Avanzava nella nebbia, il capo chino, senza voltarsi indietro. Il suo volto era celato da uno spesso mantello di lana grezza, di un nero stinto e polvroso. Il suo incedere era calmo, misurato e quasi stentato,nell'ora che precedeva l'alba. Il gelo era ancora pungente e l'aria si rapprendeva attorno agli occhi scuri appena visibili dell'uomo. Non un muscolo rivelava tensione o paura nello stato d'animo di Snape. Il suo volto già segnato dalle prime rughe dell'età era liscio e imperturbabile, era il volto di chi non è diretto verso nessun luogo particolare. C'era in quei tratti duri, quasi aquilini eppure stranamente belli un non so che di innaturalmente fisso, di quasi ieratico. Nessuna emozione guizzava, al momento, su quelle labbra serrate, pallide, celate al freddo impietoso. L'uomo risaliva il terreno accidentato che portava al lato ovest della massa scura e incerta di una antica costruzione senza il minimo affanno. arrivato su un terrapieno, l'uomo si guardò nervosamente intorno, con un guizzo subitaneo del collo, scrutando il vuoto della massa compatta e bianca che si esyendeva alle sue spalle sottili, oltre il suo corpo esile e salnciato. nel gesto, qualche ciocca di capelli era sfuggita dal cappuccio del pesante mantello di velluto e seta che copriva la sua tunica lisa e logorata dall'uso. la sua presenza contrastava singolarmente con la sacca che l'uomo portava in spalla, dal fondo consunto fino quasi a staccarsi del tutto. Pochi oggetti erano contenuti li dentro, e di nessuno di essi Severus avrebbe avuto davvero bisogno, durante quel giorno. Un debole chiarore filtrò dalle nubi serrate a corpire il sole come una cortina minacciosa e invalicabile di gelida pioggia. Abbastanza da ferire la sua carne, da indurlo a socchiudere le palpebre sulle iridi scure. Quell'unico raggio di sole lo incalzò lungo propria strada come una sorta di muto incitamento. Per un attimo, il bedole chiarore sfavillò sull'iride fremente, che si controceva come fuoco vivo: gli occhi di quell'uomo non erano affatto neri. La sua pelle non era affatto semplicemente pallida. Era Cerea. ... la sua è la pelle di chi vivrà per smepre. I suoi non sono gli occhi di un essere umano. Sono gli occhi di chi non può più morire. Il Sole rotolava lento nel suo carro, inesorabile, inarrestabile. Non era ancora l'ora, ma quasi. L'oscurità cingeva ancora d'assedio la valle, mischiandosi alla rugiada e alla nebbia recidive. laggiù, verso l'orizzonte, più lontano, le stelle irradiavano ancora un chiarore metallico, stranamente vivo. Sembrava che il sole, semplicemente, si fosse via via sbiadito, e fosse prossimo a spegnersi di fronte a una notte eterna. Severus Snape si portò una mano guantata di nero allo sguardo corrucciato, e riprese a camminare...la sua bocca si torceva, mentre si affrettava a raggiungere la sua dimora, e il suo covo sotterraneo.