Titolo: Gli ultimi dieci anni
Autore: Late Night Iridescence
Paring: Ace&Sabo
Conto parole: 478
Rating: verde
Sommario: Dio, è vivo. Sabo è vivo
Quella era la
terza isola disabitata in cui Ace si era ritrovato da quando aveva iniziato
la sua ricerca di Barbanera, seguendo indizi che non lo portavano da nessuna
parte. Era frustrato perché quest’ultimo era sembrato valido, molti
testimoni l’avevano visto ed era un avvenimento recente.
Ma non c’erano segni che una ciurma pirata fosse approdata lì negli
scorsi mesi, figuriamoci pochi giorni prima
Si sdraiò nella sabbia. Era troppo tardi per rimettersi in cammino; si
sarebbe accampato per la notte, sperando che la prossima isola non fosse troppo
lontana. Dormire nella sua nave non era proprio confortevole.
Ci fu un fruscio, un animale che rotolava nei cespugli, e Ace chiuse gli occhi
per ripararsi dalla luce del sole al tramonto. Li riaprì di scatto quando
una risatina bassa risuonò dietro di lui.
“Cavoli, sul serio. Pensavo non ti saresti più presentato. Hai
idea di quanto sia difficile organizzare un falso avvistamento?”
La sua prima occhiata all’uomo là in piedi gli provocò un
brivido alla spina dorsale – quel cappello, quell’arma, quel ghigno
– tutto in lui era così immediatamente familiare da essere doloroso,
come una lancia che gli trapassava il cuore.
La tesa di quel maledetto cilindro proiettava ombre sul suo viso. Ace voleva
correre in avanti e strapparglielo, per dare un’occhiata migliore a quello
che si nascondeva al di sotto e urlare o piangere o svenire o forse tutte e
tre le cose assieme.
Non ne ebbe la possibilità perché l’uomo l’aveva già
preso per toglierselo, con il ghigno ancora presente sul viso mentre i biondi
capelli vaporosi e i grandi e caldi occhi neri venivano rivelati troppo lentamente
per i gusti di Ace. Il desiderio di urlare si fece più pressante.
Quando il cappello venne tolto fu come se i dieci anni trascorsi non fossero
mai passati. Ace era di nuovo un bambino, che galoppava nelle foreste del monte
Colbo con i suoi fratelli al fianco, che scatenava il caos per le strade di
Goa, che si disperava cercando di leggere le ultime parole della prima persona
che l’avesse mai accettato…
“Hai sentito la mia mancanza?” chiese, quel bastardo.
Ace eliminò lo spazio che li separava senza nemmeno rendersi conto di
essersi mosso, gettando Sabo a terra per riuscire a sdraiarsi contro tutto il
suo corpo. I loro petti nudi erano premuti l’uno contro l’altro;
poteva sentire Sabo respirare. Piccole raffiche di aria calda. L’alzarsi
ed abbassarsi sicuro dei suoi polmoni.
Dio, è vivo. Sabo è vivo.
“Per quale ragione avrei dovuto,” disse, soffocando il bruciore
della sua gola, “sentire la mancanza di uno stronzo come te.”
E’ strano
come, mettendoti in cerca di qualcosa, trovi qualcos’altro di completamente
diverso. Magari questa cosa nuova è disastrosa, sfortunata.
Magari è un miracolo di un dio a cui non hai mai creduto.
Chissà cos’aveva fatto Ace per meritarselo, ma era esattamente
quello. Barbanera poteva aspettare per il momento.
Avevano un bel po’ da recuperare.