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Autore: KoreW    18/03/2012    2 recensioni
Da fuori si sentiva il rimbombo dei tuoni nella notte, i fulmini spezzavano l’aria e i lampi illuminavano pezzi di cielo ad intermittenza.
Nel castello tutto taceva, i quadri sonnecchiavano e i fantasmi si trascinavano formando una piccola scia argentata, persino Pix, che non era un tipo tranquillo, quella sera era immerso nel più tetro dei silenzi.
La causa?
Nessuno la sapeva, ma si sa, a volte ai fantasmi piace crogiolarsi nel silenzio.

Primo anno su EFp e una storia vecchia e anche un pò strana...
per ringraziare tutte le persone che sono stata con me fino ad adesso.
recensite, se vi va.
Baci ♥
Alyssia98
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Angolo autrice
Primo anno su EFP…
Grazie a questo sito ho capito quanto amassi scrivere e quante altre persone nutrano le mie stesse passioni.
Questa fic non è né tanto bella né merita di essere letta, ma comunque mi sembrava la più adatta da dedicare a tutte quelle persone che mi vogliono bene. L’ho scritta tempo fa, quando ancora il mi stile non era mutato e, forse, migliorato, ma ho deciso di pubblicarla adesso per una serie di svariati motivi che non sto qui ad elencare.
Vorrei ringraziare la mia migliore amica, che ha ufficializzato il possedimento di Al Potter e guai a chi glielo tocca. Mi sostiene sempre e mi da palate di ispirazione nei momenti più critici dei miei scleri.
Gra Gra 96 e Terry che recensiscono praticamente ogni capitolo della mia long e che non ringrazio mia abbastanza per essere fantastiche. Grazie ragazze per tutto il sostegno.
Ringrazio chi mi segue, chi mi ricorda e chi mi preferisce. Quelle sei persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti e anche chi apre la finestra e legge le mia fic in silenzio.
Ringrazio la regina Rowling per avermi fatto scoprire Harry Potter e il suo magico mondo e anche per avermi fatto amare i James Potter della saga e i Malandrini.
Ringrazio tutte voi che probabilmente leggerete questa schifezza e probabilmente (anche se non ci spero) la recensirete.
Grazie EFP, mi hai fatto scoprire un mondo intero fatto di pagine word e parole: cosa c’è di meglio?



                                                                                                   Friends
                                                

Da fuori si sentiva il rimbombo dei tuoni nella notte, i fulmini spezzavano l’aria e i lampi illuminavano pezzi di cielo ad intermittenza.

Nel castello tutto taceva, i quadri sonnecchiavano e i fantasmi si trascinavano formando una piccola scia argentata, persino Pix, che non era un tipo tranquillo, quella sera era immerso nel più tetro dei silenzi.

La causa?

Nessuno la sapeva, ma si sa, a volte ai fantasmi piace crogiolarsi nel silenzio.

La pioggia batteva nelle finestre e uno scroscio ovattato entrava fin dentro le mura del castello di Hogwarts.

Dei passi piccoli e ritmati  rimbombavano tra le pareti, destando qualche espressione stupita.

Una ragazza, dai capelli argentei e ricci, vagava senza meta per il castello, però non pareva fosse conscia delle sue azioni, anzi, sembrava addirittura addormentata.

Aveva un pigiama turchese con delle stelle argentate sopra e delle scarpe rosse ai piedi, che stonavano non poco con i tenui colori degli indumenti.
Aveva le braccia in avanti e si muoveva lentamente e barcollando.

Non aveva una meta ben precisa e non sembrava volersi svegliare, i capelli ondeggiavano e a volte venivano rischiarati dalla luce dei lampi.
Andava dritta, fino alla fine del corridoio, dove andò a sbattere contro una porta.

Si ridestò da quello stato di sonnambulismo e scosse la testa.

- Dove… dove sono?- i suoi occhi, grandi e blu, scrutavano il luogo, cercando di capirne l’ubicazione.

- E questa porta?- disse sognate, sfiorandone la superficie nodosa e leggermente storta.

Afferrò la maniglia di ferro e aprì lentamente la porta, una sensazione di gelo la avvolse.

- Che stanza curiosa… - si diceva.

La stanza era vuota, se non per un soprammobile coperto da un velo spesso e bianco, la ragazza vi si avvicinò e lo scrutò con sguardo curioso e sognante.
 - Quest’oggetto è pieno di Gorgosprizzi! Papà mi aveva avvisato che potevano essercene nelle stanze di Hogwarts-

Girò intorno a quell’oggetto, che si ergeva fino al tetto della stanza, fino a che non si decise di scoprire cosa vi fosse sotto quel telo.

Appena lo tolse ne uscii un alone di polvere che la fece tossicchiare un po’.

Lo guardò: davanti a lei si ergeva un bellissimo specchio dalla cornice d’oro e dei leoni dorati a sorreggerlo, sopra c’era un scritta:
 Erouc li am otlov li ottelfir non.

  Luna la interpretò subito:

- Non rifletto il volto, ma il cuore- disse piano.

Quello strano oggetto la incuriosiva e poi ebbe lo strano impulso di sedervisi di fronte e specchiarvisi, ma non vide il suo volto, bensì il suo desiderio del cuore.

Al centro dello specchio apparvero ragazzi senza volto che la tenevano per mano e le sorridevano, con lei che rideva felice.

Amici… pensò Luna.

A Hogwarts non ne aveva, troppo diversa, troppo “Lunatica”…

Lunatica… così la chiamavano molti, lei sapeva di esserlo, ma non se ne curava, lei era fatta così.

Vedeva quei volti senza occhi sorriderle e abbracciarla, erano tanti, tutti diversi e Luna si stava cullando quella sensazione di felicità apparente.

I suoi occhi si erano fatti più grandi e aperti, sul viso le era spuntato un sorriso e si dondolava distrattamente con il busto. Il pavimento era freddo, ma non le importava, vedere tutte quelle persone intorno a lei la faceva sentire amata e non se ne sarebbe andata via.

Poi provò a toccarli, ma la sua mano scivolò lenta su per la superficie liscia e trasparente dello specchio.

Non erano veri, ci aveva creduto per un attimo, ma cullarsi nei sogni era diverso rispetto alla vita reale.

Una piccola lacrima solitaria solcò il suo volto e si alzò meccanicamente da terra.

Avrebbe tanto voluto degli amici in quel momento.

Amici…

Un giorno anche lei li avrebbe avuti, lo sapeva benissimo, se lo sentiva, doveva solo aspettare un po’ e di tempo, lei, ne aveva quanto ne voleva.

Uscii in silenzio dalla stanza, senza mai voltarsi indietro per specchiarsi di nuovo in quello specchio, e si chiuse la porta alle spalle.

Decise che non vi avrebbe più fatto ritorno e si diresse lentamente verso la torre di Corvonero.

La pioggia batteva ancora incessantemente e lei sorrise alla luna che era a tre quarti.

Lei era un po’ come la luna nel cielo.

Quella si poteva vedere solo di notte ed era accompagnata dalle sue amiche stelle.

Luna si poteva vedere solo se la si conosceva realmente e quando sarebbe accaduto, anche lei avrebbe avuto tanti amici.

Salì su per il dormitorio femminile e si infilò nel suo letto, attenta a non svegliare le sue compagne.

Chiuse le tende spesse e blu del baldacchino e con un lieve movimento della bacchetta fece spuntare tante scintille luminose che fluttuavano a mezz’aria: erano le sue stelle personali.

Ed eccola lì, la Luna con le sue amiche stelle che l’accompagnavano nel più dolce dei sogni della notte.

Luna avrebbe aspettato e un giorno avrebbe avuto anche lei degli amici come quelli nello specchio.

  
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