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Autore: MoonClaire    20/03/2012    1 recensioni
Il mare spesso profuma d'amore. Ma lei sarà in grado di crederci?
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Puoi innamorarti di una persona in quindici miseri giorni? E’ umanamente possibile credere di aver trovato l’anima gemella in un ragazzo con il quale hai passato due settimane di sole, mare e battiti di cuore?
No, questa non si tratta della solita storia estiva.
Non ci sono stati baci bollenti sotto il sole, parole sussurrate sotto le lenzuola in una piacevole notte di luglio.
I nostri cuori si sono incontrati e le nostre anime toccate.
Osservavo il mare arrabbiato, seduta da sola sul mio scoglio. Quel giorno avevo preferito venir in spiaggia senza persone chiassose intorno. Non volevo sentire le mie amiche parlare dei loro cuori portati via dal vento.
Perché i loro cuori erano rimasti dove dovevano stare, il mio invece, era davvero andato via a cavallo di un’onda.
Una folata di vento più forte delle altre mi riportò alla realtà.
Il mare mosso, con le sue onde ribelli, mi schizzavano con la loro schiuma e l’odore di salsedine si posava sulla mia pelle profumata di sole.
Era una giornata splendida. Il vento l’aveva resa limpida e se avessi alzato lo sguardo con attenzione, avrei potuto vedere Montecarlo ed il profilo di Cannes.
Ma preferivo non vedere, preferivo non ricordare…
Evitavo San Remo da qualche giorno, dovevo riuscire a sbollire tutta l’amarezza, la tristezza e la consapevolezza che non avrei più rivisto Chris.
Era andato, anzi, tornato sulla sua nave a Genova.
Con tutti i ragazzi presenti su una spiaggia, il marinaio in permesso l’avevo scelto io.
Era davvero impossibile non ricordare cose su di lui…
Il vento, il mare, il profumo della sabbia mi portavano sempre verso quel ragazzo con gli occhi chiari ed i capelli a spazzola il cui sorriso era in grado di farmi battere il cuore a una velocità sicuramente non consentita dalla legge.
Il nostro primo incontro era ancora scolpito vivamente nella mia mente.
Le mie amiche puntavano i suoi compagni già da qualche giorno e più di una volta mi sono chiesta se quel pallone arrivato a pochi centimetri da me fosse stato un tiro voluto oppure un brutto scherzo del destino.
Io ero convinta della seconda opzione…
“Scusami…” aveva sussurrato facendosi largo nell’acqua che gli arrivava poco più in giù della vita.
Che corpo…
Non potevo assolutamente negare che quello era stato il mio primo pensiero. I muscoli erano al punto giusto, le goccioline che brillavano al sole, scendevano lungo quel torace scolpito e
marmoreo.
Quel genere di ragazzo non era assolutamente il mio tipo.
Io timida e introversa evitava i tipi del genere. Quelli belli e muscolosi non facevano per me. Erano buoni solo a spezzare il cuore e, onestamente, al mio ci tenevo. Non avevo mai cercato avventure estive, specialmente con ragazzi del genere, ma in quel momento non riuscii a negare a me stessa quanto quel ragazzo fosse indubbiamente e pericolosamente attraente.
Schiarendomi la voce, e prendendo la palla più vicino a me che a lui, sorrisi e tranquillizzandolo, gliela rilanciai.
Mi sorrise e in quel momento pensai che avrebbe potuto spezzarmi il cuore ogni volta che voleva.
Le labbra piene si erano distese in un sorriso, che aveva dipinto sul suo volto delle bellissime fossette. Le sue spesse sopracciglia, incurvate per tentare di proteggere gli occhi dal sole, tentavano di mascherare l’azzurro che di lì a poco tempo avrebbe certo reso invidioso il mare.
“Non nego che i miei amici hanno lanciato la palla nella vostra direzione per tentare di rompere il ghiaccio!” esclamò poi sorridendo alle mie amiche.
No davvero, questo ragazzo, pieno di charme e modi affascinanti, non era assolutamente il tipo.
Ma, ancora una volta mi sbagliavo.
Lui e la sua congrega di amici ci mise ben poco tempo per accattivarsi la nostra simpatia e le mie compagne di viaggio, ci misero altrettanto per invitarli alla gita che avevamo programmato due giorni dopo per Montecarlo.
E fu proprio quel giorno, in sella alla mia vespa rosa, che iniziai a provare sentimenti che, in vacanza, non si dovrebbero provare.
Ero già rimasta scottata una volta, era inutile prendere la via che portava dritta verso la sofferenza.
Però, nonostante quel giorno mi misi in guardia, tutto il mio astio verso gli amori estivi cadde e, per colpa di una canzone, Chris mi entrò dritto nell’anima.
“Ma sapete ragazzi… io penso proprio che ruberò un passaggio sulla sua vespa e me ne andrò a Monaco con lei costeggiando il mare…” alzando gli occhi al cielo, lo scrutò attentamente sorridendo. “Non vedo quale sia il motivo di mettersi in macchina, in autostrada, con alta probabilità di trovare traffico, quando possiamo goderci questa meraviglia!” e aprendo le braccia, mostrò a tutti il mare blu che si fondeva in uno sfumarsi di azzurri con il cielo.
“Sicuro?” domandai scettica, tentando di trattenere le risate immaginandolo con il casco rosa in testa.
“Sicurissimo” e contro ogni mia aspettativa, prese il casco rosa confetto dalle mie mani ridendo di cuore.
Era davvero bellissimo quando rideva…
Schiarendomi la voce, abbassai la testa per evitare di arrossire davanti a lui, e prendendo a mia volta il casco, gli offrii la guida.
“Scherzi vero? Potrei guidarti una portaerei, ma credo che sarei terribile al volante di uno di quei trabiccoli… senza offesa per la tua scintillante vespa rosa, ma starei più al sicuro dietro…” e facendo un inchino, aspettò che mi posizionassi alla guida.
“Non goderti troppo il viaggio!” lo canzonarono i suoi amici e, in quel momento, non riuscii a mascherare le mie guance in fiamme.
“Tutto solo soletto con il mare, il cielo ed una splendida ragazza, parlate solamente per pura invidia!” e mettendosi dietro di me, sentii il suo corpo perfetto e scolpito aderire con precisione al mio…
Scossi impercettibilmente il capo per tentare di troncare sul nascere ogni pensiero poco pulito stesse facendosi largo nella mia mente in quel momento e non appena respirai a fondo l’aria salmastra per calmarmi, Chris posò quelle mani grandi e mascoline sui miei fianchi, togliendomi totalmente il fiato.
“Tutto bene?” domandò sottovoce e, nonostante indossassi un casco spesso due dita, rabbrividii nel sentirlo parlarmi in quel modo.
Avevo sentito una lieve scossa al nostro contatto e, sebbene alzassi gli occhi al cielo ogni volta che qualcuno se ne usciva con questa frase per sottolineare l’importanza del primo contatto, non riuscii a fare a meno di chiedermi quanta verità fosse celata dietro alla scossa da primo contatto.
Avviando il motorino e lasciandomi alle spalle le battutine cretine dei suoi amici e le risatine da galline delle mie, mi avviai lungo la strada.
“Sarà lunga?” urlò lui per sovrastare ogni rumore.
“Non più di tanto!” replicai.
Ma quando arrivai sul picco della montagna che poi ci avrebbe portato al principato di Monaco, mi resi conto che quel viaggio era stato fin troppo breve.
Accostai e scesi su uno spiazzo, permettendogli di guardare il panorama.
“Mi sento più ricco solo a respirare quest’aria!” annuì lui da sotto il casco rosa. “Tutt’altra cosa… senti che atmosfera da ricchi!”.
“Già… tra poco ce la faranno pure pagare!” e riavviandomi per il motorino, mi accorsi di averlo alle calcagna.
Iniziammo la discesa e quando non sentii più le sue mani tenersi a me, istintivamente frenai. Ma notai come lui fece un profondo respiro e poi, aprendo le braccia e buttando la testa indietro cantò:
“Sei nell’anima, e li ti lascio per sempre! Sei in ogni parte di me, ti sento scendere, fra respiro e battito!”.
E immediatamente le sue mani ritornarono sul mio corpo, tranquillizzandomi.
Trattenni il respiro quando passarono dai miei fianchi sulla mia pancia e lo sentii avvicinarsi ancora di più al mio corpo.
Era davvero possibile provare sentimenti così profondi, o che comunque dimostravano una tendenza in quella direzione, in una manciata di giorni?
Mi imposi di non credermi innamorata e, sicuramente in quel momento nessuno dei due lo era, ma a distanza di quindici giorni, non ero più sicura di niente.
 
Vivevo solo dei suoi ricordi, dei suoi sorrisi, di quei momenti che solo io e lui potevamo vivere così semplicemente ma godendoceli al pieno.
In spiaggia amavamo fare i castelli di sabbia.
Con Chris riuscivo a stare china sulla sabbia per ore. Con le palette ed i secchielli chiesi in prestito ai bimbi vicini di ombrellone, ci impegnavamo ogni giorno a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di valido, qualcosa che, spingeva i passanti a lodare le nostre costruzioni.
Insieme tornavamo bambini… ma stare con lui, sotto i suoi sguardi, mi faceva sentire molto di più di una bambina.
Mi faceva sentire sexy, bella e completamente desiderata.
In quelle semplici giornate, ci riempivamo di sabbia fino a parti dove non batteva il sole e nel momento in cui tentennavo per entrare in acqua e darmi una ripulita, Chris non esitava mai a prendermi in braccio per poi lanciarsi in acqua senza esitazioni.
La pelle a contatto con la sua bruciava.
Ardeva più di quanto potessi sopportare.
In quei momenti pensavo seriamente di poter diventare io stessa la causa dell’innalzamento delle temperature dei mari!
Quei piccoli gesti che agli occhi di altri potevano non sembrare niente di più di semplici contatti tra amici, per me erano molto di più.
Io non permettevo quel genere di cose con chiunque…
Lo so, me lo hanno sempre detto in tanti, ma cambiare è difficile. Se un amico è un amico, non riuscivo a fargli invadere il mio spazio fisico.
Ma con Chris sembravo cambiare in tutto.
Ed era passata, sì e no, una settimana dal nostro incontro… Non ci si può davvero innamorare in così poco tempo!
Sorrisi, nonostante sentissi un terribile magone, al pensiero di quando Chris, vinta una gara di mangiata d’anguria in spiaggia, si sistemò sulla sdraio di fianco alla mia.
“Sono venuto a ritirare il mio premio…”.
Abbassando Orgoglio e pregiudizio e scrutandolo da sopra i miei Dolce e Gabbana, mi limitai a guardarlo scettica.
“Il bacio dalla ragazza più bella della spiaggia, ovviamente” e con naturalezza si inginocchiò davanti a me.
Sedendomi incredula, posai completamente il libro.
Non credo che fosse il momento di farsi prendere dal panico. No… proprio non c’era tempo di farsi prendere dal panico, perché Chris mi sorrise e poi si avvicinò.
“Sei bellissima quando diventi rossa e… voglio il mio premio proprio qui!” rise porgendomi la guancia.
Arrossii come non mai, consapevole di essere sotto lo sguardo attento di tutti i nostri amici e posandogli le mani sulle spalle muscolose, mi avvicinai e gli baciai la guancia, resa ruvida dalla barba incolta.
Quello fu il primo e forse l’unico dei contatti intimi mai esistito tra di noi.
Sì, è vero, è una cosa patetica… Come fai a pseudoinnamorarti in base a queste cose?
Innamorata… ma non si può…
No, credetemi, si può… perché farsi problemi su quanti giorni sono passati?
Quindici giorni sono sufficienti per tutto, anche per il cuore.
Non so, avevo il sospetto che questo strano sentimento nato e cresciuto in presenza di Chris, fosse una cosa reciproca, ma penso che nessuno dei due voleva restare deluso e solo dopo le vacanze.
Giusto?
E allora, perché mi sentivo così svuotata?
Guardai l’orologio non appena mi resi conto che il sole era tramontato.
Arrivava il crepuscolo e mi decisi a tornare a casa.
Mi imposi di smettere di pensare a lui. Dovevo riuscire a ritrovare il mio equilibrio, che con Chris era venuto a mancare.
Basta pensare a lui, non era una cosa sana. Non lo avrei mai più rivisto.
Niente numeri di telefono, nessun indirizzo e mail… Niente, il vuoto assoluto.
Che basi di speranza potevo avere seguendo tutto questo? Dovevo capacitarmi di lasciare andare tutti quei ricordi, di ritornare alla mia vita quotidiana, quella dove il marinaio dagli occhi del colore del mare non esisteva.
“Dove cacchio sei stata?” chiese Sara uscendo dal cancelletto di casa “Non sapevamo dove cercarti, non rispondevi al cellulare… non riuscivamo più a venirne ad una!”.
Guardandola sorpresa da tutta quella preoccupazione alquanto insensata, scesi dalla vespa e presi il sacchetto della spesa che mi portavo nei piedi. “Sono stata in giro a pensare… e poi mi sono ricordata che non avevamo più niente da mangiare!”.
“Ohhh” esclamò lei mandandomi a quel paese con entrambe le mani “Non mi interessa niente! Chris ti sta cercando come un pazzo per tutta Sanremo e dintorni!”.
Mi bloccai all’istante e inavvertitamente il casco mi cadde per terra.
“Non è divertente Sara…”.
No, non lo era affatto e sebbene Sara fosse la più frivola e immatura di noi, non riuscii a credere che potesse essere così cattiva da farmi quel genere di scherzo.
“E lo so che non lo è, infatti se quel poverino non torna per mezzanotte a Genova, lo sbattono in consegna!”.
Guardando l’orologio vidi che erano quasi le otto. “Dov’è?” chiesi prendendo il cellulare dalla borsa.
“Come faccio a saperlo! Sta cercandoti! Chiamalo!”.
“Dammi il numero!” la incitai.
Osservandomi a bocca aperta, la sua espressione si corrugò improvvisamente “Non ce l’ho…”.
Sbuffando risalii in motorino e partii alla ricerca di Chris.
 
Non ero riuscita a trovarlo ed erano quasi le dieci. Era diventato buio e faceva fin troppo freddo per i vestiti da spiaggia che indossavo. Parcheggiai, amareggiata, il mio motorino davanti a casa e morsicandomi il labbro, cercai di trattenere le lacrime.
Era tornato da me… per lo meno era tornato nella mia città ed io non ero riuscita a vederlo. A quell’ora, sicuramente, era in viaggio di ritorno a Genova.
“Adesso che ho il tuo numero, non mi rispondi?” domandò lui sorridendo e entrando sotto la luce di un lampione si mostrò in tutto il suo candore, nella tenuta da marinaio.
“Io… non l’ho sentito…” balbettai imbarazzata.
Era qui. E iniziai a credere che era davvero venuto per me.
Mi sorrise e si avvicinò con le mani in tasca e scuotendo la testa.
“Non sono pazzo…” ma si corresse “…anzi, sì… sono completamente pazzo di te! Sono passate due settimane e, nonostante mi sia imposto di essere razionale, di non trasformare tutto questo in una solita avventura estiva, non ce l’ho fatta. Questi giorni lontano da te sono stati l’inferno. Non sapevo come contattarti, come parlarti; sapevo solo dove trovarti e venire qui da te è stata l’unica cosa sensata che ho potuto fare. Non volevo impazzire e non voglio spaventarti, credimi, ma devo capire…” e mi fissò in silenzio per qualche istante.
“Cosa c’è da capire, Chris?” domandai e mi resi conto che io stessa, in primis, cercavo chiarezza e una spiegazione logica a tutto questo.
“Capire se ci si può innamorare o meno di una persona in soli quindici giorni…”.
Credo che avevamo entrambi bisogno della risposta giusta…
“Ci ho ragionato, ci ho pensato e ripensato e non capivo che la risposta era più evidente che mai…” ma lo interruppi.
“Ho capito che mi sono innamorata di te nello stesso momento in cui la domanda mi ha sfiorato la mente… Come puoi pensare di amare una persona se il tuo cuore batte così per lei, se il dubbio ti divora, è così forte e profondo da oscurare la risposta stessa…”.
“Non avrei mai pensato di amarti, chiedermi se era possibile amarti in quindici giorni, se la risposta fosse stata positiva…” concluse lui con un sospiro di sollievo. Passandosi le mani nei capelli a spazzola, rise “Credevo di essere impazzito quando ho deciso di venire qui da te a dirti tutto… è una cosa irrazionale, non ha senso… Sono solo due settimane e ci conosciamo pochissimo, ma… non so davvero spiegarmi la cosa e onestamente, non voglio farlo!”.
Percorrendo quei pochi passi che ci separavano, Chris mi prese il viso tra le mani e chinandosi, mi catturò le labbra in un caldo bacio sotto la luna piena.
Non avrei mai pensato che le sue labbra potessero essere così morbide, i suoi muscoli così ben scolpiti mentre si stringevano intorno a me.
Sì… quel bacio mi ridiede la scossa ed iniziai a credere che quel brivido fosse una sorta di conferma, di radar per la persona giusta…
Allontanandosi, posò la sua fronte contro la mia e chiuse gli occhi.
“Non avevo il coraggio di baciarti prima… non sarei stato in grado di partire se avessi osato tanto!” e senza darmi il tempo di replicare, mi baciò nuovamente. “Ora sono cavoli amari tuoi…” aggiunse ridendo.
“Non credo che la cosa mi dispiacerà più di tanto…” e alzandomi in punta di piedi, lo strinsi passandogli le braccia intorno al collo. “No… per niente…”.
Rise e mi accarezzò la schiena “Non hai freddo?”.
“Sto ghiacciando…” replicai, ma lo interruppi prima che potesse dire qualcosa. “Non dirmi di rientrare, perché sto che tu andresti via e… per quanto so che tu devi andare, voglio godermi ogni secondo Chris… chissà quando ti vedrò ancora…”.
Sospirò e mi strinse ancora di più. “Calcolando che mi becco due o tre giorni di consegna, più il salto del week end, direi la settimana prossima… disposta ad aspettare?”.
A mia volta, sospirai “Sarò a Milano la settimana prossima…”.
Allontanandomi il viso dal suo corpo, sorrise. “Non è poi così lontana… troveremo una soluzione…”.
Baciandomi la fronte, mi osservò con quegli occhi profondamente azzurri. “Devo proprio andare però… altrimenti non arriverò più. E devo essere abbastanza convincente con il comandante di compagnia, in modo che non sia troppo severo…” sorrise.
Bellissimo… la luna avrebbe dovuto impallidire davanti a lui…
Sì, ok, forse esagero un pochino, ma se ne ero così innamorata cosa potevo farci?
“Torna in casa adesso… sarò tranquillo per averti messo al sicuro…” chinandosi e trattenendomi a lui, posò nuovamente le sue labbra sulle mie.
Passò qualche istante, fin troppo breve a mio parere e allontanandosi ad occhi chiusi sospirò “Sarà dura…”.
Portandomi verso la porta di casa, la aprì.
“Buonanotte…”.
Separarsi da Chris, quella sera, fu davvero difficile. Tutto era appena iniziato e dovergli dire arrivederci dopo pochi minuti, fu tristissimo.
Affacciandomi alla finestra di casa, mentre lo osservavo dirigersi verso la macchina, mi diede la speranza. Forse non ero impazzita…
Ero innamorata a livelli tali che io stessa non avrei mai immaginato. Nel mio petto quella sensazione infuocata, nel mio stomaco quelle farfalle ballerine che mi facevano tremare per lui.
Il mio marinaio che affrontava temporali e notti limpidi.
Era come un fermo immagine nel mio cuore, quel segno che non sarebbe passato mai… Chris mi era entrato nell’anima, e lì sarebbe stato per sempre, in ogni parte di me, fermo lì tra respiro e battito. Tutto iniziava con lui, e di certo a me non servivano più perché…
 
   
 
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