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Autore: ProcrastinatingPalindrome    18/03/2012    2 recensioni
Russia lotta contro la sua ossessione per i jeans di America.
Genere: Comico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non mi appartiene, è una traduzione dell'omonima storia di ProcrastinatingPalindrome (potete trovarla su Fanfiction.net). Non posseggo i personaggi qui utlizzati né il manga dal quale sono tratti. Questa storia non è a scopo di lucro.


A tutti era permesso avere una debolezza, giusto? Inghilterra ricamava, America produceva film di dubbia qualità, Cina possedeva un piccolo esercito di orribili animali di pezza e Francia organizzava serate che finivano sempre per diventare orge (alle quali Russia non veniva mai invitato, bastardo), quindi anche Russia poteva avere un piccolo vizio, no? Beh, a parte la vodka. La vodka non contava.

Il pensiero non riuscì a tirarlo su di morale mentre camminava per le strade scure, tirandosi su la sciarpa per coprirsi il volto. Sapeva che quello che stava facendo era sbagliato. Sporco. Disonorevole. Ancora peggio, era…capitalista. Ma non poteva farci niente! Doveva avere la sua roba! Oh, Lenin sarebbe stato così deluso se avesse potuto vedere a cosa si era ridotta la sua nazione…

Russia scorse finalmente l’uomo che stava cercando, mezzo nascosto in un vicolo, e gli si avvicinò rapidamente, sperando di non venire notato da nessuno.
“Buonasera, compagno. Hai il…um…prodotto?” Sussurrò all’uomo, guardando speranzoso il fagotto che teneva in mano.

“Ovviamente. E tu hai i soldi?” Chiese l’uomo, a voce troppo alta secondo Russia.

“Quanto hai detto che era, di nuovo?” L’uomo mormorò una cifra e Russia quasi soffocò.

“Ho un sacco di potenziali clienti che pagherebbero quel prezzo e sarebbero grati.” Disse l’uomo con voce piatta, come a dirgli ‘con me non si negozia’.

“Nyet, pagherò!” Disse Russia di getto, odiandosi mentre tirava fuori i soldi dalle tasche. Era così sbagliato…ma l’uomo gli passò il fagotto e Russia decise che non gli importava di stare sbagliando. Scostò un lembo della carta marrone, solo per dare una veloce occhiata, e sospirò felice quando vide il denim blu. Incapace di fermarsi, fece scorrere un dito lungo il materiale. Ah, solo toccarli gli provocava un piccolo, piacevole brivido lungo la schiena. Non vedeva l’ora di provarseli a casa.

Il suo piccolo segreto al sicuro sotto il cappotto, si diresse verso casa. Blue jeans…i blue jeans di America. Perché dovevano essere così allettanti? Erano il simbolo della decadenza Occidentale! Erano tutto quello contro cui lottava! C’era un motivo se erano stati proibiti, eppure…per quanto odiasse ammetterlo, Russia amava i pantaloni di quello stupido maiale capitalista. C’era qualcosa circa la loro linea e il colore e il tessuto…non poteva resistere. Era disgustato dal fatto di doversi abbassare a quei livelli per comprare dei pantaloni ad un prezzo esorbitante al mercato nero, ma non riusciva a toglierseli dalla testa.

La casa era fortunatamente scura e silenziosa quando Russia arrivò; per una volta, sperava che i Baltici fossero andati presto a dormire. Chiuse la porta della sua camera da letto, tirò le tende ed accese solo una piccola e magari innocua lampadina prima di togliersi gli stivali e mettersi in mutande. Quei seducenti jeans se ne stavano sul suo letto, chiamandolo. Sospirò e si arrese, prendendoli in mano ammirandoli prima di metterseli lentamente. Sentirseli sulla pelle era qualcosa di divino, quasi eccitante…beh, no, se doveva essere onesto, era un po’ eccitante. Ma solo un po’! E di certo non stava pensando ad America mentre si provava i pantaloni della suddetta nazione. Assolutamente no. Specialmente non stava pensando a com’erano le gambe di America quando indossava quei diabolici blue jeans, o come gli fasciavano la vita così perfettamente, e come Russia stava ora lentamente indossando quegli stessi jeans…già. Non ci stava proprio pensando. E anche se ci stava pensando, non era quello che lo stava eccitando un po’.

Erano un po’…stretti, doveva ammetterlo. Il modo in cui gli pizzicavano le gambe non era interamente spiacevole, ma si stava facendo sempre più difficile tirarli su. Dovette ricorrere ad un imbarazzante balletto per farli arrivare ai fianchi, ma alla fine riuscì a metterseli. Beh, quasi. Prese un profondo respiro e cercò di tirare in dentro la pancia, tirando la cerniera. Niente. Non si muoveva. Guardò male la zip, e spostò la sua attenzione sul bottone. Lottò e tirò e trattenne il fiato, ma…niente da fare. I pantaloni ancora rimanevano aperti a causa della sua pancia. L’orribile verità si stava ormai facendo palese. Aveva appena speso una piccola fortuna per un paio di pantaloni che non gli andavano.

La pura ingiustizia della situazione gli fece vedere rosso. Non era giusto! Perché non poteva mai avere quello che voleva? Era tutta colpa di America! I suoi pantaloni lo avevano sedotto! Nessuno prende in giro Russia!

Sfortunatamente non c’era nessuno nei dintorni verso il quale dirigere la sua rabbia, così ricorse al piano B; afferrò il primo oggetto pesante a sua portata (un orribile fermacarte a forma di orso) e lo scagliò contro il muro con tutta la sua forza. Provocò l’ennesima ammaccatura sull’intonaco; non era la prima volta che lanciava qualcosa contro il muro in preda alla rabbia, ma era la prima volta che lo faceva a causa di un paio di pantaloni. Il soddisfacente ‘thunk’ lo fece sentire un po’ meglio…ma gli improvvisi passi fuori dalla sua porta gli gelarono il sangue.

Si sentì bussare, e poi, “Russia? Signore, sta bene? Ho sentito un rumore-”

“Non è niente, Lituania!” Disse Russia freneticamente, lottando per togliersi i jeans. Per quanto fossero stati difficili da mettere, era anche peggio doverli togliere! “Non entrare, s-sto bene!”

Per il suo orrore, la porta si aprì (perché aveva dimenticato di chiuderla a chiave, perché?) e Lituania sbirciò dentro. Russia congelò, jeans ancora all’altezza delle cosce. Ci fu un lungo, orribile silenzio. Lituania lo fissò, e poi disse “Um.”

“Non lo dirai a nessuno.” Disse Russia con la sua voce più minacciosa, sempre cercando di togliersi quei maledetti jeans.

“Uh.” Disse Lituania.

Non lo dirai a nessuno.

“Sono dei Levi?”

Russia si fermò. Come faceva Lituania a dirlo solo con un’occhiata?

“B-beh.” Disse la nazione più piccola, spostando gli occhi da Russia ai jeans avanti e indietro. “Sembrano un po’ troppo…er, piccoli. N-non che voi siate troppo grosso o altro!” Aggiunse rapidamente quando l’espressione di Russia si fece più scura. “Ma, um…forse potrei scambiarli per una taglia più grande? Conosco un uomo che vende jeans, probabilmente ci permetterebbe di scambiarli per pochi soldi.”

“Come fai a saperlo, Lituania?” Chiese Russia sospettoso. “Hai comprato dei jeans?”

“Ah, beh…sono carini e resistenti-”

“Sono proibiti, Lituania.”

Lituania, non disse niente. Guardò semplicemente i blue jeans che ancora fasciavano le gambe di Russia. La nazione più grande decise di lasciar perdere.

“Allora il tuo…amico può procurarmi dei jeans che mi stiano, da?”

Note Storiche: i jeans furono proibiti per un po’ di tempo in URSS (principalmente per il fatto di essere troppo Occidentali). Ovviamente, se vuoi rendere qualcosa dannatamente popolare, la prima cosa da fare è proibirla. La gente pagava un sacco di soldi per comprare dei jeans al mercato nero, e ci sono storie di persone che infastidivano i turisti Americani cercando di comprare i jeans che stavano indossando. 

 

  
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