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Autore: Pan_z    18/04/2004    5 recensioni
L'incubo di due scarpette da ballerina che riecheggiano su un pavimento inesistente.. l'odio/amore di due sorelle strappate ad Azkaban.. Il fantomatico seguito di ''Da bambina sognavo scarpette di cristallo''. Leggete e Recensite! GRazie!
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Da bambina sognavo scarpette di cristallo…

Da bambina sognavo scarpette di cristallo

Vol. II

 

 

***

Chi sei tu, che nel buio della notte osi inciampare nei miei più 
profondi pensieri?

W. Shakespeare

***

 

 

“Da bambina sognavo scarpette di cristallo…

.. già..

.. come tutte le bambinette viziate di tredici anni.. Come quelle insulse adolescenti dell’epoca, bambole di carta in mano a genitori avari e presuntuosi che cercavano di ritrovare in me –o in tutte noi, se preferisci- la loro infanzia perduta…

Sognavo quelle maledette scarpette da ballerina per poter andare via da lì, luogo di sangue e lussuria..

.. dopo quella morte straziante e dolorosa.. ma tu mi compativi, sorella, e te l’ho già detto; chissà, forse ti ringrazierei per questo.

A dire il vero, non ti ho mai ringraziata per nulla. Nemmeno quando venivi con passi felpati nella mia stanza e pettinavi, pacata e silenziosa, i miei capelli da principessa.

Ricordi quando giocavamo ad essere delle gran signore? E quando ridevamo delle nostre sciocchezze, una volta divenute grandi?

.. forse non siamo mai cresciute abbastanza per renderci conto dell’ idiozia che era velata dietro quelle risate.

Da piccole sognavamo entrambe quelle preziose scarpette che avevamo visto ai piedi di Andromeda

.. ricordi come le desideravamo? E ricordi quante volte abbiamo aspettato, pazienti, nella sua camera d’oro e argento che lei s’addormentasse, reginella dai capelli biondi e dalla pelle coperta di efelidi, nel buio profondo della notte? La sentivamo pregare quel Dio in cui credeva la mamma. Gli chiedeva di aiutarla in quelle sue stupide competizioni in punta dei suoi piccoli piedini da neonata.. gli confessava che si sentiva più vicino a Lui, e dimenticava i peccati carnali del suo mondo.

Noi, nascoste nell’armadio verniciato di un colore rosa confetto, tacevamo, io un po’ divertita dalla sua macchiata purezza, stolta e falsa, tu un po’ titubante e scioccata da tanta sincerità.. ed era per questo che poi ti tiravi sempre indietro, quando era il momento di avvicinarsi alla sua casa delle bambole e sottrarle quelle scarpette bianco avorio.

Andavi sempre via e non facevo mai in tempo a farmarti, tirandoti quei bei riccioli d’oro che tanto piacevano al papà…

Ti lasciavo andare, guardandoti con occhi felini, incupiti dal pazzo desiderio di vendetta.

Guardavo la bella addormentata fra le coperte di seta e cominciavo a nutrire sentimenti d’odio perché lei poteva volare ed io no. Perché *voi* avevate i capelli biondi che papà adorava, ed io capelli neri come l’ebano, sporchi ed untuosi. Capelli che tu continuavi a pettinare un po’ disgustata, amata sorella.

E mentre io sognavo di avere il tuo bel fisico da adolescente matura di giorno, e di notte m’intrufolavo sempre nella stanza della saccente Andromeda che continuava a ballare, desiderando ardentemente le sue scarpette, tu invece pensavi ad altro e non mi fu mai soddisfato il piacere di sapere il contenuto del flusso della tua anima che un tempo era pura e bianca.

Ricordi quando, d’estate, sedevamo in riva al fiume, tutt’e tre vicine, l’una affianco all’altra come se non ci fosse nessuna differenza fra di noi, nessuna incomprensione, nessuna bugia, nessun peccato?

E rimembri come mi gettavo nell’acqua limpida spruzzandovi, trasmettendovi un po’ della mia allegria di giovinetta non ancora troppo cresciuta? Voi restavate sedute lì sulla sponda, adagiate come bambole di porcellana su un telo candido, e ridevate un po’ disturbate dalla mia frivolezza e gaiezza.

Un tempo sareste corse subito con me in quel fiumiciattolo, anche a costo di rovinare gli abiti da piccole principesse che la mamma confezionava apposta per noi…

.. ed invece rimanevate lì, imbarazzate e meste, le mani in grembo, gli occhi bassi.

Un tempo parlavamo..

.. forse non proprio come tre sorelle affezionate, ma ci sforzavamo di sembrarlo agli occhi altrui e cercavamo di autoconvincerci che lo eravamo davvero… sangue dello stesso sangue, legate da un patto di vita e di morte fino alla fine dei giorni.

Invece tutti avrebbero potuto notare la differenza che c’era tra di noi, a cominciare dal colore dai capelli, per finire con l’espressione del volto. Eravamo così diverse, e mi chiedevo quale fosse il motivo.

Era perché io sognavo scarpette di cristallo e voi no?

Voi le avevate già.

Andromeda le sue belle ballerine bianche, tu il tuo bel ragazzo che ti faceva viaggiare anche solo con un bacio. Ed io? Io ero sola, e continuavo a sognare.

 

Ricordi ad Hogwarts?

Tutte nella stessa casa, lo si vedeva dal serpente verdeggiante che brillava sul gilè della divisa monacale di quella scuola. Come il resto, odiavo anche quella prigione di torrette e prati verdi.

Eravamo assieme anche nei dormitori, ma eravamo lo stesso così distanti.

Lo ricordi, Narcissa? Io si. Ricordo che tentavo di crescere fra quelle mura ostili, ma il tempo sembrava non passare.. solo per me.. mentre tu maturavi, bella ed elegante, un vera principessa, come quella che speravi di essere da piccola. Andromeda già una regina dai capelli lunghissimi color del miele e dalle fattezze di una vera donna, auspicata da tutti, invidiata da molti, me compresa.

Era ormai l’alba dei miei sedici anni ma, accoccolata in quel letto a baldacchino, sentivo quegli anni così aspettati abbandonarmi. Ero sempre più bambina, e sempre di più sognavo da sola.

Da bambina sognavo scarpette di cristallo…

*.. le stesse che indossavano le mie odiate sorelle, ed odiavano anche me.. *

Tu cosa ricordi di quegli anni, cara?

Il tuo bell’uomo che portavi nella nostra stanza quando pensavi che dormissi e che ti seduceva, cattivo e arrogante, e ti faceva del male.

Certo, ricordi quei piccoli malandrini che ti seguivano con la coda dell’occhio, fra cui riconoscevi anche nostro cugino..

Puoi mettere a fuoco la sua figura?

Sirius, alto, bello.. dannatamente bello con la sua chioma ribelle che i nostri genitori odiavano. Sai, per questo l’hanno diseredato. Che piccolo stolto è stato! Mettersi contro maghi così potenti…

Tu ricordi lui con la lussuria che era tipica della nostra famiglia e ricordi l’ultimo giorno di scuola in cui solcammo insieme, per l’ultima volta, quel cancello inerme ed incantato per tenerci rinchiuse lì.

Eravamo dinuovo l’una accanto all’altra, come se fra noi fosse stata annullata qualsiasi distanza.

Eppure c’erano.

Io rievoco spesso quel giorno, e cancello quelli seguenti in cui smisi di essere una bambina.

Non ci tenevamo per mano, ma sedevamo sulla riva di un fiume sconosciuto, che non era il nostro posto segreto. Ci guardavamo per capire se fosse cambiato qualcosa.

Non ci parlavamo.

Non ci comprendevamo.

Eravamo diverse, non uguali, non succinte, non lungi dall’essere schiave del nostro orgoglio.

Allora mi accorsi di quanto fosse presente quell’elemento che ci accomunava: un marchio indelebile che parlava da solo, con frasi brevi e concise.

Allora tutte ci accorgemmo che qualcosa ci avrebbe tenuto insieme nonostante le differenze che intercorrevano fra di noi.

Allora tutte smettemmo di cercare falsi ideali in stupide fantasie fanciullesche e per la prima volta ci potemmo prendere per mano senza essere scottate dal fuoco ardente dell’indignazione e dell’invidia.

Da allora smisi di sognare ed accettai un po’ di più la realtà.

Però quanta rabbia c’era ancora dentro di me quando vedevo voi danzare davanti agli occhi attoniti dei vostri amati, con quelle scarpe ch’io avevo sempre voluto e per cui avrei dato la mia stessa vita. Tintinnavano sul pavimento inesistente delle mie rare ed uniche fughe in mondi paralleli alla ricerca della me stessa che ero stata da piccola..

.. entravo in porte nere, e al centro di ogni stanza c’era una bambina coi capelli d’ebano che le incorniciavano il volto bello e giovanile, la quale sorrideva prima, piangeva poi.

Sul suo viso –incredibilmente- si alternavano i sentimenti più reconditi dell’animo umano. Lei lo era ancora.

Ancora pura, ancora casta, senza quel marchio a gravarle sulla coscienza; lei ancora bambina.

Io un’assassina e rivedevo nei suoi occhi me stessa e ricordavo quello che sognavo da bimba, quello che avevo sempre cercato, per cui sono diventata quello che sono.

E allora lei mi disse che non c’era motivo per piangere.

Ricordi, almeno tu, Narcissa, cosa sognavo da bambina?

Una volta ci credevi anche tu, ma forse eri troppo umana.

Da bambina sognavo scarpette di cristallo…”

 

L’esile figura scomparve ancora una volta dalla vista offuscata da lacrime di ghiaccio della giovane donna che sedeva, imperterrita, ad un tavolino con una tazza di tè nelle mani candide. Sapeva che sarebbe tornata ancora perché Dio non aveva ancora finito con lei.

Perché anche lei aveva dimenticato cosa significava essere bambine.

Aveva dimenticato il posto dove aveva nascosto le sue ballerine affichè la sorella non le trovasse.

Anche lei sognava quelle scarpette…

“Cara sorella, da bambine sognavamo insieme, vicine, strette in un abbraccio distaccato. Ora che siamo grandi, sogniamo la medesima cosa, strette nell’abbraccio gelido della morte.

Sogniamo scarpette di cristallo…”

 

 

 

 

Nota:

Volevo solo dire due parole, prima che mi uccidiate (autrice originaria comrpesa)^^ Premetto che da quando ho letto “Da bambina sognavo scarpette di cristallo” non ho fatto che rimuginare su una possibile continua.. anche se quella era una one-shot. , possiamo considerare questa fic come uno ‘spin-off’. Non so, fate voi. So anche che non sono all’altezza dell’ autrice-maestra e che questa storia non può reggere il confronto con quella da cui deriva, ma io ci ho voluto provare. Spero abbiate capito cosa volevo dire in queste righe. La mia e-mail è Pan_z@inwind.it e, , se recensite mi fate capire se ho fatto uno sbaglio colossale oppure è qualcosa di accettabile e tollerabile*O*. Ah, è sottinteso che la storia ‘Da bambina…’ è proprietà di Lucky e che nessuna violazione dei copyright è pertanto intesa. Bene, allora alla prossima-

Pan_z

 

  
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