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Autore: StoryGirl    18/03/2012    6 recensioni
Kangin è partito per fare il militare. Prima del suo ritorno a casa scrive una lettera. Una lettera per Teukie.
Kim Youngwoon, Park Jungsu { KangTeuk } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } .
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kang-in, Leeteuk, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: Oneshot. (Triple Drabble). Malinconica. Romantica.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Kim Youngwoon, Park Jungsu { KangTeuk } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } .
RIASSUNTO: Kangin è partito per fare il militare. Prima del suo ritorno a casa scrive una lettera. Una lettera per Teukie.
THANKS: A [info]yuya_lovah che l'ha letta in anteprima, come sempre.
A [info]mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: 7500, (300 per ogni mini-capitolo) con il conteggio di word.

I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente

(Jolly - Ricordare)
“Ora che mi trovo qua ripenso a tutto ciò che avevamo passato insieme: io e te.
Alle emozioni che avevano fatto palpitare il mio cuore quando mi ero stretto per la prima volta al tuo corpo bollente dopo che ti avevo fatto mio.
Ai sentimenti che riuscivi a suscitarmi anche solo con un tuo sorriso.
Sei magnifico, e lo sei sempre stato.
Come un uragano sei entrato nella mia vita, come una farfalla ti sei posato lieve su di me, e poi, come un fiore, il tuo amore è sbocciato nel mio cuore.
Strano come tu mi faccia diventare talmente romantico e smielato, vero?
Ho paura. Ho paura che quando tornerò niente sarà cambiato, ma ho anche paura del contrario, del fatto che tutto potrebbe cambiare.
Io sono qui e non so cosa stia succedendo: le notizie mi arrivano di rado, e comunque preferisco non ascoltarle. Non posso sapere se esse siano vere o meno, per cui evito di darci peso, sai. Per non soffrire.
Ho paura che tu non mi abbia ancora perdonato quell’incidente, e ho paura che tu non abbia capito la mia decisione di espletare l’obbligo del militare proprio in questo momento.
Ti avevo promesso che sarei stato sempre con te, ma ora non posso essere al tuo fianco.
Sei un ragazzo speciale e, sicuramente, molte altre persone l’avranno notato.
Sai quanto io sia geloso, quanto sia bisognoso di conferme. L'hai sempre saputo, vero?
Teukie, con questa lettera voglio solo esprimere ciò che penso, ciò che provo. Voglio... solo ritornare a quei momenti, fermarli, come se fossimo in un film, e dirti ciò che ho provato. Così, per farti capire quanto io ti ami.
Non so se tu lo troverai strano, oppure se ti sembrerà da idioti.
So che devo farlo, anche per me stesso, per ricordarti.

(Sera)
Tutto è iniziato una sera, e forse tu nemmeno lo ricordi?
Eravamo sdraiati sul divano, solamente noi due -non ricordo dove fossero andati gli altri, forse in discoteca a ballare, o da chissà quale altra parte- c'eravamo solo noi in casa. C'eravamo solo noi in quella stanza.
Ti ho guardato a lungo: i tuoi occhi erano chiusi e potevo notare le tue lunghe ciglia nere.
Eri bellissimo e in quel momento sembravi un angelo. Non so spiegarti come, né perché, ma in quel momento capii di provare un affetto speciale per te fra tutti.
Tu ci sei sempre stato per noi, per me, e forse anche per questo iniziai a provare ciò che oggi posso tranquillamente definire amore.
Non mi piaceva solamente il tuo corpo, ma anche la tua mente e, soprattutto, la tua anima.
Quella sera scoprii cosa volesse dire interrogarsi a fondo, fino ad arrivare al cuore e domandarsi se ciò che si prova significhi realmente qualcosa.
E, sempre quella sera, scoprii cosa volesse dire rispondersi di sì, che quel sentimento che stava germogliando significava davvero qualcosa.
E, ancora quella sera, scoprii cosa volesse dire tremare per la paura di un’emozione mai provata prima. Perché no, io non mi ero mai innamorato di nessuno.
Sono sempre stato quel che si può definire uno spirito libero: semplicemente prendevo ciò che volevo e lo facevo mio. Certo, può essere un atteggiamento irresponsabile e, sicuramente, molte persone lo troverebbero immaturo, ma ciò non significa che per alcuni sia sbagliato.
Io non volevo impegnarmi, io non volevo sapere cosa si provasse ad essere completamente di qualcuno.
Perché avrei dovuto?
Quella sera, capii che se c’era qualcuno che poteva rubarmi il cuore, quello eri tu. All’epoca sapevo già di essere bisex, per cui non è stata una sorpresa per me innamorarmi di te.

(Solletico)
All’improvviso ti eri svegliato, ma non avevi di certo notato il mio sguardo: avevi sogghignato iniziando a farmi il solletico al fianco, dove sai che sono più debole.
Nonostante le mie patetiche proteste hai continuato finché non sono caduto dal divano, con te sopra. In quel momento ti ho guardato negli occhi e, forse per l’intensità del mio sguardo, ti sei fermato ricambiandomi l’occhiata.
Ci siamo guardati e una scarica elettrica pareva aleggiare tra di noi, sospesa a mezz’aria, o forse solo io ho percepito una cosa simile.
In ogni caso i nostri compagni hanno deciso di interromperci sul più bello e sono entrati in quel momento.
Sungmin ci ha salutato buttandosi a peso morto vicino a noi: sicuramente dovevano averlo scorrazzato in giro contro la sua volontà, forse aiutati da Kyuhyun che si divertiva alquanto a veder soffrire il suo ragazzo.
In ogni caso Sungmin ti guardò chiedendoti un abbraccio e tu ti sollevasti da me per andare da lui: era sempre il tuo compito consolare tutti, giusto?
Ma io rimasi lì sentendomi un cretino perché avevo sperato in un bacio, nel nostro primo bacio.
Stavo guardando il soffitto quando le luci si spensero e Siwon mi esortò ad andare a letto perché se no il giorno dopo non sarei riuscito ad alzarmi. Avevo scosso la testa preferendo rimanere lì, in quella stessa posizione, aspettando un bacio che non sarebbe mai arrivato.
Che io sapevo non sarebbe mai arrivato, ma lo volevo. Lo desideravo così disperatamente che in quel momento per me non esisteva nient’altro.
Non mi importava del sonno perso, non mi importava degli altri che si preoccupavano per me, e neppure di te che ti chiedevi che cosa avessi.
Mi importava solamente di quel bacio che aleggiava in quella stanza e che io non riuscivo a raccogliere.

(Notte)
Quella notte rimasi lì, sul pavimento del salotto e guardai ininterrottamente il soffitto pregustando qualcosa che non era ancora avvenuto.
Ovviamente potevo solo immaginarmi il poter stare con te, il prenderti la mano, accarezzartela e dirti che, guardandoti dormire, il mio cuore era stato riempito da un sentimento puro ed incontaminato che non avevo mai provato prima d’ora.
Sai, quella notte, mentre mi interrogavo su ciò che era appena successo, ebbi paura: paura che tu potessi allontanarti da me una volta scoperti i miei sentimenti.
Certo, non avevi dato di matto nello scoprire che Sungmin era gay e che si era felicemente fidanzato con Kyuhyun, non ti eri scomposto neppure sapendo di Heechul e Siwon –a parte che, di Heechul, tutti lo sospettavamo già dalla prima volta che l’avevamo visto-, ma come avresti potuto prenderla quando era rivolto verso di te?
Non credevo certo che tu fossi un omofobo, intendiamoci, ma avevo paura che mi avresti allontanato pur di non ferirmi.
Credevo fossi etero al 100% e che non avrei mai avuto una possibilità con te: mi sbagliavo di grosso, ma quella notte ancora non lo sapevo.
Non ho mai posseduto quel che si chiama gay radar e ho sempre invidiato chi ne aveva uno. La maggior parte delle volte erano gli altri che flirtavano con me ed io dovevo semplicemente starci.
Non mi ero mai trovato dall’altra parte: non avevo mai dovuto conquistare nessuno perché sembrava che fossero gli altri a volermi conquistare.
Era sempre stato così e per me era difficile poter pensare di fare il contrario: come ti avrei conquistato? Come potevo flirtare con te come se niente fosse? Come potevo cercare di portarti a letto senza scadere nel ridicolo?
Non era semplice, non lo sarebbe mai stato. E sinceramente, non avevo nessuna idea di come fare.

(Mattina)
Quando mi avete trovato ancora lì, la mattina dopo, cosa avete pensato?
Che mi fossi ubriacato così tanto da non riuscire a reggermi in piedi? Eppure tu sapevi benissimo che quella sera non avevo toccato una goccia di alcool.
Eppure ti divertisti a prendermi in giro proprio come tutti gli altri che non potevo di certo immaginare la verità, ma tu avresti potuto. Tu sì.
Quella mattina ti ho odiato, sai? Nonostante iniziassi ad amarti, ti stavo al contempo odiando.
Odiando perché non capivi cosa iniziavo a provare per te, odiando perché mi prendevi in giro quando avresti semplicemente dovuto capire la verità.
Odiando perché ridevi al posto di baciarmi.
Quella mattina ho risposto male a chiunque avesse osato rivolgermi la parola, persino a Sungmin che, poverino, mi voleva solo rincuorare perché preoccupato per me.
Avete capito subito che non era aria e mi avete lasciato solo, e lo sai?
Quello mi ha fatto odiare ancora di più ciò che rappresentavi in quel momento per me: un idiota che non capiva un cazzo.
Sì, te lo dico a cuor leggero ora come ora: ho capito che non bisogna avere segreti tra di noi e comunque, credo che tu quel giorno l’avessi capito da come ti guardavo.
Se i miei occhi avessero lanciato scintille tu saresti già stato fulminato e ridotto ad una polvere sottile e quasi invisibile.
Quella mattina è stata la mattina più orribile di tutta la mia vita, anche più orribile di quando ho detto ai miei genitori che ero bisex e che me la intendevo con uno dei miei amici.
Ricordo ancora il fracasso prodotto dai piatti che erano caduti di mano a mia madre, e lo schiaffo che ricevetti da mio padre, ma sicuramente quella era anche peggio.
Perché mi avevi trafitto il cuore senza accorgertene.

(Brutta giornata)
Quella era stata una brutta giornata e niente sembrava voler andare nel verso giusto: avevo sbagliato i passi della coreografia, ero stato rimproverato dal nostro manager, ero caduto per le scale e a pranzo avevano finito il mio dolce preferito.
E io avevo bisogno di quel dolce!
Mi ricordo di aver urlato qualcosa di indecente prima di prendere la mia borsa e tornare a casa buttandomi nel letto, chiudendo la porta a chiave. Sapevo che potevate entrare se l’aveste voluto sul serio visto che avevate anche voi le chiavi della porta, ma sapevo anche che avreste rispettato il mio volere e così è stato.
Mi avete lasciato in pace tutto il giorno ed io ho potuto riflettere, ho potuto sbollire la mia rabbia e ridere persino di me stesso.
Come potevo arrabbiarmi con te quando era chiaro che tutto era solamente nella mia testa?
Solo io avevo sentito quel feeling speciale tra di noi, solo io avevo l’ardente desiderio di baciarti per poter assaggiare le tue labbra, solo io. Unicamente io.
E allora riuscii a sospirare buttando fuori tutta la mia rabbia: riuscii a perdonarti per qualcosa che neppure esisteva.
Non avevi fatto niente di male e solo in quel momento ero riuscito a capirlo.
Il mio sentimento era qualcosa a senso unico ed io, prima di quel momento, non l’avevo mai sperimentato.
Dovevo solo accettarlo e comprendere che, a volte, non tutto va come si decide, come si pianifica.
Bisogna anche sentire se l’altra persona è d’accordo e, a quanto pare, tu non lo eri.
Tutte le mie paure si sono riunite bruciandomi dentro, a fondo, e io avevo sorriso.
Sorriso perché, finalmente, potevo voltare pagina e ricominciare daccapo.
Se son rose fioriranno è un proverbio stupido, ma in quel momento mi ha dato la forza per andare avanti.

(Caffè)
Mi ricordo quando uscii da quella stanza: mi ricordo soprattutto lo sguardo terrorizzato che mi lanciò Sungmin, convinto che me la sarei presa di nuovo con voi, ma non fu così.
Ero tornato ad essere il Kangin di sempre, giusto?
Quando ho preso Sungmin tra le braccia ho creduto potesse svenire da un momento all'altro. E' sempre stato molto buffo.
"Ehi, ora non sono più arrabbiato, stai tranquillo"
Gli avevo detto così, te lo ricordi, vero?
Kyuhyun mi aveva guardato male intimandomi di lasciarlo stare e io avevo ridacchiato. Già, era tutto tornato ad essere come prima, solo che non era realmente così.
Nonostante ciò che mi ero ripromesso non riuscivo ancora a guardarti negli occhi e so che tu te ne accorgesti.
Mi stavi passando una tazza di caffè bollente ed io guardavo dappertutto tranne che verso di te: non ci voleva un genio per comprendere che avevo qualcosa, giusto?
Non lo facevo apposta, intendiamoci. Cercavo in tutti i modi di guardarti negli occhi, di riuscire a superare ciò che mi faceva desistere dal rilassarmi, dal lasciarmi nuovamente andare contro di te, ma non ci riuscivo.
Era difficile, forse troppo difficile.
Anche bevendo quel caffè nero, dall’odore forte e dal sapore ancora più profondo, non riuscii a distendere i muscoli facciali del mio volto che, sapevo, erano contratti in una smorfia di finta felicità.
Avevo appena scoperto di non avere nessuna possibilità con l’unica persona di cui mi fosse mai importato: non capita tutti i giorni, giusto?
Alla fine ero scusato per quel mio atteggiamento, solo che nessuno di voi lo sapeva. Nessuno di voi poteva scusarmi senza sapere la verità.
Pensavate fossi arrabbiato con te, Teukie, ma non sapevate perché.
Tu non mi avevi fatto niente di male. Infatti, io non ero arrabbiato con te, semplicemente ti amavo.

(Segreti)
Nascondere ciò che provavo per te, ed allo stesso tempo essere quello di sempre non era facile.
Mi ci vollero alcuni giorni per riuscire a pormi sul viso una maschera che nessuno di voi era in grado di vedere.
Una maschera di falsa serenità che però riuscì a ingannarvi, giusto?
Non ti ho mai chiesto se tu avessi capito qualcosa, non mi sono mai posto il problema perché anche se avessi intuito che stavo fingendo, non hai fatto nulla per farmelo capire. E perciò significava che ti andava bene così, giusto?
Andava bene finché mi fossi tenuto quel segreto nel cuore, ben celato ai vostri sguardi.
Neppure quello che, di solito, capiva tutto al volo riuscì ad intuire qualcosa. Forse anche perché distratto da Sungmin, Kyuhyun non notò nulla di strano e questo, sinceramente, riuscì a rincuorarmi.
Neppure durante le trasmissioni lasciai fuoriuscire qualcosa. Era un segreto e come tale dovevo trattarlo. Nessuno sarebbe mai dovuto venirne a conoscenza, o per me sarebbe stata la fine.
Non sono mai stato uno che da molto peso alle apparenze: non mi importa fare colpo sulla gente perché di solito lo faccio anche senza darmi troppe preoccupazioni.
Sono gli altri che cadono ai miei piedi, non il contrario.
Il diventare un idol non ha fatto che affermare questo principio basilare per le quali le fan urlano e si uccidono tra di loro. Per me, mentre io le sto a guardare.
E’ sempre stato così, fin dall’infanzia.
In ogni caso, ora era diverso. Ero io a dover scalciare per non soffocare a causa di questo sentimento così sconosciuto che mi aveva pervaso il cuore, e ce l’avrei fatta, a costo di diventare un cubetto di ghiaccio.
Tu non avresti mai capito nulla e dopo un po’ io mi sarei semplicemente dimenticato di questo amore.

(Gelosia)
Sarebbe stato davvero semplice mantenere i miei propositi se la gelosia non si fosse insinuata come un veleno nel mio cuore.
Mi stava facendo marcire, da dentro. Essa era come resina che si attaccava ai rami del mio cuore che, come un albero, si faceva strada nel mio corpo.
Non mi ero mai sentito in quel modo: mi sentivo intrappolato in un’emozione troppo calda, quasi bollente, che tentava di togliermi il respiro ogni volta che posavo lo sguardo su di voi.
Sapevo benissimo che stavate scherzando, sapevo benissimo che nessuno dei nostri compagni di squadra ti amava, ma semplicemente, ero geloso.
Non riuscivo a togliermi dalla testa la sensazione che loro potessero, in qualche modo, allontanarti da me.
Non potevo permetterlo: checché ne avessero detto tu eri mio. Non sapevo neppure quando lo avessi deciso, ma nel mio cuore sentivo che era così. Sentivo che non potevo cederti a nessun altro senza prima combattere.
E fu ciò che feci. Ti ricordi?
In quel periodo ero diventato intrattabile e se qualcuno osava avvicinarsi a te lo scansavo malamente con una scusa, qualunque tipo di scusa. Avevate creduto che mi stessi solamente vendicando per qualcosa, anche se non capivate cosa, ma non era così.
Non so se tu ti fossi accorto che tutto ciò che facevo era per attirare la tua attenzione, ma non credo.
Se l’avessi capito avresti fatto qualcosa per farmi cambiare perché non avresti mai messo nei guai i tuoi amici per colpa tua. Tu sei fatto così e forse è anche per questo motivo che ti amo così tanto.
In ogni caso, alla fine hai iniziato ad essere esasperato.
Litigavo in continuazione con chiunque. Dicevo bugie, mentivo, solamente per poterti stare vicino, ma tu credevi che lo facessi apposta, che non ci fosse un vero motivo di fondo.

(Confessare il proprio amore)
Mi hai chiesto di smetterla: mi hai intimato di piantarla con i miei continui scherzi ai danni degli altri o avresti dovuto prendere conseguenze.
Mi hai urlato contro che non potevo permettermi di far piangere per l’ennesima volta Sungmin a causa delle mie continue urla.
E io non ho più resistito: ti odiavo così tanto in quel momento.
Tu eri lì, a rimproverarmi, senza neppure chiederti se ci fosse un motivo per il mio comportamento.
Dannazione! Non sono un imbecille totale, no? C’è sempre un motivo dietro ai miei gesti, ma tu non l’hai mai capito. E credo che neppure ora tu l’abbia compreso.
Forse questa lettera ti farà capire che non agisco spegnendo il cervello come pensate tutti, ma che continuo a ragionare. Ancora, ed ancora, anche se non sembra così.
Comunque, quel giorno non riuscii a resistere ed esplosi perché mi ero trattenuto per troppo tempo e troppo a lungo per riuscire a mantenere il segreto persino in un momento come quello.
Ti ho urlato contro tutta la mia frustrazione, la mia gelosia e tu sei rimasto immobile finché non mi sono zittito, troppo esausto per riuscire a continuare.
Allora mi hai guardato negli occhi e con una spinta mi hai fatto indietreggiare fino al muro. E lì mi hai baciato.
Io ti avevo urlato contro il mio amore e tu mi baciavi. Semplice, no?
Peccato che per me non lo fosse. Non ricambiai il bacio, e quando tu ti scostasti da me potei notare il tuo sguardo farsi insicuro. Credetti di svenire. Lo sapevo che era solo una prova e che ti eri appena reso conto che baciare un ragazzo ti provava disgusto.
Invece mi feci una domanda: bacio così da schifo che non riesci nemmeno a ricambiare?.
Mi fece ridere, perché non avevi ancora capito niente.

(Ubriaco)
Ti avevo attaccato al muro, invertendo le posizioni e poi ti avevo baciato come se ne andasse della mia stessa vita.
Ti avevo sentito caldo contro di me e in quel momento mi sentii ubriaco di un sentimento sconosciuto, ancora più forte dell’amore, e più intossicante della gelosia.
In quel momento ti avevo sentito vicino, ti avevo sentito completamente mio e la sensazione di averti lì tra le mie braccia superava tutte le mie più fervide immaginazioni.
Eri lì sul serio, e io ti stavo baciando. E tu stavi ricambiando. Ricambiavi me!
Quando ti eri staccato a corto di fiato avevo ricominciato a baciarti, stavolta sul collo, facendoti tremare di piacere.
Anche io stavo tremando e se non ci fosse stato il muro dietro di noi credo che saremmo caduti come due sacchi di patate, ma non ci importava. Niente importava in quel momento, giusto?
Perché ci stavamo baciando.
Non sentivamo neppure gli sguardi dei nostri compagni. No. In quel momento esistevamo solo io e te.
Io ho provato questo nel baciarti e credo che tu abbia provato la stessa cosa. O almeno, lo spero.
Ricordo che Sungmin era scoppiato a piangere, per l’ennesima volta, e solo il suo pianto ci riscosse da ciò che stavamo facendo.
Tu l’avevi guardato morsicandosi il labbro, spaventato dall’essere la causa di quella nuova crisi isterica.
Kyuhyun si era messo a ridere dando pacche sulla schiena al suo ragazzo e tutti noi ci eravamo rilassati: Sungmin stava solo piangendo di felicità.
Da quel giorno tutto cambiò, in meglio ovviamente, ma nessuno di voi ha mai capito il mio comportamento.
Tutti l’avete additato come al fatto che io fossi nervoso, ma non era così.
Cercavo solo di farmi notare da te, ma non te l’ho mai detto.
Ero spaventato dal poter essere preso in giro.

(Promessa)
Quel giorno mi hai fatto promettere di dirti sempre tutto, di non nasconderti più niente, anche perché non ce ne era più bisogno.
Te l’ho promesso, a malincuore perché sapevo che ci sarebbe sempre stato qualcosa che avrei avuto paura di dirti: io sono fatto così.
E ora, con il cuore più leggero di quando sono partito, riesco a mantenere questa promessa.
E’ anche per questo che ti sto scrivendo questa lettera, per mantenerla. Per dirti tutto ciò che non ti ho mai detto.
E’ più semplice in questo modo: non ti guardo negli occhi, non sento la tua presenza vicino a me e so che in questo modo non vedrò il tuo sguardo di pura disapprovazione. Forse è per questo che riesco ad aprirmi così.
L’unica difficoltà sarà il recapitarti questa lettera: potrei sempre cambiare idea all’ultimo momento e strapparla in mille pezzettini per poi ingoiarli uno ad uno se non volessi che tu la leggessi.
Potrei anche buttarla via, o non spedirtela mai. Insomma, tu non sapresti mai della sua esistenza. Io non ti avrei detto nulla.
E tu non sapresti nemmeno che non ho mantenuto la promessa, giusto? Perché in questo momento tu credi di sapere qualsiasi cosa di me, tranne il mio ultimo gesto, ovviamente, ma non è così.
Ci sono così tante cose che non sai, ci sono così tante emozioni che non ti ho mai confidato.
Tu non l’hai mai notato e questo mi fa riflettere. Forse anche tu mi stai nascondendo qualcosa. Forse anche tu in questo momento mi stai scrivendo una lettera che non sai se mi darai o meno.
Forse, troppi forse nella mia vita.
Forse tornerò da voi, forse tutto sarà come prima. Forse tu mi capirai, forse tutti voi mi abbraccerete come il figliol prodigo che torna, finalmente, all’ovile.

Primo appuntamento
Forse, però, in questo momento non è nemmeno giusto che io ti scriva i miei dubbi. Questa lettera non vuole essere un racconto delle mie paure, ma solo la promessa che ti ho fatto.
Perciò, ti parlerò del nostro primo appuntamento.
Ero agitato quel giorno: nonostante tu mi avessi detto di sì non sapevo come sarebbe andata a finire. Saremmo usciti insieme, ma saremmo usciti solamente noi due.
Tutti l’avrebbero additato come una semplice uscita tra amici e noi speravamo che finisse in questo modo sui giornali. Nessuno di noi ci teneva a creare uscite scandalistiche, anche perché avremmo potuto compromettere la nostra carriera.
Mi ricordo che quella sera, prima di uscire, Sungmin è entrato nella mia stanza porgendomi tre rose rosse.
Giuro che avevo avuto il terrore che si stesse per confessare. Insomma, se così fosse stato me la sarei dovuta vedere con Kyuhyun e, sinceramente, non ne avevo per niente voglia.
Chi l’avrebbe voluto?
Nonostante fosse il nostro maknae era sempre stato considerato in modo diverso e non volevo litigare con qualcuno come lui. Mi faceva paura, lo ammetto.
Invece me le aveva date perché così io avrei potuto portartele a te. Non potevo credere che Sungmin avesse pensato a una cosa del genere, ma gli fui grato.
Io non ci avevo pensato.
Ecco un’altra cosa che non ti ho mai raccontato: le rose rosse non sono state una mia idea. Non le ho comprate io, non ci ho pensato e non te le avrei neppure donate se non ci fosse stato Sungmin.
Dovresti ringraziare lui perciò, se quella sera mi hai sorriso dolcemente.
Sei stato contento di quelle rose rosse, così contento che non avevo avuto il coraggio di dirti la verità. E ringraziai Sungmin quando non disse niente.
Era un vero amico, è un vero amico.

(Cena a lume di candela)
Ti portai in un bel ristorante quella sera, un ristorante italiano per essere precisi.
Avevo fatto preparare un tavolo solo per noi, con due candele accese. Visto che tutti i tavoli le avevano nessuno avrebbe pensato male.
I tuoi occhi avevano brillato quando ti eri seduto davanti a me: sapevi che non potevamo lasciarci andare a tenere effusioni, ma sapevo dal tuo sguardo che eri profondamente commosso per quel pensiero.
E qui, posso dirti con immenso orgoglio che sono stato io a preparare tutto. A pensare a tutto. Al tavolo, al ristorante, alle candele, al violino che suonava a poca distanza da noi.
Io, sono stato io.
Perciò quei sorrisi e quella gratitudine me la merito tutta.
So cosa stai pensando e ti dico che hai ragione: in questo momento sto sorridendo come un idiota, da solo, auto-compiacendomi per quella serata.
Ma è stata una bella serata, giusto?
E’ stato tutto perfetto: abbiamo mangiato bene e l’atmosfera era quella giusta.
Lo so perché me l’hai detto tu.
Mangiavi con gusto ogni portata ed io ero assolutamente soddisfatto che tu non ti facessi problemi: molte delle ragazze con cui ero stato non mangiavo quasi nulla, troppo preoccupate dal poter fare una bella impressione su di me.
Forse non mi avevano visto bene.
Non sono mai stato magro, e non mi è mai importato della dieta. Della palestra sì, perché mi piacciono i muscoli ben definiti, ma questo non vuol dire che fossi uno fissato con il mangiar sano.
Non lo sono mai stato e vedere quelle ragazze, già magre di loro, che non toccavano cibo mi metteva addosso sempre una certa rabbia.
Mentre tu mangiavi, e con gusto anche.
Sì, ero felice. Forse era una cosa totalmente stupida, ma mi rendeva felice.
E sorridevo, proprio come un bambino, mentre ti guardavo.

(Cielo stellato)
Quando stavamo tornando a casa ci siamo fermati. Non faceva freddo, forse perché la tua mano era stretta alla mia e la potevo percepire.
Forse perché la tua vicinanza mi scaldava il cuore.
Ci siamo seduti su di una panchina ed abbiamo rivolto lo sguardo verso l’alto: il cielo stellato ci salutava e la notte sembrava volerci avvolgere in una coperta calda in grado di proteggerci agli sguardi altrui.
Nessuno poteva riconoscerci seduti su quella panchina: il primo lampione era decisamente lontano e le luci dei negozi e della città non arrivavano fin lì.
La luna illuminava fiocamente i nostri volti, ma niente di più di quella luce ci arrivava distrattamente contro.
Era fantastico in un certo qual modo.
Mi sentivo bene, decisamente bene. Mi sentivo capace di volare oltre i confini del tempo e poi, sempre più su. Ancora, ed ancora.
Era una sensazione disarmante, ma che mi rendeva fiero di esserti accanto. Fiero di essere riuscito a conquistarti. Orgoglioso delle mie potenzialità come non lo era mai stato prima d’allora.
Ti avevo baciato, stringendoti possessivamente a me, incurante del fatto che avrebbero potuto vederci, incurante del fatto che i giornalisti avrebbero potuto averci seguito dal ristorante fin lì, su quella panchina.
Non mi importava di niente se non delle tue labbra premute contro le mie.
Potevo sentire il tuo respiro farsi irregolare mentre la mia lingua iniziava a danzare lentamente insieme alla tua. Sentivo i tuoi flebili gemiti di piacere mentre il tuo corpo tremava dolcemente tra le mie braccia.
Sembravi così indifeso in quel momento che mi sentii come se mi stessi approfittando di te. Sapevo che era un pensiero stupido, ma in quel momento non potei fare a meno di provare quella strana sensazione.
Mi sembrava che il mio compito fosse diventato, improvvisamente, quello di proteggerti.

(Pioggia)
Iniziò a piovere all’improvviso: ci stavamo ancora baciando quando le prime gocce di pioggia caddero sopra i nostri volti.
Ci staccammo guardando in alto ed il cielo sembrò essersi commosso davanti al nostro bacio piangendo lacrime calde.
Ridemmo divertiti perché capimmo che i nostri pensieri erano stati identici e poi ci affrettammo a tornare a casa.
La pioggia batteva contro di noi, i fulmini si stagliavano in quella notte buia.
Sungmin ci chiamò in preda al panico chiedendoci se avessimo trovato riparo da qualche parte, se volevamo che venissero a prenderci.
Insomma, Sungmin era sempre quello che si preoccupava degli altri e ricordo, come se fosse ieri, l’emozione che aveva fatto palpitare il mio cuore. Non eravamo mai soli perché i nostri amici e compagni vegliavano alle nostre spalle, pronti a correre a difenderci se solo ne avessimo avuto il bisogno.
E mi sentii parte di qualcosa di più grande di un gruppo. Mi sentii strano, come se all’improvviso avessi capito che noi eravamo una famiglia.
L’avevamo sempre detto, ma io non ci avevo mai riflettuto sul serio. Lo feci lì, mentre mi tenevi per mano, mentre la pioggia ricadeva su di me, mentre il freddo iniziava a penetrarmi nelle ossa.
Lo feci lì, in quel momento, perché era prezioso, perché sentivo caldo nonostante il vento, perché sentivo il mio cuore essersi aperto a emozioni uniche e sconosciute che lo faceva battere sempre più forte, sempre più veloce.
Mi sentivo vivo come mai lo ero stato prima d’allora.
Ti strinsi a me facendoti fermare e restammo così, sotto la pioggia, a baciarci, di nuovo.
Per diversi minuti non facemmo altro che quello, ignari del resto del mondo, ritagliandoci uno spazio che fu solamente nostro.
Perché solamente noi contavamo in quel momento: solamente noi ed il nostro amore. Nient’altro era importante.

(Doccia)
Avevamo riso una volta tornati a casa ed i nostri amici ci avevano guardato come se fossimo ubriachi. Come se ci fossimo fatti di qualche sostanza illegale.
Ci hanno chiesto cosa avessimo fatto e noi abbiamo semplicemente risposto che era l'amore a renderci così.
Sungmin aveva guardato Kyuhyun negli occhi e poi ci aveva indicato mugugnando che anche lui voleva provare la stessa emozione. Mi sono trovato a ridere quando Kyuhyun l'ha portato in camera da letto, pronto a fargli urlare il suo nome più e più volte, finché la sua voce fosse stata così rauca da non sentirsi nemmeno.
Noi ci eravamo guardati, ci eravamo presi per mano ed, una volta entrati in bagno, avevamo aperto la doccia, infilandoci dentro completamente nudi.
Non era la prima volta che ti osservavo senza vestiti: non siamo mai stati pudici.
E non era la prima volta che tu vedevi me, nudo, ma sembrava che lo fosse.
Entrambi avevamo le gote arrossate ed il respiro affrettato. E quella notte, sotto la doccia, con l'acqua bollente che scendeva per la nostra schiena, abbiamo fatto per la prima volta l'amore.
Sono entrato in te che ti aggrappavi saldamente alle mie spalle contorcendoti contro il muro dietro di te.
Avevi stretto le gambe intorno alla mia vita rendendo così più facili i miei movimenti.
Ricordo che eri stretto. Ricordo che eri caldo.
Ma ricordo anche i tuoi occhi che lacrimavano per il dolore, per l’intensità con la quale ti avevo aperto e fatto per sempre mio.
Eri vergine e forse io ci ero andato giù pesante quella notte, ma non ti sei mai lamentato.
E qui mi chiedo se fosse per il tuo orgoglio, o per qualcos’altro.
Forse, se fossi stato più onesto con te stesso non ti avrei fatto così male. Forse mi sarei fermato.

(Specchio)
Ci vedevo riflessi nello specchio del bagno. Vedevo me stesso completamente dentro di te e questo mi provocava continui tremiti di piacere.
Sarei venuto solo a vedere un’immagine del genere, ma sentivo le tue contrazioni, sentivo che iniziava a piacerti e mi costrinsi a durare di più, a durare fino al mio limite solo per poter portare anche te al confine del mondo del piacere.
E ce la feci.
Ricordo come se fosse stato pochi minuti fa l’intensità con cui i nostri orgasmi si congiunsero rendendoci completamente uniti, per sempre.
Ci eravamo lasciati andare contro il pavimento mentre l’acqua continuava a scaldarci. Ci eravamo guardati negli occhi incuranti del fatto che i nostri amici avessero potuto sentirci e poi io ti avevo indicato lo specchio e tu l’avevi osservato a lungo.
Mi hai detto che stavamo bene insieme, mi hai detto che avevi fatto la scelta giusta ad accettarmi e a provarci con me ed io mi ero sentito il petto gonfio di felicità, il cuore gonfio di calore.
Mi ero stretto a te lasciandomi andare a un abbraccio confortevole e poi ti avevo baciato ancora, questa volta in modo casto.
Mi ero sentito morire e rinascere in quei giorni e sapevo che era merito tuo.
Mi avevi aperto gli occhi, mi avevi fatto notare dei colori che prima non credevo neppure esistessero, ma che erano lì. Solo che io non li vedevo.
Mi ero innamorato veramente, per la prima volta nella mia vita e in quel momento desiderai che quel sentimento fosse nato molto prima.
Avevamo perso giorni preziosi, forse, ma avremmo comunque potuto riaverli, giusto?
Perché io avrei lottato con tutte le mie forze pur di tenerti per sempre con me, per sempre stretto al mio petto come in quel momento.
Perché eri mio, per sempre. Per sempre.

(Sorpresa)
Dopo circa due mesi che stavamo insieme sono andato con Sungmin a prepararti una sorpresa che ti avrebbe fatto rimanere senza fiato, senza parole per via dell'emozione che avrebbe colpito, inaspettatamente ed all'improvviso, il tuo cuore.
Sono andato con lui perché mi sembrava uno degli unici in grado di potermi consigliare una cosa del genere. L'altro era Heechul, ma conoscendolo si sarebbe perso in chiacchiere inutili su sè stesso, facendomi perdere la concentrazione sul vero motivo per cui eravamo andati lì, in quella gioielleria.
Sungmin non era così egocentrico e vanitoso e sapevo che sarebbe stato in grado di portare tutta la sua attenzione su di me e te. Non su di lui e Kyuhyun. Ed infatti fu proprio così.
Mentre entravo nella gioielleria e mi guardavo attorno potevo immaginare, nel mio cuore, quello che ti sarebbe successo.
Per prima cosa i tuoi occhi si sarebbero aperti per lo stupore, poi la tua bocca li avrebbe seguiti.
Le tue orecchie si sarebbero tinte di un rosso acceso, così come le tue guance e poi, persino il tuo collo avrebbe iniziato a manifestare gli stessi sintomi a causa dell'imbarazzo.
Il tuo petto si sarebbe gonfiato mentre avresti cercato di prendere fiato, ma non ci saresti riuscito.
Le tue guance si sarebbero perciò gonfiate, piene di aria in eccesso e avresti assunto un’espressione tenera e buffa allo stesso tempo.
Io mi sarei messo a ridacchiare, incapace di resistere ad una scena simile e tu ti saresti, magicamente, ripreso cominciando a picchiettarmi su di una spalla dicendo di smetterla di prenderti in giro.
Sì, ero sicuro che sarebbe andata in quel modo.
Perché ne ero così sicuro? Semplicemente perché ormai ti conoscevo così bene che avrei potuto scommetterci la testa su ogni tua reazione, anche quella più piccola.
Invece, tu, non mi capisci.

(Anello)
Quando il gioielliere ci mostrò tutti quegli anelli, Sungmin sorrise mentre io cercavo di scegliere.
Mi sembravano tutti troppo sfarzosi, o femminili, o luccicanti, o strani. Nessuno sembrava fare al caso mio.
Poi Sungmin mi aveva tirato una manica facendomene vedere uno semplicemente perfetto: il taglio era ottimo, era fine e minimalista proprio come lo cercavo io.
C’era un semplice brillante posto su di un lato dell’anello, quasi invisibile se non per la luce del sole che si rifletteva sopra di esso.
Comprai quello e tornai a casa.
Di sera te lo porsi e tu ti comportasti esattamente come avevo previsto.
La scena si ripropose ai miei occhi proprio come l’avevo immaginata, con unico particolare diverso: mi baciasti.
Mi hai baciato a lungo facendomi sdraiare sul letto, l’anello ancora tra le mie mani, in mezzo a noi.
Restammo così per lunghi ed intensi minuti e sentivo il mio cervello completamente annebbiato dal piacere.
Poi tu ti rialzasti, ti sedesti davanti a me e mi diedi la tua mano incoraggiandomi a metterti l’anello al dito: lo feci, ovviamente.
Poi ti baciai di nuovo, questa volta presi io il controllo della situazione e ti feci sdraiare sul letto stuzzicandoti finché non mi ritenni soddisfatto delle tue labbra completamente rosse.
Sorrisi e mi lasciai ricadere accanto a te che ti guardavi ancora il dito, completamente in estasi.
Certo, sapevo che saresti stato contento dell’anello, ma non avevo mai immaginato che ti saresti sentito talmente in pace con te stesso.
Sungmin aveva avuto ragione anche su questo dicendomi che la mia reazione ti avrebbe sconvolto perché un anello, per alcune persone, era qualcosa di importante.
E per te era così, vero?
Perché grazie a quell’anello per la prima volta tu eri riuscito a capirmi davvero. A capire i miei sentimenti e le mie emozioni.

(Matrimonio)
Per me l’anello non contava solamente come simbolo, come qualcosa che hanno tutte le fidanzate. No, era qualcosa di assolutamente diverso.
Era un marchio per chiarire al mondo intero che tu eri già occupato e che nessuno poteva osare mettere i suoi occhi sopra il tuo corpo.
Tu eri mio, e per quanto mi riguardava, lo saresti sempre stato.
Sapevo di non poter fare una pubblicazione ufficiale per mettere in guarda chiunque su questo fatto: avrei finito per rendere la cosa pubblica e ci avrebbe ucciso.
Lo sapevo, perché non ero stupido come tutti voi pensavate.
In ogni caso, quando avrei potuto farlo, lo avrei fatto.
Era questo che volevo farti capire con l’anello. Volevo farti capire che, in un tempo non molto lontano, quando non saremmo più stati degli idol, dei personaggi pubblici, allora io ti avrei sposato.
Sapevo anche che avremmo dovuto fare un matrimonio non ufficiale visto che qui non siamo in Canada e gli omosessuali non possono sposarsi come se niente fosse, ma ci tenevo a chiarire tutto ciò.
Ci tenevo a chiarirti che ti amavo così tanto che anche trovandomi al cospetto di Dio sarei stato in pace e con il cuor leggero nell’ammettere di amarti.
Se un Dio esiste e ci ha donati di questi sentimenti, allora perché essi non possono essere puri?
Odiavo chi insisteva nel dire che l’amore tra due persone dello stesso sesso non poteva esistere.
Perché, se Dio pensasse davvero che questo amore sia bestiale, proprio come dicono loro, perché permette alle persone, sue creature, di provarlo?
Non è mica Satana che ci mette in tentazione.
Siamo seri per una volta. Se mai Dio e Satana esistessero avrebbero di meglio da fare che preoccuparsi di persone microscopiche come lo siamo noi.
Figuriamoci se trovavano il tempo di starci dietro, no?

Serenata
Quella sera, quando ti ho fatto la mia serenata, fu l’ultima volta che ti vidi sorridere.
Quella notte non potevo sapere cosa sarebbe successo di lì a poco, non potevo immaginare che forse non avrei più potuto vedere il tuo sorriso.
Che forse avrei potuto osservarti dormire solo in fotografia.
Ti ho cantato il mio amore: era una canzone che avevo composto da solo. Sia la musica che il testo. Non mi ero fatto aiutare da nessuno e sapevo quanto tu fossi orgoglioso di me in quel momento.
L’unico peccato era che potevo cantarla solamente davanti a te.
Era per te, ovviamente, ti parlavo di quanto ti amassi, di quanto facilmente ero riuscito a donarmi completamente a te, alla tua anima, al tuo cuore, ma non avrei mai potuto cantarla ad un pubblico.
Quella canzone era nostra, ma nessuno l’avrebbe mai conosciuta.
Quella canzone era diventata il nostro segreto, qualcosa da custodire gelosamente nel cuore e spero che tu te la ricordi ancora.
Spero che tu non abbia dimenticato quelle parole, perché sono cariche dei miei sentimenti verso di te.
Spero che qualche volta tu la rimembri ancora, magari quando sei sdraiato nel letto e guardi il soffitto, incapace di addormentarti.
Magari può rilassarti, magari può farti sentire il cuore più leggero, magari io posso entrare nei tuoi sogni e farti sentire meglio.
So che è una semplice speranza ed anche flebile visto come stanno le cose in questo momento: visto come ci siamo lasciati.
So che è uno stupido desiderio l’immaginarti felice in questo momento.
Sicuramente il tuo sorriso ora è di circostanza, pieno di falsità, ma io non posso farci niente, posso solo scriverti i miei pensieri su questo pezzo di carta sperando di avere la forza ed il coraggio di dartelo quando arriverà il momento.
Ti amo.

(Lettera d'amore)
Forse questa lettera potrà essere scambiata per una lettera d’amore, ma spero che tu capisca che non è così, che non è questo che ho progettato quando ho iniziato a scriverla.
Spero anche che tu possa perdonarmi per non averti detto tutto ciò prima.
Ti ha fatto male ritrovarmi ubriaco quando mi avevi detto di non fare più cose simili, vero?
Mi hai creduto, ovviamente, quando ti ho detto che la lotta non l’avevo iniziata io, che la mia era stata solamente auto-difesa. Sapevi benissimo che non andavo incontro al pericolo, sprezzante ed idiota.
Però, quando hai saputo del mio incidente per via dell’alcool che avevo nel corpo so che non hai compreso l’amara verità.
Non volevo ubriacarmi, dico sul serio, Teukie.
Volevo solo trovare il coraggio per arrivare a casa e chiederti di scappare con me, di smettere di fare l’idol, di abbandonare il gruppo e le nostre fan.
Ero stanco di dovermi nascondere da tutti, ero stanco di dover mentire alla mia famiglia quando mi chiedevano se avessi o meno qualcuno da cui correre quando stavo male.
Perché non potevamo dire che ci amavamo?
Perché non potevi portare il mo anello anche alla luce del sole e non solamente dentro casa?
Perché eravamo più simili a dei ladri piuttosto che a due fidanzati?
Tutto ciò mi snervava, mi sentivo impotente ed avevo bisogno di fare qualcosa.
Ho cercato di trovare il coraggio per dirti tutto questo quella sera sapendo benissimo che tu non avresti provato le mie stesse emozioni.
Tu tenevi molto di più al gruppo di quanto ci tenessi io.
Diventare famoso era sempre stato il mio sogno, ma per me ora esiste qualcosa di molto più importante che continuare a cantare davanti a milioni di persone.
Esisti tu che sei al di sopra di ogni desiderio.

(Viaggio)
Sono in viaggio ora e ti sto scrivendo sul pullman.
E’ lungo il viaggio, ci vorranno ore. Avrei potuto prendere un aereo e fare prima, ma sapevo che mi sarei addormentato una volta decollato. Ho preferito optare per il pullman di modo di avere il tempo di scriverti tutto ciò.
Una volta finito il viaggio dovrò trovare il coraggio di piegare questi fogli di carta e darteli tra le mani, permettendoti così di leggere il mio cuore senza più avere segreti tra di noi, ma sarà difficile, così difficile che non so se sarò in grado di farlo.
E’ per questo che spero che il viaggio non finirà mai, sai?
Se questo viaggio non finisse, non arriverà mai il momento in cui dovrò darti questi fogli, non arriverà mai il momento in cui dovrò confrontarmi con te.
Non arriverà mai il momento in cui vedrò i tuoi occhi aprirsi per lo stupore nel leggere questo parole e non arriverà mai il tuo categorico no.
Perché so che succederà questo, perché so esattamente che tu non lascerai mai il gruppo per noi.
Mi dirai di aspettare, che abbiamo tempo, che possiamo resistere ed essere pazienti ancora un po’, finché non potremo semplicemente ritirarci insieme a tutti gli altri.
Mi dirai di prendere spunto da Kyuhyun e Sungmin, o Heechul e Siwon. Mi dirai di prenderli come esempio e di smetterla di fare il cretino.
Lo so perché ti conosco bene, ed è per questo che spero di non dovermi mai muovere da questo pullman. E’ per questo che spero che esso non arrivi mai al traguardo.
Ho paura, Teukie, ho davvero paura che tu mi lascerai una volta scoperto tutto.
Dopotutto, perché dovresti rimanere con me?
Sono così egoista da preferire la mia felicità piuttosto che la felicità di tutti noi.

(Ritorno a casa)
Sto facendo ritorno a casa, sto facendo ritorno da te e ho paura.
Paura che nessuno di voi capirà, paura soprattutto di leggere il disprezzo nei tuoi occhi, paura di sentirmi rifiutato. Paura, semplice paura.
E so che non se ne andrà.
Spero solo che capirai,
Ti amo davvero.
Tuo per sempre”
Sono riuscito a darti la mia lettera alla fine e tu l’hai letta tutta d’un fiato. Ti ho visto sorridere, ti ho visto aggrottare le sopracciglia quando cercavi di capire cosa intendessi dire con determinate parole ed alla fine ti ho visto rilassarti e sospirare.
Hai emesso un sospiro ed io sono indietreggiato senza neppure rendermene conto perché tu eri arrivato alla fine, perché avevi ormai letto tutto.
Non ero più sul pullman, non ero più in viaggio e non potevo più nascondermi né tornare indietro.
Quella lettera era ormai nelle tue mani, tu l’avevi letta ed ora quelle parole erano scolpite indissolubilmente nella tua memoria.
Non potevo più contrattare, non potevo cambiare niente. Sapevi tutto ed io mi sentivo completamente nudo davanti a te.
Mi hai stretto contro di te e mi hai baciato ed in quel momento ho creduto di essere morto sul pullman e di essere arrivato dritto dritto al Paradiso.
“Sei un coglione, ma questo sicuramente lo sai già. Avresti dovuto dirmelo prima il vero motivo. Perché diamine te ne sei andato a fare il militare senza dirmi nulla? Sei uno stupido! Anche io ti amo! Anche io provo le stesse cose!”
Ti ho stretto a me sorridendo, sapendo che, ovviamente, non avremmo potuto andarcene sul serio dal gruppo. Abbiamo un compito da portare a termine ed io ora sono pronto a farlo.
Sono pronto ad essere paziente sapendo che tu provi per me le stesse cose che provo io per te.
Ci amiamo.
  
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