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Autore: Hui Xie    17/03/2012    2 recensioni
Brevi flashfiction su Ace e Sabo.
1) Gli ultimi dieci anni: "Dio, è vivo. Sabo è vivo" [Ace&Sabo]
2) Intrappolati nell'acciaio: "Perché stavo cercando di salvarti dell'affogare nella zuppa!" [Ace&Sabo]
3) Quella volta che Sabo ubriaco scrisse del porno su suo fratello: "di sicuro una piccola occhiata non sarebbe stata un problema..." [Ace/Sabo]
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Portuguese D. Ace, Sabo
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Titolo: Gli ultimi dieci anni

Autore: Late Night Iridescence

Paring: Ace&Sabo

Conto parole: 478

Rating: verde

Sommario: Dio, è vivo. Sabo è vivo

Quella era la terza isola disabitata in cui Ace si era ritrovato da quando aveva iniziato la sua ricerca di Barbanera, seguendo indizi che non lo portavano da nessuna parte. Era frustrato perché quest’ultimo era sembrato valido, molti testimoni l’avevano visto ed era un avvenimento recente.
Ma non c’erano segni che una ciurma pirata fosse approdata lì negli scorsi mesi, figuriamoci pochi giorni prima
Si sdraiò nella sabbia. Era troppo tardi per rimettersi in cammino; si sarebbe accampato per la notte, sperando che la prossima isola non fosse troppo lontana. Dormire nella sua nave non era proprio confortevole.
Ci fu un fruscio, un animale che rotolava nei cespugli, e Ace chiuse gli occhi per ripararsi dalla luce del sole al tramonto. Li riaprì di scatto quando una risatina bassa risuonò dietro di lui.
“Cavoli, sul serio. Pensavo non ti saresti più presentato. Hai idea di quanto sia difficile organizzare un falso avvistamento?”
La sua prima occhiata all’uomo là in piedi gli provocò un brivido alla spina dorsale – quel cappello, quell’arma, quel ghigno – tutto in lui era così immediatamente familiare da essere doloroso, come una lancia che gli trapassava il cuore.
La tesa di quel maledetto cilindro proiettava ombre sul suo viso. Ace voleva correre in avanti e strapparglielo, per dare un’occhiata migliore a quello che si nascondeva al di sotto e urlare o piangere o svenire o forse tutte e tre le cose assieme.
Non ne ebbe la possibilità perché l’uomo l’aveva già preso per toglierselo, con il ghigno ancora presente sul viso mentre i biondi capelli vaporosi e i grandi e caldi occhi neri venivano rivelati troppo lentamente per i gusti di Ace. Il desiderio di urlare si fece più pressante.
Quando il cappello venne tolto fu come se i dieci anni trascorsi non fossero mai passati. Ace era di nuovo un bambino, che galoppava nelle foreste del monte Colbo con i suoi fratelli al fianco, che scatenava il caos per le strade di Goa, che si disperava cercando di leggere le ultime parole della prima persona che l’avesse mai accettato…
“Hai sentito la mia mancanza?” chiese, quel bastardo.
Ace eliminò lo spazio che li separava senza nemmeno rendersi conto di essersi mosso, gettando Sabo a terra per riuscire a sdraiarsi contro tutto il suo corpo. I loro petti nudi erano premuti l’uno contro l’altro; poteva sentire Sabo respirare. Piccole raffiche di aria calda. L’alzarsi ed abbassarsi sicuro dei suoi polmoni.
Dio, è vivo. Sabo è vivo.
“Per quale ragione avrei dovuto,” disse, soffocando il bruciore della sua gola, “sentire la mancanza di uno stronzo come te.”

E’ strano come, mettendoti in cerca di qualcosa, trovi qualcos’altro di completamente diverso. Magari questa cosa nuova è disastrosa, sfortunata.
Magari è un miracolo di un dio a cui non hai mai creduto.
Chissà cos’aveva fatto Ace per meritarselo, ma era esattamente quello. Barbanera poteva aspettare per il momento.
Avevano un bel po’ da recuperare.

  
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