quel pazzo.. il primo settembre si sta avvicinando >>

Draco la guardò, voltando appena la testa. Bellatrix gli riservò un amaro sorriso. Neanche lei sapeva. O forse conosceva parte dei suoi progetti.

<< Penso che conosceremo presto i piano del Signore, Malfoy.. specialmente dopo quest’azione >>

Malfoy

Adesso Malfoy, questa notte Draco.

Puttana!

<< Grazie >>

<< Prego, Lestrange >>

Ghignò. Lei gli rivolse uno sguardo di sfida. Osava sfidarlo? Avrebbe pagato le conseguenze a breve.

L’ aria continuava a essere irrespirabile. Ogni angolo del lungo corridoio –sicuramente incantato per apparire più sporco e vecchio di quanto sembrasse- era ricoperto da grandi ragnatele. Prima ce ne andiamo di qui, meglio è, pensò il ragazzo. Quel posto lo metteva in soggezione.

 

Ad un tratto si fermarono. Vi era una biforcazione: da una parte una scalinata cigolante e poco stabile, dall’ altro lato il passaggio continuava senza che se ne vedesse la fine.

<< Dove andiamo? >>

Bellatrix chiuse gli occhi, portandosi una mano in tasca. Draco vide cosa ne estrasse, non riuscendo a capire bene la sua funzione. Era una pergamena dal colore dell’ avorio invecchiato, sul giallognolo. Si sporse sopra la sua spalla ber sbirciare sul foglio, e rimase stupito vedendo che era completamente bianco.

<< A cosa ti serve un pezzo di carta per decidere che direzione prendere? >>, domandò con una punta di sarcasmo.

La donna non lo degnò di risposta, il che fece indispettire Draco. Certo, non era più l’ inflessibile Malfoy di una volta con lei (ed anche con gli altri), ma aveva conservato gran parte del suo orgoglio e della sua dignità tramandatagli dal padre e di questo non andava fiero: non poteva certo farsi mettere sotto da un stupida donna! Era sempre più convinto che l’ avrebbe pagata cara…

Bellatrix, nel frattempo, aveva estratto la bacchetta dalla tunica. << Mangiamorte >>, sussurrò e, come se fosse stato un comando, sul foglio cominciarono a comparire linee rette e una scrittura illeggibile. Solo in seguito spuntarono dei pallini rossi in un antro che, si accorse, si trovava alla fine del corridoio che stavano percorrendo.

<< Una mappa? >>

Lei sorrise. << Piccoli segreti di famiglia >>

<< Come scusa? >>, inarcò un sopracciglio.

<< Dì grazie allo zio Sirius… >>

Dracò si congelò all’ istante. Non si curò nemmeno della risata pungente della ragazza; il solo sentire pronunciare quel nome gli faceva ribollire il sangue nelle vene e le viscere gli si rivoltavano.

<< Andiamo >>

*Decisa. Ferma. Statuaria.

Come non amarla?

Ma Draco l’ amava?

Poteva amarla?

.. non con un cuore di ghiaccio*

 

Sempre più buio. Buio fitto dappertutto.

Forse non dovunque.

Dopo una lunga camminata nell’ oscurità, luce fu. Una piccola botola nel pavimento  da cui scaturiva un’ illuminazione fioca. Come non notarla? Balzava subito agli occhi cerulei, quasi identici, dei due Mangiamorte.

Bellatrix si fece avanti; Draco la seguiva a ruota.

Alzò il coperchio del passaggio segreto silenziosamente. Draco si aspettava già qualche sinistro cigolio, e invece Bellatrix sembrava sicura di quel che faceva.

Mormorò qualcosa all’ asse marrone che stringeva a stento nelle mani bianche, e, subito dopo, comparve una scala. Una vecchia, pericolante scala a chiocciola.

Il giovane avrebbe tanto voluto chiederle se era proprio necessario imbarcarsi in quell’ impresa titanica di scendere tutti i gradini, ma poi si disse che era meglio tacere.

*Gradino dopo gradino.

Il suo corpo sinuoso dinanzi a lui.

Le anche ondeggianti, il corpo da bambola.

Non perfetta, non umana.

Gradino dopo gradino-

solo il silenzio.

Come non amarla?

Come non scoparla tutte le notti?

Silenziosamente, come un serpente.

Gradino dopo gradino.

Dopo una traversata instabile, la terra ferma.

.. come non concedersi a lei?

Domanda persa nel silenzio*

 

Voci.

Voci agitate.

Voci concise.

Una porta introvata si stagliava discreta sulla parete grigia del sotterraneo. Recava una solo numero sul legno scuro: “47”

*Inquietante*

Mormorii confusi, sempre più a voce bassa.

I due Mangiamorte rimasero immobili davanti all’ entrata, in attesa, probabilmente, di un qualche segnale che avrebbe decretato la loro entrata in scena.

Taciti rumori.

Bellatrix guardò glaciale il suo compagno, scuotendo appena la testa.

Draco abbassò la maniglia d’ottone, immeggendosi nella luce vivida del mattino.

Per ultima cosa vide la ragazza mostrare gli incisivi bianchi premuti sul labbro rosso, così da sembrare un vampiro, pronto ad attaccare la sua preda.

*E chi è questa volta?

Non lui.*

 

Silenzio.

Regnava, ora, incontrastato senza chiedere loro il permesso.

In fondo, non ce n’era stato bisogno.

Silenzio, per testimoniare la morte in quella stanza, dopo il loro passaggio, i messaggeri della dea con la falce. Silenzio, per gratificare il loro operato.

Uscirono dalla stanza dalle cui finestre filtrava luce rossa. Del sangue era schizzato sui vetri. Sangue di Mago.

Solo uno dei tanti uccisi per uno scopo comune.

*Vendetta*

Draco chiuse dietro di sé la pesante porta marrone, aggiustando di malagrazia la posizione scomoda della donna dai capelli viola sulla sua spalla. Ora non gridava più. Non dopo la Cruciatus di Bella.

E poi, di certo, non poteva rovinare quell’attimo.

Istante di gloria e sangue –non di vittoria- per i due lacchè vestiti di nero.

Non avrebbe dovuto disturbare il silenzio.

Lo scopo comune.

Solo la pace, senza più tormento.

*Ripercorrendo la scala.

Il corridoio vuoto.

Un magico –puf- ed erano spariti.

Niphoadora li aveva visti, ed aveva taciuto.

C’era solo il silenzio*

 

 

4

 

<< Signore.. >>

Sono tua

<< Mio Signore.. >>

Ti amo

<< Lord Voldemort >>

<< Mh.. >>

Aprì titubante un occhio, sbattendo le palpebre più volte, infastidito dalla flebile luce della candela accesa sul piccolo comodino d’ avorio.

L’ uomo biondo rimase basito dal colore rosso vivo delle sue iridi.

Sangue puro.

Anche se nella sua infanzia c’era ben poco di puro.

*Bambino cattivo*

<< Padrone.. >>

<< Cosa vuoi? >>

<< V-volevo solo avvertirvi che Malfoy e Lestrange sono ritornati.. >>

Voldemort si mise a sedere sulle soffici coperte di seta bianca. Strano come quel colore così illibato stonasse con la sua anima nera, malvagiamente subdola, libidinosa e imputata dei più malefici peccati sessuali, di quelli che neanche il Padre Eterno osò pronunciare per una semplice ragione di pudore.

Era il Mago della violenza.

*Giochi sporchi sotto false spoglie*

Un sorriso –se così poteva essere definito, forse meglio un ghigno- comparve sul suo volto bianco e incredibilmente giovane.

<< Bene.. >>

Il giovane restò interdetto, a un passo dall’ uscio.

<< Ebbene? >>

Cosa vuoi?

Era difficile da dire, probabilmente impossibile aprirsi a lui. Confessare i propri timori, liberare il peso dell’ anima. Il Mangiamorte non sapeva cosa doveva rispondergli. Rimaneva fermo con la bocca contratta per lo sforzo di non piangere.

Era un Mangiamorte, senza lacrime, senza cuore.

Esistevano poche e basilari regole –impartite a tutti loro quando sono stati marchiati- per vivere una vita da Esseri delle Tenebre; una di questa era quella di non fare domande, né tantomeno a Lui.

Allora come, si chiedeva il giovane biondo, alto e vestito con un saio nero, sotto il quale spiccavano i muscoli scolpiti del torace e del basso ventre, poteva continuare a sopravvivere con le miriadi di domande che gli martoriavano la testa, forandola ora dopo ora, provocando altro dolore?

<< Io… >>

Voldemort ghignò, passandosi una mano sul volto ispido.

<< Sparisci, verme. Non saresti neanche degno di essere un Mangiamorte! >>

L’uomo abbassò il volto, frustrato.

Si, forse non lo era.

Forse non l’ aveva mai voluto essere.

Mangiamorte

<< Convoca Malfoy e Lestrange nella Sala grande e, quando sarai uscito di qui, farai meglio a guardarti le spalle se non vuoi continuare a vivere con il peso di una Maledizione senza Perdono sulla coscienza.. sempre che tu ne abbia una.. >>

Risata malefica, sguardo omicida, voce di un non-morto.

Si girò con un piccolo inchino, spalancando la porta marrone, scomparendo dietro di essa, nell’oscurità di quel giorno piovoso d’Agosto.

L’uomo sentì un sospiro di sollievo quando non fu più nel raggio d’ ‘azione’ del Signore Oscuro, ma sentiva nella sua testa il raggelante eco delle sue parole di sangue.

Maledizione senza Perdono.

Si fermò a metà strada, acuendo la vista e affinando l’udito. L’aria era immobile, irrespirabile.

Si guardò le spalle, come gli era stato suggerito. Si avviò soltanto quando fu sicuro di non sentire più la risata oscena di Voldemort che accompagnava la sua caminata soldatesca.

Erano soldati sotto il comando di un pazzo.

Ma forse anche loro erano pazzi.

Forse non l’avrei mai voluto essere

Camminò più velocemente, intimorito dall’ avvertimento del suo Padrone. Si sentiva in trappola, come gli altri soldati, come se fosse già in battaglia.

C’era un nemico. Ci sarà una guerra.

Il punto era nell’individuare la ragione per fare un combattimento.

Per lui non c’era.

C’era soltanto un nemico. E quello probabilmente era Voldemort. Lo stesso Voldemort che lo inseguiva con il suo ghigno spaventoso anche nei sogni. Anche lì in quel corridoio di pietra.

sempre che tu ne abbia una..

Aveva un’anima, si. E su di essa gravava già una maledizione.

La sua maledizione..

.. Voldemort..

 

Continuò a camminare, impaziente di vedere Lestrange e Malfoy e di sparire per un po’. Uscire fuori e respirare aria che non sapesse di Lui.

Si, la sua maledizione personale…

 

 

To be continued

 

 

Note dell’autrice:

Lo so che vi ho fatto penare per avere questo capitolo e chiedo umilmente perdonoooo….t__t

Forse come contenuti è anche piuttosto povero, ma giuro, prometto, che nel prossimo cominceremo a vederne delle belle. Forse ci ritroveremo anche nella bella Hogwarts!:)

Avete visto? In questo cap fa la sua apparizione la ‘stramba’ Nifoadora. Perché? , chiedetelo a Voldemort… lui e i suoi pazzi piani di conquista… (Ma chi io??! NdVoldemort) (Noooo ma figurati, noi!! Ndlettori *indignati dalla crudeltà e falsità del Signore*)

Hei hei solo tre recensioni per lo scorso capitolo?? E io che sudo sette camicie per dividermi fra scuola e lavoro e voi nemmeno mi commentate?? TRADIMENTO! Ok ok mi ricompongo.. stavo scherzando!:) Cmq, vediamo un po’ chi è che mi ha recensito…

-Kiara: Ohh cara, devo dire che la tua rece mi ha lasciato con un bell’interrogativo sai? Cioè, non ho ben capito se la fic ti piace o no… @__@ , non so forse sono io che mi pongo troppi problemi^^

Cmq spero che questo ti piaccia:)

-Strekon: *Maestroooo* spero che anche questo cap sia della lunghezza che *te gusta*:) Il malefico trio? Fammi sapere!

-Eli: ultima ma non meno importante! Ciccì mi è piaciuta tantissimo la tua recensione^^ Ti piace la parte iniziale con i due piccioncini (diciamo così.. ma poi stanno così bene insieme..) ? Spero di si, e spero che anche questo cap ti piaccia. Rispondimi alla mail cara e complimenti per il What if.

Bene, ragassuoli, al prossimo capitolo che spero non si farà tardare come questo.

(Gomen!!) Sono in ritardissimo e devo andare a studiare!

Baci

Pan_z

(16-04-2004-- h.19.56)

 

 

 

  
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