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Autore: Night Sins    17/03/2012    1 recensioni
“No.”
“Cosa?”
“No. Non verrò.”
“Ma Peter…”
“Niente ma, Neal, ho detto di no. Ed ora possiamo tornare a lavorare?”
“Bene”, il ragazzo lasciò l’ufficio del più grande e si diresse alla propria scrivania, incurante della porta che aveva sbattuto più forte del dovuto. Il tono secco, i movimenti decisi: era chiaro il suo disappunto, ma Peter non avrebbe ceduto.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Elizabeth Burke, Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
- Questa storia fa parte della serie 'wedding!OT3 'verse'
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Titolo: The best is yet to come
Fandom: White Collar
Personaggi: Elizabeth Burke, Neal Caffrey, Peter Burke
Pairing: Peter/El/Neal
Rating: PG
Genere: commedia, fluff, romantico
Avvertimenti: oneshot, threesome
Timeline: post cavigliera
Spoiler: nessuno
Conteggio Parole: 2183
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale.
Note: Non pensavo avrei scritto qualcosa di così romantico e la scena finale in particolare, ma... una volta doveva capitare, immagino.
- Il titolo è preso da una canzone di Frank Sinatra ♥



“No.”
“Cosa?”
“No. Non verrò.”
“Ma Peter…”
“Niente ma, Neal, ho detto di no. Ed ora possiamo tornare a lavorare?”
“Bene”, il ragazzo lasciò l’ufficio del più grande e si diresse alla propria scrivania, incurante della porta che aveva sbattuto più forte del dovuto. Il tono secco, i movimenti decisi: era chiaro il suo disappunto, ma Peter non avrebbe ceduto.

***

“Sono a casa!”, il federale richiuse la porta e si abbassò a coccolare Satchmo, festante ai suoi piedi.
“Bentornato”, salutò sua moglie, apparendo dalla cucina e posandogli un bacio sulle labbra. “Il bagno è caldo e i vestiti puliti sono in camera. Dovresti darti una mossa.”
L’uomo la osservò per alcuni istanti senza capire cosa volesse dire, poi notò l’acconciatura elaborata e il vestito più elegante del normale; spalancò gli occhi e indietreggiò. “Oh, no, El, l’ho già detto a Neal. La risposta è sempre una: no.”
“Io penso che sia una cosa carina, tesoro”, iniziò la donna, giocando con il risvolto della sua giacca. “Sai che non mi piace farti pressioni su cose che non sono di tuo gradimento, ma questa volta dovresti rivedere le tue idee.”
“No”, ripeté Peter, ma anche alle sue orecchie sembrava già una negazione molto meno decisa della precedente.
“Bene”, disse lei, il tono tremendamente simile a quello usato da Neal quel pomeriggio, con una leggera pacca sul suo petto. Poi sospirò. “Neal mi ha confidato di avere grandi idee per il post serata, ma immagino che dovrò chiedergli se possono andar bene anche per due, invece che per tre. Vado a finire di prepararmi.”
Peter la osservò salire le scale, poi le andò dietro; entrò nella loro camera e si fermò a pochi passi dalla porta. “Ehi…”
Elizabeth, a sedere sul letto, alzò appena lo sguardo nella sua direzione. “Non sei obbligato a venire, ci divertiremo anche da soli.”
“Viene qua?”
Sua moglie annuì.
“Aspettatemi”, borbottò soltanto prima di uscire, diretto in bagno.

***

Quando Peter scese, trovò Neal ed Elizabeth intenti a chiacchierare sul divano, due bicchieri di vino erano sul tavolino basso davanti a loro; si schiarì la voce, attirando l’attenzione.
Quando si voltarono si fecero immediatamente seri, poi Neal si alzò. “Non capisco proprio perché tu abbia fatto così tante storie prima di accettare”, disse squadrandolo attentamente man mano che si avvicinavano.
“Devi smetterla di usare Elizabeth per ottenere quello che vuoi”, replicò il più grande.
“Ma anche io lo voglio”, si intromise lei, prendendo il proprio bicchiere e bevendo un sorso di vino.
Neal sorrise.
“Bene, ora sono pronto, comunque.”
“Valeva la pena insistere un po’ e farti innervosire per vederti vestito in questo modo”, disse ancora Neal, passando una mano sulla fine cravatta di seta indossata dal federale. “Dovresti venire anche a lavoro così.”
“Scordatelo.”
Elizabeth apparve accanto a Neal e gli posò una mano sulla spalla. “Su questo temo dovrai imparare a rassegnarti anche tu”, rise.
“Mph… Andiamo, prima di fare tardi.”
Peter rise a sua volta ed aprì la porta di casa, invitandoli ad uscire.

***

Peter non odiava l’opera; ne apprezzava la musica e le coreografie, i costumi e le scene, a volte aveva avuto anche casi legati al teatro; solo non riusciva a seguire la storia, o a rimanere sveglio.

“Non ci credo”, mormorò Neal.
“Io te lo avevo detto”, rise Elizabeth.
La luce si accese all’improvviso ed il federale aprì pigramente gli occhi, incrociando prima quelli di sua moglie, seduta accanto a lui, e poi quelli di Neal, dietro di lei e chinato nella sua direzione.
“Ben svegliato.”
Peter fece un verso strano, quasi un grugnito. “È finito?”
“Sì”, confermò El, comprensiva.
L’uomo si passò con calma una mano sul volto e si mise in piedi. Raggiunsero il corridoio e sua moglie lo abbracciò, lasciandolo passare un braccio sulle sue spalle. “Grazie”, mormorò lui contro i suoi capelli.
“E scusatemi”, borbottò ancora, uscendo dal teatro.
“Cosa?”, chiese Neal, sorridendo.
“Mi hai sentito.”
“E dai!”, insistette il ragazzo, intrufolandosi ad abbracciarlo dall’altro lato, spostandogli il braccio sulle proprie spalle.
Peter intrecciò le loro dita e si voltò a guardarlo. “Non sei irresistibile.”
“No?”
“No.”
“Bugiardo”, lo apostrofò l’ex truffatore, posandogli un bacio all’angolo delle labbra.
L’uomo si voltò verso sua moglie. “El, una mano?”
“Ha ragione Neal.”
“Grazie, tesoro, era proprio quello che intendevo.”
Elizabeth gli stampò un bacio sulle labbra. “Non te la prendere, non ti amiamo di meno per questo.”
“Molto magnanimi. Dove andiamo ora, comunque?”
“Casa mia”, sorrise il giovane.

***

Una volta davanti alla porta del suo appartamento, Neal si voltò verso di loro e sorrise. “Chiudete gli occhi.”
Peter guardò Elizabeth, ma lei alzò solo le spalle prima di fare come richiesto, quindi obbedì a sua volta.
Sentì il ragazzo aprire la porta, poi gli prese per mano e lo guidò all’interno; El era al suo fianco, camminava piano, anche lei fiduciosa nella conduzione di Neal. Li fece fermare pochi passi oltre l’ingresso e li lasciò. Sentì poi il click della luce che si accese.
“Ancora un attimo.”
Il federale cercò istintivamente la mano di sua moglie, trovandola lì dove credeva che fosse, e poi provò a concentrarsi sui rumori provocati da Neal in giro per la stanza, tentando di immaginare cosa avesse organizzato quella volta. All’improvviso uno schiocco, come di quando si stappa lo champagne, e il gorgoglio dei bicchieri che si riempivano. Un secondo click e la luce si spense di nuovo, Neal gli passò accanto.
“Potete aprire gli occhi”, disse dopo poco.
Peter dischiuse lentamente i propri intravedendo il ragazzo di fronte a loro, sorridente e con due bicchieri di champagne in mano; gliene porse uno e poi consegnò l’altro ad Elizabeth. Dietro di lui, la tavola era illuminata da tre candele, rivelandola apparecchiata con ricercatezza; una torta su cui campeggiava una singola candelina spenta dominava il tutto.
“Oh, Neal”, la donna avanzò sorridente, la voce leggermente incrinata, “questo è… magnifico.”
“È solo l’inizio”, rivelò lui, prendendo il proprio bicchiere.
“Io spero”, iniziò Peter, raggiungendolo, “che tutto questo non sia solo per cercare di impressionarci. Ancora.”
Neal alzò gli occhi verso di lui, tentando di mascherare la serietà dietro il suo solito sorriso malizioso. “Devo mettermi in pari con dieci anni… Non è semplice.”
Il federale alzò gli occhi al cielo e sua moglie si mise a ridere prima di avvicinarsi ai due uomini e posare la mano su quella del ragazzo. “Non devi metterti in pari con niente, vai benissimo così. E poi, sei stato con noi per molti di quei dieci anni, in realtà.”
“El…”
La donna gli strinse la mano e fece tintinnare i loro bicchieri. “Direi che è l’ora di assaggiare quello che hai preparato.”

***

Nonostante la giornata intensa, la squisita cena e l’ancora migliore dopo cena, Peter si era svegliato nel mezzo della notte ed ora, gomito puntellato contro il cuscino, osservava le figure in penombra di Elizabeth e Neal, addormentati accanto a sé, senza riuscire a trattenere un sorriso. Non riusciva a crederci, era di già passato un mese da quando il loro rapporto aveva preso ancora un’altra piega, più matura. Anche se El aveva ragione, Neal faceva parte del loro matrimonio fin da quando si era trovato quei fascicoli sulla scrivania, o almeno fin da quando il giovane gli aveva regalato un lecca lecca alla mela.
Dieci anni erano abbastanza per considerare una relazione stabile?
“A cosa stai pensando?”
La voce impastata dal sonno di sua moglie lo distolse dai suoi pensieri e lui abbassò lo sguardo ad incrociare il suo, sorridendole.
“A quanto sono fortunato.”
“Siamo stati fortunati, sì”, concordò lei, “tutti e tre.”
“Io di più”, disse contro le sue labbra, molto di più.

***

Quando Elizabeth si fu addormentata di nuovo, Peter scese dal letto ed andò a farsi una doccia. Non riusciva a dormire, almeno così sarebbe stato ben sveglio.
Forse per fare quello che aveva in mente gli sarebbe stato più utile il coraggio della sonnolenza, ma voleva ricordare ogni istante, espressione o parola susseguita al suo gesto.
Mentre attendeva il loro risveglio, preparò la colazione.
Per fortuna erano entrambe persone mattiniere. La prima a destarsi fu El; la raggiunse e si mise a sedere accanto a lei.
“Cos’è successo?”
“Niente, vi ho preparato la colazione. La porterò quando si sveglierà”, disse indicando con la testa il ragazzo.
La donna lo guardò a sua volta e sorrise. “Questo qui?”, chiese ticchettando piano con l’indice sulla guancia del giovane addormentato.
Neal fece un verso strano e poi aprì un occhio. “Dormivo”, borbottò.
“Non è vero, eri già mezzo sveglio”, replicò lei.
“L’altra metà gradiva restare incosciente”, terminò richiudendo l’occhio.
“Peter ci porterà la colazione a letto.”
Tanto bastò a ridestarlo completamente: si mise su un fianco e spostò lo sguardo da uno all’altra. “Non ci credo”, disse, anche se stava sorridendo.
“È vero”, confermò il federale alzandosi, “fate i bravi e restate qui.”
“Non me lo faccio ripetere due volte”, sentì dire a Neal.

Mangiare in tre su un letto, per quanto affascinante e divertente, non era stata la migliore delle idee, almeno per le lenzuola.
“Abbiamo fatto un disastro”, disse El, scuotendo una mano per liberarla dal succo di frutta, versatosi non sapevano come.
“Diciamo che Satchmo è saltato su?”, propose Neal.
“Satch non è qui”, ricordò Peter.
“Bugsy?”, tentò ancora il giovane.
“Inutile, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità!”, proclamò la donna, solenne, scoppiando a ridere seguita subito dai due uomini.
“OK, OK, mettiamo a posto”, si arrese Neal, facendo per alzarsi.
“Aspetta”, lo bloccò Peter, tutto ad un tratto di nuovo serio. Rapido spostò il vassoio sul tavolino lì accanto e tornò indietro, fermandosi a pochi passi dal letto.
Lo stavano osservando entrambi concentrati, attendendo le sue parole; sospirò. “Io, beh, non è certo la situazione che immaginavo”, sorrise appena, “ma se non lo faccio ora non lo faccio più.”
Estrasse una scatolina dalla tasca e si inginocchiò davanti al letto; Neal spostò lo sguardo preoccupato da lui a sua moglie.
“El sa, in parte”, disse il federale e la donna gli rivolse uno sguardo interrogativo. Le sorrise e posò il dono sul letto. “El, ti chiederei di sposarmi di nuovo altre mille volte; Neal, vorrei potertelo chiedere”, scosse la testa e ingoiò un po’ di saliva, cercando di trovare la forza per continuare. “No, te lo chiedo ora, anche se non ci potrà essere nessuna cerimonia ufficiale o legale: sposami. Sposaci, anche se lo sapremo solo noi tre.”
Aprì la scatolina rivelando tre anelli simili, benché di dimensioni diverse.
L’ex truffatore era rimasto a fissarlo in silenzio ed ora guardava Elizabeth. La donna fece immediatamente di sì con la testa. “Lo vuoi, Neal?”, domandò anche lei, la voce colma di emozione.
“Io”, si bloccò quando una lacrima scese a bagnargli la guancia. “Siete sicuri?”
“Che domande sono?”, sbottò Peter; non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era stato spiazzato da quella domanda, e in parte ferito. Non ne era contento? Non voleva?
Il giovane lo guardò confuso e spaventato, asciugando le lacrime con una mano. “Scusa… Io… Sì… Sì. Scusa.”
“Sì?”, chiese conferma il federale, all’improvviso più leggero.
“Sì. Lo voglio”, annuì con la testa.
Peter si fece forza sul letto con un braccio mentre con l’altro raggiunse il suo viso e lo attirò a sé per baciarlo. Quel dannato ragazzo lo aveva fatto sentire contento e vivo molte volte, ma mai in modo così intenso e potente come in quel momento. Anche una volta allontanate le labbra dalle sue rimase ad accarezzarne i lineamenti e sorridere.
“Ehi, anche la sposa vuole i suoi baci”, protestò El.
I due uomini si scambiarono uno sguardo, poi si voltarono verso di lei e le schioccarono insieme due baci sulle guance.
Lei li abbracciò, anche se così facendo si sbilanciò e caddero all’indietro. Neal fu il primo a riuscire a districarsi nel groviglio di corpi e lenzuola creatosi; si portò a sovrastare Elizabeth e le sorrise. “Quindi… Posso considerarti anche mia moglie, ora?”
“Prima”, si intromise Peter, spostandosi e recuperando il proprio regalo, “devi metterle l’anello.”
Il ragazzo si mise a sedere composto ed estrasse il gioiello più fine, mentre anche Elizabeth si sistemò al proprio posto, e poi le prese la mano sinistra. “El…”
“Metti quel dannato e meraviglioso anello al suo posto e baciami. Ora”, ordinò lei.
“Niente voti?”, domandò ancora, eseguendo la prima parte.
“So che non ci tradirai o tanto meno ci farai del male”, rispose lei, sporgendosi a baciarlo.
“Neal”, chiamò Peter. Quando lo guardò, il federale allungò la mano, chiedendogli tacitamente la propria. “Vedi di ricordare che questa è la tua cavigliera, ora”, lo informò infilandogli l’anello all’anulare.
“Vuol dire che devo considerarmi ancora di tua proprietà?”, scherzò il ragazzo.
“Di nostra proprietà, sì.”
“Almeno fin quando lo vorrai”, aggiunse El, passandogli l’ultimo cerchietto d’oro.
Neal se lo rigirò un attimo tra le dita, osservandolo con attenzione, poi guardò lei e Peter. “Finché morte non ci separi, no?”
   
 
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