Trasvania seguiva incessante il giovene Filias, non le costava alcuna fatica, lei era la dea delle ombre, la personificazione del loro volere, del loro potere. Filias andava in giro dicendo che più di ogni cosa gli sarebbe piaciuto diventare un eroe, sconfiggere i mostri più terribili, e carpire i più oscuri segreti del mondo. Non aveva idea di cosa parlava. Lui a scuola studiava le gesta e sentiva i canti dei più grandi eroi, non aveva idea di quanti prima di loro, ci avessero provato, a diventare eroi, e di quanti erano morti. Di quanto entrasse in gioco la fortuna, il caso e il fatto che non bastavano semplici rituali a propiziarsi la fortuna. Non puoi fare un sacrificio a zeus e poi mollarlo per un altro olimpico. Sono vendicativi, gli olimpici. Non si fanno problemi ad ammazzarti solo per avergli calpestato l' aiuola. Uccidere, ordire intrighi, guerre e inganni per loro è un semplice passatempo; e non è neanche tenuto così in considerazione. Filias voleva sfidare tutto e tutti, correre pericoli, Trasvania, la  personificazione delle ombre, lo avrebbe accontentato.

Un giorno Filias camminava per un boschetto appena fuori atene, era una giornata di sole, quindi si sorprese parecchio, quando tutto si fece, non buoi, ma come visto attraverso un velo di inchiostro, che permetteva di vedere oltre sé, ma di certo non bene. Sobbalzò, quando una voce, vellutata come l' ombra e scura come l' abisso, si rivolse a lui:" E così ,Filias, tù vorresti compiere grandi imprese..." Terrorizzato, Filias si guardò attorno velocemente "Chi sei? Come fai ha sapere il mio nome?" Tsk! "Io sono Trasvania... Ho sentito che vuoi diventare un eroe... O meglio un araldo degli dei eh..." Filias si guardava in giro terrorizato, piroettanto nervoso su sè stesso, mentre Trasvania gli rimaneva dietro le spalle. "Sì, è allora?". " E allora faresti bene a fare meglio lo spavaldo, nhè, pirletti?" Filias si girò di nuovo e stà volta Trasvania rimase immobile, cosicche quel povero ingenuo se la ritrovo davanti, la faccia attegiata ad una linguaccia, mentre gl' occhi guardavano uno a nornd-ovest e l'altro a sud-est. Quasi non gli venne un infarto dallo spavento. Tornando alla sua faccia normale, Trasvania fece a Filias: "Alza le chiappe e torna a casa, agguanta una sacca e ficcaci dentro lo stretto indispensabile per viaggiare. Poi và da un fabbro nel soborgo sud-est di atene, chiedi del:"Martellatore Impenitente", la gente del luogo t' indirizzera. Arrivato lì, di che ti manda grande T. 

Loro ti diranno i dettagli. E non fare quella faccia. Quella tua bocca larga non fà altro che vantare quanto desidereresti avere un' incarico. Quindi non fare storie e muoviti, bamboccio!" Con queste lusighiere premesse, la tizia dai lunghi capelli neri arruffati, dagl' occhi interamente d'oro giallo, la faccia viola con annessa una grossa striscia nera al centro, sparì in un alone di nero oleoso, lasciado quel ragazzino come un pero caduto dall' albero.