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Il
passato non
demorde.
Le
scarpe nuove bagnarono il terreno
verde ed umido del cimitero.
Booth
varcò l’entrata dell’angusto teatro
di cadaveri, respirando l’aria malsana dei giorni di guerra
andati. I ricordi
non possono scomparire, sono parte di noi. Purtroppo è
così.
Lo
sguardo rivolto alle lapidi in
continuo aumento. Giorno dopo giorno.
Si
può vivere accettando queste
disgrazie?
Il
solo pensiero che anch’egli poteva
trovarsi lì, fu inquietante. Subito dopo
idealizzò che prima o poi ci sarebbe
andato lo stesso. Sottoterra. Come tutti.
Abbottonò
il giaccone nero in preda ad un
brivido di freddo. Infreddolito per il tempo o per il luogo? Difficile
trovare
una risposta esauriente.
Una
donna si avvicinò a lui, scrutandolo
con comprensione. Comprensione… strana cosa per lei.
Eppure,
in quel momento, poté sentire perfettamente
le grida delle vittime nella testa del suo partner. Provò ad
immaginare,
almeno.
Quel
maledetto omicidio aveva rovinato tutto,
portando a galla memorie dolorose.
Memorie
che non dovevano essere ricordate.
Preso
da un impeto di commozione, Seeley
portò la mano agli occhi per nascondere il rossore.
L’attenta
antropologa, però, se ne accorse
lo stesso.
Nel
momento in
cui stava per allontanarsi, voltando le spalle, Brennan
afferrò la mano
dell’uomo, fermandolo.
Notò
ancora una volta che la mano di
Booth fosse così grande e maschile, capace di racchiudere
senza difficoltà le
sue più piccole e femminili.
Sì,
proprio Temperance. Non erano cose
che faceva tutti i giorni. Quella, infatti, fu un’occasione
molto speciale. Il
suo partner stava chiaramente male ed aveva bisogno di aiuto.
Strano
pensare che Booth non avrebbe mai
voluto affidarsi a qualcun altro: un uomo forte che sa provvedere a se
stesso.
Ma
dinnanzi agli spettri del passato, chi
osa restare solo?
Particolarmente
colpito da quel gesto, la
guardò dritto negli occhi. Per la prima volta – o
quasi – si accorse che quegli
occhi erano davvero belli.
Brennan,
invece, si accorse che Booth
lacrimante le provocava una terribile stretta allo stomaco. Desiderava
aiutarlo, pur non sapendo come.
Qualcosa,
però, le venne in mente:
ricordò della confessione avvenuta pochi minuti prima,
quando entrambi si
trovavano sulla panchina.
Si
ricordò che quando poggiò la mano sul
braccio dell’uomo, fu lui dopo a cercarla e a stringerla.
Capì che tornare lì
per un ultimo sguardo probabilmente non fu una buona idea.
“Vogliamo
andare via?” aggiunse la
dottoressa, tenendo ancora salda l’unione di mani.
Si
allontanarono dal luogo, ritornando in
macchina.
Adesso
c’era un intero viaggio da dover affrontare.
Non solo per tornare a casa, ma anche per riprendersi dal proprio
passato. Per
Booth.
E
magari per scoprire qualcosa di
nuovo.