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Autore: Night Sins    18/10/2006    2 recensioni
... Per una volta che ci aveva quasi creduto; per una volta, dopo tanto, che si era di nuovo aspettato qualcosa, ecco che puntualmente aveva subito l'ennesima delusione...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Prima di iniziare, le giuste precisazioni...
Questa ff è nata dopo aver letto la splendida ff di Mircalla "White flag" e vuole rappresentare la stessa serata, solo descritta dal punto di vista di un altro personaggio...
ovviamente ho scritto e chiesto il permesso a lei, prima di scrivere e di postare la ff ^^ e, se non le dispiace, vorrei dedicargliela perché è stata molto gentile e comprensiva con me!! ^__^



Natale...

Un altro Natale in solitudine per lui, abituato a passarlo lontano dai parenti e, prevalentemente, a lavoro.
Da ormai dieci anni a quella parte, il 25 Dicembre, non era più un giorno gioioso e dedicato alla famiglia... Non aveva più una famiglia e questo era colpa esclusivamente di una persona: Rowan Chase, suo padre.

Ma quell'anno sarebbe dovuto esser diverso.
Erano quasi dodici mesi che ci pensava, da un intero anno che se lo prospettava almeno più sereno del solito ed invece...
Per una volta che ci aveva quasi creduto; per una volta, dopo tanto, che si era di nuovo aspettato qualcosa, ecco che puntualmente aveva subito l'ennesima delusione.


"Vengo a trovarti a Natale."
Aveva finalmente sorriso all'uomo che tanto aveva odiato, e amato, per tutta la sua vita; e lui, guardandolo negli occhi, aveva annuito in silenzio senza avvertirlo che ciò non sarebbe mai stato possibile, che si stava creando l'ennesimo castello di sabbia. Un castello che era stato distrutto da un'onda violentissima solo due mesi dopo esser stato eretto e che stava quasi per far affondare lui stesso, lasciando un solco che persisteva nonostante il tempo trascorso.


"L'ultima... Non potrai deludermi mai più..." si disse amaramente mentre si alzava dal tavolo della cucina dirigendosi in bagno, dove si fermò davanti allo specchio.
Il riflesso gli mostrava un uomo di trent'anni, i biondi capelli in disordine e gli occhi azzurro-verdi gonfi dal pianto.

"Non sono più un ragazzino... Devo smetterla di comportarmi così...", scosse la testa e poi aprì il rubinetto dell'acqua per sciacquarsi il viso.

Doveva andare al Princeton Hospital, aveva cambiato il turno ad Allison per permetterle di andare a trovare la sorella che aveva da poco avuto un figlio.


La giornata si sarebbe potuta definire normale, se solo quel pomeriggio House non lo avesse bloccato proprio prima di salire in macchina per tornarsene a casa.

-Ho finito il mio turno.- disse il biondo, sulla difensiva.
-Lo so.- rispose il proprio capo -Hai da fare questa sera?-
-Non ho niente in programma.- si ritrovò ad ammettere semplicemente, non poco stupito della domanda che gli aveva rivolto.
-Bene.Vengo a prenderti alle 20.00, andiamo a cena da Wilson.- annunciò il diagnosta altrettanto semplicemente, come se fosse la cosa più logica e naturale che avesse potuto dire.
-Cosa? Perché?- Chase non sapeva cosa dire, o tanto meno se l'uomo lo stesse prendendo in giro e non capisse dove si trovava l'imbroglio.
-Mi ha invitato... o meglio, Julie lo ha fatto attraverso lui...- rispose con una smorfia.
-Ed io che c'entro?-
-Wilson ha detto che devo portare qualcosa che lo sorprenda, quindi guai a te se gli dici qualcosa! Passo alle 20.00.- gli ricordò il moro allontanandosi e lasciando un Robert Chase pressappoco sconcertato.


Come promesso, alle 20.00 in punto, Gregory House si trovava davanti all'appartamento del suo dipendente.
-Sei puntuale... Non lo avrei detto.- ammise Chase aprendo la porta.
-A dire il vero, a quest'ora dovevamo già essere da Wilson...- disse innocentemente mentre il biondo si voltò a guardarlo con occhi spalancati -E lascia perdere la cravatta, tanto è una cosa informale!-
Osservandolo bene, Robert poté constatare che House aveva preso < l'informale > molto alla lettera, era vestito né più né meno come si vestiva quando andava al lavoro: giacca, camicia (sbottonata) e una maglietta sotto.


Durante tutto il tragitto in macchina si chiese che cosa ci facesse lui lì, al fianco di House che guidava, diretti a casa di Wilson.
Si domandò perchè avesse accettato a partecipare alla messa in atto di quella strana idea del diagnosta, che nasceva dall'aver preso alla lettera, di nuovo, le parole dell'amico che lo invitava a sorprenderlo.
"Non avevi niente di meglio da fare, ed infondo non ti andava di passare la serata di Natale, di questo Natale, da solo." si rispose.


Erano le 20.30 passate quando arrivarono; House, davanti a lui, suonò il campanello e solo dopo alcuni scambi di battute il padrone di casa si accorse di lui; lo stupore iniziale lasciò il posto alla solita cortesia che era parte del medico, mentre House era contento di esser riuscito nella 'missione' che gli era stata affidata.


Quel che ne seguì fu ciò che di più strano si sarebbe mai potuto aspettare di vivere.
Era come un pesce fuor d'acqua o il protagonista di un sogno fantastico, in cui ciò che percepiva non era sufficiente a fargli comprendere quel che stava avvenendo.
Lui e la signora Wilson cercavano di intavolare un discorso di cortesia per far passare in modo tranquillo la serata, ma gli altri due dottori uscivano dagli schemi senza preavviso e senza avvertire delle loro regole, criptiche e incomprensibili a chi non le conosceva.
Si accorse una volta di più di quante cose potevano nascondersi dietro un solo sguardo, di come la realtà potesse esser manipolata e modificata a proprio piacimento usando i giusti metodi e che i due amici erano perfettamente padroni di tali arti.

Era a disagio; osservava ogni tanto Julie Wilson, a disagio quasi quanto lui (se non di più) nonostante si trovasse nella propria abitazione con l'uomo che aveva sposato, ma che in quell'occasione sembrava distrattamente cosciente della presenza sua e del biondo.

Una parte di lui però non poté far a meno di ringraziare House per non avergli fatto passare quella sera da solo, anche se non era certo semplice star lì.


Fu un sollievo quando il proprio cercapersone suonò, era rimasto principalmente per buona educazione e perché non se l'era sentita di lasciare da sola la donna; si congedò da lei e dai colleghi e, una volta uscito, chiamò un taxi.

Nella nebbia, Robert Chase pensò che infondo quello era stato un Natale diverso dal solito e, probabilmente, dal giorno dopo avrebbe guardato con occhi diversi anche i due dottori.




Fine.



Ringraziamenti:
Inanzi tutto a Mircalla per aver scritto la ff "White Flag"! Non mi stancherò mai di dire che è molto, molto, molto, molto bella!! ^__^
Poi a tutti coloro che ho fatto perdere nell'aiutarmi dietro una singola frase (XDD) ossia:
la mia sis Laura (tvttttb tessora *__* ricorda di non dar mai retta a Jimmy! ^^ "Grazie..." -.- ndJimmy Non c'è di che! ^__^ "..." -__-'''' ndJimmy)
a Luca, che è riuscito a farmi capir il problema di fondo XDD (tvtttb anche a te, boss ^.^)
ed infine, alla mia tessoruccia Lara, aka lilyblack (senza di te, non credo avrei pubblicato tanto presto questa ff!! XDD tvttttb!! :*******)
   
 
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