Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Caroline Granger    19/03/2012    2 recensioni
Prima fanfiction che ho scritto su questo fandom. Quando l'ho pubblicata il 13 marzo credevo di farne una one-shot ma nel giro di una notte mi è venuta voglia di trasformarla in una long-fig.. I protagonisti principali saranno Conan/Shinichi, Ayumi e Ran.. Chissà cosa accadrà.. Bè non vi resta che leggere.
Tratto dal primo capitolo:
"...Si sentiva maledettamente in colpa per doversene andare e lasciare quella sofferenza dietro. Ma sapeva anche che era ora di lenirne altra che durava da troppo tempo..."
In questo momento sono bloccata con la fanfiction XD spero di riuscire a riprenderla al più presto.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Detective Boys, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Buona sera.
Dopo essermi dileguata per alcuni giorni nel nulla eccomi che sono tornata con un nuovo capitolo. Ormai le idee crescono come funghi e dopo averci
ragionato sopra credo proprio di sapere come concludere questa storia. Certo potrò sempre cambiare idea. Modificarsi e fare l’esatto opposto è caratteristica
umana e io come tutti voi appartengo a questo genere. Voglio ringraziare coloro che hanno recensito, messo tra le seguite o tra le preferite o, ancora,
semplicemente letto il capitolo. Per me è importante che possa svolgere la mia passione, la scrittura e far lavorare il mio cervello al di fuori di ciò che
concerne l’università, insieme a tante altre persone.

Un piccolo accenno alla trama. Qui Conan berrà per l’ultima volta, si spera, l’antidoto all’APTX4869 per ritornare ad essere Shinichi Kudo. Ma ancora
non sa che un problema è proprio dietro l’angolo. Andiamo a scoprire insieme qual è.

P.S. la parte scritta in corsivo è un flashback di ciò che è accaduto qualche ora prima. L’ho scritto comunque.

 
VOLEVA SOLO SCAPPARE.
 
Correva e non riusciva a smettere di mettere un passo dinanzi all’altro. Il fiato cominciava a mancarle ma non le importava. Doveva mettere quanta più
distanza poteva tra lei e LUI. Lui che tante volte l’aveva vista piangere e altrettante l’aveva consolata, le aveva mantenuto segreto una cosa così importante.
Chi era lei? Era la prima persona che passeggiava per strada e quindi indegna di fiducia? Molte volte aveva provato che era degna della fiducia di chiunque,
non riusciva a credere di essere stata tradita da lui.
Arrivò in una via sconosciuta e decise di fermarsi. Appoggiò la fronte al muro dietro di sé e la fredda pietra ebbe il dono di calmarla un momento. Dopo un
paio di minuti in cui riprese fiato si sedette su un muretto e si strinse le gambe al petto pensando a quello che aveva appena visto.
 
Qualche ora prima
 
Finalmente Conan aveva stabilito il momento in cui avrebbe assunto l’antidoto. Sarebbe stato a casa sua, in quella biblioteca nella quale spesso si rifugiava
a leggere. Leggere e analizzare tutti i microscopici dettagli di un caso, ecco quali erano i suoi passatempi preferiti. Aveva detto a Ran che andava dal professor
Agasa a provare un nuovo videogioco inventato dall’uomo.

 
– insomma Conan pensi solo a giocare. Hai diciassette anni e ancora pensi a queste cose? Ah chi li capirà mai vuoi uomini.
 
Aveva sbuffato scherzosamente Ran, scompigliando i capelli del ragazzo, che per lei era diventato un fratello minore. Ogni volta che lo guardava una piccola
fitta di dolore le trapassava il petto. Qualche giorno prima Conan le aveva detto che da lì a poco sarebbe dovuto partire con i suoi genitori e si sarebbe trasferito
negli Stati Uniti. Nessuno si poteva immaginare come avrebbe reagito la ragazza. Sarebbe scoppiata in lacrime? Avrebbe opposto resistenza? Oppure ancora
non avrebbe fatto assolutamente niente richiudendosi in sé stessa?

Niente di tutto ciò. Alle parole di Conan sorrise, felice che suo fratello potesse tornare dalla sua famiglia. Ma dentro di sé sentiva un’altra ferita che le colpiva il
cuore. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, e si continuava a ripetere che dieci anni accanto a lui erano stati un bel regalo. Ma nascose
questo pizzico di malinconia agli occhi del ragazzo, era giusto che lui potesse tornare dai suoi genitori. Lo tartassò di mille domande, su qualsiasi cosa le
passasse per la mente.

Dove sarebbe andato a vivere, quale scuola avrebbe frequentato, erano due delle molteplici domande che Conan riuscì a ricordare, talmente grande era il
flusso di parole che Ran gli rivolgeva.

 
– appena ti sarai sistemato verrò a trovarti. Non mi interessa dei soldi che dovrò spendere per arrivare fin negli Stati Uniti. Li spenderò ben volentieri.
 
Conan non aveva avuto il coraggio di dirle che non si sarebbero rivisti mai più, non dopo aver visto la reazione disperata di Ayumi. Aveva semplicemente
sorriso di rimando e fatto cenno di sì con il capo. Nel silenzio di camera sua si era messo a riflettere e la conclusione era le seguente: se Conan non spariva,
Shinichi non poteva tornare.

 
– Ran ti senti bene?
 
La ragazza si era scossa dai suoi pensieri riguardanti la notizia di qualche giorno prima, e aveva inclinato le labbra:
 
– si Conan tutto bene. Non ti preoccupare.
 
Uscì dalla stanza portando con sé il vassoio su cui prima vi erano poggiati due succhi di frutta. “Non era necessariamente un addio” aveva pensato la ragazza.
Intanto Conan dopo qualche minuto decise di ritornare a casa. Era arrivato il momento.
Nell’ora successiva non riuscì a stare calmo nemmeno per un secondo. Gironzolava in giro per casa, dentro e fuori dalle varie stanze, su e giù per le scale
per vedere ancora una volta con gli occhi del diciassettenne Edogawa, sentendo un eccitazione palpitante che lo invadeva dalla cima dei capelli fino alle
punte dei piedi. Era una di quelle rare, rarissime volte in cui il ragazzo sentiva che poteva perdere il controllo di sé. Avrebbe voluto urlare al mondo di quanto
fosse felice ma era riuscito a trattenersi dall’abbracciare le persone che incontrava per strada. Finalmente sentì una persona che lo chiamava a gran voce.
Corse alla porta e vide che si trattava di Ai:

 
– Conan sono io, Ai. Con me c’è anche il dottor Agasa. Ho tutto ciò che ci serve.
 
Il ragazzo fece entrare l’amica e il professore, carichi di aggeggi elettronici e li condusse in biblioteca. Lì era già preparato un divano su cui Conan si sdraiò.
Ai si sedette al computer e cominciò a battere frenetica sui tasti della tastiera borbottando tra sé e sé

 
– dieci anni. Mi ci sono voluti dieci anni per trovare questo maledetto antidoto, ma per fortuna ci sono arrivata. Posso considerarmi un genio. – per poi tirare
fuori dei cavi rossi e blu che vennero applicati sul capo e sul petto del ragazzo – in questo modo posso controllare i tuoi parametri cerebrali e fisici ed 
evitare qualunque rischio.

 
Spiegò con calma la ragazza ad un’occhiata storta da parte di Conan vedendo tutti quelli che non faticava a definire tentacoli, attaccati al corpo. Ai, da una
tasca interna del lungo camice bianco che indossava, trasse una piccola fiala.

Eccola lì, l’antidoto all’APTX4869, brillante, sembrava che dovesse emanare luce propria, o almeno questo appariva a Conan che guardava quel liquido
biancastro come se fosse ciò che di più prezioso avesse mai visto. Con bramosia prese con le mani tremanti il contenitore. Lo mise in controluce e dagli
occhi partì una scintilla.

 
– Bentornato Kudo Shinichi.
 
La bevve tutto d’un fiato. Nonostante il sapore amaro e nauseabondo, lo ingoiò senza fiatare per poi rilassare tutti i suoi muscoli in attesa delle reazioni.
Rimase a fissare il vuoto per circa un minuto. Poi ecco che cominciò il primo spasmo che lo colpì dritto al cuore, poi un secondo, e ancora un terzo. Sentiva
l’intero corpo scaldarsi, la febbre salire improvvisamente e un dolore che lo pervadeva ovunque. Eppure non pronunciò nulla. Se ne stette lì in silenzio,
trattenendo ogni singola parola che voleva uscirgli prepotente dalla bocca e focalizzava tutta la sua volontà su un volto, il suo volto. Il viso di Ran gli sorrideva
felice, non sembrava un sorriso rivolto a Conan Edogawa, era un’espressione che aveva sempre e solo usato con Shinichi.

Nella sua immaginazione si vide avvicinarsi, allungare una mano ormai adulta e asciugarle quella piccola lacrima che era riuscita a scappare dal labirinto
delle sue ciglia. Sentì il contatto della sua pelle fresca e morbida sotto le sue mani e il solito sorriso, dai tratti sbruffoneggianti, comparve sul suo viso. In quel
momento l’immagine di lui e Ran si bloccò all’improvviso. E poi piano piano, la vide allontanarsi. Ran rimase completamente immobile a sorridergli mentre
Shinichi cominciava a correre sperando di raggiungerla ma non vi era verso. Più si sforzava, più l’immagine sfocava e si allontanava.

Aprì gli occhi di scatto. Ci mise un paio di secondi a capire cosa era successo. Aveva avuto un’allucinazione. Ran non era veramente lì. Solo un sogno. Si
alzò di colpo e la vista gli si appannò per un momento. Ai si piegò su di lui e lo risospinse sul divano. Gli puntò una luce negli occhi, gli misurò la febbre e la
pressione e dopo quello che parve un’eternità parlò:

 
–Shinichi sei completamente te stesso ora. – sorrise per un momento e proseguì – sai è strano vederti così.
 
Gli porse uno specchio e finalmente dopo dieci anni Shinichi Kudo potè rivedere il vero sé fisico. I tratti ancora fanciulleschi presenti fino a qualche minuto
prima era scomparsi, lasciando il posto ad altri più decisi e spigolosi. Shinichi scorreva frettoloso le mani su tutto il viso assaporando il ritorno alla realtà.

 
– non so davvero come ringraziarti Haibara e..
 
Non finì la frase perché sentirono il rumore di un vaso rompersi. Shinichi si alzò dirigendosi nella direzione da cui era provenuto il suono e appena vide
chi era sentì la bocca diventare secca. Davanti a lui, con un le lacrime agli occhi e un’espressione impaurita c’era Ran. La ragazza guardò prima lui, poi
i cocci del vaso e bisbigliò:

 
– scusa..
 
Poi senza voltarsi indietro scappò. Ran corse fuori dalla porta sentendo presto il fiato diventare corto. Era andato a casa di Shinichi pensando di dare una
sistemata, credendo che Conan non avesse fatto molte pulizie e quando aveva visto il ragazzo con Ai e il professor Agasa fermi al centro della biblioteca,
sentì il bisogno di nascondersi ad osservare la scena. Nessuno si poteva immaginare il suo viso quando vide il corpo di Conan allungarsi e cambiare in
maniera così repentina. Nel momento in cui tutto era finito e vide in volto Conan senza gli occhiali, il suo cuore mancò un battito. Shinichi, Shinichi era lì
a pochi metri da lei. No, non Shinichi, quello era Conan si disse mentalmente. Ma quando sentì Ai chiamarlo con il vero nome, la realtà piombò su di lei
in un momento. Quella situazione era troppo strana, troppo particolare che la sua mente non era riuscita ad elaborare. Era indietreggiata e senza
accorgersene aveva urtato un vaso facendolo cadere. Nel momento in cui Shinichi le fu vicino, non riuscì a guardarlo a lungo in volto. Si scusò per il vaso
e corse fuori.

 
E ora si trovava lontano da lui, seduta su un muretto a fissare il vuoto. Aveva pianto tante volte, aveva sperato altrettante volte di sentire il suo tocco, ed ora
era venuta a sapere che lui le era sempre rimasto vicino. L’aveva sentita professare il suo amore per lui molte volte. L’aveva abbracciata consolandola,
facendola sentire protetta. Le lacrime di poco prima ricominciarono a scorrere. Presto venne colpita da un moto di rabbia. Perché Shinichi non le aveva
detto niente? C’erano stati tanti momenti in cui aveva chiesto a Conan se lui era Shinichi e lui aveva avuto la faccia tosta di mentirle. Ma non solo lui le aveva
raccontato delle bugie. Anche Ai, il professor Agasa e probabilmente anche Heiji l’avevano mantenuta all’oscuro di una cosa così importante. Lei era l’unica
che non doveva sapere niente. Presa dalla rabbia cominciò a piangere fragorosamente. Non le importava se la gente che passava la guardasse in maniera
storta, ciò che le interessava in quel momento era quello di cancellare quelle ultime ore. Rimase lì a disperarsi per un po’, poi con gli occhi rossi e gonfi di
pianto vide che il sole cominciava a tramontare. Si alzò e notò per terra un piccolo fiore di ciliegio. Inconsapevolmente lo raccolse e pensò al significato di
quel fiore che stringeva delicatamente tra due dita. La brevità della vita, quella vita che ognuno di noi porta avanti su questa terra è breve a confront con la
magnificenza e l’eternità della natura. Lei aveva passato una parte della sua esistenza ad aspettare un ragazzo che invece era sempre stato lì senza dirle
una parola al riguardo.
In quel momento sentì la voce del ragazzo che la chiamava. Si ridestò e cominciò nuovamente a correre. Non voleva parlargli, voleva solo scappare. Nel
mentre fece scivolare nella tasca dei pantaloni il fiore.
 
Spazio autrice: Fine secondo capitolo. Allora bella sorpresa vero? Credo che per la nostra Ran assistere di prima persona alla trasformazione di Conan e
Shinichi sia stato un bello shock. Ora lascio a voi il compito di giudicare XD.

Unica cosa da dire; so che nel punto in cui dico che Shinichi si dovette trattenere dall’abbracciare la gente che passava per strada potrei essere andata
un po’ OOC. Ma cercate di capirmi. Shinichi sta per avere indietro la sua vita. È ovvio che possa essere elettrizzato da questo momento incombente.

Vabbè basta parlare. Ora tocca a voi.
Caroline
   
 
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