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Autore: Feel Good Inc    20/03/2012    4 recensioni
{ Gold/Emma ~ random!moments }
#01. Mi guarda come se volesse mangiarmi. ~ Ma Mary Margaret è affogata?
#02. È sempre elegante! ~ « Il mio abbigliamento le interessa dunque così tanto? »
#03. Il suo dopobarba. ~ Si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire.
#04. Gli piacciono i fiori. ~ « Che problema ha con Sidney, signor Gold? È geloso? »
#05. Con lui il mio superpotere non funziona. ~ « ... Glielo concedo. Per stavolta ha vinto lei. »
#06. Gli piace il mio nome. ~ « Una sola parola che racchiude in sé il senso di un’intera entità... Straordinario, non trova? »
#07. Ha mille e uno segreti (e non vuole svelarmeli). ~ « Spero che la vaniglia sia di suo gusto. »
#08. Ha sempre ragione lui. ~ A fare patti col diavolo non si ricava niente di buono, soprattutto se lo vedi sorridere.
#09. Alla fine ha vinto lui. ~ « Sì, beh, questo non cambia quello che penso di lei. »
#10. Mi fa tremare le gambe. ~ Lo lascia entrare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 things I hate about you

 

 

 

 

 

 

 

 

#9

{ you won: I trust you }

 

 

 

« Sta ridacchiando, Gold. »

È rimasto curvo su quell’antica lampada a olio – se Henry la vedesse, probabilmente strillerebbe che è quella del Genio di comesichiama, e il guaio è che lei non avrebbe nulla da obiettare ormai – per alcuni lunghissimi minuti, mentre lei ha cercato in tutti i modi di staccarsi da lì, uscire dal dannatissimo negozio dei pegni ora che ha la conferma del fatto che l’aiuterà; ma sta ridacchiando, sta ridacchiando, ed Emma non lo sopporta. Sa troppo bene cosa vuol dire.

« Oh, non la prenda come una canzonatura, signorina Swan. Sono solo molto colpito. Addirittura lusingato. »

Emma si accorge di non essersi mossa dalla sua posizione, curva sul tavolo da lavoro, abbastanza vicina da vedere il suo respiro offuscare la lucentezza della lampada – non riesce comunque a muoversi per sgranchirsi le braccia, o per impedirsi di rispondere con un ultimo strascico di stizzita diffidenza.

« Sì, beh, questo non cambia quello che penso di lei. »

Alza lo sguardo insieme a un sorriso amabile. « Davvero? E cosa penserebbe di me? »

« Che è un subdolo manipolatore pazzo e pericoloso. Che non guarda in faccia nessuno e che pensa sempre e soltanto per sé. E che, da qualche parte dentro di lei, non è nient’altro che un uomo ferito. »

Come me.

Gold posa adagio la lente sul piano. Punta i gomiti e unisce le mani, e per un po’ se ne sta così, a guardarla, con espressione indecifrabile. Non ridacchia più, ma il messaggio di quel riso è rimasto a permeare l’aria tra loro, a turbarla nella sua inconfutabile verità: eppure, sei venuta da me.

Forse è proprio quel silenzio – il fatto che lui non lo ribadisca, che non ridacchi più – a seccarla maggiormente.

Si dice, per l’ennesima volta, che è per Mary Margaret. Che farebbe davvero di tutto per lei. Che non le importa di calpestare il proprio orgoglio, né di stringere accordi col diavolo in persona, per l’unica amica che abbia mai avuto da ventotto anni a questa parte.

Ma Gold resta in silenzio e Emma sente che tra loro c’è dell’altro.

« Una volta le ho detto che so riconoscere un’anima disperata. Si ricorda? »

Annuisce, tesa.

« Mi rincresce dover ammettere che non avevo capito che per lei fosse lo stesso... »

La mano di quell’uomo è quasi morbida quando si posa sulle sue nocche contratte, e il suo sorriso gentile è quasi bello nel volto sempre così pieno di segreti, e quel flusso di comprensione che c’è – c’è sempre stato – tra loro sembra così vero da essere quasi giusto.

Emma Swan non è una donna dalla lacrima facile. Negli ultimi mesi, ha mostrato le lacrime a due sole persone: a un bambino che è venuto da lei a cercare di ridarle un po’ di speranza e a un’amica che l’ha aiutata senza mai aspettarsi nulla in cambio e che ora ha bisogno di ogni aiuto possibile. Mai, mai, mai si sarebbe immaginata di piangere un giorno di fronte al signor Gold.

Ma è solo un attimo. Gold ha rispetto della sua resa – ecco la parola giusta, quella che non le ha detto, forse per non ferirla più di così – e allontana le dita e lo sguardo; torna alla sua lampada e riprende a studiarla come se non gli importasse di nient’altro.

Ma non ridacchia più.

« Vada pure, signorina Swan. Vada a cercare le sue prove contro Regina. Vinceremo questa battaglia, e la signorina Blanchard sarà felice di aver trovato un’amica come lei. Glielo prometto. »

Emma tira su col naso. Si passa velocemente la mano, quella che lui ha toccato, sugli occhi umidi, strappando via la debolezza che l’uomo ha portato alla luce. Annuisce di nuovo.

« Grazie » mormora.

Gold non risponde, e non ridacchia più, e a lei non importa più.

Mentre se lo lascia alle spalle, Emma scopre di averlo lasciato vincere su tutta la linea – e lo odia per questo – e le sta bene così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

(Timeline: episodio 1x16, dopo la richiesta d’aiuto di Emma a Gold per incastrare Regina e scagionare Mary Margaret.)

 

Io. Amo. Questo. Episodio.

Credo che sia il più completo, fin qui, in tutta la serie. Perché si focalizza su Neve e James ma dà moltissimo peso a svariati personaggi di contorno, una cosa che finora non era avvenuta o comunque non in modo così evidente. E anche perché finalmente Emma si ritrova a mettere da parte il proprio orgoglio, poiché a questo punto è palese che qualcosa di vero nella teoria di Henry deve esserci, e dunque quale alleato meglio del signor Gold per andare avanti? Ho adorato in modo viscerale il loro confronto nell’epilogo. Quella di Emma è stata una vera e propria resa e – ripeto – QUESTO SIGNIFICA CANON. xD

Beh, eccoci. Manca un solo capitolo. Spero continuiate a non disprezzare i miei trip mentali

Aya ~

   
 
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