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Autore: cardcaptorvincy    19/03/2012    3 recensioni
Vincitrice del contest di san valentino del Detective Conan forum
Conan è fuggito dall'organizzazione, ma è stremato, si regge a malapena in piedi e la pioggia non aiuta.
Si ritrova costretto a bussare a casa Agasa.
Cosa succederà ora?
“La febbre è molto alta, hai rischiato di morire due giorni fa, se non ti avessi curato con quello che c’era in casa, probabilmente non avresti superato la notte…” Ai abbassò lo sguardo e ricacciò le lacrime di sollievo indietro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       San Valentino

 

Conan era stremato, pochi minuti fa era riuscito a scappare da loro, ma sotto la pioggia e col fiatone era sicuro che gli fosse almeno venuta la febbre.
Non aveva avvertito Ai, non poteva metterla in pericolo, e poi era sicuro che lei gli avrebbe impedito con tutta se stessa di andare a quell’incontro tra Gin e un nuovo membro dell’organizzazione : Assenzio.
Quest’informazione era arrivata da una fonte inaspettata proprio due giorni prima: il 9 Febbraio ,infatti, Conan aveva ricevuto una lettera firmata da Vermouth che lo avvertiva del pericolo.
Strascicò i piedi fino al cancello della casa di Agasa.
Busso al campanello sperando che il dottore fosse in casa, le sue preghiere non furono esaudite, almeno non del tutto.
Il cancello fu aperto da Ai che, non appena lo vide, quasi strisciante e con il fiato mozzo dalla stanchezza, lo accolse in fretta sotto il suo ombrello e lo fece entrare in casa.
“Stai Bene?” fu la prima domanda della giovane scienziata, che scrutava Conan con sguardo preoccupato.
“Si sto…” la vista gli si appannò all’improvviso e svenne sul divano.
L’ultima cosa che vide era Ai che, preoccupata, si avvicinava a lui di corsa.
Si svegliò dopo quelle che a lui erano sembrate ore, ma che in realtà furono la bellezza di due giorni.
Si trovò steso nel letto della camera degli ospiti, Ai era seduta al suo fianco, addormentata su di una sedia.
Conan provò ad alzarsi ,ma un dolore alla testa lo costrinse a stendersi con un gemito di dolore che svegliò Ai.
Conan si voltò verso di lei che era ancora seduta sulla sedia ad osservarlo.
Erano passate due ore da quando lei gli aveva detto ciò che era successo e del fatto che fossero passati due giorni.
“Ma dov’è il dottor Agasa?” chiese Conan non appena fu capace di parlare.
“Ad un convegno in America, non sarà di ritorno prima di venerdì prossimo.” Gli rispose Ai.
Conan allungò un braccio verso il bicchiere d’acqua che Ai gli aveva portato poco fa.
Trovava strano che non avesse fatto storie quando glielo aveva chiesto, doveva essere davvero preoccupata per lui, e questo non lo aveva affatto tranquillizzato.
“Ai parlami chiaro…” cominciò Conan “Quanto sto male?” Ai non fu affatto sorpresa dalla domanda e rispose cercando di sembrare tranquilla.
“La febbre è molto alta, hai rischiato di morire due giorni fa, se non ti avessi curato con quello che c’era in casa, probabilmente non avresti superato la notte…” Ai abbassò lo sguardo e ricacciò le lacrime di sollievo indietro.
“Grazie, allora…” Disse Conan, quelle parole colpirono Ai al cuore “Ma Ran non ha chiesto di me?”
Ecco lo sapeva che quel momento sarebbe arrivato, era sicura che Conan avrebbe pensato a lei molto presto.
“Le ho detto che avresti passato la notte qui perché non potevi tornare a casa data la febbre che avevi, e lei ha detto che, siccome il padre era stato chiamato per un caso fuori dal paese, avresti dovuto passare qui un po’ di tempo. Ovviamente ho dovuto usare la voce di Agasa.” Disse indicando il papillon sul comodino con un cenno della testa.
“Aspetta, hai detto che sono passati due giorni?” chiese Conan come in preda al panico
“Sì, so a cosa stai pensando, domani è San Valentino e la tua principessa si arrabbierà se non le invii almeno un messaggio” disse quelle parole con un tono acide, un tono che non le apparteneva, se non quando era arrabbiata o… triste
-Ma perché dovrebbe essere triste?- si chiese Conan
Ai mise una mano sulla fronte di Conan e poi posò la sua fronte sull’altro lato della mano.
Conan si trovò ad arrossire alla vicinanza della scienziata.
Era da un po’ che tutto questo accadeva, e lo trovava estremamente strano.
“Hai ancora la febbre, ma è scesa, comunque ti conviene dormire un altro po’” Ai si alzò dalla sedia si diresse vero la porta.
Conan guardò l’orologio, erano le 10 di sera.
“Dove vai?” chiese Conan ad Ai prima che quest’ultima uscisse dalla stanza.
“A lavorare sull’antidoto. Ricordi?” le chiese ironicamente lei
“Ma se sono le 10” le rispose ancora Conan preoccupato per la scienziata “dovresti dormire”
“Non preoccuparti ci sono abituata” Ai gli sorrise per tranquillizzarlo, un vero sorriso, un sorriso che smorzò il fiato di Conan e che lo fece tacere.
Conan si addormentò e si svegliò la mattina dopo, si sentiva decisamente meglio, e poi era il 14 febbraio: La festa degli innamorati.
Eppure non si sentiva come al solito, si sentiva strano, vuoto.
Si alzò comunque e si diresse in cucina, notò che Ai non si era ancora svegliata, così decise di prepararle la colazione.
Ai sentì l’odore di cibo dal suo laboratorio nello scantinato, così, dimentica di ciò che stava succedendo, si alzò per andare a fare colazione.
Trovò Conan sui fornelli intento a spegnere il fuoco e a posare l’ultimo piatto sulla tavola.
A quel punto ricordò ciò che era successo e si avvicinò preoccupata a Conan
“Come ti senti?” chiese Ai facendolo sobbalzare
“Buongiorno no eh?” chiese Conan ironico “Comunque mi sento bene, grazie a te…”
“Non credevo sapessi cucinare…” disse Ai
“Beh ho vissuto da solo per un po’, di certo non potevo sempre mangiare fuori” le fece l’occhiolino Conan
“E a cosa devo tutto questo?” chiese Ai sedendosi a tavola e versandosi della spremuta d’arancia.
“Beh mi hai salvato la vita…” Ai arrossì “Dovevo pur ringraziarti” le sorrise Conan
“Sai bene che non ce ne era bisogno… comunque grazie.”
“E poi è San Valentino.” Ai arrossì ancora
“La festa degli innamorati…” completò lei. Un’ ombra di tristezza passò sul suo volto.
“Cosa c’è Ai? Qualcosa che non va?” chiese Conan avvicinandosi a lei
“No è solo che questa festa mi ha riportato alla mente un brutto ricordo…” disse lei
“Ti va di parlarne?” chiese Conan
“In questo giorno esatto, 10 anni fa… ho compiuto il mio primo omicidio…” Disse lei all’improvviso.
Conan la abbracciò d’istinto cercando di coprirla mentre lei piangeva sulla sua spalla.
“Non preoccuparti, ora non sei più così, ora sei con me non con loro.” Le disse Conan Consolandola.
“Scusami…” disse Ai staccandosi da lui e asciugandosi le lacrime.
“Di cosa?” cominciò Conan “Quando ne avrai bisogno io sarò sempre con te…”
“Magari fosse così” mormorò ad un filo di voce Ai
“Come?” le chiese Conan
“Nulla…” Disse Ai alzandosi ed andando verso il bagno.
-Col cavolo niente, ti ho sentita Ai hai detto “Magari fosse così”, perché fai questo?-
Ai si appoggiò alla porta del bagno e pianse in silenzio facendo si che Conan non la sentisse.
“Ti amo” sussurrò Ai con un filo di voce.
Erano passate ore da quando Ai era entrata in bagno, certo era uscita, ma Conan non le si era avvicinato, aveva paura di avvicinarsi troppo a lei da quella mattina, quando, dopo averla abbracciata, il suo cuore aveva battuto molto più velocemente, ma cosa significava?
Ai si ripresentò in cucina quella sera per preparare la cena.
Trovò Conan sporto dalla finestra, a guardare la luna piena che illuminava, insieme alle stelle, il cielo notturno, che sarebbe stato, altrimenti, buio e senza luce.
Si avvicinò a lui e si mise al suo fianco.
“Come ti senti?” chiese Ai.
Conan non smise di guardare la luna, anche per nascondere il rossore che la vicinanza di Ai gli stava causando
“Bene, grazie.” Le rispose Conan avvicinandosi a lei e mettendole un braccio attorno alle spalle.
Anche Ai arrossì al contatto con il ragazzo.
“Ti amo” il cuore di entrambi saltò un battito, quando all’unisono dissero queste parole.
Entrambi si voltarono, sorpresi a guardarsi negli occhi e Conan Baciò Ai.
Il dolce sapore di quel bacio venne attaccato da quello salato delle lacrime di Ai.
“Perché stai piangendo?” le chiese Conan staccandosi dalle sue labbra
“Perché sono felice. Perché sono felice…” gli rispose lei riprendendo il bacio.

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