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Autore: FantasyFic    18/03/2012    2 recensioni
Questa storia aveva già un introduzione, ma visto che la mattina il mio livello di deficienza è molto alto, è andata persa. Ricapitolando velocemente: Ho intenzione di inserire una serie di mie bozze che non continuerò a meno che non ci sia gente a gradirle tanto da volere un continuo. Questa è una di quelle bozze. Alla fine non è lunga quindi se volete sapere di cosa parla spendete 30 secondi del vostro tempo e la leggete. Parla di Lupi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rabbia, unghie, denti, pelo bianco, spazio nero, dolore, potere.
La pioggia cade fitta, sul tetto del campanile, quando apro gli occhi, e mi sveglio dal sogno. Da sotto, qualcuno tira la corda, e la campana suona a morto. A occhi chiusi, ascolto i rintocchi scuotere il silenzio della campagna irlandese che circonda la collina della chiesa. Mi muovo, e i miei occhi grigi dalle pupille oblunghe, osservarono il corteo funebre. uomini e donne in nero, accompagnano la bara chiusa con i chiodi. Ne arti, ne corpo, giacciono in quella bara. Solo una testa; una testa graffiata e insanguinata, i cui lineamenti
sono fissati dal rigor-mortis in un immagine di dolore. L' ultima delle tante, che in questi giorni affollano di nuove croci, il cimitero di questo paese, a sud-ovest del Irlanda. L' ultimo dei tanti resti dei miei pasti: uomini,animali, donne, folletti, bambini o uccelli. Per me non fa differenza. Mi riempio la pancia con quello che capita. 
La campana continua a suonare, mentre silenziosa balzo giù dal campanile e atterro sul retro della chiesa, 85 metri piu sotto.I rintocchi affievoliscono e si spengono, mentre corro a quattro zampe  lungo la brughiera e le felci frustate dal vento e dalla pioggia. 
Grigio; grigio il sole, grigie le nuvole e grigio il mio pelo alla terza fase della luna calante. 3 fasi, 3 notti, 3 giorni mi separano dalla luna nera. Luna, che mi trasformera in un lupo nero, malvagio,dagli occhi rossi, che uccidera non per mangiare ma per il solo gusto di sentire le urla di dolore delle sue vittime. Vittime come lo sono stata io, prima di diventare carnefice. Myriam. Si, così mi chiamavano. Myriam la contadina. Myriam la graziosa. Sorrisi in una specie di ghigno a zanne scoperte. Ora mai non c'era più nulla di grazioso in me. Il mio corpo scheletrico e lungo ricoperto di muscoli, la cui forza poteva sbriciolare la pietra. La mascella, un tempo piccola e delicata, ora sporgeva in fuori, in un incessante digrignare di denti. Neanche mia madre avrebbe mai potuto immaginare, che un tempo la selvaggia, fiera, letale e brutale predatrice lupo che seminava il terrore fra il popolo, un tempo era stata la dolce, minuta, innocente, bambina destinata a sposare un uomo di 35 anni piu grande, scelto dai suoi spocchiosi e autoritari genitori. E già mia madre non mi aveva propio riconosciuta, poco prima di essere il mio pasto.                                                                                                                         
  
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